Il
ragazzo venuto dai sogni.
Lory si sentiva
incredibilmente stupida: aveva davanti agli occhi il ragazzo dei suoi
sogni e non riusciva a spiccicare una parola.
Pensò a cosa dirgli, a quanto fosse bello, a come spiegargli
quell’assurda vicenda, ma fu lui ad interromperla per primo
con la sua voce maschia.
“Scusa ragazzina, avrei bisogno di vestirmi; non posso andare
in giro nudo!”
La testa le girava come una giostra; non riusciva più a
distinguere gli oggetti e neppure i colori. La giovane dovette
appoggiarsi con la schiena alla parete, cercando di sorreggersi, mentre
le ginocchia le tremavano facendole temere di cascare a terra.
“S-sì, ti darò dei vestiti di mio
padre, mi segui o preferisci aspettarmi qui?!”
balbettò confusa.
La pioggia era calata e anche il sibilo del vento pareva essere
cessato.
“Dove mi trovo? E’ lontana Città
dell’Ovest?” Trunks si guardò attorno
con sospetto, soffermando la vista su quello strano marchingegno, che
ancora sprigionava una lieve scia di fumo grigiastro.
Lei non aveva alternativa: avrebbe dovuto raccontargli ogni cosa,
sperando di essere creduta, poiché era tutto così
pazzesco.
“Tu sei in un altro mondo adesso; non troverai qui quello che
cerchi, perché nella realtà non esiste la
Città dell’Ovest!”
Era la seconda volta che leggeva uno smarrimento nei suoi occhi
celestiali e lo vide inarcare un sopraciglio: non sembrava convinto che
stesse dicendo la verità.
“Cosa mi nascondi e chi sei veramente? Complotti con i
cyborg, forse?” chiese alzando il
tono di voce.
La rossa sorrise lievemente e scosse il capo in segno di diniego.
Temeva che le cedessero i nervi; stava parlando davvero con Mirai
Trunks, per di più la stava accusando di essere una spia.
“Vieni con me e capirai che non ti sto mentendo.”
propose raggiungendo la porta.
In silenzio, risalì la ripida scala un passo per volta, come
se faticasse a muovere le gambe, che sentiva pesanti come il piombo;
lui la seguiva vicinissimo.
Meccanicamente, alzò verso l’alto la botola,
inghiottendo saliva nel sentire il suo alito caldo sul collo e,
avvertendolo ad un soffio di distanza, fu colta da una preoccupante
palpitazione.
“Dove stiamo andando?” chiese impaziente il saiyan,
che senza volere si accostò più del dovuto al
corpo della ragazza, facendola sobbalzare ed arrossire.
“Perdonami, non volevo toccarti; non mi ero accorto di
esserti così vicino.” si scusò
imbarazzato e arretrò di colpo, ma l’emozione
indusse lei a correre a perdifiato verso l’abitazione, senza
mai voltarsi indietro.
Lory si fermò solo di fronte al portone, con il petto che si
alzava ed abbassava freneticamente, tanto era agitata.
Il suo cane si avvicinò e cominciò ad abbaiare
minaccioso, digrignando i denti e mostrando quella bieca smorfia allo
sgradito ospite.
“Buono Will: è un amico, vai a cuccia.”
disse la giovane allungando una mano per accarezzarlo;
l’animale le scodinzolò girandole attorno, prima
di battere in ritirata verso la cuccia, dove entrò e rimase
allerta, attento ad ogni movimento dello sconosciuto.
“Entriamo in casa, è meglio, e poi fa freddo qui
fuori.” mormorò lei senza guardarlo, tenendo
sempre gli occhi fissi sulle mattonelle rosse del porticato.
Il portoncino si aprì, ad un giro di chiave, sul soggiorno
che era arredato modernamente; spiccavano gli ampi divani a fiori rosa
e un tavolo stilizzato in cristallo, sul quale erano poggiate
scompostamente una fila di cornici dalle forme più insolite.
Sul soffitto, due file di faretti fissati ad un binario di metallo
cromato riflettevano la loro luce potente sul pavimento lucido, di
marmo bianco.
“Entra e aspettami qui…” disse sconvolta
da quel viso così perfetto, che ora la guardava con
insistenza e sembrava intenzionato a riprendere la conversazione.
“Senti: mi devi delle spiegazioni, cosa cercavi di dirmi,
prima? Cos’era quel macchinario dove mi sono ritrovato
?” non si sarebbe arreso facilmente e strinse gli occhi a due
fessure, pensando che quella ragazza dai capelli rossicci sapesse molto
di più di ciò che voleva fargli credere, e poi
perché gli aveva detto quella sciocchezza?
“Nella realtà la Città
dell’Ovest non esiste!” Si stava forse prendendo
gioco di lui?
Cosa significava? Trunks corrucciò lo sguardo, se non avesse
ottenuto subito delle risposte si sarebbe rivolto altrove; non poteva
concedersi di perdere tempo.
Qualcosa, evidentemente, non era andato per il verso giusto e toccava a
lui cercare di rimediare.
Dov’era finita la macchina del tempo? E sua la spada? E i
suoi vestiti? Doveva venirne a capo, a qualsiasi costo.
“Vado a prendere un maglione e un paio di pantaloni di mio
padre. Torno subito.” gli aveva voltato le spalle e lui
l’aveva vista sparire oltre la porta, sentendo i suoi passi
farsi sempre più distanti.
Il mezzosangue sbuffò infastidito e prese a camminare da una
parte all’altra della stanza, come un animale in gabbia.
“Cosa succede? Possibile che mia madre abbia sbagliato dei
calcoli? Dove sono finito?!” si domandò con
stizza, intrecciando nervosamente le dita.
Trascorsero alcuni minuti che gli parvero interminabili.
“Eccomi. Questi dovrebbero andarti bene!” al suono
della sua voce, lui si era voltato con lentezza, dimenticandosi nella
propria nudità e vedendola sbiancare dinnanzi a quella vista
che, rapido, si apprestò a coprire con le mani.
“Scusa, ma sono sconvolto e non ho riflettuto!”
Dio com’era bello, divinamente bello, mille volte di
più di come la sua fantasia glielo avesse reso tante volte,
nella mente.
“E lo dici a me che sei sconvolto? Va beh, lasciamo perdere:
rivestiti e quando sei pronto fai un fischio. Aspetterò qua
fuori.” disse lei avvertendo un giramento di testa e dovette
sostenersi ad un mobile per non cadere, sentendosi goffa come mai prima
di allora.
“Trunks …” mormorò pregando
che lui non l’avesse udita, ma invano, giacché il
suono della sua voce in risposta le fece accelerare il battito del
cuore.
“Ti senti male?” chiese guardandola di schiena e
percependone la tensione.
“No.
Però sono felice che tu sia qui.” non
era pronta a confessargli la verità, nè a
spiegargli la sua vera origine e non le importava cosa lui fosse
realmente.
Era solo
un disegno? Un sogno? Oppure era una grave forma di pazzia, che in
qualche modo la induceva a vederlo? Forse stava perdendo la ragione.
Guardò in un punto indefinito della stanza, incapace di
muoversi, con i piedi incollati sul pavimento, sperando di poter
continuare a sentire il suo respiro pesante e il fruscio degli
indumenti che stava infilando.
La ragazza non fece in tempo ad accorgersi che avesse finito che lui
era già dietro di lei; sentì il calore delle sue
mani posarsi sulle spalle ed un brivido le risalì lungo
schiena.
“Mio padre è uno scienziato, quella macchina nel
laboratorio è opera sua e serve per realizzare un
desiderio.” Il saiyan cercò la sua mano e gliela
strinse debolmente, prima di interromperla.
“Realizzare un desiderio? Cosa stai cercando di
dirmi?!” un velo di ansietà scese sul suo viso e
lei cercò di continuare, malgrado sentisse un nodo nella
gola.
“Sì, se si pensa a qualcuno intensamente egli
appare, ma credevo non fosse possibile; tu però ne sei la
prova. Tu sei qui accanto a me…”
Cercò di rimanere sul vago, in balia di quello sguardo
ipnotico, così difficile da sostenere.
“Vuoi dire che sei stata tu a portarmi qui, che io sarei un
tuo desiderio?”
Lory inclinò la testa di lato e la sua risposta fu
eloquente.
“Sì, è così.” si
accorse dell’espressione incredula di lui, che la trafiggeva
fino a toglierle il respiro.
“Non è possibile!” la voce ora era dura,
nascondeva un profondo sconcerto.
“Dov’è tuo padre? Devo parlargli: forse
possiamo rimediare; io devo tornare da dove sono venuto, altrimenti i
miei amici potrebbero essere in grave pericolo.”
Era perso nel suo racconto, che la ragazza conosceva a memoria; le
parlava del suo mondo distrutto dagli androidi e della sola
possibilità che avesse di distruggere quegli esseri freddi e
spietati: viaggiare nel tempo, navigando controcorrente in
quell’oceano di sensazioni perdute, fino ad approdare nel
passato, aiutando così a costruire un futuro migliore.
Lei ascoltò con pazienza ogni singola parola e ripose solo
dopo che ebbe finito.
“Mio padre è stato arrestato questa mattina: sono
in pena per lui e voglio andare a chiedere notizie; ho come un
presentimento e ho paura che gli succeda qualcosa. Per quanto riguarda
i tuoi cari, stai tranquillo, è già scritto il
loro futuro … vincerete!”
La fissava senza capire e, per l’ennesima volta, si chiese se
non gli stesse mentendo; abbassò gli occhi e vide che dalla
tasca stava estraendo qualcosa, sembrava un tesserina di plastica con
sopra stampata una figura.
“Questo sei tu …” mormorò.
La giovane gliela porse. Si trattava di un disegno: era Trunks, con la
spada sollevata verso il cielo. Attese un solo istante per ascoltare la
sua esclamazione di stupore.
“Caro
professore è arrivato il momento di decidere, cosa vuole
fare? Collaborare oppure preferisce che siano i miei uomini a trovare
il progetto, con i loro metodi?”
L’espressione dell’ex collega lo fece rabbrividire;
quel volto sembrava irriconoscibile, stravolto da una bramosia di
potere e avidità che lo rendevano terrificante.
“Mia figlia non c'entra; ti ho detto che ho bruciato tutto,
non posso aiutarti!”
“Come vuoi, codardo!” esclamò
l’altro digrignando i denti, colpendolo con un secco fendente
il pieno viso, che lo indusse a piegarsi in avanti dopo un gemito di
dolore.
Il professore avvertì un rivolo di sangue scorrere sulla
guancia; la malvagità di quell’individuo non aveva
limiti, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur d'impossessarsi del prezioso
scritto.
“Perché? Dimmi il motivo: è solo per i
soldi? Per il successo? Per cos'hai venduto la tua anima?”
sbottò, tentando di reagire e di prendere tempo.
Il padre di Lory scosse la testa. In quel momento avrebbe solo voluto
distruggere tutto: quell’invenzione, a cui aveva dedicato
anima e corpo, stava diventando una seria minaccia.
“Tu hai sconfitto la morte! Ci pensi? Basterà
desiderarlo ed ecco: la persona perduta tornerà in vita!
Sai, il mio compratore ha in mente molti progetti e non ha tempo da
perdere…”
Attese di vedere la reazione dolorosa del professore, prima di
centrarlo con un altro pugno, facendogli perdere i sensi e piegare
pesantemente in avanti con la testa abbassata.
“Nick, non perdete tempo: andate subito a casa dello
scienziato e portatemi il progetto!”
Disse poi con tono autoritario ad uno dei due scagnozzi.
“E la ragazzina? Che ne facciamo?” chiese il
più tarchiato dei due, prima di lasciare la lugubre
stanzetta.
“Toglietela di mezzo! Non devono esserci testimoni.
Sbrigatevi: la gloria ci aspetta.”
Continua
…
Ciao raga ^^
sono tornata ( Vi sono mancata??? ) (NOooooo ndtutti)
purtroppo non ho molto tempo per scrivere ultimamente …
Tranquillli
però, finirò tutte le mie fic dovessi anche
metterci anni …portate pazienza!
Cosa ne dite di
questa? A dire il vero non mi sembra vi interessi molto o sbaglio
…?!
Vabbè
io la continuo sperando di farvi piacere …
Ringrazio per le
recensioni:
PiNk_ViDeL rosy_ge, Son Kla,
miss miyu 91,
giada_chan,
sweet giulySs,
nicichan.
Pochi, ma buoni …VVB.
Grazie a Nira Malfoy per i suoi preziosi consigli. TVB.
Fatevi
sentire lettori nell’ombra, vi interessa il mio
“Sogno” ?
Ciao a presto LORIGETA ^^