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Autore: terrastoria    13/02/2008    12 recensioni
C'era una volta una bambina che scoprì l'amore...e il dolore.
C’era una volta un noto traditore. Che fine ha fatto?
"Sono passati esattamente venti anni dalla sua partenza"
C’era una volta Sasuke Uchiha…E c’è ancora, anche se è passato di moda.
Sakura, Naruto e Sasuke: la loro storia è ancora aperta.
Sta per compiersi la chiusura.
One shot tutta per voi, lettori, per EEP. Un ringraziamento speciale… qua, in questo mondo, mi vengono trasmesse tante belle emozioni…. Spero anch’io di lasciarvi qualcosa con le mie parole. Fatemi sapere che ne pensate...ci tengo. Buona Lettura! Terrastoria
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Nessuno ne parla più da tempo…”

Buona Lettura…

 

C’era una volta…

Naruto, Sakura, Sasuke: la loro storia è ancora aperta…manca la chiusura.

[Sasu/Saku]

 

 

“Nessuno ne parla più da tempo…”

“Qualcuno sì, sempre”

“Incredibile come certi fatti, prima o poi, passino di moda”

“Per certa gente, non per me e te”

 

C’era una volta il clan Uchiha: il migliore, dicevano. Poi un giorno il lupo cattivo volle mettersi alla prova e il clan non fu più: tranne che per lui e quell’altro poveretto.

C’era una volta un team, detto il “team seven”, composto da tre ragazzini estremamente diversi fra loro: c’era il tipo esagitato e buono; la bambina infatuata e brillante; e il cane solitario: impassibile bestiola senza più famiglia. Successe, un giorno, che quest’ultimo decise di provare a vendicarsi e uccidere quel lupo che l’aveva deluso, grandemente, privandolo di tutto. E il team si spezzò come si spezzarono metaforicamente i cuori dei componenti e, tra loro, un fragile cuore di bambina perse un battito…e cominciò a sanguinare. Perché, come in tutte le storie era nato l’amore. Ed è ovvio, il poi, no? Anche nelle fiabe più belle si formano delle peripezie crudeli: e la ragazzina fu costretta ad urlare il suo amore troppo tardi, e a dare il via alla lunga attesa.

E iniziò il calvario.

Era nata anche l’amicizia nel gruppo: pura, lieve dolce amicizia fra la bestia e il contenitore buono della bestia. Però…è una storia fredda questa… e si sa…pure l’amicizia crollò sotto il peso di incomprensioni troppo grandi. La bestiola pensava solo alla vendetta e al lupo, ma lasciò in vita l’amico, col senno di poi.

C’era una volta la felicità che regalava sorrisi spontanei al mondo. Poi un giorno venne l’odio a spegnere tutte le risate. E il dolore maturò.

 

“Sembra lontanissimo il tempo in cui eravamo sempre alla ricerca”

“Già…”

 

C’erano una volta due ragazzi: un maschio e una femmina perennemente in viaggio per riportare a casa ciò che il lupo cattivo aveva lasciato in vita. Non pensavano ad altro, questi due, e lasciarono correre la loro adolescenza senza soffermarsi un attimo su di essa. Non ebbero né il tempo né la voglia di fare i ragazzini.

C’era chi cercava un amico. Nonostante le ferite aperte.

C’era chi cercava un uomo. Nonostante l’impotenza del suo amore.

C’erano una volta un cane e un lupo solitario che, ritrovandosi dopo tanto si diedero finalmente e follemente alla guerra, lottando chi per la propria vittoria chi per la vittoria degli spettri della sua famiglia, e poi, per la sua personale, ovvio.

 

“Dicono che vinse”

“Usi il passato remoto, Sakura_chan?”

“E te ne stupisci?”

 

C’erano una volta due individui sull’orlo della speranza, che assistevano da lontano ad un combattimento dal quale volevano uscisse quel vincitore che li aveva fatti tanto penare.

Nelle storie nascono contraddizioni grandi: si può credere ancora in qualcuno che ti ha voltato le spalle? Loro certamente sì, erano fatti così. E se chiedete loro se abbiano voglia di rifarlo, lo rifarebbero: appoggerebbero la fonte delle loro disgrazie esistenziali. Ancora.

 

“Ha vinto, ne sono certo”

“Comincio a nutrire dubbi, Naruto_kun, sai? Non so che mi prende…”

 

C’era una volta un vincitore. Mezzo distrutto ma vivo.

C’era una volta un vinto. Un lupo che era morto con il sorriso sulle labbra:aveva tenuto in vita il suo uccisore. Buffo, no?

 

“No, non li abbiamo mai avuti, non ora, resisti”

“Pensi che prima della morte riusciremo nel nostro obiettivo?”

“…non penso e neanche lo credo. Lo so”

“Posso ridere?”

“No”

“Scusa, ma non ci riesco”

“Allora ridi, dai”

“Oramai abbiamo incassato il colpo. Si può ridere, ok?”

“D’accordo….”

 

C’era una volta…e ci sono ancora due ninja pieni di vita e sani principi, i protagonisti per eccellenza di una storia che ingloba più generi.

C’era una volta un sogno, il loro… e c’è ancora: vederlo ritornare. Riavere il proprio cane.

Si accontentavano e si accontentano di poco: non hanno mai pensato per sé, ma solo per lui, e semmai per l’assieme.

 

C’era una volta un noto traditore. Che fine ha fatto?

 

“Ti va di fare una passeggiata fino alle porte di Konoha?”

“Ehi, non è che ci provi di nuovo?”

“E chi lo sa, metti che arrivi…”

“Andiamo, testa quadra”

“Ora posso ridere io?”

“…se vuoi…”

 

***

 

 

E’ una notte stellata e la quiete regna sovrana, oramai anche laddove l’uomo randagio va, arrancando sotto il carico dei suoi molti anni bui. Cammina in silenzio da anni come chi non ha ancora ottenuto appieno i suoi obiettivi, a capo alto, certo ma a sguardo perso. Ogni passo rappresenta un pensiero che ritorna, ogni due passi il pensiero ricorrente lo attanaglia, ogni dieci e o venti o cento non ce la fa più: vorrebbe porre fine a quei pensieri- immagini- parole che lo rendono debole e sempre più complesso. Eppure continua a camminare come chi ha una meta ancora non del tutto decisa, come chi si avvia su un percorso, pronto però sempre ad uscirne per imboccare una strada nuova. E’ bello, alla luna, anche se stanco e provato dalla vita che lui stesso ha cercato, è bello e si mantiene distaccato dal mondo che lo circonda: non c’è dialogo fra lui e la luna né fra il vento e il suo essere. Indossa vecchi vestiti strappati, un abito che un tempo deve essere stata una veste ma che ora non è altro che un pezzo di straccio grigio pronto a sgretolarsi definitivamente da un momento all’altro. Non porta armi con sé, la sua spada l’ha lasciata tempo fa, in una radura deserta, liberandosene con piacere perché tanto non gli occorre più. Appare pacifico ed è vero: il pellegrinare a vuoto lo ha modificato, non sente nessun bisogno di provare sentimenti duri. Si è lasciato alle spalle pure l’odio, fra le tante cose; ha risolto la questione per cui viveva, avendo la meglio sul fratello, e da allora, da quando non ha più vendetta, non ha visto più il motivo di corrodersi di quella sensazione scomoda ed eccitante che appunto è l’odio. Ha vinto, ha finito il suo operato anni addietro. Eppure non trova pace, non si è ritrovato come voleva. Non è libero. Non vive bene. E così da tempo. E’ ancora testardo e ostinato, però, quello sì, di un’ostinazione esasperante. Continua a sapere cosa fare per dare una svolta alla sua atroce stasi ma non fa nulla per darsi una spinta, per procedere. La soluzione l’ha in mente, il traditore e lo confermano i pensieri affaticanti che vanno a finire solo e soltanto su di un punto: lei, lui e gli anni passati assieme. Come se leggesse una storia gli vengono in mente “I c’era una volta” della sua infanzia, a cominciare dalla perdita della famiglia, al lupo, per arrivare inesorabilmente a quei due sciocchi con i quali faceva parte di un team. C’erano una volta…come si chiamavano…Sakura e Naruto a tenerli compagnia. Lui era sempre radioso, determinato e non c’era giorno che non sorridesse soddisfatto…Lei era bella, aveva quegli occhi verdi che tanto incrociavano i suoi, occhi verdi spesso spalancati sul mondo e su di lui; gli regalava belle parole, quotidianamente, elogiandolo come un Dio, facendolo sentire il meglio. Lei e lui lo rendevano partecipe di ogni cosa, ancora un po’ e parevano la sua famiglia, i suoi fratelli: Naruto come il fratello che ha desiderato ma lei…forse una sorella no. Era troppo poco, una sorella. Non la considerava così, assolutamente. Quando l’aveva affianco doveva sempre sorbirsi quelle frasi sdolcinate e sbuffava, lanciandole certe occhiate infastidite, ma tanto non la smetteva, in ogni caso non si arrendeva, quella ragazzina brillante, continuava imperterrita a seguirlo in tutto e per tutto facendo finta di non vedere il fastidio negli occhi di lui. Lo seguiva come fosse lei, la bestiola solitaria, come fosse lui il padrone; e delle volte avrebbe voluto che così fosse davvero. Anche quella notte di Luna forse piena nella quale aveva preso la sua decisione: andarsene via dal Villaggio, lei sarebbe stata disposta a seguirlo, le leggeva dentro che assurdamente non voleva null’altro al mondo. Per tutta risposta l’aveva abbandonata, lasciandola ad un altro padroncino, o almeno così aveva creduto. Gli pare ancora di sentirsi, nella notte, sussurrarle quelle due parole all’orecchio: “Thank you”…non era stato a pensarci molto, le aveva dette e basta congedandola in un modo ancora più insensato. Perché l’Uchiha ha dato speranza a quella bambina e se ne è reso pienamente conto, è per questo che scuote il capo, e poi si ferma, alzandolo al cielo pieno di stelle, tante, mai cadenti per uno come lui. Chiude gli occhi e immediatamente le proiezioni del passato tornano a farsi vedere: davanti a lui, sembra, ma nella sua testa, sono. C’è anche lui da bambino, fra di esse, ha le mani in tasca e segue da dietro il suo team, quei tre pazzi, compreso il maestro Kakashi. Si rivede scherzare con loro, a modo suo, ovvio…ma scherzava anche se impassibile, scherzava. Da quando aveva perso tutto gli pareva che i momenti passati con quei tre gli donassero un po’ di…calore? Ma era stato poco a pensarci su: ha frantumato tutto, come gli Uchiha fanno, rivelandosi esattamente uguale a quel lupo cattivo. Assurdo. Ma ora il lupo è stato sconfitto…. Il fatto è che la soddisfazione di aver vinto è durata poco, pochissimo. E tutto perché… Possibile che sia tutto a causa loro? Si è chiesto innumerevoli volte, aprendo il libro della sua storia, non del tutto conclusa. Ha sbagliato ogni cosa, pare, ma è troppo orgoglioso per ammetterlo. E intanto è immobile, ma anche se non cammina, non sa di essere più vicino del previsto a ciò che anni e anni ha cercato di non pensare, inutilmente sempre.

“Sasuke!” “Tornerai con me!” “…perché sei il legame che ho a lungo cercato” “Sasuke lo fermerò io!” “Sakura…sei tu”

Tende un braccio nell’aria oscura, come ad afferrare le mani di coloro che vede… Ma non c’è nessuno davanti a lui. Nessuno. La solitudine lo opprime. Ma non lo ammette. Sta male. E il male l’ha imbruttito. Ma non lo ammette. Ha bisogno di tuffarsi nella gente del passato. Ma non lo ammette. Dannato Sasuke Uchiha… - Ammettilo, ammettilo avanti!- gli dice lei, chissà dove. – Ammettilo! – fa lui, urlando.

 

C’era una volta Sasuke Uchiha…E c’è ancora, anche se è passato di moda.

Ha vissuto anni in pellegrinazione verso luoghi il più possibile distanti da quelli di origine ma alla fine…la vita è circolare, un ripetersi continuo: tutti tornano, prima o dopo, da dove sono venuti.

 

Un giorno ha provato a specchiarsi in un pozzo d’acqua: sconosciuta quasi la figura specchiata. Malandata, selvaggia, provata. Gli è parso di sentire delle risate rivolte verso di lui. Da quella volta non ha voluto più vedersi. Il male l’ha reso oppresso, diverso dalla sua natura.

 

***

 

- Fra un po’ sorgerà il sole- mormora una donna adulta, girando il capo alla sua sinistra per incrociare lo sguardo intenso dell’uomo che ha affianco.

- Esattamente fra quindici minuti. Quante albe avremo visto? – le risponde con una domanda, l’adulto biondo e alto.

- Tante. Siamo diventati per forza dei mattinieri.

- Puoi dirlo, tutti dormono ancora tranquillamente e noi!

- Però…non ti è familiare, quest’abitudine?

- L’alba porta speranza nuova. Sì.

- Mi dai la mano, Naruto?

La donna porge la mano all’uomo che la prende e la stringe forte, come per paura di perderla, mentre lo sguardo di entrambi si perde melanconico all’orizzonte vasto.

- Come sta la bambina? Si è ripresa da quella brutta influenza?

- Sì, sta benone, ora. E’ tornata vivacissima. Fa penare sua madre…eh, ma Hinata è pazientissima.

- E’ carina, tua figlia. L’adoro. – afferma con un lieve sorriso sulle labbra secche lei, annuendo.

- Grazie, ma lo sai che ti adora pure Haruna, no?

- Sì, c’è un rapporto speciale fra noi due.

- Sei come una zia acquisita, Sakura_chan.

- Sono orgogliosa d’esserlo. Sono sempre da voi, in pratica. L’ospite invadente…

- Ma che dici?! Ti ho detto che se vuoi puoi venire a stare da noi! E’ anche più vicino all’ospedale dove lavori! – esclama lui, lanciandole un’occhiata dolcemente esasperata e quasi severa.

- Posso avere ancora un po’ di tempo per decidere?

- Mmh…però decidi.

E tacciono, consapevoli del significato dell’alba che sta arrivando: loro fissazione, messaggera di qualcosa di probabile… Non hanno mai smesso di credere che porti qualcuno con sé.

 

***

 

Ha ripreso a camminare, le sue gambe vanno da sole, come i suoi pensieri d’altronde. Non sa più neanche come suona la sua voce: sono mesi e mesi che non parla. Gli unici esseri umani cha ha visto sono quelli delle città che ha oltrepassato, in cerca di cibo. Ma mangia poco, è dimagrito, è magro come un chiodo, selvaggio più che mai. In ogni caso non può andare avanti così, è anche questione di vita fisica.

Allunga il passo e poi corre, vento in faccia, leggero. Pare un rapace che vola a bassa quota in cerca di una preda. Salta da un albero all’altro, e ogni albero gli ricorda qualcosa…C’è un odore nell’atmosfera che gli giunge familiare. Ma non si ferma, perché se lo fa, non sa se avrà mai più voglia di ripartire.

 

***

 

 

- E’ l’alba…

- E’ l’alba…-ripete l’adulta, e poi sospira profondamente, aumentando l’intensità dello sguardo al mondo- ancora cinque minuti…-aggiunge, implorante e ostinata.

- Anche dieci, giusto perché oggi è Domenica e poi perché…

- Sono esattamente 20 anni e due giorni e mezzo che lui se ne è andato.

- …già?

- …già.

 

***

 

“E’ l’alba” pensa il selvaggio, aumentando la velocità della sua corsa verso dove il suo inconscio lo sta conducendo. Ne ha passate tante, filtrate attraverso le foglie delle foreste che ha attraversato. Tutte uguali. Monotone. Deve ancora venire l’alba decisiva…

 

***

 

- Un paio di minuti, dai, solo un paio di minuti…

 

***

 

Qualcosa dentro si muove. Il cuore batte, batte martellante, lo sente come batte forte a ricordargli che qualcosa sta succedendo. I suoi piedi toccano terreno conosciuto e, finalmente, se ne rende conto, con una smorfia di dolore. Ma non si ferma. Si morde le labbra mentre un senso d’angoscia lo prende. E’ come se sapesse, ha l’egoismo di pensare,che qualcuno a poca distanza lo sta aspettando. E sa benissimo anche chi, e il solo ipotizzarlo gli fa male e bene contemporaneamente: ha evitato per anni di arrivare a quel punto non considerandosi pronto. Ha evitato per anni tutti i percorsi che lo avrebbero potuto condurre lì…è scappato, rivelandosi insolitamente codardo. Perchè i legami lo spaventano e lo attirano.

Come fosse caduto in una trappola comincia a sudare freddo e a provare ansia, tanta ansia, ma non smette di correre anche se manca poco alla conclusione del romanzo che ha fatto l’impossibile perché non venisse mai.

Ancora un paio di alberi da superare e tornerà a far parte della storia, voltando pagina fremente e addolorato, cominciando a scrivere parole nuove.

 

***

 

- Non ti pare di udire dei passi?

- …veloci, ritmati passi. Hai ragione- la donna stringe e stringe la mano dell’amico.

- Meno di un minuto, penso.

- E’ una sola persona.

- Una sola persona.

 

***

Scorge le porte del villaggio, ambientazione del “Cera una volta…”.

Il dolore è quasi accecante.

Scorge figure.

Una fitta dentro lo costringe e rallentare.

Scorge due figure.

Trema inconsapevolmente, costretto a camminare e basta.

Riconosce due frammenti cresciuti del passato.

Fa due passi ancora e si ferma, lanciando un urlo di sfogo.

 

***

 

- …a c c i d e n t i…Sas’ke?

 

***

 

“Sono loro?”

 

***

 

L’uomo biondo si lancia all’attacco, pare impazzito, lasciandosi alle spalle l’amica, attonita.

Sfreccia nel vento e in un attimo la storia continua.

Manda a farsi fottere il rancore, la rabbia, il dolore. Supera ogni barriera e fa un unico gesto: gli porge la mano dopo venti anni di illusioni.

 

***

 

Lei se ne sta immobile, incapace di reagire; gli occhi le bruciano ma reprime le lacrime, fissando rapita i suoi due compagni di team guardarsi, studiarsi, ritrovarsi. E le pare che siano sempre uguali, che siano ancora i due bambini dell’infanzia, tutto litigi e amicizia. Non sembra che il tempo sia passato, apparentemente ritornano indietro con gli anni, rivelandosi due ragazzini che si stanno rappacificando dopo una litigata bestiale. Stringe i pugni, si fa sanguinare le labbra tanto le morde, ma non muove un dito. E’ rapita ad osservarli in profondità a notare poi che sì qualcosa è cambiato. Il suo Naruto è diventati uomo, è padre, è Hokage, sa benissimo che non è più l’ingenuo baka di una volta, mantenendo però la bontà e l’onestà, classiche caratteristiche. E poi…è semplicemente unico: reagisce, reagisce come al solito, fa qualcosa, almeno lui è capace subito di prendere in mano la situazione, eliminando tutti i sentimenti che lo possono ostacolare.

L’Uchiha…è un uomo, ormai.

Sa solo quello.

Non lo riconosce, o, meglio, vederlo la sconcerta a tal punto che non riesce a delinearne il significato,l’aspetto ma solo una frase: “Sasuke Uchiha è tornato”

 

***

 

- Perché questo? Perché mi accetti ancora?

- Sbaglio ho mi hai già fatto una domanda simile?

- Sei folle.

- Pure tu- afferma il biondo lasciando la presa, la mano resta sospesa per un istante nell’aria, così, incapace di cadere lungo il corpo, per poi riprende e ristringere quella della bestiola ritrovata, con voga.

- Ah, siamo due folli. Non so come fai, non l’ho mai capito.

- Come faccio ad accettare il prossimo nonostante tutto? Mmh…posso dirlo?

- …- non gli risponde, si limita a risciogliere delicatamente la presa.

- Non lo so. Sarà che non ci riesco a essere ciò che non sono.

- …basta. – mormora il moro, spostando lo sguardo dall’amico della storia, i cui occhi si sono fatti lucidi e lasciandolo cadere altrove, oltre la spalla di questi, su una donna, raggomitolata nel suo stupore.

- …basta sia- implora quasi, il solito Uzumaki, e la speranza va a mille, la solita, più forte.

 

***

 

Non sa…cosa fare.

Non sa…che pensare.

Non riesce…ad aprire bocca.

Non riesce…a piangere

Non riesce…ad urlargli contro.

Non vuole…mandare tutto a rotoli.

Non vuole…lasciare correre.

Non vuole perderlo. Non vuole perderlo ancora. Non vuole perderlo ancora ma non vuole lasciar passare.

Non pensa…al perdono e se ne sorprende.

 

Si sente lei l’imputata sotto lo sguardo nero di lui, sotto il controllo di quelle iridi.

Si sente lei giudicata dallo sguardo ancor più consistente di lui, sotto il controllo di due occhi familiar.. le sembra l’intensità di cento occhi in due.

 

Prova rabbia.

Prova rancore.

Prova un senso di libertà.

Prova odio e prova amore.

E non fa ancora nulla per mandare avanti la storia.

 

***

 

- Sakura…sei tu- e gli pare di averle già pronunciate queste parole, magari in un’altra vita, e si sente monotono, noioso, come a lungo l’aveva definita. La vede, la vede e la teme. La contrassegna come in passato, delineandone la sagoma, leggermente diversa da come se la rimembrava perché è quella di una donna adulta, di una bellezza nostalgica mentre prima era una bellezza esasperante e gioviale. Sempre bellezza è. E’ una donna, Dio se lo è…la bambina s’è assopita, spenta definitivamente e lui non ha potuto vedere quel cambiamento che porta la bambina a diventare matura; se ne pente, ora che ha davanti il prodotto finito. Smette di tremare, ma non smette il suo dolore, cieco, comprensibile, ovvio, represso, logico finalmente, naturale dopo le peripezie…soprattutto umano. Muove un passo, passando oltre a colui che forse l’ha già riconosciuto e accettato, muovendosi piano ne compie un altro, cercando di riempire calmo la distanza che lo separa da lei. Eppure, pur camminando, la distanza aumenta, tanto che, stanco, si ferma, esattamente a metà fra i suoi due compagni di team.

 

***

 

Avanza in sua direzione, quell’adulto Uchiha, e la sua stracciata veste fluttua a ritmo dato dal suo corpo e dalla brezza che aleggia improvvisa nel mondo, su di loro, muovendo i capelli fini, lunghi, lisci, neri ma solo sfiorando l’essere austero, di fascino freddo ma non glaciale con una punta nuova di qualcosa altamente selvaggia…Una leggera rada barba gli  ricopre in parte il volto, evidenziando maggiormente la nerezza della sua figura, dando ancor più importanza agli occhi anomali tanto sono belli che lo fanno divenire ancor più soprannaturale, in qualche modo.

Avanza piano ma non pare raggiungerla mai.

Sakura si ritrae di un passo, portando le mani al viso, schermendosi così e negandogli la visione del proprio viso femmineo, mentre il cuore si fa sentire battendo un tempo veloce, ritmato, scandito, facendole mancare il fiato, per un istante nel quale le pare d’essere su un’altalena, in alto, in alto…

 

Ha aspettato a lungo quel momento ed è assurdo – pensa- non sapere che pesci pigliare.

Ha aspettato a lungo quella dannata alba ed è folle- pensa- non usarla a proprio favore.

Ha aspettato a lungo quell’attimo ed è inconcepibile- pensa- lasciare sfuggire.

 

Non trova la gioia perché non trova pace.

Non vive la liberazione perché ha bisogno di… NON LASCIARE CORRERE.

Non ha mai voluto soffermarsi tanto su questioni di principio, come fa Naruto almeno; è sempre riuscita, nonostante la sua pignoleria, a voltare le spalle alle questioni di principio, dando per buone le opinioni dell’amico. E’ fatta così. Ma non in quella sua ora.

 

***

 

Assiste alla scena commosso, il Sesto Hokage, tirandosene fuori un po’, dando tempo al tempo, con l’animo colmo di emozioni che strabordano manifestandosi con un pianto silenzioso. Rivede una bambina, nella donna, o meglio, la conosce tanto a fondo che ne cambia la forma, la fa ringiovanire con la forza della fantasia, rivedendosela come un “C’era una volta”. Non ha mica finito di sperare.

 

***

 

L’individuo ha bisogno di secondi e secondi per arrivare ad una reazione, dopo ad un colpo di scena. E’ normale, è fatto così. L’immediatezza non esiste e se c’è… è falsa.

 

Ecco che inspira, espira, inspira ed espira fortemente, profondamente, cominciando a DECIDERSI. E’ uscita da una stasi simile ad un placido limbo, per giungere, come se qualcuno avesse premuto il tasto “ON”, ad un risveglio totale, brusco.

Ecco che la donna reagisce, pericolosa.

“N o n  l a  p a s s a”

E’ donna e le donne non si feriscono. Sono tutte come rose, hanno le spine che prima o poi pungono colui che non le ha volute comprare.

Si da la spinta con un balzo quasi felino, due passi in corsa e c’è.

Alza le braccia. 

Fissa gli occhi, dannatamente belli della bestiola cresciuta e pare voler inculcargli dentro tutto ciò che prova: rabbia, dolore, odio e amore…

Lo tira su per il collo con la mano destra, l’altra dal guanto nero a pugno.

 

- Alla buon ora, Sas’ke.

- …

- Non dici niente, eh?! – lo scuote più volte, premendo con le magre dita nel collo freddo e sudato di lui, facendolo rabbrividire ma non reagire.

- …

E il silenzio, quell’innaturale silenzio le procura un nervoso incontenibile, sente le tempie pulsare e pare sprigionare elettricità, alza il pugno sinistro di poco, fermandolo un attimo.

- Non c’è niente da dire, vero? E fai bene perché tutte le parole di questo mondo non servirebbero a nulla come scusanti della cattiveria che ci hai fatto. Cosa fai qui? Cosa fai qui da noi? Cosa ti presenti qui dopo 20 anni? Cosa speri di ottenere…qual è il tuo scopo?! Hai fatto una bella vita?! Hai fatto ciò che volevi, eh, Sas’ke?! Hai rinnegato altra gente dopo di noi? E Naruto…è fin troppo buono. Credevi che mi buttassi ai tuoi piedi?! Credevi che ti avrei elogiato e ti avrei subito impreziosito?! Ah, ti sbagli, sbagli, sbagli! E come ti sei ridotto?! Cos’è quello sguardo cupo? Cos’hanno i tuoi occhi da indugiare melanconici nei miei? Dov’è tutta l’impassibilità? E la calma, la calma, Sas’ke, è una finta? La tua calma, ora, qua…perché devi essere sempre controcorrente? Perché ti presenti qua, a me? Perché, perché…dovrei presentarmi una bambina assillante a te? Non ci riesco, non ce la faccio: ho troppa rabbia dentro e dovresti conoscere bene cosa significa venire feriti da qualcuno…dovresti conoscere bene cos’è quella rabbia che sopraggiunge quando qualcuno ti volta le spalle…. Posso io reprimere i miei sentimenti? Non ne sono buona e non occorre che mi dai della sciocca o monotona…o…. 20 anni, 20 anni…un’eternità senza di te… Mi stai ascoltando?! – lo strattona nervosamente, ferendolo col duro contatto visivo- mi stai ascoltando?! Non dovevi farmi questo…Una vita fottuta, uno schifo di vita mandata a farsi sfottere…e di chi è la causa? T u a. E del mio amore per te che, dannazione, non ha mai smesso di bruciare- ansima, Sakura, ma si sente ancor più libera.

 

***

Non fa niente.

Non ha ancora detto nulla.

La lascia fare, dire…la ascolta, come sempre ha fatto.

La osserva, anche perché deve farlo.

Si lascia prendere, ferire. Perché lo merita.

Non risponde con nessun movimento.

S’abbandona a lei, restando sé stesso.

Non è mai stato così calmo.

Non è mai stato così umano

Capisce che lei sta per sferrargli un pugno, ma non fa nulla per prevenire che ciò avvenga.

Non chiude nemmeno gli occhi, continuando a far persistere il contatto visivo.

Non ha mai visto tanta rabbia entro a quelle iridi smeraldine….come in quel momento.

Trattiene il respiro, sì, pronto ad incassare il colpo più duro della sua vita. Non è solo in senso fisico.

Non vuole commettere un’altra cazzata.

 

***

 

Una folle sensazione di vittoria s’impadronisce di lei.

E ansimando lo colpisce…dritto in pancia.

Sputa sangue, lui, sporcandole il vestito. Naturalmente è il male minore.

Si curva su sé stesso, contorcendosi esattamente sotto al suo sguardo severo.

Lo osserva e non fa nulla.

L’ha colpito con tutta la sua forza e non se ne pente.

Non s’è mai sentita così soddisfatta di qualcosa.

 

***

 

E’ rimasto di sasso, la bocca aperta dallo stupore, le lacrime immobili ai bordi degli occhi azzurri.

Gli costa fatica non intervenire, ma è come se le avesse fatto una promessa. S’impedisce di spostarsi, impuntando i piedi a terra.

Prova più che mai speranza.

 

***

 

E’ atroce dolore a riscuoterlo.

E’ il sapore del sangue a fargli capire che è tornato, ciò che succede.

E’ la rabbia andata dissipandosi di lei che lo fa rimettere dritto.

E’ la voglia di concludere quella pesante storia a farlo schiudere le labbra.

E’ la voglia di riavere un cuore di donna puro a farlo parlare.

 

***

 

- Non c’è niente che io possa dire e sai, Sakura, non credevo nulla di tutto ciò.- mormora sforzandosi di non biasciare le parole sorprendendosi all’udire il suo familiare tono distaccato. -Sasuke Uchiha è davvero tornato.

 

***

E la collera l’abbandona.

I suoi nervi si rilassano mentre il cuore riprende battiti normali.

E l’ingenuità finita e l’affetto e l’amore la rendono di una bellezza malinconica e serena, finalmente.

Si sente pervadere da uno strano calore…e le pare di essere tornata indietro col tempo, a 20 anni prima quando l’amore non era altro che quello delle fiabe: soltanto bello.

“Sasuke è tornato”

Come se le parti, rispetto al passato, si fossero invertite, si alza in punta di piedi e avvicina la bocca all’orecchio di lui.

Emana energia positiva, ora, elettricità…

 

***

 

- Thank you

 

Pare a tutti e due di averle già ascoltate queste due parole…

Sorride, la donna.

Sorride a modo suo, l’uomo.

E giunge l’apice della storia, della loro storia sofferta.

Simmetricamente compiono gli stessi movimenti, e lentamente si ritrovano un altro istante gli occhi negli occhi ma stavolta senza rancore, timore o rabbia, soltanto alla reciproca ricerca di un sentimento vero e forte che c’è: A m o r e ha nome. Ovviamente esso cambia, di forma unicamente, a seconda dei due sublimi individui. Per l’una è più facile provare amore: deve solo farlo riemergere dalle braci degli anni… Per l’altro non è più un’impresa ma solo l’ultimo fondamentale atto finale. E’ un attimo e i loro volti sono talmente vicini che possono sentire i rispettivi respiri, i nasi si sfiorano delicatamente e le labbra frementi si cercano, si trovano si uniscono.

 

Un bacio e il lieto fine prende forma.

Un bacio e le loro barriere si sfaldano per sempre.

Un bacio e lei torna ad essere gioiosa dell’affetto in forma d’amore.

Un bacio e lui può finalmente cominciare ad essere completo.

Un bacio per farsi capire che non possono, non devono resistersi mai più.

 

***

 

Ride a fior di labbra, il sesto Hokage, beandosi di quell’immancabile situazione.

Non prenderà provvedimenti verso il suo migliore amico, ha le sue buone ragioni, come al solito. Si può notare un lieve rossore sulle sue gote: sono  pur sempre la sua Sakura…e il suo Sasuke quelli…

S’incammina verso casa accompagnato dallo splendente sole in cielo, preferisce allontanarsi, dando tempo di coccolarlo e coccolarli al tempo; può aspettare e poi c’è la dolce Hinata che lo aspetta a casa con la sua piccola figlioletta piena di vita….

Ride a fior di labbra, più che mai sornione.

Ha fatto bene a sperare.

 

***

 

E la loro storia potrà così chiudersi.

Una storia appassionante, non c’è che dire.

 

- Thank you

- Ho pensato a risistemare Villa Uchiha. E’ pronta per noi.

 

*****

 

 

FINE, c’è una fine che accomuna ogni storia…

 

 

Lenta e lunga one shot…appassionante, spero. Ci sono affezionata molto, l’ho scritta una parte al giorno, con delicatezza e accortezza per far venire fuori il meglio possibile… Per voi, lettori, per EEP. Un ringraziamento speciale… qua, in questo mondo, mi vengono trasmesse tante belle emozioni…. Spero anch’io di avervi lasciato qualcosa con le mie parole.

Ci tengo molto a ricevere le vostre recensioni, rappresentano davvero molto per me.

Baci

Terrastoria

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