Buona Lettura…
C’era una volta…
Naruto, Sakura, Sasuke: la loro storia è ancora aperta…manca la
chiusura.
[Sasu/Saku]
“Nessuno ne parla più da tempo…”
“Qualcuno sì, sempre”
“Incredibile come certi fatti, prima o poi, passino di moda”
“Per certa gente, non per me e te”
C’era una volta il clan Uchiha:
il migliore, dicevano. Poi un giorno il
lupo cattivo volle mettersi alla prova e il clan non fu più: tranne che per
lui e quell’altro poveretto.
C’era una volta un team, detto
il “team seven”, composto da tre ragazzini
estremamente diversi fra loro: c’era il tipo esagitato e buono; la bambina infatuata e brillante; e il cane
solitario: impassibile bestiola senza più famiglia. Successe, un giorno, che
quest’ultimo decise di provare a vendicarsi e uccidere quel lupo che l’aveva deluso, grandemente,
privandolo di tutto. E il team si
spezzò come si spezzarono metaforicamente i cuori dei componenti e, tra loro,
un fragile cuore di bambina perse un battito…e cominciò a sanguinare. Perché,
come in tutte le storie era nato l’amore.
Ed è ovvio, il poi, no? Anche nelle fiabe più belle si formano delle
peripezie crudeli: e la ragazzina fu costretta ad urlare il suo amore troppo
tardi, e a dare il via alla lunga attesa.
E iniziò il calvario.
Era nata anche l’amicizia nel
gruppo: pura, lieve dolce amicizia fra la bestia e il contenitore buono della
bestia. Però…è una storia fredda questa… e si sa…pure l’amicizia crollò sotto
il peso di incomprensioni troppo grandi. La
bestiola pensava solo alla vendetta e al lupo, ma lasciò in vita l’amico, col senno di poi.
C’era una volta la felicità che
regalava sorrisi spontanei al mondo. Poi un giorno venne l’odio a spegnere
tutte le risate. E il dolore maturò.
“Sembra lontanissimo il tempo
in cui eravamo sempre alla ricerca”
“Già…”
C’erano una volta due ragazzi:
un maschio e una femmina perennemente in viaggio per riportare a casa ciò che il lupo cattivo aveva lasciato in vita. Non pensavano ad altro, questi
due, e lasciarono correre la loro adolescenza senza soffermarsi un attimo su di
essa. Non ebbero né il tempo né la voglia di fare i ragazzini.
C’era chi cercava un amico. Nonostante le ferite aperte.
C’era chi cercava un uomo. Nonostante l’impotenza del suo amore.
C’erano una volta un cane e un
lupo solitario che, ritrovandosi dopo tanto
si diedero finalmente e follemente alla
guerra, lottando chi per la propria vittoria chi per la vittoria degli spettri
della sua famiglia, e poi, per la sua personale, ovvio.
“Dicono che vinse”
“Usi il passato remoto,
Sakura_chan?”
“E te ne stupisci?”
C’erano una volta due individui
sull’orlo della speranza, che assistevano
da lontano ad un combattimento dal quale volevano uscisse quel vincitore che li aveva fatti tanto penare.
Nelle storie nascono
contraddizioni grandi: si può credere
ancora in qualcuno che ti ha voltato le spalle? Loro certamente sì, erano
fatti così. E se chiedete loro se abbiano voglia di rifarlo, lo rifarebbero: appoggerebbero la fonte delle loro disgrazie
esistenziali. Ancora.
“Ha vinto, ne sono certo”
“Comincio a nutrire dubbi, Naruto_kun, sai? Non so che mi prende…”
C’era una volta un vincitore. Mezzo distrutto ma vivo.
C’era una volta un vinto. Un lupo che era morto con il sorriso sulle
labbra:aveva tenuto in vita il suo uccisore. Buffo, no?
“No, non li abbiamo mai avuti,
non ora, resisti”
“Pensi che prima della morte
riusciremo nel nostro obiettivo?”
“…non penso e neanche lo credo.
Lo so”
“Posso ridere?”
“No”
“Scusa, ma non ci riesco”
“Allora ridi, dai”
“Oramai abbiamo incassato il
colpo. Si può ridere, ok?”
“D’accordo….”
C’era una volta…e ci sono
ancora due ninja pieni di vita e sani principi, i protagonisti per eccellenza
di una storia che ingloba più generi.
C’era una volta un sogno, il
loro… e c’è ancora: vederlo ritornare.
Riavere il proprio cane.
Si accontentavano e si
accontentano di poco: non hanno mai pensato per sé, ma solo per lui, e semmai per l’assieme.
C’era una volta un noto
traditore. Che fine ha fatto?
“Ti va di fare una passeggiata
fino alle porte di Konoha?”
“Ehi, non è che ci provi di
nuovo?”
“E chi lo sa, metti che
arrivi…”
“Andiamo, testa quadra”
“Ora posso ridere io?”
“…se vuoi…”
***
E’ una notte stellata e la
quiete regna sovrana, oramai anche laddove l’uomo randagio va, arrancando sotto
il carico dei suoi molti anni bui. Cammina in silenzio da anni come chi non ha
ancora ottenuto appieno i suoi obiettivi, a capo alto, certo ma a sguardo
perso. Ogni passo rappresenta un pensiero che ritorna, ogni due passi il pensiero
ricorrente lo attanaglia, ogni dieci e o venti o cento non ce la fa più:
vorrebbe porre fine a quei pensieri- immagini- parole che lo rendono debole e
sempre più complesso. Eppure continua a camminare come chi ha una meta ancora
non del tutto decisa, come chi si avvia su un percorso, pronto però sempre ad
uscirne per imboccare una strada nuova. E’ bello, alla luna, anche se stanco e
provato dalla vita che lui stesso ha
cercato, è bello e si mantiene distaccato dal mondo che lo circonda: non
c’è dialogo fra lui e la luna né fra il vento e il suo essere. Indossa vecchi
vestiti strappati, un abito che un tempo deve essere stata una veste ma che ora
non è altro che un pezzo di straccio grigio pronto a sgretolarsi
definitivamente da un momento all’altro. Non porta armi con sé, la sua spada
l’ha lasciata tempo fa, in una radura deserta, liberandosene con piacere perché
tanto non gli occorre più. Appare
pacifico ed è vero: il pellegrinare a vuoto lo ha modificato, non sente nessun
bisogno di provare sentimenti duri. Si è lasciato alle spalle pure l’odio, fra
le tante cose; ha risolto la questione per cui viveva, avendo la meglio sul
fratello, e da allora, da quando non ha più vendetta, non ha visto più il
motivo di corrodersi di quella sensazione scomoda ed eccitante che appunto è
l’odio. Ha vinto, ha finito il suo operato anni addietro. Eppure non trova
pace, non si è ritrovato come voleva. Non è libero. Non vive bene. E così da
tempo. E’ ancora testardo e ostinato, però, quello sì, di un’ostinazione esasperante.
Continua a sapere cosa fare per dare una svolta alla sua atroce stasi ma non fa
nulla per darsi una spinta, per procedere. La soluzione l’ha in mente, il
traditore e lo confermano i pensieri affaticanti che vanno a finire solo e
soltanto su di un punto: lei, lui e gli
anni passati assieme. Come se leggesse una storia gli vengono in mente “I
c’era una volta” della sua infanzia, a cominciare dalla perdita della famiglia,
al lupo, per arrivare inesorabilmente a quei due sciocchi con i quali faceva
parte di un team. C’erano una volta…come si chiamavano…Sakura e Naruto a
tenerli compagnia. Lui era sempre radioso, determinato e non c’era giorno che
non sorridesse soddisfatto…Lei era bella, aveva quegli occhi verdi che tanto
incrociavano i suoi, occhi verdi spesso spalancati sul mondo e su di lui; gli
regalava belle parole, quotidianamente, elogiandolo come un Dio, facendolo
sentire il meglio. Lei e lui lo
rendevano partecipe di ogni cosa, ancora un po’ e parevano la sua famiglia, i
suoi fratelli: Naruto come il fratello che ha
desiderato ma lei…forse una sorella no. Era troppo poco, una sorella. Non
la considerava così, assolutamente. Quando l’aveva affianco doveva sempre
sorbirsi quelle frasi sdolcinate e sbuffava, lanciandole certe occhiate
infastidite, ma tanto non la smetteva, in ogni caso non si arrendeva, quella
ragazzina brillante, continuava imperterrita a seguirlo in tutto e per tutto facendo finta di non vedere il fastidio negli
occhi di lui. Lo seguiva come fosse lei, la bestiola solitaria, come fosse lui
il padrone; e delle volte avrebbe voluto che così fosse davvero. Anche quella
notte di Luna forse piena nella quale aveva preso la sua decisione: andarsene
via dal Villaggio, lei sarebbe stata disposta a seguirlo, le leggeva dentro che
assurdamente non voleva null’altro al mondo. Per tutta risposta l’aveva
abbandonata, lasciandola ad un altro padroncino, o almeno così aveva creduto.
Gli pare ancora di sentirsi, nella notte, sussurrarle quelle due parole all’orecchio:
“Thank you”…non era stato a
pensarci molto, le aveva dette e basta congedandola in un modo ancora più insensato. Perché l’Uchiha ha dato
speranza a quella bambina e se ne è reso pienamente conto, è per questo che
scuote il capo, e poi si ferma, alzandolo al cielo pieno di stelle, tante, mai
cadenti per uno come lui. Chiude gli occhi e immediatamente le proiezioni del
passato tornano a farsi vedere: davanti a lui, sembra, ma nella sua testa,
sono. C’è anche lui da bambino, fra di esse, ha le mani in tasca e segue da
dietro il suo team, quei tre pazzi, compreso
il maestro Kakashi. Si rivede scherzare con
loro, a modo suo, ovvio…ma scherzava anche se impassibile, scherzava. Da quando
aveva perso tutto gli pareva che i momenti passati con quei tre gli donassero
un po’ di…calore? Ma era stato poco a pensarci su: ha frantumato tutto, come
gli Uchiha fanno, rivelandosi esattamente uguale a quel lupo cattivo. Assurdo.
Ma ora il lupo è stato sconfitto…. Il fatto è che la soddisfazione di aver
vinto è durata poco, pochissimo. E tutto perché… Possibile che sia tutto a causa loro? Si è chiesto innumerevoli
volte, aprendo il libro della sua storia, non del tutto conclusa. Ha sbagliato
ogni cosa, pare, ma è troppo orgoglioso per ammetterlo. E intanto è immobile,
ma anche se non cammina, non sa di essere più vicino del previsto a ciò che
anni e anni ha cercato di non pensare, inutilmente sempre.
“Sasuke!” “Tornerai con me!” “…perché sei il legame che ho a lungo
cercato” “Sasuke lo fermerò io!” “Sakura…sei tu”
Tende un braccio nell’aria
oscura, come ad afferrare le mani di coloro che vede… Ma non c’è nessuno
davanti a lui. Nessuno. La solitudine lo opprime. Ma non lo ammette. Sta male.
E il male l’ha imbruttito. Ma non lo ammette. Ha bisogno di tuffarsi nella
gente del passato. Ma non lo ammette. Dannato Sasuke Uchiha… - Ammettilo,
ammettilo avanti!- gli dice lei, chissà dove. – Ammettilo! – fa lui, urlando.
C’era una volta Sasuke Uchiha…E
c’è ancora, anche se è passato di moda.
Ha vissuto anni in
pellegrinazione verso luoghi il più possibile distanti da quelli di origine ma
alla fine…la vita è circolare, un
ripetersi continuo: tutti tornano, prima o dopo, da dove sono venuti.
Un giorno ha provato a
specchiarsi in un pozzo d’acqua: sconosciuta quasi la figura specchiata.
Malandata, selvaggia, provata. Gli è parso di sentire delle risate rivolte
verso di lui. Da quella volta non ha voluto più vedersi. Il male l’ha reso
oppresso, diverso dalla sua natura.
***
- Fra un po’ sorgerà il sole-
mormora una donna adulta, girando il capo alla sua sinistra per incrociare lo
sguardo intenso dell’uomo che ha affianco.
- Esattamente fra quindici
minuti. Quante albe avremo visto? – le risponde con una domanda, l’adulto
biondo e alto.
- Tante. Siamo diventati per
forza dei mattinieri.
- Puoi dirlo, tutti dormono
ancora tranquillamente e noi!
- Però…non ti è familiare,
quest’abitudine?
- L’alba porta speranza nuova.
Sì.
- Mi dai la mano, Naruto?
La donna porge la mano all’uomo
che la prende e la stringe forte, come per paura di perderla, mentre lo sguardo
di entrambi si perde melanconico all’orizzonte vasto.
- Come sta la bambina? Si è
ripresa da quella brutta influenza?
- Sì, sta benone, ora. E’
tornata vivacissima. Fa penare sua madre…eh, ma Hinata è pazientissima.
- E’ carina, tua figlia.
L’adoro. – afferma con un lieve sorriso sulle labbra secche lei, annuendo.
- Grazie, ma lo sai che ti
adora pure Haruna, no?
- Sì, c’è un rapporto speciale
fra noi due.
- Sei come una zia acquisita,
Sakura_chan.
- Sono orgogliosa d’esserlo.
Sono sempre da voi, in pratica. L’ospite invadente…
- Ma che dici?! Ti ho detto che
se vuoi puoi venire a stare da noi! E’ anche più vicino all’ospedale dove
lavori! – esclama lui, lanciandole un’occhiata dolcemente esasperata e quasi
severa.
- Posso avere ancora un po’ di
tempo per decidere?
- Mmh…però decidi.
E tacciono, consapevoli del
significato dell’alba che sta arrivando: loro fissazione, messaggera di
qualcosa di probabile… Non hanno mai smesso di credere che porti qualcuno con
sé.
***
Ha ripreso a camminare, le sue
gambe vanno da sole, come i suoi pensieri d’altronde. Non sa più neanche come
suona la sua voce: sono mesi e mesi che non parla. Gli unici esseri umani cha
ha visto sono quelli delle città che ha oltrepassato, in cerca di cibo. Ma
mangia poco, è dimagrito, è magro come un chiodo, selvaggio più che mai. In
ogni caso non può andare avanti così, è anche questione di vita fisica.
Allunga il passo e poi corre,
vento in faccia, leggero. Pare un rapace che vola a bassa quota in cerca di una
preda. Salta da un albero all’altro, e ogni albero gli ricorda qualcosa…C’è un
odore nell’atmosfera che gli giunge familiare.
Ma non si ferma, perché se lo fa, non sa se avrà mai più voglia di
ripartire.
***
- E’ l’alba…
- E’ l’alba…-ripete l’adulta, e
poi sospira profondamente, aumentando l’intensità dello sguardo al mondo-
ancora cinque minuti…-aggiunge, implorante e ostinata.
- Anche dieci, giusto perché
oggi è Domenica e poi perché…
- Sono esattamente 20 anni e
due giorni e mezzo che lui se ne è andato.
- …già?
- …già.
***
“E’ l’alba” pensa il selvaggio,
aumentando la velocità della sua corsa verso dove il suo inconscio lo sta
conducendo. Ne ha passate tante, filtrate attraverso le foglie delle foreste
che ha attraversato. Tutte uguali. Monotone. Deve ancora venire l’alba
decisiva…
***
- Un paio di minuti, dai, solo
un paio di minuti…
***
Qualcosa dentro si muove. Il
cuore batte, batte martellante, lo sente come batte forte a ricordargli che
qualcosa sta succedendo. I suoi piedi toccano terreno conosciuto e, finalmente, se ne rende conto, con una
smorfia di dolore. Ma non si ferma. Si morde le labbra mentre un senso
d’angoscia lo prende. E’ come se sapesse, ha l’egoismo di pensare,che qualcuno
a poca distanza lo sta aspettando. E sa benissimo anche chi, e il solo
ipotizzarlo gli fa male e bene contemporaneamente: ha evitato per anni di
arrivare a quel punto non
considerandosi pronto. Ha evitato per anni tutti i percorsi che lo avrebbero
potuto condurre lì…è scappato, rivelandosi insolitamente codardo. Perchè
i legami lo spaventano e lo attirano.
Come fosse caduto in una
trappola comincia a sudare freddo e a provare ansia, tanta ansia, ma non smette
di correre anche se manca poco alla
conclusione del romanzo che ha fatto l’impossibile perché non venisse mai.
Ancora un paio di alberi da
superare e tornerà a far parte della storia, voltando pagina fremente e
addolorato, cominciando a scrivere parole nuove.
***
- Non ti pare di udire dei
passi?
- …veloci, ritmati passi. Hai
ragione- la donna stringe e stringe la mano dell’amico.
- Meno di un minuto, penso.
- E’ una sola persona.
- Una sola persona.
***
Scorge le porte del villaggio,
ambientazione del “Cera una volta…”.
Il dolore è quasi accecante.
Scorge figure.
Una fitta dentro lo costringe e
rallentare.
Scorge due figure.
Trema inconsapevolmente,
costretto a camminare e basta.
Riconosce due frammenti
cresciuti del passato.
Fa due passi ancora e si ferma,
lanciando un urlo di sfogo.
***
- …a c c
i d e n t i…Sas’ke?
***
“Sono loro?”
***
L’uomo biondo si lancia all’attacco, pare impazzito,
lasciandosi alle spalle l’amica, attonita.
Sfreccia nel vento e in un
attimo la storia continua.
Manda a farsi fottere il
rancore, la rabbia, il dolore. Supera ogni barriera e fa un unico gesto: gli porge la mano dopo venti anni di
illusioni.
***
Lei se ne sta immobile,
incapace di reagire; gli occhi le bruciano ma reprime le lacrime, fissando
rapita i suoi due compagni di team guardarsi,
studiarsi, ritrovarsi. E le pare che siano sempre uguali, che siano ancora i
due bambini dell’infanzia, tutto litigi e amicizia.
Non sembra che il tempo sia passato, apparentemente ritornano indietro con
gli anni, rivelandosi due ragazzini che si stanno rappacificando dopo una
litigata bestiale. Stringe i pugni,
si fa sanguinare le labbra tanto le morde, ma non muove un dito. E’ rapita ad
osservarli in profondità a notare poi che sì qualcosa è cambiato. Il suo Naruto è diventati uomo, è padre, è
Hokage, sa benissimo che non è più l’ingenuo baka di una volta, mantenendo però
la bontà e l’onestà, classiche caratteristiche. E poi…è semplicemente unico:
reagisce, reagisce come al solito, fa qualcosa, almeno lui è capace subito di
prendere in mano la situazione, eliminando tutti i sentimenti che lo possono
ostacolare.
L’Uchiha…è un uomo,
ormai.
Sa solo quello.
Non lo riconosce, o,
meglio, vederlo la sconcerta a tal punto che non riesce a delinearne il
significato,l’aspetto ma solo una frase: “Sasuke Uchiha è tornato”
***
- Perché questo? Perché
mi accetti ancora?
- Sbaglio ho mi hai già
fatto una domanda simile?
- Sei folle.
- Pure tu- afferma il
biondo lasciando la presa, la mano resta sospesa per un istante nell’aria,
così, incapace di cadere lungo il corpo, per poi riprende e ristringere quella della bestiola ritrovata, con voga.
- Ah, siamo due folli. Non so come fai, non
l’ho mai capito.
- Come faccio ad
accettare il prossimo nonostante tutto? Mmh…posso dirlo?
- …- non gli risponde, si limita a risciogliere delicatamente la presa.
- Non lo so. Sarà che non ci riesco a essere ciò che non sono.
- …basta. – mormora il
moro, spostando lo sguardo dall’amico
della storia, i cui occhi si sono fatti lucidi e lasciandolo cadere
altrove, oltre la spalla di questi, su una donna, raggomitolata nel suo
stupore.
- …basta sia- implora
quasi, il solito Uzumaki, e la speranza va a mille, la solita, più forte.
***
Non sa…cosa fare.
Non sa…che pensare.
Non riesce…ad aprire
bocca.
Non riesce…a piangere
Non riesce…ad urlargli
contro.
Non vuole…mandare tutto a rotoli.
Non vuole…lasciare
correre.
Non vuole perderlo. Non
vuole perderlo ancora. Non vuole perderlo ancora ma non vuole lasciar passare.
Non pensa…al perdono e
se ne sorprende.
Si sente lei l’imputata sotto lo sguardo nero di lui, sotto il controllo di quelle iridi.
Si sente lei giudicata dallo sguardo ancor più consistente di lui, sotto il controllo
di due occhi familiar.. le sembra l’intensità di cento occhi in due.
Prova rabbia.
Prova rancore.
Prova un senso di libertà.
Prova odio e prova
amore.
E non fa ancora nulla per mandare avanti la
storia.
***
- Sakura…sei tu- e gli
pare di averle già pronunciate queste parole, magari in un’altra vita, e si sente monotono, noioso, come a lungo l’aveva
definita. La vede, la vede e la teme. La
contrassegna come in passato, delineandone la
sagoma, leggermente diversa da come se la rimembrava perché è quella di una
donna adulta, di una bellezza nostalgica mentre prima era una bellezza esasperante e gioviale. Sempre bellezza
è. E’ una donna, Dio se lo è…la
bambina s’è assopita, spenta definitivamente e lui non ha potuto vedere quel
cambiamento che porta la bambina a diventare matura; se ne pente, ora che ha davanti il prodotto finito. Smette
di tremare, ma non smette il suo dolore, cieco, comprensibile, ovvio, represso,
logico finalmente, naturale dopo le peripezie…soprattutto umano. Muove un passo, passando oltre a colui che forse l’ha già riconosciuto e accettato,
muovendosi piano ne compie un altro, cercando di riempire calmo la distanza che
lo separa da lei. Eppure, pur camminando, la distanza aumenta, tanto che,
stanco, si ferma, esattamente a metà fra i suoi due compagni di team.
***
Avanza in sua direzione,
quell’adulto Uchiha, e la sua
stracciata veste fluttua a ritmo dato dal suo corpo e dalla brezza che aleggia
improvvisa nel mondo, su di loro, muovendo i capelli fini, lunghi, lisci, neri ma
solo sfiorando l’essere austero, di fascino freddo ma non glaciale con una
punta nuova di qualcosa altamente selvaggia…Una leggera rada barba gli ricopre in parte il volto, evidenziando
maggiormente la nerezza della sua
figura, dando ancor più importanza agli
occhi anomali tanto sono belli che lo fanno divenire ancor più soprannaturale,
in qualche modo.
Avanza piano ma non
pare raggiungerla mai.
Sakura si ritrae di un
passo, portando le mani al viso, schermendosi così e negandogli la visione del
proprio viso femmineo, mentre il cuore si fa sentire battendo un tempo veloce,
ritmato, scandito, facendole mancare il fiato, per un istante nel quale le pare
d’essere su un’altalena, in alto, in alto…
Ha aspettato a lungo
quel momento ed è assurdo – pensa- non sapere che pesci pigliare.
Ha aspettato a lungo
quella dannata alba ed è folle- pensa- non usarla
a proprio favore.
Ha aspettato a lungo
quell’attimo ed è inconcepibile- pensa- lasciare sfuggire.
Non trova la gioia
perché non trova pace.
Non vive la liberazione
perché ha bisogno di… NON LASCIARE
CORRERE.
Non ha mai voluto
soffermarsi tanto su questioni di principio, come fa Naruto almeno; è sempre
riuscita, nonostante la sua pignoleria, a voltare le spalle alle questioni di
principio, dando per buone le opinioni dell’amico. E’ fatta così. Ma non in
quella sua ora.
***
Assiste alla scena
commosso, il Sesto Hokage, tirandosene fuori un po’, dando tempo al tempo, con
l’animo colmo di emozioni che strabordano manifestandosi con un pianto
silenzioso. Rivede una bambina, nella donna,
o meglio, la conosce tanto a fondo che ne cambia la forma, la fa
ringiovanire con la forza della fantasia, rivedendosela come un “C’era una volta”. Non ha mica finito di
sperare.
***
L’individuo ha bisogno
di secondi e secondi per arrivare ad una reazione, dopo ad un colpo di scena. E’ normale, è fatto così. L’immediatezza non
esiste e se c’è… è falsa.
Ecco che inspira,
espira, inspira ed espira fortemente, profondamente, cominciando a DECIDERSI.
E’ uscita da una stasi simile ad un placido limbo,
per giungere, come se qualcuno avesse premuto il tasto “ON”, ad un risveglio
totale, brusco.
Ecco che la donna
reagisce, pericolosa.
“N o n l a p
a s s a”
E’ donna e le donne non
si feriscono. Sono tutte come rose, hanno le spine che prima o poi pungono
colui che non le ha volute comprare.
Si da la spinta con un
balzo quasi felino, due passi in corsa e c’è.
Alza le braccia.
Fissa gli occhi, dannatamente belli della bestiola cresciuta
e pare voler inculcargli dentro tutto ciò che prova: rabbia, dolore, odio e
amore…
Lo tira su per il collo
con la mano destra, l’altra dal guanto nero a pugno.
- Alla buon ora, Sas’ke.
- …
- Non dici niente, eh?!
– lo scuote più volte, premendo con le magre dita nel collo freddo e sudato di
lui, facendolo rabbrividire ma non reagire.
- …
E il silenzio, quell’innaturale silenzio le procura un
nervoso incontenibile, sente le tempie pulsare e pare sprigionare elettricità, alza il pugno sinistro di poco, fermandolo
un attimo.
- Non c’è niente da
dire, vero? E fai bene perché tutte le parole di questo mondo non servirebbero
a nulla come scusanti della cattiveria che
ci hai fatto. Cosa fai qui? Cosa fai
qui da noi? Cosa ti presenti qui
dopo 20 anni? Cosa speri di
ottenere…qual è il tuo scopo?! Hai fatto una bella vita?! Hai fatto ciò che volevi, eh, Sas’ke?! Hai
rinnegato altra gente dopo di noi? E
Naruto…è fin troppo buono. Credevi
che mi buttassi ai tuoi piedi?! Credevi che ti avrei elogiato e ti avrei subito
impreziosito?! Ah, ti sbagli, sbagli, sbagli! E come ti sei ridotto?! Cos’è
quello sguardo cupo? Cos’hanno i tuoi occhi da indugiare melanconici nei miei?
Dov’è tutta l’impassibilità? E la calma, la calma, Sas’ke, è una finta? La tua
calma, ora, qua…perché devi essere sempre controcorrente?
Perché ti presenti qua, a me? Perché,
perché…dovrei presentarmi una bambina
assillante a te? Non ci riesco, non ce la faccio: ho troppa rabbia dentro e
dovresti conoscere bene cosa significa
venire feriti da qualcuno…dovresti conoscere bene cos’è quella rabbia che sopraggiunge quando qualcuno ti volta le spalle….
Posso io reprimere i miei sentimenti? Non ne sono buona e non occorre che mi
dai della sciocca o monotona…o…. 20 anni, 20 anni…un’eternità senza di te… Mi
stai ascoltando?! – lo strattona nervosamente, ferendolo col duro contatto
visivo- mi stai ascoltando?! Non dovevi farmi
questo…Una vita fottuta, uno schifo di vita
mandata a farsi sfottere…e di chi è la causa? T u a.
E del mio amore per te che, dannazione, non ha mai smesso di bruciare- ansima, Sakura, ma si sente ancor più libera.
***
Non fa niente.
Non ha ancora detto
nulla.
La lascia fare, dire…la
ascolta, come sempre ha fatto.
La osserva, anche perché deve farlo.
Si lascia prendere,
ferire. Perché lo merita.
Non risponde con nessun
movimento.
S’abbandona a lei,
restando sé stesso.
Non è mai stato così calmo.
Non è mai stato così
umano
Capisce che lei sta per
sferrargli un pugno, ma non fa nulla per
prevenire che ciò avvenga.
Non chiude nemmeno gli
occhi, continuando a far persistere il contatto visivo.
Non ha mai visto tanta
rabbia entro a quelle iridi smeraldine….come in quel momento.
Trattiene il respiro,
sì, pronto ad incassare il colpo più duro
della sua vita. Non è solo in senso fisico.
Non vuole commettere
un’altra cazzata.
***
Una folle sensazione di
vittoria s’impadronisce di lei.
E ansimando lo
colpisce…dritto in pancia.
Sputa sangue, lui,
sporcandole il vestito. Naturalmente è il
male minore.
Si curva su sé stesso,
contorcendosi esattamente sotto al suo sguardo severo.
Lo osserva e non fa
nulla.
L’ha colpito con tutta
la sua forza e non se ne pente.
Non s’è mai sentita
così soddisfatta di qualcosa.
***
E’ rimasto di sasso, la
bocca aperta dallo stupore, le lacrime immobili ai bordi degli occhi azzurri.
Gli costa fatica non
intervenire, ma è come se le avesse fatto una promessa. S’impedisce di
spostarsi, impuntando i piedi a terra.
Prova più che mai
speranza.
***
E’ atroce dolore a
riscuoterlo.
E’ il sapore del sangue
a fargli capire che è tornato, ciò che
succede.
E’ la rabbia andata
dissipandosi di lei che lo fa rimettere
dritto.
E’ la voglia di concludere quella pesante storia a farlo
schiudere le labbra.
E’ la voglia di riavere un cuore di donna puro a farlo
parlare.
***
- Non c’è niente che io
possa dire e sai, Sakura, non credevo nulla di tutto ciò.- mormora sforzandosi
di non biasciare le parole sorprendendosi all’udire il suo familiare tono
distaccato. -Sasuke Uchiha è davvero
tornato.
***
E la collera
l’abbandona.
I suoi nervi si
rilassano mentre il cuore riprende battiti normali.
E l’ingenuità finita e l’affetto e l’amore la rendono di una
bellezza malinconica e serena, finalmente.
Si sente pervadere da
uno strano calore…e le pare di essere tornata indietro col tempo, a 20 anni
prima quando l’amore non era altro che quello delle fiabe: soltanto bello.
“Sasuke è tornato”
Come se le parti,
rispetto al passato, si fossero invertite, si alza in punta di piedi e avvicina
la bocca all’orecchio di lui.
Emana energia positiva,
ora, elettricità…
***
- Thank
you…
Pare a tutti e due di
averle già ascoltate queste due parole…
Sorride, la donna.
Sorride a modo suo, l’uomo.
E giunge l’apice della
storia, della loro storia sofferta.
Simmetricamente
compiono gli stessi movimenti, e lentamente si ritrovano un altro istante gli
occhi negli occhi ma stavolta senza rancore, timore o rabbia, soltanto alla
reciproca ricerca di un sentimento vero e
forte che c’è: A m o r e ha nome.
Ovviamente esso cambia, di forma unicamente, a seconda dei due sublimi
individui. Per l’una è più facile provare amore: deve solo farlo riemergere
dalle braci degli anni… Per l’altro non è più un’impresa ma solo l’ultimo fondamentale atto finale. E’ un
attimo e i loro volti sono talmente vicini che possono sentire i rispettivi
respiri, i nasi si sfiorano delicatamente e le labbra frementi si cercano, si trovano si uniscono.
Un bacio e il lieto
fine prende forma.
Un bacio e le loro barriere si sfaldano per sempre.
Un bacio e lei torna ad
essere gioiosa dell’affetto in forma d’amore.
Un bacio e lui può
finalmente cominciare ad essere completo.
Un bacio per farsi
capire che non possono, non devono
resistersi mai più.
***
Ride a fior di labbra,
il sesto Hokage, beandosi di quell’immancabile situazione.
Non prenderà
provvedimenti verso il suo migliore
amico, ha le sue buone ragioni, come al solito. Si può notare un lieve
rossore sulle sue gote: sono pur sempre
la sua Sakura…e il suo Sasuke quelli…
S’incammina verso casa
accompagnato dallo splendente sole in cielo, preferisce allontanarsi, dando tempo di coccolarlo e coccolarli al
tempo; può aspettare e poi c’è la dolce Hinata che lo aspetta a casa con la sua
piccola figlioletta piena di vita….
Ride a fior di labbra,
più che mai sornione.
Ha fatto bene a
sperare.
***
E la loro storia potrà così chiudersi.
Una storia appassionante,
non c’è che dire.
- Thank
you…
- Ho pensato a
risistemare Villa Uchiha. E’ pronta per
noi.
*****
FINE, c’è una fine che
accomuna ogni storia…
Lenta e lunga one
shot…appassionante, spero. Ci sono affezionata molto, l’ho scritta una parte al
giorno, con delicatezza e accortezza per far venire fuori il meglio possibile…
Per voi, lettori, per EEP. Un ringraziamento speciale… qua, in questo mondo, mi
vengono trasmesse tante belle emozioni…. Spero anch’io di avervi lasciato
qualcosa con le mie parole.
Ci tengo molto a
ricevere le vostre recensioni, rappresentano davvero molto per me.
Baci
Terrastoria
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)