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Autore: Darik    03/10/2004    0 recensioni
Nuova missione in arrivo per gli agenti della Mithril. Ma l'imprevisto è sempre in agguato.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurz Weber, Melissa Mao
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La fine e l'inizio.'
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7° CAPITOLO

“Uffa che noia!”

Kurz stava sdraiato sulla sua branda, in attesa che il tempo passasse.

Aveva davanti a se una settimana di convalescenza, come la sua sorellina Mao, e non sapeva affatto come passare il tempo.

Inoltre era infastidito da quei grossi cerotti che aveva in faccia, che deturpavano il suo bellissimo viso.

“Uff, se mi coprono il viso in questo modo, come faccio a far colpo sulle ragazze?”

Alla fine decise di andare a trovare la sua sorellina Mao, che stava sicuramente nella sua cabina.

E quando arrivò a destinazione, da quella cabina vide uscire il colonnello Teletha Testarossa.

“Colonnello” la salutò amichevolmente Kurz portandosi una mano alla fronte.

“Piacere di vederla in piena forma, sergente Weber” rispose Teletha.

“Be, in piena forma non direi, visto tutto quello che ho dovuto passare ieri. Sono tutto un dolore. Magari un bacetto sulla fronte….”

“Idiota! Finiscila con questi atteggiamenti da playboy da quattro soldi, ed entra!” gridò Melissa dalla sua cabina.

“Vada, e le consiglio di stare attento a quello che dice, sergente. Mi è sembrata alquanto preoccupata” lo avvertì Teletha andandosene.

Kurz allora entrò.

“Allora, come andiamo sorellina?”

Melissa stava sdraiata sul letto, con metà del viso coperto da cerotti, il ventre e i polsi bendati completamente.

Stava leggendo dei documenti.

“Andiamo decisamente male” rispose Melissa senza guardare Kurz.

“Davvero? Be, non mi sembri poi cosi moribonda” replicò quest’ultimo.

Melissa lo squadrò leggermente: “Non stavo parlando di me. Ma di quello che è successo a Bangkok” e gli passò i documenti.

Si trattava di un rapporto riguardante l’edificio dove erano stati catturati il giorno prima.

Kurz cominciò a leggere.

“Dunque con tutto il casino che abbiamo fatto nel magazzino, la polizia ha fatto irruzione nell’edificio della UC”.

“Esatto. Ma non hanno trovato niente. O meglio, hanno trovato le casse piene di armi e questo ha fatto piombare su Wong un’accusa di traffico di armi. Ma di sicuro non gli faranno nulla, perché non esistono prove che lui fosse a conoscenza di tale traffico. Anzi, non ci sono neppure prove che sia mai stato in quella filiale di Bangkok.

L’ufficio stampa della sua società ha già provveduto a spiegare che la colpa di tutto è di un dirigente disonesto, che verrà arrestato al più presto.

E le esplosioni sono state provocate da uno scontro con altri trafficanti di armi. Questa è la versione ufficiale” spiegò la donna.

“E non hanno trovato il laboratorio?”

“Continua a leggere”.

“Stando alla polizia, il conflitto a fuoco è partito dal magazzino ed è proseguito fin dentro l’edificio, portando alla distruzione di interi locali. Ehi, un momento. Fin dentro l’edificio? Ma tutto è avvenuto nel magazzino!”

“Appunto. Hanno distrutto il laboratorio, visto che quella base era ormai bruciata. La polizia avrà trovato solo frammenti di quelle che una volta erano apparecchiature sofisticatissime. E quel povero ragazzo, Martin, chissà dove lo avranno portato adesso”.

“Sei preoccupata per la sorte del ragazzo, vero?”

“Si, ma ci sono anche altre cose che mi preoccupano. Innanzitutto, il modo in cui ci hanno catturato. Tu hai capito cosa ci è successo?”

Kurz si strinse nelle spalle: “No”.

“Be, neanche io con esattezza, ma di una cosa sono sicura: qualunque cosa fosse, è collegata in qualche modo a Martin. Anzi, mi sa che proviene proprio da lui”.

“Cioè?”

“Ho provato a collegare alcuni elementi: innanzitutto, il dottor Bixby era un luminare nel campo degli studi sul cervello. Noi abbiamo pensato che lo avessero assoldato per fare il lavaggio del cervello a Martin, ed è possibile che l’abbia fatto. Ma è anche possibile che oltre a quello abbia fatto qualcos’altro, anche se non so cosa. Winston, facendo rapporto, ha detto che anche quella notte, Martin è caduto a terra preda di convulsioni, poi qualcosa di invisibile ha attaccato Tien uccidendolo, e lui si è salvato solo perché si è lanciato in aria con un aliante non completamente montato. In seguito è rimasto nascosto perché sapeva che il quartier generale lo avrebbe sospettato di tradimento, e lui non sapeva spiegarsi quello che era successo. Quindi ha atteso la nuova squadra, per avvertirla del pericolo e dimostrare che non era un traditore”.

“Bah, non so cosa dire. Cioè, se il ragazzo è sempre caduto preda di convulsioni quando quella cosa attaccava, allora è possibile che siano collegati. Ma di cosa può trattarsi?”

“Ti ho già detto che non lo so. Ma ormai sono sicura che Martin è stato in qualche modo manipolato, una manipolazione molto pericolosa.

Ho chiesto a Tessa se fosse possibile una cosa del genere, lei non ha confermato, ma neppure negato. In fondo, i Whispered sono ancora un mistero anche per se stessi”.

Kurz rimase in silenzio, in parte convinto, in parte dubbioso. Poi gli venne in mente una domanda: “Non potrebbe essere che lo stesso Martin è d’accordo con Wong e i suoi?”

”Non credo. Nel laboratorio, ho visto la paura del ragazzo e la sua gioia quando ha capito che volevamo liberarlo. Era dannatamente sincero. E poi mi ha anche detto una cosa strana, ovvero di non abbandonarlo come avevano fatto gli altri. Questo mi fa pensare che durante quei misteriosi attacchi, il ragazzo non si rende conto di cosa gli succede attorno.

Calò un breve silenzio.

“E cos’altro ti turba, sorellina?” chiese ancora Kurz.

“Il fatto che non ci abbiano ucciso. Hanno ucciso Tien, e hanno tentato di eliminare Winston e Barracus senza farsi problemi, ma perché noi due no? Eppure non avrebbero avuto problemi a farlo.

E invece ci hanno catturato e torturato, come se… come se volessero punirci per qualcosa che avevamo fatto”.

“Come se fosse una vendetta” concluse Kurz.

Melissa annuì e proseguì: “E come se non bastasse, c’è un altro particolare che mi inquieta”.

“Ovvero?”

“Il mio torturatore ad un certo punto mi ha chiamato ex-marine. Come faceva a conoscere quel dettaglio del mio passato?”

****

Wong fissava il panorama notturno di Tokyo dalla veranda del suo appartamento privato.

Il suo collaboratore Charles lo raggiunse.

“Eccomi, signore”.

“Volevo sapere come procede la fase di reinstallazione”.

“Tutto a posto. Manca solo il dischetto da inserire nel computer centrale”.

Wong tirò fuori un dischetto da una tasca della sua giacca e lo passò a Charles.

“Voglio che entro domani mattina il progetto ritorni pienamente operativo, riprendendo da dove abbiamo dovuto interrompere a Bangkok” ordinò poi.

“Si, signore” rispose il suo segretario andandosene.

Wong inspirò profondamente quell’aria, “Adesso arrivo, tesoro” pensò tra se e se, e rientrò nell’appartamento.

Dopo le fatiche degli ultimi due giorni, aveva bisogno di rilassarsi.

FINE

  
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