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Autore: directioners12345    05/08/2013    3 recensioni
Una ragazza come le altre,una ragazza che teneva i suoi demoni dentro di se,la sua storia, una ragazza diversa,una ragazza che non mostrava i suoi sentimenti, una ragazza che non si faceva conoscere,neanche a se stessa, una ragazza che aveva deciso di spegnersi,ma che poi è riuscita a raccontare di se stessa, è riuscita a scacciare via quei mostri dentro se, è riuscita a farsi vedere per com'è veramente, si è mostrata, ed è tornata a "Vivere".
Lei era morta.
Lui l'ha fatta rinascere.
Lei era nel buio.
Lui l'ha illuminata.
Lei era persa.
Lui l'ha trovata.
Lei odiava.
Lui le ha insegnato ad amare.
Lei non aveva un cuore.
Lui gliene ha donato uno.
Lei era sola.
Lui le aveva dato qualcuno per cui vivere.
Lei si odiava.
Lui l'ha amata.
Lei negava
Lui le ha dato qualcuno con cui parlare
Lei non credeva
Lui aveva fede
Lei era debole
Lui l'ha protetta
Lei stava in silenzio
Lui l'ha saputa ascoltare
Lei piangeva
Lui le teneva il fazzoletto
Lei gridava
Lui udiva
Lei moriva dentro
Lui l'ha stretta nelle sue braccia
Lei aveva voluto spegnersi
Lui,le ha dato qualcosa per cui
Genere: Drammatico, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Quella mattinata pioveva,ed io ero per l’ennesima volta in ritardo a scuola.
Le scale non erano mai state così faticose da salire e le mie scarpe mai tanto sporche di fango, il fango che stavo lasciando nel corridoio.
Dalla mia felpa  cadevano delle piccole goccioline che bagnavano il pavimento appena lavato.
Corsi velocemente verso la porta appena la vidi, e prima di entrare presi un respiro,pensando all’ennesima giornata noiosa che mi aspettava.
Dopo essermi fatta il mio esame di coscienza,afferrai la maniglia ed aprii.
Appena entrata mi accolsero le risatine dei miei compagni mentre chiudevo la porta alle mie spalle.
“Ancora una volta in ritardo, signorina Jhonson”
Mi richiamò la professoressa Umbridge.
Non distolse lo sguardo dai calcoli matematici che stava scrivendo alla lavagna mentre mi rimproverava. Aveva i suoi soliti tacchi vertiginosi che quel giorno erano in tinta con la gonna e la giacca grigia a righe,mentre la camicetta era di un color panna.
Il fazzoletto era sempre al solito posto: nella tasca della giacca pronto a pulire quel poco di gesso che le finiva sempre sugli occhiali.
Avanzai per andare a posto,quando vidi con la coda degli occhi che si voltò verso di me, chiamandomi ancora
“Voglio la giustificazione del tuo ritardo”
“Sa che non ce l’ho” – le risposi,mentre mi abbassavo il cappuccio e toglievo la tracolla.
Rise di poco nel sentirmi -  “Male” – mi disse, mentre scriveva sul registro.
Dopo la probabile nota scritta,si rigirò verso la lavagna,e continuò a scrivere inutili calcoli che non avrei appuntato sul quaderno.
Appoggiai la tracolla sulla sedia vuota affianco a me.
Realizzai dopo che ero sola,e che la mia compagna di banco non era affianco a me.
Mi domandai quale fosse il motivo della sua assenza,probabilmente pigrizia.
Mi sedetti, e tirai fuori il necessario per fare lezione,quando si udì un urlo gridare il mio nome e dei passi pesanti salire per le scale.
“DOVE SEI KIM?!”
Probabilmente la povera Adelaide,la bidella,aveva notato il “ricordino” che avevo fatto per terra e sulle scale.
Tutti i miei compagni nel sentire il mio nome si voltarono verso me,non capendo ovviamente cosa stesse accadendo.
“KIIM?” – urlò di nuovo Adelaide.
“Ops”
                                                                          *****
“Insomma Dean! Possibile che non riesci a disegnare un maledetto occhio?!”
La signorina Moody continuava a strillare contro Dean, e non la smetteva più.
Non era un grande artista, anzi non sapeva proprio disegnare, non ne era proprio capace.
“Mi dispiace signorina Moody” – si scusò lui, mortificato della sua mancanza di doti artistiche.
“Non si preoccupi” – mi alzai,interrompendo lo spettacolo poco gradevole che stavano dando all’intera classe, dirigendomi verso Dean con la matita,i colori e tutto il necessario per disegnare – “Lo aiuto io”.
La professoressa Moody sospirò,appoggiando una mano sulla mia spalla – “Pensaci tu Kim” – si girò,andando a controllare i lavori degli altri.
Poggiai la sedia di fianco a Dean,e mi sedetti.
“Grazie Kim” – mi sorrise.
Il suo sorriso era molto contagioso tanto che non riusciva a non farmi sorridere a mia volta.
“Sei un disastro” – gli dissi,provocandogli una piccola risata.
“Ci sto provando!” – si mise una mano tra i capelli,sospirando – “non ce la faccio più” – si lamentava come un bambino, anche se normalmente i bambini amano disegnare.
Afferrai la sua matita,e gli dimostrai che con un po’ di impegno e più precisione poteva farcela.
“Devi essere più fermo” – avvicinai il viso al disegno: mio vizio -  “Più delicato” – continuai, disegnando un cerchio, ovvero la pupilla dell’occhio.
Iniziai a fare il chiaro scuro con le altre matite, dimenticandomi di Dean per un momento, ma ricordandomene quando lo trovai mezzo stesso sul banco, con un braccio piegato e la mano che reggeva la testa.
“Ma come fai?” – mi chiese,immerso nel lavoro che stavo facendo.
“Non lo so” – alzai le spalle – “Mi viene naturale, a differenza tua”.
Rise,tornando poi subito serio.
“Forza,prova tu” – gli porsi la matita tra le mani,incitandolo a provare.
“Non ci riuscirò mai” – la prese scoraggiato.
“Andiamo” – gli diedi una pacca sulla spalla,incoraggiandolo.
“La odio questa merda!” – lanciò la matita sul banco che finì poi per terra.
Non riuscii a trattenere una risata nel vederlo sbottare all’improvviso,alzando il viso verso l’alto.
Rise anche lui nel vedere il mio divertimento – “Kim” – mi richiamò ridacchiando.
“Dean non dire parolacce!” – lo rimproverò.
“Ecco Dean,non dire parolacce” – lo presi in giro imitando la voce della Professoressa Moody,cercando di avere un tono duro.
“Kim, smettila o ti mando dalla preside”
“Aha!” – disse Dean
Alzai le braccia al cielo e imbronciai il volto in segno di non aver capito.
“Ma-?”
“-Niente ma,Jhonson,fate silenzio” – disse ad entrambi.
Annuimmo per darle ragione,ma non riuscivamo a cessare le risate.
“Allora,il disegno..” – Dean si calò sotto il banco raccogliendo la matita,e quando tornò su trovò me con la mano davanti alla bocca che cercavo di trattenere le risate.
“Kim..” – a stento si tratteneva anche lui.
Di tanto in tanto si sentivano delle risatine che non riuscivo a trattenere, e la Professoressa Moody,per mia sfortuna, se ne accorse.
“Jhonson!”
                                                                *****
Non riuscivo davvero a capire come le bidelle potessero sempre e solo arrabbiarsi con i ragazzi di come facevano stare i bagni,anche quello delle ragazze era orribile: caccole appese sul gabinetto,scritte e dichiarazioni sui muri e assorbenti ovunque.
Un vero e proprio schifo.
In quei pochi centimetri quadrati di bagno in cui potevo stare,mi appoggiai alla porta,l’unico oggetto intatto e pulito.
Sentii delle ragazze entrare correndo e agitandosi.
“Oh dio, hai visto come mi ha guardata? Hai visto? Oh..è un amore” – potei sentire delle voci affievolite e dei risolini.
“Sono sicura che ti sbava dietro”
Alzai gli occhi al cielo, pensando perché proprio in quel momento dovevano entrare delle ragazze montate che vivevano nel loro mondo di arcobaleni ed unicorni.
“E’ bellissimo,siamo fatti per stare insieme!”
Ma perché? Cosa avevo fatto di male?
Stavo per aprire la porta ed andarmene quando mi vibrò il telefono.
Per caso L’Umbridge aveva i pantaloni invece della sua solita gonna oggi? Sai com’è,piove”
Sorrisi nel vedere quel messaggio, il messaggio della mia compagna che quel giorno mi aveva abbandonata da sola: Julie.
No,purtroppo. Sai,godersi la pioggia da sola non è il massimo”
Colpa di questa stupida febbre. Ma Hey,grazie per l’interesse”
Ridacchiai alle sue parole.
Deve essere alta se tua mamma ti ha tenuta a casa. Quanto hai?”
“39. Vedi? Le preghiere servono”
“Preghiere o no, ti sei persa le strillate di Adelaide”
“Non ci credo! Ah,Miseriaccia!”

Le ragazze che erano fuori dal bagno continuavano a darmi fastidio con le loro risatine e i loro “Oh dio,questo ombretto è fantastico!” mentre si truccavano.
Dopo la scuola vengo a trovarti” – La informai.
Oh,grazie tesoro” -  scherzò - “Dai vai a fare lezione. Prometto che ti penserò mentre starò qui nel mio lettuccio caldo”
Stronza.” – Il mio insulto era accompagnato da uno smile alla fine, per essere più ironica.
“Forza ragazze,in classe!” – urlava Adelaide – “Forza prima che suona la campanella!”
Devo andare, Adelaide alla riscossa!”
“Haha. Ci vediamo dopo. X”

Le lasciai l’ultima parola, e riposai il telefono in tasca mettendolo in silenzioso.
Quando uscii trovai ancora quelle ragazze davanti allo specchio a truccarsi.
Si voltarono tutte quante contemporaneamente verso di me,squadrandomi dall’alto in basso.
“Problemi?” -  dissi loro.
Notai che quella al centro, il “capo del gruppo”, era April Anderson, la stronzetta che pochi giorni fa buttai nel cassonetto dell’immondizia perché mi aveva fatto irritare.
Abbassò lo sguardo nel vedermi,e tornò poi a truccarsi.
“Andiamo Kim,Andiamo!” – arrivò Adelaide a rompere quel silenzio imbarazzante.
“Arrivo,arrivo!”
                                                                            *****
La noiosa lezione di religione sembrava non finire mai,e niente mi interessava, essendo atea.
E poi,anche se fossi stata credente, facevamo tutte le religioni tranne la nostra.
“Professoressa Cooman,posso andare in bagno?” – chiesi educatamente alzando la mano.
“Jhonson,perché vai in bagno sempre nelle mie lezioni?!” – si irritò.
“Con tutto il rispetto, Professoressa Cooman, non vorrei rischiare di addormentarmi”
Sospirò,sembrò quasi arrabbiata, ma le bugie non si devono dire,giusto?
“Eh va bene,vai”
Mi alzai velocemente e mi diressi verso la porta,come se appena l’oltrepassassi mi liberassi da una prigione.
“Ma non metterci troppo, mi raccomando!” – non feci in tempo a sentire tutte le parole che mi disse la Cooman che chiusi la porta.
Ne avevo abbastanza di sentire cose che non mi interessavano affatto.
“Dove stai andando,Kim?” – Adelaide era sempre lì nei dintorni che mi metteva le spalle al muro.
“La Professoressa Cooman vuole che vada a prendere la sua cartellina nella sala professori,sa, l’ha scordata lì”
Ovviamente non volevo andare in bagno,e dovevo togliermi Adelaide di mezzo per avere la via libera.
“Sta qua,vado a prenderla io” – mi disse.
“D’accordo” – dissi,con le mani in tasca e alzando le spalle.
La vidi scendere furtivamente e in quella manciata di secondi, avevo il tempo di scappare e correre per andare sul tetto.
Fortunatamente non c’era nessuno nei corridoi di sopra essendo nel pieno orario delle elezioni.
Non appena misi piede fuori da quella gabbia di matti,presi una forte boccata d’aria.
L’aria era pura fuori,invece lì dentro c’era solo odore di caffè e di gesso.
Pioveva ancora,ma leggermente rispetto a stamattina.
Andai al mio solito posto,ovvero sul bordo del tetto e mi sedetti.
Il suono delle gocce era molto piacevole,e la loro freschezza che potevo sentire mentre mi cadevano sul volto ancora di più.
Di tanto in tanto si sentivano le macchine passare ed anche gli autobus.
Alzai il viso verso l’alto,assaporando quel momento di tranquillità che dopo non avrei avuto.
“Sei tu Kim Jhonson?”
Sentii una voce maschile chiamare il mio nome,una voce pesante.
Mi guardai subito intorno,tornando col viso dritto e girando la testa a destra e a sinistra ma non vidi nessuno.
Guardai di sotto,ed era vuoto.
“Allora?”
Capii dopo che la voce che mi continuava a fare domande era dietro di me.
Mi girai lentamente,trovando un ragazzo alto e di grande statura.
“Tu chi sei?” – chiesi tranquillamente. Cosa voleva questo ragazzo da me?
Dietro la sua imponente figura avanzarono altri due ragazzi,supposi due amici.
“Dunque sei Kim Jhonson?” – continuò a chiedere.
Mi alzai ed annuii semplicemente,aspettando che si presentasse.
“Quindi sei tu che hai buttato la mia sorellina nel cassonetto dell’immondizia”
Mi si formò un nodo in gola.
Avevo un fratello arrabbiato ed enorme di fronte a me, che non si sarebbe fatto scrupoli a rivendicare la sua amata sorellina.
“Si” – provavo a non far vedere quanto timore mi incuteva.
Rise di nuovo – “Sai che non si trattano le ragazze in questo modo,vero?”
La sua mossa successiva mi fece sobbalzare: mi afferrò il braccio con forza tirandomi più vicino a se.
Lo guardai aggressivamente notando la sua mossa.
“E come si trattano,così?” – avevo un leggero affanno mentre dicevo quelle parole.
Mi lasciò andare. Accarezzai la zona in cui mi strinse,provando un leggero dolore.
“Lasciami in pace”- dissi con tono fermo provando ad intimorirlo, ma ovviamente non avrebbe funzionato.
“Non posso proprio” – socchiuse gli occhi mentre mi guardava,intenzionato a portare a termine qualsiasi cosa avesse in mente.
Provai a scappare cercando si superarlo,ma i suoi amici mi fermarono.
“Hey hey, dove credi di andare?”
Non avevo mai desiderato così tanto che Adelaide venisse a scoprire il mio nascondiglio durante le lezioni.
“Non ci metteremo molto” – una mano si poggiò sulla mia spalla.
Mi voltai lentamente,cercando di capire cosa volesse fare, quando ebbi quasi subito la risposta.
Un pugno prese la mia guancia destra,facendomi cadere per terra.
Fu potente,molto potente.
Alzai un braccio,e con la mano pulii il poco sangue che mi uscì dalla bocca.
“E’ tutto quello che sai fare?” – i miei capelli lunghi mi coprivano il viso in quel momento,e mi divertii parecchio a provocarlo.
Si irritò, ed avanzò pericolosamente verso me,afferrandomi per i bordi della felpa.
“Kim!” – sentii urlare il mio nome.
Notai che Anderson guardò dietro di me – “E tu chi diavolo sei?” – gli chiese.
“Lasciala andare immediatamente” – la voce dietro di me diventò aggressiva.
Anderson rise – “Se no che fai?”
“Chiamo la preside”
 
Dean.
Anderson divenne serio all’improvviso,temendo le parole di Dean.
“Ride bene chi ride ultimo,non è così?” – ridacchiai nel vederlo preoccupato.
Socchiuse ancora una volta gli occhi squadrandomi,poi decise di lasciarmi andare,facendomi cadere per terra.
“Andiamocene” – disse ai suoi amici,che lo seguirono sparendo all’interno della scuola.
Sentii dei passi in lontananza correre verso di me.
“Kim,Kim! Ti senti bene? Che ti hanno fatto?” - Dean era al massimo della preoccupazione.
“Sto bene” – risposi con voce fina,alzando il busto e pulendomi la felpa nera.
“Dai,vieni” – mi aiutò ad alzarmi,mettendo un braccio intorno a me.
“Come hai fatto a capire dov’ero?” – chiesi sorridendo. Ero contenta che mi avesse trovato,anche se mi divertivo a provocare Anderson.
“Ti conosco troppo bene ormai”- mi sorrise a sua volta.
Quando Dean sorrideva era davvero carino.
Scosse la testa,cercando di togliersi i capelli lisci e mori davanti agli occhi,mostrandomi così i suoi occhi azzurri.
“E’ meglio andare in infermeria” – mi propose.
“No,andiamo in classe” – protestai subito.
“Ma Kim,devi-“
“-niente Kim,sto bene” – lo rassicurai,pulendomi nuovamente quel poco sangue che mi era rimasto un po’ più al di sopra della bocca.
Sospirò – “Va bene”.
                                                                        
 
 
“Non dovresti essere nel bagno delle ragazze,sai?”  - Dean aveva insistito affinché mi accompagnasse in bagno,aveva paura che Anderson mi trovasse di nuovo.
Alzò le spalle,infischiandosene.
“Che è successo a quel tuo povero visetto,Jhonson?”
April era appena dietro le spalle di Dean.
Appena la vidi l’istinto omicida partì all’istante.
Avanzai pericolosamente verso lei, ma Dean mi fermò – “Kim,calmati,forza”
“Io l’ammazzo”
“No,Kim,calmati” – mi afferrò il viso,e incontrando i suoi occhi mi calmai.
“Che cosa vuoi,April?”
“Siamo nel bagno delle ragazze,ricordi? Non sono venuta per te”
Mi passò accanto,facendolo apposta.
Provai a fregarmene e continuai a pulirmi il sangue.
“Chi ti ha ridotta così,eh?” – come se non lo sapesse. Si divertiva a provocarmi,ma non mi sarei fatta mai mettere i piedi in testa da una come lei.
“Sparisci,l’odore della spazzatura si sente ancora”
“Wooah” – Dean mi fece un mini applauso per la risposta appena data.

1 a 0 per me.
Sorrisi nel sentire Dean dietro di me elogiarmi,e nel vedere la faccia di April irritata.
“Oh scusa,ti ho offeso?” – le dissi poi, continuando a farla innervosire.
“Sta attenta a come parli,Jhonson” – mi avvertì.
La ignorai e buttai il fazzoletto leggermente macchiato di sangue nel bidone li affianco ai lavandini.
“Andiamo” – dissi a Dean,spingendolo leggermente.
Sei sola” – disse April.
Mi fermai alle sue parole, senza voltarmi.
“Non cercherei di fare tanto la fighetta se fossi in te,sappiamo tutti che quella senza amici,senza nessuno accanto a se, sei tu”
Dean la osservava con uno sguardo arrabbiato,mentre io, non mi ero nemmeno degnata di voltarmi e guardarla negli occhi.
“Nessuno vuole fare amicizia con te ne tantomeno starci. Rassegnati”

Mi decisi a voltarmi,ed a guardarla negli occhi.
“Oh scusa,ti ho offeso?” – ripeté le mie stesse parole.
Pensò di irritarmi,ma non fu così, affatto.
“Kim è una bellissima persona,non devi trattarla co-“
Dean,che provò a difendermi e a farmi onore,fu interrotto..da me,o meglio, dalle mie labbra che si posizionarono sulle sue.
“Jhonson?!”
  
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