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Autore: firephoenix    04/08/2013    6 recensioni
E se Blair, spinta da un irrefrenabile senso di altruismo, decidesse di aiutare Maka e Soul a smettere di litigare? Conoscendola userebbe di sicuro un metodo alternativo, no? :)
Storia a capitoli sulla mia coppia preferita (SoMa)
SPOILER capitolo 72
Buona lettura :3
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il metodo Blair'
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«Così domani, nella migliore delle ipotesi, tornerà tutto come prima, eh?» chiesi con un sorriso a Soul che mi sorrise di rimando senza aggiungere altro.
Eravamo uno di fronte all'altra nel corridoio, ognuno posizionato davanti alla porta della propria camera. Avevamo appena finito una lotta all'ultimo dentifricio per accaparrarci l'unico lavandino del bagno e adesso un pesante silenzio era piombato su di noi.
«Bé buona notte e sogni cool, Maka» fece la versione femminile di Soul guardandomi.
«Buona notte anche a te, Soul» risposi io, chiudendo la conversazione. Nessuno di noi due però sembrava intenzionato ad entrare nella propria camera.
Ero spaventata dalla situazione, del tutto nuova, creatasi tra di noi e quell'aria di imbarazzo che adesso aleggiava per il corridoio non aiutava ad acquietare le mie paure. Così feci ciò che mi veniva istintivo al presentarsi di questo sentimento: chiusi gli occhi. Non si può aver paura di ciò che non si vede giusto?
«Notte» ripetei poi ed entrai nella mia camera a testa bassa chiudendo la porta alle mie spalle ed accasciandomici sopra con un sospiro.
«Maledizione» sussurrai al buio.
Io, Maka Albarn ero una secchiona, era risaputo ormai; prendevo i punteggi maggiori negli esami, studiavo per passione non per dovere, ero impeccabile in battaglia ed ero stata la prima del nostro gruppo a riuscire a trasformare la mia buki in una Death Scythe. Questo era ciò che pensavano tutti quando sentivano il mio nome, ma ciò che non sapevano, ciò che ignoravano, era il motivo del mio costante impegno: perché io, Maka Albarn, dovevo avere sempre tutto sotto controllo. Non in modo ossessivo e maniacale come l'attenzione per la simmetria di Kid ovvio, ma mi piaceva essere preparata per ogni evenienza in ogni campo e ciò che era successo in questi giorni era uscito completamente da tutti miei standard perciò, ironia della sorte, non sapevo proprio come comportarmi. Quello che ci era successo e quello che tutt'ora ci stava accadendo non aveva una risposta universale o una soluzione immediata che si poteva imparare a memoria perciò era totalmente fuori dalla mia portata e di conseguenza ne avevo paura. In più, nonostante ciò che avevo appena fatto, sapevo che questa particolare paura non era nemmeno risolvibile con un occlusione del contatto visivo perché di certo non potevo passare tutte le giornate ad occhi chiusi per evitare di guardare Soul, versione maschile o femminile che fosse.
Alla fine, avevo capito, il vero problema non era l'esserci scambiati di sesso, ma il non riuscire più a trattenere un sentimento che stava sfociando ben oltre l'amicizia.
«Maledizione» imprecai ancora sottovoce, poi mi costrinsi a riprendermi e, afferrando un libro, mi sdraiai sul mio letto per dare un po' di pace ai miei pensieri.

 

Pov. Soul 

Me ne stavo sdraiato sul letto a pancia in su, a fissare il soffitto. Faceva un gran caldo e non riuscivo a dormire, come ciliegina sulla torta poi si posavano nella mia mente le parole di Maka in un infinito ripetersi: “Così domani, nella migliore delle ipotesi, tornerà tutto come prima, eh?” mi aveva detto e io non me l'ero sentita di rispondergli sul serio. Perchè? Perchè sono un coglione senza speranze e perchè senza un apparente motivo avrei voluto che tutto questo non finisse. Improvvisamente mi misi a sedere e cominciai a sbattere ripetutamente il palmo della mano sulla fronte coperta dalla frangetta nivea. Ma ti rendi conto di quello che pensi, Soul? Speri davvero di rimanere donna tutta la vita? Con tanto di reggiseni e mutande di pizzo? Non che avessi niente contro le mutande di pizzo, intendiamoci... mi piacevano quando ero uomo e quando le vedevo su... su chi, Soul?... su qualcun altro.
Emisi un gemito prolungato; quanto avrei voluto poter dormire e dimenticare tutto per qualche ora! Sbuffando decisi di alzarmi e di andare a bere un po' d'acqua in cucina. Maka sta leggendo, fu la prima cosa che constatai quando, uscendo dalla mia camera, notai un fioco bagliore, proveniente dalla porta della stanza della mia meister, illuminare il pavimento rendendo il corridoio meno buio. Scossi la testa sorridendo al pensiero del ragazzo biondo intento a leggere un libro mordendosi il labbro inferiore nei momenti cruciali o facendo le stesse espressioni da bambina che Maka faceva quando, nella sua lettura, succedeva qualcosa di inaspettato.
Camminai nell'oscurità della notte cercando di non fare troppo rumore e, una volta giunto in cucina, illuminai la stanza di luce elettrica aprendo lo sportello del frigo e afferrai la bottiglia d'acqua gelata portandomela direttamente alla bocca. Una goccia cadde birichina dalle mie labbra correndo sul mio collo e finendo sull'orlo del pigiama, rinfrescandomi la pelle vicino al cuore. Strano, pensai, come l'acqua ghiacciata fosse in netto contrasto con il calore che mi divampava dentro.
Mi passai la bottiglia fredda sulla pelle chiara del collo per combattere la tipica afa notturna di Death City sbuffando, poi, come se nulla fosse, la rimisi al suo posto chiudendo il frigo e lasciando che la stanza ripiombasse nell'oscurità.
È tutto così tranquillo pensai appoggiandomi allo stipite della porta della cucina. Un grillo iniziò a cantare riempiendo il silenzio notturno e io socchiusi gli occhi lasciando che i pensieri vagassero liberi ripercorrendo gli avvenimenti delle scorse giornate. Sospirai un sorriso ripensando a quando Maka mi aveva abbracciato. La verità? In questi giorni ero stato più vicino alla mia meister di quanto lo fossi stato negli ultimi mesi e, per quanto i miei pensieri stessero degenerando dal livello “cool” al livello “molto poco fico”, non potevo far altro che ammettere il fatto che temessi che questo contatto ravvicinato svanisse una volta ripresi i nostri sessi. Perciò non volevo che venisse mattina, avrei voluto rimaner sveglio tutta la notte ad ascoltare qual grillo così che l'indomani mi sarebbe sembrato più lontano.
Certo come no... adesso cominci anche a pensare come i poeti... mi faccio schifo da solo...
Mi incamminai verso la mia stanza lasciando che la vestaglia da notte mi accarezzasse timidamente le cosce. Alla fine l'unica soluzione possibile per avere un po' di tregua era dormire.

 

Pov. Maka

Un grillo iniziò a frinire nel momento esatto in cui poggiai sconsolata la testa sul libro che avevo aperto sul cuscino.
Leggere era il mio rimedio contro ogni male, il miglior rifugio contro ogni pensiero triste o contro ogni triste avvenimento fin da quando ero bambina eppure, per qualche strano motivo, quella sera non stava funzionando per niente.
Presi il segnalibro e, come facessi uno sforzo immane, alzai leggermente la testa quel tanto che batava per inserirlo nelle pagine, dopodiché chiusi lentamente il tomo, così come ogni speranza di darmi pace.
Forse un bicchiere d'acqua fresca aiuterà...
Con questo pensiero spensi la luce e mi diressi verso la porta di camera mia.
Essendoci buio, il primo senso che si attivò dettandomi la presenza di qualcun altro, oltre a me, fu l'olfatto: un dolce profumo di albicocche invase il mio setto nasale facendomi stringere lo stomaco dal piacere.
«Soul» mormorai più per una muta speranza che restasse che per un accertamento.
Il secondo senso che si destò fu l'udito: una porta che stava venendo aperta emise un cupo brontolio nel momento in cui fermò la sua corsa e uno strascichio di vesti ruppe il silenzio della notte.
Poi venne il tatto: potevo sfiorare il pigiama di Soul allungando le dita, i suoi capelli morbidi mi solleticavano il collo.
Infine il gusto: quello del dentifricio alla menta che ci eravamo tanto litigati poco prima ora era sulla mia lingua, nella mia bocca.
Aveva le labbra fredde, Soul, e il suo collo umido donava un po' di sollievo alle mie mani accaldate che giocavano tra i suoi capelli lunghi.
Avrei potuto pensare di tutto... a partire dal "che cazzo sta succedendo?" a "sto davvero baciando la mia buki?" eppure i miei pensieri riuscivano a ruotare tutti attorno ad un unico inconfondibile perno: Soul.
Soul e i suoi capelli, Soul e le sue mani, Soul, Soul, Soul... che in questo momento era una ragazza. E io un ragazzo. .. ed era tutto così sbagliato. Ed era tutto così giusto.
Ed era anche così strano trovarsi a pensare che non avevo posto il minimo di resistenza, che avevo subito schiuso le labbra e che il mio guscio protettivo di ghiaccio si era sciolto senza esitare ad il suo primo, piccolo tocco, come quando lo avevo sentito suonare per la prima volta.
Non avrei dovuto arrendermi così alla mia buki... non era così che funzionava... eppure...
Ansimai contro le labbra dell'albina quando lei mi spinse contro la parete del corridoio e premette le sue mani sul mio petto, sotto la maglia del pigiama. Avrei avuto così tante cose da dire, da spiegare, più a me che a lui, eppure... sorrisi incredula, quel maledetto libro aveva ragione... “un gesto vale più di mille parole”, eh? Così, seguendone il consiglio, per la prima volta nella mia vita, decisi di tacere e premetti la bocca su quella dell'albina perchè, alla fine, era l'unico vero modo per spiegarle e spiegarmi cosa ci stava succedendo.
Quasi inconsciamente mi trovai subito a giocare con le labbra rosse di Soul prendendole tra i denti. Dal cervello partì un impulso strano, il più strano che avessi mai provato, quasi paradossale: volevo vederla. Volevo osservare la mia nemica giurata, il mio incubo peggiore, volevo sfiorare con le dita per sapere. Per sapere che effetto mi avrebbe fatto vedere quella cicatrice segnare le curve della pelle morbida di Soul, del suo seno. Perché volevo Soul, in ogni suo aspetto.
Sorrisi mentre la ragazza mi baciava languidamente il collo e scendeva verso il petto. Mi sentivo bruciare dentro, sarei potuta esplodere.
Io, Maka Albarn, non ero più responsabile delle mie azioni e, per la prima volta in vita mia, non me ne fregava un accidente.
Sollevai Soul da terra e, cercando di ignorare il suo urletto di sorpresa, lo spinsi contro la parete lasciando che avvinghiasse le sue gambe ai miei fianchi.
Probabilmente era il testosterone, già. Era solo un fottutissimo sogno e in realtà stavo dormendo tranquillamente su un libro, nel mio letto. Mi sarei svegliata con Soul che urlava e saremmo andati in cerca di Blair, sperando di non morire prima per l'imbarazzo.
Sorrisi folle: se doveva essere un sogno, che fosse almeno piacevole.
Così pensando sfruttai l'ultimo briciolo di ragione rimastami per sfilate la vestaglia a Soul, sapendo che probabilmente me ne sarei pentita.

 

Pov. Soul

Follia. Cos'era la follia? Credevo di saperlo ormai, avendola toccata con mano, avendola sentita scorrere nelle mie vene.
Maka percorse per la seconda volta la linea della mia cicatrice risalendola con le labbra, facendomi inarcare la schiena, mentre tenevo le mie mani salde tra i suoi capelli biondi.
Non era sempre stata associata a qualcosa di malvagio, la follia? Non era impersonificata dal il demone rosso con le corna? Non era stata l'arma di seduzione e distruzione del kishin Ashura?
In un attimo le sue labbra si riunirono alle mie, esperte, come se ci baciassimo da una vita, le sue mani forti scorrevano veloci su di me ed io mi ci abbandonai, come in battaglia.
La follia, perchè questa si poteva chiamare solo così, follia... ma allora quando era diventata così piacevole? Così... sospirai rumorosa.
Mi stringevo in biancheria intima al corpo di Maka che mi stava ancora tenendo ancorata alla parete del corridoio. Avevamo smesso di baciarci, entrambi col fiato grosso, e adesso nostri nasi si sfioravano mentre respiravamo ognuno il respiro dell'altro. Mi ero abituato al buio ormai, quindi riuscivo a distinguere con precisione il verde smeraldo dei suoi occhi mentre mi guardavano desiderosi.
Dovevo ammetterlo a me stesso, solo così sarebbe stato reale.
Guardai il ragazzo biondo difronte a me con le labbra socchiuse e arrossate.
Ammettilo Soul.
Ho appena baciato Maka Albarn. Cercai di ghignare ottenendo uno scarso risultato.
La mia meister secchiona e... letteralmente senza tette che, chi l'avrebbe mai detto, aveva completamente perso la ragione strappandomi i vestiti di dosso.
Tutto ciò è molto, ma molto...
«Sbagliato» esalò il biondo davanti a me.
Il ritorno della ragione 2, la vendetta.
«Tutto questo è sbagliato...» sospirò chinando la testa.
Sbagliato? Folle, eccitante, strano, persino, ma sbagliato... oh no.
Sollevai il mento a Maka obbligandola a guardarmi negli occhi e mi limitai a scuotere la testa ancora senza fiato.
«Oh si» si staccò da me, indietreggiando «noi... non dico che non sia stato...» sorrise imbarazzato sistemandosi la maglia del pigiama «davvero... è stato... ma...»
Ghignai e mi avvicinai pericolosamente al suo viso appoggiandole le mani sulle spalle larghe.
«Capisco cosa ti tormenta» poggia le labbra sulle sue in un bacio casto, strappandogli un sospiro «vorrà dire che continueremo domani, quando saremo tornati normali» sussurrai maliziosa. Mi strinsi alla sua maglia.
«Notte...» sussurrai con un tono di voce quasi inesistente schioccandogli un bacio sulla guancia, poi entrai in camera mia.
Cool.

 

 

 

 

Salve salvinooooo

Oooook... so che questo capitolo è un po' inutile... cioè alla fine a parte discorsi insensati, acqua ghiacciata e sbaciucchiamenti vari non è successo nulla... non odiatemi vi preeeegooo!! :(
Spero comunque che sia piaciuto :)
Ho messo anche un disegnino di Blair per ingraziarmi il pubblico :)

XOXO
ruffianaaa ;)


 

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