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Autore: Ginger01    04/08/2013    1 recensioni
~ Nature
Dal prologo
Madre Natura aveva deciso, sarebbero stati creature nettamente superiori alle fate. I quattro bambini sarebbero stati la reincarnazione dei Quattro Elementi.
E quando scoccò la mezzanotte, quattro urli di neonati si sparsero dalle rispettive quattro città delle fate.
E quattro fasci di luce piombarono in quattro punti diversi della cittadina Californiana di Rose.
[Ispirata alla FanFiction di BiancaneveFG "Il Sesto Elemento - L'Oceano]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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    Eccomi qui (finalmente) con il nuovo capitolo :') Ci ho messo ben due mesi, è vero, ma ho viaggiato spesso e non avevo tempo di scrivere :P
Spero che il capitolo vi piaccia! 
Il mistero si infittisce :3
Un bacione;
Gryfferine


 



 ~Capitolo 10~
Dorcha


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...   Mare.
Il mare. Quella distesa d'acqua blu che le era sembrata insignificante, da bambina. Il mare, che aveva sempre accompagnato la sua vita, e ora ne faceva parte totalmente. In un certo senso, le scorreva nelle vene.
Senza sapere come, era su uno scoglio, battuto dal vento e dalle onde. Ispirò profondamente quell'odore salmastro che tanto amava e sorrise dolcemente. I capelli erano scompigliati dal vento, ma quella sensazione non la disturbava, anzi. Allargò le braccia e si lasciò cadere nell'acqua, tra le onde scure. Respirava. Ma quando aprì gli occhi non trovò lo splendido mondo che l'aveva accolta la prima volta che era entrata nel mare. Anzi. Attorno a lei, il buio completo, un buio
freddo.
Fredda era l'acqua che la circondava, e d'un tratto sentì come se le mancasse il respiro. Non riusciva a muoversi bene e ben presto si ritrovò a corto di ossigeno. Cominciò a dimenarsi, ma una fredda mano invisibile la bloccò e le strinse il collo, soffocandola.
Era come se il suo Elemento la stesse uccidendo.

Belle! – spalancò gli occhi blu, ansimante, respirando in modo accelerato, come per riprendere respiro dopo una grande apnea. Si mise seduta sul letto e si ritrovò i capelli appiccicati alla fronte sudata, sudata come tutto il suo corpo. Si toccò il collo con fare ansioso, quasi per essere certa che quella mano se ne fosse andata. Poi si decise a guardasi attorno: davanti a lei, con sguardo preoccupata, stava la sua migliore amica, Laura. Era seduta sul suo letto, le gambe incrociate, una mano su una coscia di Isabelle.
– Ciao. – disse Belle, ansimante. Laura sorrise, le lacrime agli occhi – Sei svenuta per mezza giornata e dici ciao?! Sei impazzita? – disse, singhiozzando e gettandole le braccia al collo. Belle sorrise, posando una mano sulla schiena dell'amica – Scusa. – disse.
Laura si staccò – E chiedi anche scusa?! Ringrazia che sei debole, o a quest'ora ti avrei già riempita di schiaffi! – disse. Si scostò per far sedere al suo posto Freddie che abbracciò l'amica. Isabelle rimase sorpresa dal gesto del ragazzo, in quanto per settimane non si erano rivolti la parola.
– Ci hai fatto morire di paura. – disse semplicemente. Quindi si staccò dall'amica che, stupita, gli diede una pacca sulla spalla.
– Ehi tu. – due grandi occhi grigi fecero capolino nel suo campo visivo prima che un altro ragazzo la abbracciasse. Respirò affondo il suo odore di lavanda, quell'odore che portava il vento in primavera e che veniva impresso nella pelle di Josh. Passò una mano tra i suoi capelli biondi, scompigliandoglieli ancora più di quanto non lo fossero già – Ehi. – sussurrò, affondando il volto nell'incavo del suo collo. Rimasero cosi, stretti l'uno all'altra per un tempo indeterminato finché il ragazzo non le posò una mano sui morbidi capelli castani, scostandola e posando la sua fronte su quella di lei – Mi hai fatto davvero preoccupare. Pensavo...Che ti avesse ferita. Che ti avesse ferita
mortalmente. – la voce gli si spezzò sull'ultima parola, facendogli abbassare gli occhi. La ragazza portò una mano alla sua guancia, ruvida della barba non fatta.
– Scusami, davvero. Ma è stato il contrario...L'ho ferita mortalmente io, credo. E' svanita come se fosse cenere. Ma non sono sicura che sia morta... – disse. Fece per continuare, ma il ragazzo le posò un dito sulle labbra, zittendola – Ora riposati. Ci penseremo noi. – le diede un lieve bacio a fior di labbra, quindi l'adagiò sul letto, dove lei gli tenne stretta la mano – Rimani con me. – sussurrò, mentre lui stava per andarsene. Laura e Freddie si scambiarono uno sguardo d'intesa e lasciarono la stanza, facendo rimanere i due da soli. Josh si sistemò al capezzale della ragazza, tenendo la sua mano delicata tra la propria.
Lei gli sorrise, mentre socchiudeva gli occhi e calava pian pano tra le braccia di Morfeo. Josh allungò una mano, accarezzandole una guancia e, prima che si addormentasse completamente, Belle percepì un sussurro provenire dalle labbra del ragazzo.

Una nuvola scura si posò sul pavimento sudicio e, quando si dissolse, una donna si accasciò a terra.
Si mise sui gomiti, sputando sangue
nero. Alzò il mento, mordendosi le labbra – Maledetta. – sibilò, prima che una ragazza la raggiungesse – Mia signora! – esclamò, tirandola su.
Carnill si fece portare sul letto, dove la serva, con delicatezza, le tolse il vestito, studiando la ferita.
– Phoe... – sussurrò, tirandola per un braccio. La serva le accarezzò il volto – Mia signora, deve stare ferma. E' una brutta ferita. Ora gliela curerò. – la donna sorrise – Quella mocciosa mi ha trapassato da parte a parte. Meno male che sono per metà immortale, o a quest'ora non ci sarei più. –
Phoe strinse il panno che teneva in mano, scuotendo la testa. Lo inzuppò in una bacinella d'acqua calda e tamponò la ferita della padrona. Carnill chiuse gli occhi, lasciando cullare dalle cure della serva.
Quando riaprì gli occhi, era sotto le sue coperte, una camicia da notte rossa la avvolgeva, coprendole la fasciatura all'altezza dello stomaco. Accarezzò la garza che le copriva la ferita, quindi si alzò velocemente.
– Padrona! – Phoe la raggiunse velocemente, rimettendola a letto.
– Lasciami, Phoe. Devo andare dalla Domina. – disse, scansandola con rabbia. La donna si fece da parte, mordendosi un labbro. Carnill si infilò l'abito nero con le maniche di pizzo, si sistemò il trucco e i capelli e, come se la ferita che portava non le procurasse alcun dolore, si incamminò verso i sotterranei, dove era nascosto il passaggio per la caverna della Domina Mors.
Alzò il busto: non poteva mostrarsi debole alla Domina. Aprì il passaggio, ritrovandosi di nuovo al cospetto di quella creatura incappucciata. Con la punta del piede, toccò la superficie scura del lago nero, provocando tante increspature. E, non appena la più lontana toccò la riva opposta, la Domina alzò lo sguardo, gli occhi vuoti, le labbra cucite.
Carnill. – una voce composta da altre mille si propagò per la sala, nonostante la bocca fosse sigillata.
– Mia signora. – la fata si inchinò.
Hai fallito. disse sprezzante la creatura sul trono di diamante nero.
Carnill si morse un labbro – Si, mia signora. E me ne vergogno. Ma sono sicura che.. –
Ti sei fatta battere da una mocciosa. – la ferita allo stomaco pulsò, come se aver nominato la sua sconfitta la facesse sanguinare ancora di più.
Alzò la testa – L'ho sottovalutata. Ma non sarà più cosi. –
Colpisci il più debole... – rispose la Domina, accennando un sorriso e tirando le cuciture nere.
Negli occhi cremisi della fata si accese una scintilla, e sorrise malignamente.

Isabelle riaprì gli occhi, la finestra spalancata che lasciava entrare una piacevole arietta. Si mise seduta, alzando le braccia e stiracchiandosi: dopo quella lunga dormita si sentiva davvero bene.
Scrocchiò il collo, sorridendo, quindi si alzò e si diresse a passi silenziosi verso il piano inferiore, aspettandosi di trovare Laura in cucina. Passando per il salotto, però, si accorse che qualcuno era seduto sulla poltrona blu scuro posta di spalle, rispetto alle scale dalle quali era scesa.
Si avvicinò furtiva, ritrovandosi faccia a faccia con un ragazzo addormentato dagli scompigliati capelli biondi. Si mise seduta sul tavolino di vetro di fronte alla poltrona, e cominciò a scostare le ciocche chiare dal viso del ragazzo. Sorrise dolcemente, mentre assaporava quel piccolo momento, pregustando la vista del volto del ragazzo che...amava. “Si, lo amo.” pensò “L'ho capito durante la battaglia. Non volevo solo proteggere me stessa da Carnill, no, avevo paura che facesse del male a
lui.”
Continuò a scostare lievemente i capelli poi la voglia ricominciò a bruciare e una voce le risuonò nella mente “Belle!” la voce cristallina, scrosciante, come mille cascate: la voce della sua Armaich.
“Cuan!” Girò la testa di scatto, verso le scale. Si alzò velocemente, dirigendosi verso la camera da letto dove aveva lasciato Cuan.
“Belle, sento che c'è qualcosa che non va. La tua voglia...Brucia, vero?” la ragazza si portò i polpastrelli alla voglia che le faceva davvero tanto male.
“Si. E' come..quando abbiamo incontrato Carnill.” rispose, entrando in camera. La spada d'argento, posata alla parete accanto al suo letto, pulsava e la pietra azzurro acqua risplendeva.
La finestra era aperta.
I muscoli di Isabelle erano tesi, afferrò l'elsa della spada e si mise in posizione di combattimento, scrutando l'ambiente attorno a sé.
– Sai, non è stato affatto carino. – una voce la colse alle spalle.
Si girò di scatto, trovando Carnill seduta sulla poltrona azzurro chiaro della sua stanza. Indossava il suo abito di pizzo nero e si stava guardando le perfette unghie rosso sangue. Alzò gli occhi cremisi su di lei – Mi fa ancora male la pancia, sai? – disse, con tono ingenuo, mettendo su il broncio.
– Cosa vuoi che ti dica? Che mi dispiace? –
– Sarebbe un inizio, si. – rispose la donna, inclinando la testa.
Belle sorrise – Tutto ciò che avrai da me è un'altra infilzata, lasciatelo dire. –
Carnill si alzò, sospirando – Tesoro mio, devo davvero insegnarti le buone maniere? La tua mamma ha fatto un cattivo lavoro, sai? –
Il sorriso sul volto di Isabelle si spense e la ragazza si rabbuiò, assumendo un'espressione che andava ben oltre l'arrabbiato.
– Non nominare mia madre, bastarda. – alzò la spada, ma la fata oscura si dissolve in una nuvoletta nera, ricomparendo dietro le spalle dell' Uisge.
– Uhuh, qualcuno si è arrabbiato, eh? – Carnill sorrise, e alzò la mano nella quale si materializzò una lancia di diamante nero. La alzò sulla ragazza prima che un lampo argenteo le tagliasse una ciocca di capelli.
– Il prossimo andrà a segno, strega! Allontanati da lei! – Josh era comparso sulla soglia, brandendo i coltelli argentati.
Carnill lo fissò allibita – Cosa ma...Ah, capisco. Tu sei l'Aria, Fonn. – staccò dal muro il coltello che aveva lanciato e ne leccò la lama. Josh si preparò a lanciare l'altro ma, prima che potesse farlo, Carnill si dileguò con un sorrisetto stampato in faccia.
– Ricorda, Isabelle, avrò la mia vendetta. – la sua voce risuonò nella stanza, mentre l'ultima nuvola di gas scuro scompariva.
Josh raccolse il suo coltello, quindi si precipitò dalla ragazza che stava posando Cuan sul muro della camera.
– Stai bene? Ti ha ferita? – portò le mani sulle guance rosee di Belle, spostandole il volto e osservandolo in ogni angolazione possibile cosi da notare qualunque graffio o ferita.
Lei sorrise, allontanando le mani del ragazzo – Ehi, sto benissimo. –
Josh sospirò, buttandosi sul letto della ragazza mentre quest'ultima si dirigeva a passo deciso verso l'armadio, afferrando vestiti a caso.
– Che stai facendo? Non puoi uscire! – la avvertì lui, alzandosi di scatto.
– Non sei mio padre quindi ora se lasciassi la stanza, permettendomi di cambiare potremmo andare da Fanie entro notte, vuoi? – rispose con voce angelica Isabelle, sbattendo le lunghe ciglia scure.
Josh alzò gli occhi al cielo e prese la porta che venne chiusa a chiave dalla ragazza che si vestì in tutta fretta. Si bagnò i capelli magicamente e li legò in una coda di cavallo quindi riaprì la porta e, davanti ad un Josh piuttosto allibito, scese le scale, dirigendosi verso la porta d'ingresso.
Uscì e trovò in giardino Freddie e Laura, intenti ad allenarsi. La maglia di Freddie era un po' bruciacchiata.
– Ehi ehi, dove crede di andare? – esclamò il ragazzo, indicando Belle con la lancia argentata e lanciando un'occhiata interrogativa al suo migliore amico. Laura raggiunse l'amica – Bells! Andiamo che vuoi fare? Devi riposarti! – le gridò, strattonandola dalle spalle.
Isabelle le sorrise, togliendo delicatamente le mani dell'amica – Sto benissimo, Laurie, dovete stare tranquilli. Mi sono riposata abbastanza. Là fuori c'è quella stupida fata nera che ci minaccia. Non posso starmene con le mani in mano! Voglio parlare con Fanie. – il tono della ragazza era dei più decisi che avesse mai assunto. Gli occhi blu lanciavano scintille e Freddie capì che c'era poco da fare: in un modo o nell'altro sarebbe andata da Fanie e lui preferiva che ci andassero insieme, sul suo pick up che per strada a piedi da sola.
Infilò la mano nei jeans, tirando fuori le chiavi – Va bene, andiamo. – disse, portandosi dietro la lancia. Laura si infilò l'arco a tracolla insieme alla faretra e seguì Freddie, lo sguardo che lanciava fiamme. Isabelle si sedette vicino all'amica e le strinse la mano, come per chiederle scusa, quindi salì Josh che chiuse la portiera.
– Non so quanto possa esserci utile questo viaggio... – borbottò Freds, prima di mettere in moto.

Il giardino di Sophie non era mai stato tanto rigoglioso. Dal vialetto che costeggiava la proprietà si riuscivano a vedere le fronde degli alberi da frutto che, in piena stagione, avevano messo su meravigliosi frutti: mele, ciliege, pesche e limoni.
Isabelle uscì frettolosamente dal pick-up dell'amico, dirigendosi a grandi passi verso la veranda.
Bussò con poco garbo alla porta, nervosa, impaziente.
– Arrivo, arrivo! – la voce di Sophie la raggiunse dall'interno e, quando aprì la porta, la salutò con un largo sorriso – Oh, ragazzi! Che piacere! Avanti, entrate, entrate! –
Isabelle le sorrise di rimando, poi si rabbuiò – Grazie per la tua cortesia ma siamo solo di passaggio. Ho bisogno di farti alcune domande, riguardo al tuo libro. C'è anche Fanie? – domandò, sbirciando oltre la spalla della donna che alzò un sopracciglio – Si, è in giardino, a parlare con gli alberi. – rispose, scrutandola. In una situazione che comprendeva persone normali il fatto che qualcuno parlasse con gli alberi sarebbe risultato alquanto strano, ma strana era quella comitiva che non si lasciò sorprendere da quella notizia. Entrarono senza tanti complimenti e Belle, a passo di marcia, raggiunse il giardinetto dove Fanie, indossante un leggero vestitino verde muschio, era nella sua vera forma, quella di fata. Le lunghe ali verdi fremevano ad ogni folata di vento, volenterose di essere usate. La fata dei boschi accarezzava il tronco di un vecchio ciliegio che sembrava aver ripreso a fiorire proprio nel momento in cui quella creatura si era presentata in quella casa.
– Andrà tutto bene, vedrai. Ora devo andare, ci sono visite. – si congedò Fanie, sorridendo all'albero che rispose scuotendo i rami e provocando un cascata di petali rosa. La fata ridacchiò, facendo sussultare il cuore di Freddie che arrossì fino alla punta delle orecchie: ogni volta che la vedeva gli faceva quello strano effetto e il ragazzo aveva proprio paura di essersene...Innamorato. Scosse la testa e si concentrò su ciò che la sua amica, Belle, stava facendo. La ragazza, infatti, si era diretta verso Fanie che la invitò ad accomodarsi sulle panchine bianche.
– Vorrei sapere se una fata può diventare malvagia. Insomma se da...pura? Se da pura che era potesse diventare...oscura. Buia. – domandò con poche parole Isabelle.
Fanie si rabbuiò, annuendo tristemente – Quelle di cui tu parli sono dette “Fate Nere”. Sono delle fate che decidono di legarsi al lato negativo del proprio potere, sopprimendo quello buono. –
cercò di spiegare la fata. Isabelle annuì, facendo intuire di aver capito, ma non fu cosi per Freddie – Intendi dire che c'è un lato negativo del proprio potere? – domandò, ripetendo le parole della fata.
Quest'ultima annuì – Esatto, ogni cosa ha un suo opposto, bisogna solo scegliere da che parte stare. Ma nel cuore, anche se in piccola parte, rimarrà sempre un po' di oscurità dove vengono coltivati quei sentimenti negativi che sono impossibili da controllare. Diventare una Fata Nera implica dover sopprimere
totalmente il lato benevolo, il lato della...luce, e vivere a pieno il potere oscuro, occulto, nero. –
– Io...Ho avuto una visione. – interruppe tutt'un tratto Isabelle. I ragazzi si girarono fissandola attoniti – E quando? – domandò Josh, ansioso. Lei si morse un labbro – Ieri notte? E' stato piuttosto strano, un po' come in un sogno...Ma molto più reale. Penso che sia questa la differenza...No? – spiegò la ragazza a Fanie.
Sophie, che aveva portato un vassoio di tè verde, si irrigidì, assumendo un sorriso falso e nervoso – Vado a prendere del gelato, volete? Fa cosi caldo.. – Si alzò e, con passi meccanici, si diresse verso la cucina. Il gruppetto rimasto in giardino la osservò rientrare in casa, quindi i Quattro Elementi riportarono gli occhi su Fanie che stava per dire qualcosa di importante – Questo fatto delle visioni...E' già avvenuto. E tu lo sai. – disse la fata, rivolgendo un'occhiata frettolosa alla cucina,per poi tornare su Isabelle, la quale annuì tristemente, abbassando lo sguardo.
Josh girava al testa, cercando di capire – Non dirmi che... –
– Si tratta del Segreto Marino, vero? – esclamò Freddie, esasperato – A questo punto direi che potresti anche rivelarcelo! Andiamo, siamo anzi SEI stata attaccata ben due volte dalla stessa psicopatica e te la sei cavata in entrambe le volte per un soffio! –
Isabelle fece per ribattere, scontenta che quel discorso fosse rispuntato fuori, quando Fanie la bloccò, precedendola – Lei fa solo il suo dovere, ovvero ciò che Madre Natura ha comandato. Non interferire, Fredrique Terre, hai altri problemi a cui pensare. – e gli lanciò un'occhiata di fiamme verdi. Freddie abbassò lo sguardo, imbarazzato. Quindi anche Fanie sapeva dei segreti di Alice? Doveva riuscire a capirne di più sulla sorellina.
Fanie si rivolse nuovamente a Isabelle – Credo sia arrivato il momento, mia cara, ma questa volta le cose andranno diversamente, non temere. – sorrise per rassicurarla. Belle cercò di sorridere, ma riuscì soltanto ad assumere una certa smorfia, gli occhi spenti in un ricordo lontano, in un ordine dettatogli in un momento passato.

Devi farlo.
Le bollicine le offuscarono la vista solo per un attimo, sostituite dalla visione di una donna dai profondi occhi turchesi che ben conosceva.
– Mi stai chiedendo di tradire i miei compagni. Te ne rendi conto? – Isabelle era sconvolta dalla richiesta che le era stata posta.
La donna scosse la testa – Anche io l'ho dovuto fare. –
– Ma perché io? Perché noi? – camminava per la stanza senza sosta.
Juliette le sorrise – Perché la Uisge è l'Elemento forse più importante. E' quello che tiene unito tutti gli altri. – strinse le mani per enfatizzare il discorso.
– Eppure sei stata tu a dividere gli altri. – la freddò la nipote. Juliette si irrigidì – Non è stata tutta colpa mia. Madre Natura mi ha comandato di fare ciò, io ho eseguito. E' così che funziona. –
Si avvicinò ad una statua scolpita nel corallo bianco, raffigurante una giovane donna con il simbolo degli Elementi inciso sulla fronte. Accarezzò i piedi candidi – La nostra Madre fa solo ciò che è giusto. Devi andare, Belle, devi recarti dall'
Oracolo. –

Sbatté
le lunghe ciglia scure, come se fosse appena tornata da un viaggio nel tempo.
– Isabelle? – la voce scoppiettante di Laura la riportò totalmente al presente.
– Si, scusate, stavo solo pensando. – scosse la testa, ridestandosi dai ricordi.
Fanie la scrutava – Sai bene cosa fare. – le disse semplicemente. Isabelle annuì, osservando le nuvole che si muovevano. Nuvole grigie. Spostò lo sguardo su Josh che, cipiglio ben piazzato, la guardava con ossessione. Ancora quello sguardo. Una fitta al petto la colse, e sapeva che era senso di colpa: mentire, mentire a lui, il suo ragazzo. “La Nostra Madre fa solo ciò che è giusto.” le aveva detto la zia. Si ma era giusto fare qualcosa che andava contro il suo volere? Doveva stare zitta ed eseguire? Aveva davvero pochi indizi su questo Oracolo, non sapeva neanche da dove cominciare. Ma non era andata da Fanie soltanto per parlare del Segreto Marino.
– Vorrei che tu mi raccontassi la storia di Carnill . – disse d'un tratto, cogliendo di sorpresa la fata.
Fanie si mise seduta comoda, osservando i ragazzi uno per uno – Non è una storia molto piacevole. Forse...La vuoi raccontare tu, Sophie? Dopo tutto è grazie a te che mi hanno trovato. – i ragazzi si girarono, vedendo entrare la giovane donna bionda che, sorridendo malinconicamente, si sedette accanto a Fanie, stringendosi nel suo scialle argentato.
– Dovete sapere che ad ogni gruppo di Elementi viene affidato un Guardiano, una fata, ovvero, che guiderà i Quattro lungo il loro percorso. Questa fata coraggiosa viene scelta appositamente da Madre Natura. Quando è giunto il momento, la Regina si chiude nel tempio di Feaw e, dopo giorni di preghiera, annuncia il nome della fortunata fata che può appartenere a qualunque razza. – cominciò.
Freddie la interruppe – Quindi Fanie è la nostra...Guardiana? – disse, alzando un sopracciglio. Fanie sorrise, annuendo – Esatto. –
– E allora Carnill era... – spostò lo sguardo su Sophie che annuì di rimando.
– Si, Carnill era la nostra Guardiana, una fata della luce, una delle più potenti e ultime rimaste. Carnill era sempre stata molto dolce e gentile con noi se non fosse che...Si innamorò di Gabriel, il suo tra l'altro sovrano. –
Freddie rabbrividì: era la situazione di lui e Fanie.
– Come ora, la precedente Uisge, Juliette, dovette compiere il così detto Segreto Marino: Carnill le rivelò il suo destino, e Juliette non potè fare a meno che eseguirlo. – si fermò un attimo, quindi si rivolse a Laura – Hai per caso il mio libro? – le domandò con gentilezza. La ragazza annuì, sfilando il volume dalla borsa di pelle. Sophie lo aprì alla storia de La Fata e La Morte e sfogliò delicatamente le pagine, sfiorando i disegni.
– Carnill era follemente innamorata di Gabriel, e voleva diventare più potente, proprio per potergli stare accanto. Ma si sa, il potere da alla testa: una creatura le si rivolse, ingannandola e dicendole che, se l'avesse seguita, avrebbe realizzato tutti i suoi desideri. – sfiorò il disegno raffigurante la fata dagli occhi rossi che parlava con una farfalla dalle ali nere.
– La Domina Mors. – concluse Laura, presa dalla storia.
– Esatto, la Domina Mors. Ma Carnill non conosceva la vera natura della creatura, e così la seguì nel suo covo. Qui la farfalla si trasformò in una bellissima Ninfa dalla pelle diafana vestita di nero che le offrì il potere, il potere di cambiare il destino...Carnill, offuscata dai suoi desideri avari, si dimenticò del vero motivo per cui era lì: cambiare, per poter passare l'eternità con il suo amore. Ma il pensiero di tutto quel potere, di essere più potente di Madre Natura stessa la prese e accettò il patto con la morte stessa. Ma si sa, ogni patto ha un suo prezzo...Carnill divenne una Fata Nera e, per poterlo diventare... –
– Ogni fata deve rinunciare alle proprie ali. – sussurrò Isabelle, ripensando alle orribili cicatrici sulla schiena della nemica.
– Si, è esatto. Carnill si tranciò di netto le ali, e dal sangue nero che gocciolò ai suoi piedi, nacque il suo nuovo potere, un potere oscuro. Ora era dalla parte della Domina Mors e fece di tutto per evitare che Madre Natura vincesse: e ce la fece. Con l'inganno, convinse Juliette che per poter compiere il suo dovere l'avrebbe dovuta seguire, ma la condusse nel nascondiglio della Domina Mors. La raggiunse Michael, che morì disastrosamente. E...Gabriel venne ucciso da Carnill stessa. – una lacrima le scese lungo la guancia al ricordo di quei terribili momenti.
Isabelle rivolse un'occhiata a Fanie, timorosa che potesse compiere lo stesso errore di Carnill.
– Non ti preoccupare, Isabelle, anche se mi innamorassi non andrei mai contro il mio dovere. – disse, lanciando una lunga occhiata a Freddie che fece finta di niente. Belle sorrise dolcemente, annuendo – Mi fido di te, Fanie. – la fata le posò una mano delicata sulla spalla – Grazie. – le sussurrò, appoggiando l'altro braccio sulle spalle di Sophie che aveva cominciato a singhiozzare.
– Ora è meglio che andiate, ragazzi. – disse la fata, consolando la donna.
Laura riprese il libro di fiabe e, sorridendo, salutò entrambe – Grazie di tutto. –
Josh si chinò vicino al suo Mentore – Sophie...Grazie. – le disse dolcemente. Aprì una mano, creando un piccolo fiocco di neve che andò a posarsi proprio sotto gli occhi grigi della donna che, sfiorandolo, lo congelò in modo tale che si conservasse. Strinse la mano a Josh, continuando a piangere, e lui non potè fare altro che stringergliela di rimando. Freddie le salutò, soffermandosi di più su Fanie. E poi toccò ad Isabelle. Si avvicinò a Sophie, come Josh, e le dedicò parole forse più preziose di qualunque fiocco di neve – Vendicherò i tuoi compagni, Sophie, riuscirò lì dove Juliette non fu capace. Ci riuscirò, per te, per gli altri. – le sussurrò, quindi se ne andò, lasciando nel cuore della SeanFonn un barlume di speranza.

 



~Angolo Autrice
Rieccomi! Che ne dite? La storia di Carnill non so...Forse era prevedibile? Certo che nel vecchio gruppo di Elementi gli innamoramenti erano di casa :')
Spero vi sia piaciuto!
A me, sinceramente, piacciono le ultime parole di Isabelle "Vendicherò i tuoi compagni"...Dopotutto Belle ha la sua dose di coraggio :))
Vorrei ringraziare
Water_Wolf e LoveForHachi , due tra l'altro autrici fantastiche, che recensiscono da SEMPRE.
Grazie davvero, aspetto sempre con ansia le vostre recensioni :'
Un bacione, spero ci rivedremo presto! <3
-Gryfferine
Tra 

  
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