Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: DeniRevenger_    04/08/2013    2 recensioni
E' incredibile quanto la tua passione di una vita, porti a realizzare il tuo futuro.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, mi svegliai grazie a un ottimo profumo di cibo che arrivava direttamente dalla cucina. Mi alzai dal letto, andai a cercare qualcosa da mettermi addosso, dato che come previsto ero ancora senza niente dopo la notte passata. Trovai a terra la sua camicia blu e decisi di mettermi quella. Sotto la camicia leggermente abbottonata, misi uno dei miei completini intimi nuovi di pacca che avevo preso quando stavo ancora con Blake. Finalmente, era arrivata l'occasione di usarne uno, per vedere che reazione potessero creare agli uomini. Era nero, di pizzo e con qualche piccola rosa rossa sparsa qui e là. Sinceramente mi veniva un po' da ridere perché non sono mai stata brava a fare la ragazza sexy, anzi, sono sempre stata abbastanza goffa e impacciata, tranne quando ballavo. Dopo essermi messa tutto, mi avvicinai allo specchio per vedere in che stato fossi ridotta. Mi aspettavo peggio, onestamente. Mi diedi una sistemata veloce ai capelli, levai per bene tutto il trucco e mi diressi verso la cucina. C'era il bancone della penisola perfettamente apparecchiato a dovere. Piatti, bicchieri, tovaglioli di carta. Poi, il mio occhio non potè non cadere su di lui. Indossava semplicemente un paio di pantaloni della tuta. Era a piedi scalzi sul pavimento di marmo gelido della cucina. La cosa che amavo più di tutte, era la sua schiena. Il modo in cui aveva i muscoli sparsi un po' ovunque, il modo in cui rimaneva e specialmente, le fossette nella parte bassa della schiena. Con tutta la delicatezza che potessi avere, mi avvicinai a lui ed iniziai a baciargli le spalle. Amavo il profumo del suo bagnoschiuma, che aveva usato qualche ore prima di quando arrivai io. In ben che non si dica, mi ritrovai appoggiata al mobile accanto ai fornelli, con lui e mi baciava delicatamente il collo. Con la sua voce calda e suadente, mi ringraziava della notte passata. Dal collo, iniziò a salire lungo alla mascella, girando, fino a quando non raggiunse le mie labbra. Senza esitare, lo baciai. Fu un bacio lungo, molto lungo. Alla fine, dovevamo recuperare quello che ci eravamo persi nei mesi precedenti. Quando si staccò, ridendo mi disse: -Normalmente quella camicia la porterebbe un uomo ma a te, sta molto meglio che a un uomo! La porti con naturalezza! Domanda invadente. Porti qualcosa lì sotto? Io annuii ed iniziai a slacciare i bottoni. Ok, l'effetto che ebbe su di lui, era proprio come me la immaginavo. A stento riusciva a tener ferme le mani. Disse che era meglio che non mi guardasse perché non voleva sciuparmi e poi, doveva finire di preparare la colazione. Aveva appena sfornato una teglia di muffins ai mirtilli. Lui sì, che mi vizia. Amo i muffins, specialmente se appena sfornati. Poco dopo, eravamo seduti attorno alla penisola a gustarci la colazione preparata da lui. Io presi un muffin con un bicchiere di succo d'arancia, mentre lui prese un muffin e un bicchiere di latte. Mentre mangiavamo, mi disse che l'appartamento era bellissimo e che gli sarebbe dispiaciuto doverlo tenere chiuso per un po'. Non capivo il motivo di questa frase e allora chiesi il perché. La sua risposta fu: -Perché tu adesso vieni a vivere con me, a New York. Dato che io e i miei fratelli stiamo portando avanti abbastanza bene il progetto, abbiamo deciso di rimanere lì, finché tutto non sarà finito. Stava scherzando? Mi sarei trasferita da lui? Per di più a New York? Credevo di star sognando. Andare a vivere nella città che amo più di tutte, insieme al mio fidanzato. Quel pomeriggio stesso iniziai a preparare alcune valige con le cose che avremmo usato maggiormente. Avevo dovuto fare tutto io perché lui aveva avuto un importante meeting, quindi il compito era toccato tutto a me. Quella sera stessa a mezzanotte, partimmo. Atterrammo a New York più o meno verso le otto del mattino, ora locale. Quelle cinque ore di aereo erano passate velocissime. Intorno alle nove, eravamo davanti alla porta di quello che sarebbe stato il nostro appartamento per i mesi successivi. Prima di entrare mi disse: -Ah, piccola. Stasera siamo invitati a cena a casa dei miei genitori! Non vedono l'ora di conoscerti, sai? Poi aprì la porta. Io ero troppo pietrificata per entrare in casa. Oh, mamma mia! E adesso? Che avrei dovuto aspettarmi? Che avrei dovuto indossare? Come mi sarei dovuta comportare? La tensione che avevo addosso in quel momento, si poteva tagliare con un coltello. Lui capì che avevo paura e molto semplicemente, con il suo solito sorriso mi disse: -Ti adoreranno, credimi! Stai tranquilla, andrà tutto bene! Ci sono io con te! Cavolo, nessuna persona riusciva a rendermi così tranquilla in così poco tempo. Forse era proprio per questo, che lo amavo follemente.
  
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