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Autore: Meg Hawkblood    05/08/2013    2 recensioni
storia di un ragazzo padre e di suo figlio con la migliore amica della mamma,ormai defunta
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 "Tutti dicevano che era uno sbaglio.. Per me no. Era stata la cosa più bella al mondo. Non avevo mai fatto qualcosa di più bello,i nostri corpi così vicini e intrecciati fra loro,i nostri respiri affannati all’unisono e le nostre labbra,quelle labbra che si sfioravano poi si univano come se fossero attaccate da colla in un bacio soffocato,quel bacio che avrei ricordato in eterno” gli dissi con gli occhi gonfi e lui mi guardava,quasi sorpreso,quasi piangendo anche lui,poi ad un tratto,dopo un lungo scambio di sguardi mi chiese: “e poi papà?” nella mia mente un insieme di emozioni mi offuscava la vista,da troppo non ricordavo quanto era stata quella ragazza per me,quanto mancava la sua presenza nella vita di tutti i giorni
“poi piccoletto,pochi giorni dopo la mamma mi ha chiamato dicendomi che aspettava te,per mesi sono stato sempre al suo fianco,quando ormai la sua mamma e il suo papà non le rivolgevano più la parola,non andava a scuola e aveva contatti con me,i suoi amici e la sua migliore amica Alessandra,che è la ragazza che stiamo andando a trovare a Narni,le siamo stati vicino per tutto quel tempo,sapeva a cosa andava incontro e nessuno di noi voleva perderla,ma aveva deciso così e non voleva cambiare idea,fino alla fine ti ha amato senza nemmeno conoscerti. Lui si giró a guardare fuori dal finestrino,vedevo le sue lacrime sul viso e non riuscivo a trattenere le mie. Ci fermammo in un autogrill per fare benzina e mentre mettevo la canna del diesel nel serbatoio uscì dall'auto: "perchè non me ne hai mai parlato, papà ?" chiese con la voce spezzata dal pianto,non lo sapevo neppure io...forse non ne avevo mai parlato per cercare di dimenticare il dolore,o forse perchè sapevo che ancora era troppo piccolo per sapere,ma aveva il diritto di conoscere tutto sulla ragazza che avevo in testa da anni e anni.
Quando risalimmo in macchina continuai: “lei era unica,era bellissima,i tuoi occhi sono identici ai suoi,esprimono tanta forza e fragilità allo stesso tempo,sono così belli e lucenti,i suoi capelli che teneva sempre sciolti,e quel suo fisico da dea,non ho mai visto nulla di più bello” "davvero le somiglio ?" disse sorpreso,si guardò riflesso nello specchietto retrovisore per qualche momento,forse cercava un po' di lei nel suo sguardo,aveva visto solo foto e per quanto si potesse sforzare non riusciva a trovare nulla di simile a quelle immagini. "Davvero" ripresi "le assomigli tanto,anche nel modo di parlare .. Oh si .. Aveva una voce così confortante". Gli passai una mano sulla fronte e dopo tra i capelli per poi tornare con le mani sul volante,era uno dei migliori viaggi che avessi mai fatto fino a quel momento. “cosa successe esattamente il giorno in cui è morta?” mi chiese secco,quasi come un adulto,e io ormai in lacrime risposi: “ricevetti una chiamata dall’ospedale,un medico mi disse che la signorina Emma era stata ricoverata d’urgenza,così chiamai di corsa Alessandra,che cacciò un gemito dalla cornetta,la andai a prendere a casa e partimmo,correvo come un matto,sentivo che non sarebbe andata bene,che l’avrei persa,arrivammo in ospedale e sbattendo gli sportelli ci precipitammo nella sala dove l’avevano portata,lei era lì,bianchissima con le occhiaie violacee e lo sguardo debole,io le presi la mano e Alessandra fece lo stesso,il mio cuore batteva come non mai,avevo una paura, una paura folle bambino mio..continuavo a ripeterle che tutto sarebbe andato bene, tutto per il verso giusto,ma sapevo che non sarebbe andata così .. Era troppo debole per sopravvivere. Guardai Alessandra,che aveva un espressione di terrore in volto..."
"quindi è morta per colpa mia?" mi interruppe sempre più freddo,Dio, perchè pensava fosse colpa sua? É stato il dono più bello che mi sia mai stato fatto.. Come poteva pensarlo? "no piccolo, non pensare mai più una cosa del genere,Mamma è morta per cause ben differenti da te.." cercai di tranquillizzarlo. Rimanemmo per un po’ in silenzio,poi mi disse: “continua papà,voglio sapere tutto” io lo accarezzai e continuai la storia: “Ale era terrorizzata,la guardava con sguardo sofferente,con un sorriso così piangente che mi sorpresi a vederla così,le carezzava il volto ricoperto di sudore e cercava di ripeterle che era li,quando provò a dire che sarebbe andato tutto bene le si smozzò la voce,anche lei era consapevole che non sarebbe stato così.
Alla sera cominciarono le contrazioni,Emma urlava e gemeva,il sudore le colava dalle tempie e continuava a mordersi il labbro a sangue,Alessandra provava a tranquillizzarla stringendole la mano,e io con parole dolci,ma non ci riuscivamo,poi arrivò il medico,ci disse che era arrivata l’ora del parto,chiedemmo di entrare,così venimmo dentro,dopo quattro ore interminabili di dolori lancinanti tu venisti al mondo,eri la cosa più bella mai vista,dopo di lei..Eri così piccolo..ti ripulirono e poi ti misero tra le mie braccia,io tremavo tutto e non sapevo come tenerti,avevo paura di farti male. La mamma mi chiese di metterti sul suo petto,voleva sentirti vicino,sapeva anche lei che non sarebbe durata a lungo,ti passò una mano sulla fronte e ti baciò. Dopo qualche ora i dottori ci fecero uscire dalla sala.
Mi ritrovai solo in corridoio con Alessandra,su di noi regnava un silenzio tombale,quando vedemmo uscire il medico dalla sala con lo sguardo rivolto verso il basso il mondo crolló improvvisamente,sapevo cosa stava per dirci.. era un dolore straziante." "eAle?" chiese  "lei si sedette sulle poltroncine che erano fuori dalla porta. Non poteva credere che stava per sentire quello che nessuno voleva sentirsi dire..-mi dispiace..- disse il medico,Alessandra cadde in un pianto quasi isterico...Fissava un punto nel vuoto e si passava tra le dita le perle della sua collanina -abbiamo cercato di fare il possibile.- Si alzò e se ne andò senza guardare ne il medico ne me,appena uscì sentii un urlo di dolore sconvolgente,mi voltai e la vidi sul sagrato dell'ospedale con le mani tra i capelli e il viso umido,lo sguardo sempre fisso nel vuoto,si mise in ginocchio e rincominciò a gridare,poi rientró,corse verso di me e mi abbracció,un abbraccio così stretto da far male,singhiozzando ancora,urlava -perchè- parandosi la bocca sulla mia spalla bagnando la mia maglietta con le lacrime,il medico ci disse che dovevamo venire a prenderti nell'altra stanza,ma Alessandra piangendo e urlando disse: -no,non voglio avere niente a che fare con ció che me l'ha portata via!- prese il primo autobus e tornò a casa,la sentii giorni dopo,era distrutta,non riusciva a stare senza la tua mamma,tu piangevi tutte le notti per tutto il tuo primo anno di vita e io ti coccolavo cercando di calmarti,ma continuavi ad urlare,non m'importava,non potevo ne arrabbiarmi ne odiarti,lei è in te!" eravamo arrivati a narni,imboccai la strada per casa di Alessandra,presi la salita ripida che portava in giardino e quando stavamo per scendere il piccolo Kurt mi chese:"mi odierá?" come poteva pensarlo? lei era in lui ora,non si poteva odiarlo.

Bussai alla porta della casa,Alessandra aprì subito e Kurt si nascose dietro di me,mi abbracció forte,non le era passato un giorno,aveva gli occhi sofferti e piangenti,i capelli tagliati in un caschetto precisissimo e la solita molletta a tenerli indietro,"ciao" mi disse con voce tremante,io le sorrisi Kurt uscì dal suo nascondiglio e entrammo in casa,lei lo guardava e aveva le lacrime agli occhi "mi sembra di vederla" diceva piangendo,poi si rivolse al piccolo "ciao! sei bellissimo...proprio come la tua mamma" lo abbracciò e lo strinse forte.. Dentro casa era tutto perfettamente ordinato. Su ogni mensola della libreria c'erano le foto di quando lei e Emma erano ragazzine. Ci sedemmo su un divano nero di pelle,io ero esausto per il lungo viaggio e mi addormentai subito.

Alessandra intanto si avvicinò a quel bambino che si era rifiutata di vedere, tenere in braccio, baciare. Quel bambino che le aveva portato via Lei,eppure si sentì in colpa. Per tutto quel tempo non aveva voluto incontrarlo non sapendo che incontrando quel bimbo avrebbe incontrato anche Emma. La ritrovava in ogni sua mossa,gesto,sguardo..E anche io,come lei. "Allora,com'è andato il viaggio?" disse con voce rotta e gli occhi lucidi "bene grazie,papà mi ha raccontato la vostra storia". Vostra. Per qualche momento restò zitta,in un silenzio tombale. Poi parlò "nostra?" disse con tono stupito "si,vostra. Papá mi ha raccontato dell'ospedale,di quel giorno. Di quanto tu sia stata male e mi ha spiegato perchè non ci siamo mai visti prima.." rispose con tono calmo. Alessandra si asciugò il viso,si sistemó i capelli,e abbracciò Kurt; Poi lo lasciò "non è passato un giorno in cui non ti abbia pensato,in cui non abbia rimpianto quel giorno. ho pensato molto A te e alla tua mamma,a quanto tuo padre facesse per tenerti con lui. E penso di aver commesso un grosso errore rifiutandoti.." Si riabbracciarono. Quando mi svegliai li trovai seduti affianco a me,che dormivano abbracciati. Erano così.. Belli..lei lo stringeva,proprio come stringeva Emma,forte,carezzandogli delicatamente la nuca,e lui se ne stava rannicchiato tra le sue braccia,avevano entrambi il volto bagnato dalle lacrime,d’un tratto Alessandra si svegliò,adagiò delicatamente il piccolo sul divano e disse “è proprio come la madre..oddio mi manca da morire Fede,io senza di lei non ce la faccio! La amo troppo!” scoppiò a piangere di nuovo,guardava verso l’alto e diceva “piccola,ti prego..mi manchi tantissimo!” pur sapendo che non poteva risponderle,io le carezzai il volto in cenno di comprensione e le dissi “rivedila in lui,come faccio io..!” “lo sto facendo,ma è troppo difficile,io la rivoglio qui!” si strinse a me e continuò a singhiozzare poi quando si calmò Mi sistemò le borse in una cameretta con due letti singoli e le pareti bianco latte,addormentai kurt cantandogli a ninna nanna che avevo scritto per la madre anni prima e io e Alessandra scendemmo in cucina per preparare la colazione e iniziammo a parlare.
Mi raccontò di quegli anni trascorsi a distanza,di quanto le mancasse e continuava a farfugliare tra se e se che grande errore aveva commesso. Cercai di tranquillizzarla ma continuava a ripeterlo come per autopunirsi..aveva il volto umido e gli occhi lucidi quando entrò Kurt,si sedette sulle sue ginocchia e l'abbracciò "manca anche a me,zia.." disse staccandosi lentamente da Alessandra "Ma so che è sempre con noi,sempre zia" Lei lo guardò,si asciugò le lacrime,finse un mezzo sorriso e tornò a preparare la colazione dicendo "piccolo mio,lo so,lei è sempre con noi..Sono anni che è sempre qui" Poi mise un dito sul petto del bimbo e uno sul suo "proprio qui" lui sorrise e la guardò intensamente negli occhi,lei versò di nuovo una lacrima così intervenni io “Kurt,perché non vai a vestirti intanto,non sta bene presentarsi a colazione in pigiama a casa di ospiti!” lui disse “uffa,ok papà!” papà..quella parola mi faceva ancora tremare il cuore..
Alessandra mi guardò e disse “non riesci ad essere felice con un'altra donna,vero?” “no infatti..!” risposi io abbassando lo sguardo,lei si avvicinò e mi carezzò il volto “ehi,guarda che neanche io ritroverò mai un rapporto così perfetto,e neanche voglio trovarlo,lei è ancora qui,in ogni piccola cosa di quel bambino” a dire quelle parole la sua voce si smozzava,e lei cercava di nascondere le lacrime,ma non poteva,non con me,non poteva nasconderle come neanche io potevo; Era troppo doloroso seppur passati molti anni..La vedevo che soffriva,che aveva ancora negli occhi tutti i ricordi di quella sera e di quella ragazza. Ogni tanto si fermava e facceva tre respiri profondi "non voglio che scompariate dalla mia vita Fede..Io voglio vedere Kurt il più possibile,se riesci a fare ancora questo viaggio..É come un anestetico perchè con lui mi sento ancora tra le braccia di Emma,e ne ho bisogno,come l’aria" disse sempre con la voce smorzata dal pianto,io l’abbracciai e risposi “Alessandra,noi non ce ne andremo,cercheremo un posto qui vicino dove vivere,se sarà necessario,se è questo che vuoi!” “potete vivere qui,con me!” rispose come se si fosse ripresa da uno stato ti trance e io dissi “creeremmo disturbo..” “no,assolutamente,anzi,restate,vi prego!” feci cenno di si e lei mi abbracciò sorridendo,Kurt entrò di nuovo nella stanza,coi jeans strappati e la magliettina dei nirvana,i capelli ancora spettinati come quando si era alzato così dissi “e i capelli pensi di lasciarli così nanetto?” lui rispose con tono sprezzante “scialla! Odio dare ordine ai capelli,devono stare liberi!” Alessandra che stava preparando un piatto di dolcetti si lasciò cadere tutto dalle mani e cacciò un gemito “diceva così anche lei!” cadde a terra in ginocchio e,con le mani tra i capelli color legno,ricominciò a piangere,Kurt le andò in contro e la strinse forte,Io la guardai e dissi distogliendo lo sguardo un attimo per non piangere "si.." Ed era vero.
Avvolsi in un abbraccio il più affettuoso possibile tutti e due e sentii Kurt sussurrare "sono felice papà." Forse aveva ragione,forse,dopo così tanto tempo che era passato,avremmo potuto ricostruire una famiglia felice,anche se fuori dal normale.

Nel pomeriggio guardai Kurt che era davanti alla televisione a guardare “buffy l’ammazzavampiri” proprio come sua madre,e sorridendo gli dissi “ok bricconcello,ora andiamo a vedere un posto che tua madre adorava,insieme alla zia Alessandra” così uscimmo tutti insieme,Alessandra vedendomi guidare con così tanta prudenza disse “non pensavo guidassi così sai?” io sorrisi e continuai a guardare la strada,Kurt mise su il cd “nevermind” dei Nirvana,così Alessandra gemette di nuovo dicendo “era il suo,lo adorava!” io sorridendo dissi “è un piccolo scatenato!” e carezzai la testa a mio figlio,ci fermammo davanti al punto di ritrovo del gruppo di amici che io e Emma frequentavamo,ci avvicinammo cauti al luogo,e Kurt osservava interessato,lì c’erano tutti,ancora da quelle parti a non far nulla come un tempo,Camilla,che era una grande amica di Emma,si avvicinò e mi disse “e così è lui il figlio di Slayer,quello che ce l’ha portata via!” “moderati,Ele-Toro!” disse Alessandra difendendo il bambino,Camilla rispose inferocita “cosa pensi di fare,ragazzina secchiona?” lei diede una spinta forte,facendo cadere Ele,che rialzandosi le si avvinghiò contro tentando di spegnerle la sigaretta in faccia,così urlai “ferme,cretine! Pensate veramente che lei vorrebbe questo?” si guardarono,e i loro sguardi si rabbuiarono improvvisamente,Alessandra corse tra le mie braccia,e vi si rannicchiò,Camilla fece un commento sarcastico “ora te la fai con la migliore amica che ce l’ha cambiata così tanto Slash? Non ti ci facevo sai? Puah,che schifezza!” io le ringhiai contro e stringendo più forte Alessandra e con l’altro braccio la mano di Kurt mi allontanai,lui era rimasto zitto,ad osservare tutte quelle persone che io e la madre frequentavamo,poi quando ci fummo allontanati mi chiese perplesso “papà,quei ragazzi odiano me e la zia?” io gli feci cenno di no e Alessandra gli diede un bacio sulla guancia,andammo a prendere un gelato,poi continuammo a parlare di Emma,di quanto fosse speciale..di quanto ci mancasse,e Alessandra continuava ad avere le lacrime agli occhi,così la carezzai e le dissi sorridendo “ehi,lei è qui con noi,sempre!” lei disse “la sento,ma ho bisogno di un suo abbraccio,di quelli forti,lo anelo da troppo tempo!” io continuai a fissarla,senza dire nulla,la frase di Camilla mi aveva fatto pensare..e se fosse veramente nato qualcosa fra me e Alessandra,sarebbe stato giusto? Durante tutta la giornata ripensai a quello che Camilla aveva detto.. Mi continuava a girare e rigirare in testa anche se cercavo di non dargli peso. E mentre io ero assorto nei miei pensieri piú profondi, Kurt e Alessandra si raccontavano le cose più disparate. Io li vedevo, vedevo che muovevano le labbra, che sorridevano.. ridevano, che si abbracciavano eppure i miei pensieri sovrastavano tutto, erano tanto intensi da isolarmi dal resto. A un certo punto , Kurt venne verso di me correndo e mi strinse tanto forte da togliermi il respiro , sussurrandomi "papà..ti voglio bene". Alessandra ci guardava con un mezzo sorriso ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva. Ritrovava la ragazzina ribelle in ogni gesto di mio, nostro figlio. Andai da lei con Kurt ancora avvinghiato ai miei fianchi e l'abbracciai forte "andrà tutte bene finchè saremo uniti"
 
   
 
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