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Autore: Cara_Sconosciuta    12/02/2008    5 recensioni
Questa fiction è un esperimento. Che succede se il simpatico e pasticcione Walter Masetti, co-protagonista de "I Cesaroni", va in vacanza studio per sei mesi a casa dei signori Temperance e Seeley Booth?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Walter Masetti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28 – ROMA, NUN FA’LA STUPIDA STASERA

E SIAMO ALLA FINE!!!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito, ma soprattutto la mia sore Vitto e il Walter originale, Ludovico Fremono, che, anche se ha letto solo i primi capitoli, mi ha incoraggiata a continuare!

Un bacio a tutti!!!!!!

Elisa

28 – ROMA, NUN FA’LA STUPIDA STASERA

 

WALTER

 

Allora… Ally, ascolta, quando verrai a stare qui…

Beh, ma mica sono poi così sicuro che ci verrà!

Quindi… Ally, ascolta, se verrai a stare qui ce sarebbe’na cosa che devo chiederti…

“A Walter, t’ho detto basta’na ventina de volte!”

Abbasso gli occhi sul boccale di birra che sto riempiendo… oh, merda!

Fantastico… la bionda è andata a farsi un giro e mo’ Cesare mi ammazza.. ma quando finisce questo schifo di giorno?!

“Scusa, Tulio!” Esclamo, tamponando velocemente bicchiere e bancone con il grembiule. “Ecco, tieni… se vuoi te ne offro un’altra.”

“Ma no, lascia perdere. Problemi con la fidanzata?”

“No, con lei è tutto a posto… sono solo un po’ distratto…”

“Un po’ distratto?”

La voce di Giulio mi fa fare un salto. Lui è dietro di me, le mani sui fianchi e uno sguardo molto, molto alla Cesaroni in volto.

“Hai litigato con il distributore?”

“Scusami, Giulio, ora pulisco tutto.. Ero soprapensiero e…”

“Quand’è che parte Allison?”

Ma che grande non è sto uomo? Sarà che è abituato a vivere con uno ipercomplicato come Marcolino ma certe cose le capisce al volo.

Altro che papà….

“Domani mattina, con Tom.”

“Eh, beh, ma allora mica puoi passare la serata in bottiglieria, no? Dai togliti quel grembiule e chiamala che qui ci penso io.”

“Scherzi?”

“No che non scherzo! Muoviti, però, che se arriva Ce’ non ti lascia uscire più.”

“Grazie Giulio!” Esclamo, togliendomi il grembiule al volo e abbandonandolo sul balcone.

Esco dal locale praticamente in tuffo, non prima, però, di sentire i commenti di Tullio e Giulio alla mia fuga.

“Eh, i giovani e l’amore…”

“Sembra de rivede’ Ezio a vent’anni.”

“A Giulio, che stai a di’? Quando mai Ezio ha corso così per Stefania?”

“Solo quando aveva paura che lo picchiasse per il troppo ritardo!”

 

ALLISON

 

“Ferma… ancora un po’ di matita qui… così… ora sei perfetta.”

Veronica si allontana un poco, rimirando il suo piccolo capolavoro di nome Allison Booth.

“Grazie, Vero. Sai, io e i trucchi non abbiamo un rapporto proprio amichevole…”

Diciamo pure che è un odio reciproco.

“Sì, ho notato che non ne usi. Senti, ma mi spieghi come mai ti sei messa tutta in tiro, stasera? Cioè… è Walter… non fa caso a queste cose.”

“Lo so… però lui non è solo Walter. È anche un ragazzo… un uomo e io so che gli piace quando faccio o metto qualcosa di speciale per lui, anche se non lo dà a vedere.”

Vero mi fissa.

A giudicare dalla sua espressione o l’ho scioccata profondamente o mi è appena spuntata una seconda testa senza che me ne sia accorta.

“Che… che c’è? Ho qualcosa fuori posto?”

“No, no.. è che io… ho semplicemente capito perché Walter ti adora in questo modo. Sai, tutto sommato sono felice che abbia scelto te.”

Mi abbraccia.

Veronica mi abbraccia.

Non era mai successo e poi non capisco…. Perché dice che lui ha scelto me? Chi era l’alternativa?

Sto per chiederglielo ma il mio telefono inizia ad agitarsi sul comodino.

“Pronto?”

“No, mi spiace, non conosco questo signor Pronto. Sono Walter.”

“Scemo.” Rispondo, ridendo. “Come mai hai chiamato? Ci sono problemi per stasera?”

“No, però Giulio mi ha dato libera uscita e pensavo di anticipare un po’. Mi raggiungi fuori dal locale?”

“Sono già lì.”

 

WALTER

 

“Roma, nun fa’la stupida stasera

Damme’na mano a faje di’de sì

Sceji tutte le stelle

Più brillarelle che c’hai

E’n friccico del luna tutta pe’noi…”

 

Eh, direi che ‘sta canzone ci sta proprio a pennello.

Faccio cadere due Euro nella custodia dello strumento del violinaro e poi riprendo a camminare avanti e indietro.

Dove le trovo le palle per chiederglielo?

Walter Masetti non è mai stato un coraggioso…. E non è nemmeno mai stato così innamorato.

 

“Faje sentì ch’è quasi primavera

Manna li mejo grilli pe’fa’cri cri

Prestem’er polentino

Più malandrino che c’hai

Roma, nun fa’la stupida stasera…”

 

Eh no, qui non c’hai preso: è quasi autunno, non primavera.

A Walter, ma che, ti sei rincoglionito del tutto?! Devo pensare a come parlare con lei, non alle stagioni!

“Cucù!”

Altro salto.

E daje, oggi è il giorno del facciamo-prendere-un-infarto-a-Walter e io non ne sapevo niente?

“Ally!” Esclamo, voltandomi verso di lei. “Tra te e Giulio mi volete morto oggi, eh?”

“Cosa?”

Pirla, come fa lei a sapere di Giulio?!

“No, no, niente… abbiamo un’ora prima di andare a mangiare. Che facciamo?”

Pensa, corrugando leggermente la fronte, come fa sempre quando è indecisa.

È incredibile quante caratteristiche di una persona si possano notare osservandola con attenzione… e, d’altronde, non riesco ad immaginare niente di più bello da guardare, nemmeno la Roma che vince lo scudetto.

“Facciamo un giro?”

Mi stringo nelle spalle chiederglielo per strada o tra le quattro mura di un ristorante, alla fine, è la stessa cosa.

In cinque minuti abbiamo raggiunto la piazzetta al centro della Garbatella, cuore pulsante di questa nostra metropoli.

Ok, mi sa che il succo che ho bevuto a pranzo era drogato…

Va bene, al tre le parlo.

Uno….

Due….

Due e un quarto…

Due e mezzo…

“Senti, Ally…” Oddio, l’ho detto a voce alta?

“Dimmi.” Mi guarda, sorridendo, con quei suoi occhi blu e grandi come il cielo.

Respiro e…

“Sai, è tutto il giorno che penso a una cosa e… insomma, ho anche allagato la bottiglieria per questo e…”

“Aspetta, hai allagato il locale?”

Uffa, ma perché le donne fanno sempre caso solo alle cose più irrilevanti?

“Sì…storia lunga. Comunque, volevo chiederti… tu hai sempre intenzione di trasferirti qui il prossimo anno?”

“Sì, certo…perché?”

“Perché… ti ricordi di mia nonna Amalia?”

“Quella che  è morta mentre eri a Washington, giusto?”

Annuisco.

Giuro che sto per andare in iperventilazione.

“Sì, lei, ecco… mi ha lasciato un appartamento in centro e….”

“No, Walter, non finire neanche. Hai già fatto tantissimo per me, non posso accettare di vivere nel tuo appartamento. Ne troverò uno che non costi molto, che mi possa permettere con i miei soldi.”

Eh?

No, ma che ha capito!

“No, no, no, non stavo cercando di venderti illegalmente la casa di mia nonna o roba simile! Io pensavo che magari… che forse ti sarebbe piaciuto… beh, sì, ecco… ehm…”

“Walter, pensi di farcela a superare la fase monosillabi?”

“Sì, sì… Ally, ti va di venirci a vivere con me, in quell’appartamento?”

Si ferma.

Si ferma e mi fissa.

Ally, perché mi fissi?

Dai, di’qualcosa… qualunque cosa…

Tirami uno schiaffo, dammi un bacio, ma non stare lì immobile come una statua!

“Ehm….Allison?”

“Se mi dici” Comincia, con una lentezza quasi insopportabile. “che è uno dei tuoi scherzi idioti, ti giuro che…”

Non so che cosa mi giura, perché la mia mano, di sua spontanea volontà, si è posata sulle sue labbra.

“Stai dicendo di sì? No, perché se credi davvero che potrei farti uno scherzo del genere non mi conosci affatto.”

Sento un bacio delicato posarsi sul palmo della mia mano e la sposto immediatamente.

Va bene, ora mi dite chi ha sostituito gli occhi della mia ragazza con dei cristalli Swarowsky? Non è umanamente possibile che brillino così!

“Ally… di’ qualcosa… Anche se è un no, giuro che lo capirei: non stiamo insieme da poi così tanto e…”

Stavolta è lei a zittirmi con un bacio sulle labbra che finisce ancora prima di iniziare.

“Walter…” Soffia, accarezzandomi una guancia. “Tu non hai ancora capito che io non sono capace di dirti di no.”

 

***

 

“E poi?”

“E poi si va a mangiare, sennò poi la nonna chi la sente?”

“Nooo… se cucina la nonna io non mangio!”

Walter sorrise tra sé, accarezzando il capo della sua nipotina.

Se c’era una cosa in cui Allison assomigliava davvero a Temperance era l’assoluta, totale repulsione che i fornelli sembravano nutrire nei suoi confronti.

“Ehi, signorina, che grinta, abbiamo! Ha fatto bene, tuo padre, a chiamarti Stefania, perché assomigli proprio tutta alla mia mamma.”

“Mi parli di lei?” Domandò la bambina, puntando gli speranzosi occhioni blu in quelli scuri del nonno.

“Non ci provare, piccola Masetti che non sei altro! Muoviti, altrimenti la prossima volta ti racconterò di come nonna Ally mi ha preso a randellate in testa per aver fatto tardi a cena.”

Walter si alzò, incamminandosi verso la cucina.

“Ma poi mi racconti di quando tu e la nonna vi siete sposati?”

“Stefy…”

“Oppure di quando lei ha fatto il suo primo film. Come si intitolava?”

“Stefania, smettila di dare fastidio al nonno!” Esclamò dal suo posto al tavolo da pranzo una versione più giovane di Walter.

“Ok, papà.” Rispose la piccola, correndo a sedersi sulle ginocchia del padre, mentre Walter si accomodava accanto alla moglie, prendendole la mano.

“Non dovevi cucinare tu?” Chiese.

Allison scosse la testa, facendo ondeggiare i corti capelli bianchi.

“Sara ha insistito. Dice che è la mia festa e non devo fare niente.”

“E brava Sara!” Esclamò lui, ringraziando mentalmente la nuora.

Non appena furono serviti gli aperitivi, il primogenito di Allison e Walter si alzò in piedi, battendo la forchetta sul bicchiere di vetro blu.

“Propongo un brindisi per papà, che con la sua buona dose di follia quotidiana riesce sempre a tenere allegri tutti… e uno anche per mamma, che lo sopporta da mezzo secolo senza mai lamentarsi: in paradiso c’è un’aureola assicurata per te!”

Una risata generale interruppe per un attimo il discorso che, comunque, si concluse poco dopo.

“Tanti auguri da tutti noi per questi vostri primi cinquant’anni insieme! A Allison e Walter!”

“A Allison e Walter!” Ripeterono in coro tutti i presenti, mentre i diretti interessati si guardavano negli occhi, ridendo di gioia, pieni di vita e d’amore, proprio quella notte di Natale di tanti, tanti anni prima, sotto la neve di Dicembre in un parco di Washington DC.

 

“Tu coi capelli bianchi

Tu con gli occhiali nuovi

Vi dite ancora sì

Davanti al piatto d’ogni giorno

Ma sarà fatalità

Fortuna o che ne so

Ma siete ancora insieme

E sembra amore nato ieri

E invece sono già  cinquanta primavere.”

(Pooh, 50 primavere)

 

Fine

   
 
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