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Autore: Rehara    05/08/2013    2 recensioni
Maka Albarn è una giovane laureata che da quasi un mese è entrata a far parte dell'importante azienda "Evans".
Lei ha un sogno: diventare una grande lavoratrice come sua madre.
Facendo parte di un ufficio squinternato come questo ce la farà mai?
E sopratutto dopo "quell'incontro" cosa accadrà?
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Questa è la mia prima Fan fiction e spero che almeno ad alcuni piacerà... quindi buona lettura!
-Rehara.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ambulances are a regular routine

Kid era seduto al tavolo del bar e aspettava.
E aspettava già da ben due ore.
Suo padre non era il tipo che arrivava puntuale agli appuntamenti, questo lo sapeva, però farlo stare lì, a girare i pollici come un deficiente, non gli sembrava un comportamento corretto.
D’altronde era suo figlio, il figlio che non vedeva da un gran periodo…poteva almeno prendersi la briga di arrivare in anticipo o perlomeno in orario… e invece ancora non si faceva vedere e lui, del tutto succube, non poteva far altro che sperare che da quella porta, prima o poi, sarebbe entrata la figura del suo genitore.
Si sedette in maniera più comoda, non come la posizione rigida che aveva prima. Pensava che visto che lui era il presidente della famosa compagnia “Death Company” doveva avere un’immagine autoritaria e perfetta anche al di fuori dell’azienda, anche nei minimi particolari, ma dopo due ore di quel supplizio aveva perso la determinazione di avere quel portamento-da-capetto-che-deve-dare-l’esempio.
“Aaahh” un sospiro di sollievo gli uscì dalla bocca. Finalmente la sua schiena aveva avuto il “grande privilegio” di potersi appoggiare allo schienale.
Guardò l’orologio.
“18:45”
Sbuffò.
“Quasi quasi me ne vado” mugugnò fra sé e sé il ragazzo, arreso.
A quella frase, però, dalla porta si intravide un mantello nero e pochi secondi dopo l’intera persona del cosiddetto “Shinigami”.
“Macciao, figliolo~” lo salutò scherzosamente.
Davanti a lui c’era un uomo alto e robusto, vestito con un mantello nero che lo ricopriva quasi totalmente e con la maschera a forma di teschio che portava sempre, oltre che per ricordare di essere stato “uno dei presidenti della Death Company”, anche per vantarsene. Sì, era proprio suo padre.
“Papà…” il suo sguardo era un misto di collera e felicità “ti rendi conto di quanto mi hai fatto aspettare!” sbraitò il povero ragazzo.
“Avanti! Sono passate solo due orette dall’orario stabilito! ~” disse sempre con quel suo tono spensierato muovendo le mani in aria come per discolparsi.
A quell’affermazione Kid si spiaccicò letteralmente sul tavolo.
“Solo….due….ore…?” staccò la propria faccia da quella dura superficie “Due ore ti sembrano poche?!” gridò Kid disperato.
“Ma sai…! Questo bar è lontano da dove abito e…ehm… il taxi ha ritardato a venire! L’ho chiamato addirittura alle 17.00! ~”
“L’appuntamento era alle 16.10….” ribatté il giovane.
Suo padre, subito dopo ciò che gli aveva detto suo figlio, si sedette davanti a lui con una grazia inesistente per poi aggiustarsi il mantello stropicciato.
“Allooora…..errore mio! ~” disse dandosi un colpetto in testa per sottolineare il suo sbaglio, come si vedeva fare in molti manga shojo un po’ vecchiotti.
Kid fece un gran sospiro. Era già fin troppo esasperato.
Non è cambiato per niente” pensò il ragazzo, in un modo un po’ disperato e un po’malinconico.
 In fondo, era sempre il solito: spensierato, con la testa fra le nuvole e, quando vuole, un po’ saggio.
“Comunque Kid…” bevve un po’ di thè dalla tazza che una cameriera gli aveva appena portato “mi volevi parlare, no?” gli domandò.
“Bhè…. Sai dell’alleanza, vero?”
“Ah, sì! Hai finalmente fatto pace con il tuo vecchio amico, bravo! Ne sono felice ~”
“Di questo ne sono felice anche io, ma non è questo il punto…” lo sguardo di Kid si fece più serio.
“Cosa ti preoccupa?” anche “Shinigami” si fece più serio.
“Ho un brutto presentimento… come se alla Evans Company dovesse succedere un cattivo avvenimento” strinse i pugni “sai qualcosa a riguardo, padre?” gli domandò fissandolo intensamente negli occhi, anche se ricoperti da una strana maschera.
“Difficile domanda… ma sì, so qualcosa.”
Il giovane presidente della Death Company sobbalzò. Cosa aveva appena detto suo padre? Sapeva qualcosa? Come poteva sapere qualcosa?
Certo, era a conoscenza delle grandi doti del padre di sapere “tutto di tutti”, ma non credeva fino a quel punto.
“E-E c-che cosa sai?” chiese tremante il ragazzo.
“Bhè… non so molto” posò la tazzina sul tavolo “so solo che qualcuno vicino a Soul sta pianificando qualcosa appunto contro l’azienda, forse per eliminarla dal mercato internazionale”
Kid rimase ammutolito.
Qualcuno voleva far decadere la Evans Company…. e la cerchia di quel “qualcuno”, fin da subito, grazie a ciò che gli aveva detto suo padre, si restringeva. Doveva immediatamente mettersi all’opera per scovarlo.
                                                                                          *
“Un altro bicchiere di tequila con ghiaccio, per favore” disse Liz al barista, mentre era comodamente seduta in una delle tante sedie della birreria davanti al bancone che era pieno di bicchieri già del tutto vuoti, bevuti ovviamente dalla nostra alcolista preferita.
Era insieme a Tsubaki, Patty e Blair (che si era autoinvitata). Maka non era potuta venire perché “doveva riprendersi da uno shock emotivo”, almeno questo la ragazza aveva detto a loro.
“Chissà cosa è successo a Maka….”si chiedeva la Camelia mentre sorseggiava lentamente il suo Martini.
“Sarà suucceeeesso sicuraaamente qualcosa con quel demente del presidente!” esclamò vivace Patty, che era intenta a fare degli origami a forma di giraffe con i tovaglioli del locale.
“Sicuramente qualcosa da scoop-nya!” aggiunse Blair nel suo microscopico vestitino nel frattempo che faceva “le fusa” ad un ragazzo tutto muscoli, soldi e niente cervello (che nel corso della settimana le aveva comprato chili e chili di roba lussuosa).
“Se  quel tizio ha fatto qualcosa di strano alla mia amica, non so che gli faccio!” quasi urlò la maggiore delle Thompson sbattendo con forza il bicchiere sul banco.
“Liz, calmati” appoggiò una mano sulla sua spalla “così sembri Spirit…!” disse la corvina.
“Esattamente! Vorresti privare dei piaceri della vita una ragazza giovane come Maka?” aggiunse ancora la portinaia.
“Ma che dite voi due?! Avete capito male!” si girò verso le ragazze accanto a lei “Io non voglio che facciano zozzerie senza la presenza della mia telecamera!”
La Nakatsukasa era esterrefatta.
“Hai ragione, Liz-nyaa! Però non dimenticare che non deve mancare neanche la mia di presenza per poter prendere nota della notizia!”
“Maccerto, cara mia! Viva le zozzerie!” esclamò la maggiore delle Thompson ballando sul bancone, con una bottiglia di vodka presa chissà dove, con la gattara.
“E’-E’ t-tutto n-normale questo?...” pensò la povera Camelia.
“Evviva anche le giraffe!” esclamò anche la minore delle Thompson, danzando anche lei su quel tavolo, trasportata da tutta quell’entusiasmo che si era creato.
No, questo non è normale…” continuò a pensare Tsubaki che fissava le tre ragazze ballare su quel banco da bar come se non fosse niente di che… notando, però, che dopo un po’, Liz assunse una strana espressione, come se qualcosa la opprimesse.
Però…” la corvina posò il suo sguardo sulla bionda dai capelli lunghi “che cos’ha Liz?”
                                                                                            *

“Ora tu mi devi spiegare perché sei davanti a casa mia alle 23.40” disse irritata una Maka in pigiama che teneva aperta la porta di casa svogliatamente visto che Soul aveva suonato il suo campanello.
“Volevo vederti, M-a-k-a-chan! ~”
“Puoi vedermi domani a lavoro, ma non a notte fonda!” sbraitò innervosita la bionda.
“Quanto sei fredda, M-a-k-a-chan! ~”
“Cosa vuoi da me?” La ragazza teneva un libro in mano, non era un buon segno.
“Ehm…i-innanzitutto posa quell’affare” ordinò intimidito l’albino.
“E tu dimmi perché cazzo sei venuto a bussare alla mia porta in piena notte”
“Volevo solo parlarti!” disse tutto d’un fiato per la paura di essere colpito da quell’arma letale.
“Allora entra, stronzo…”
Lo trascinò assonnata dentro casa, lo fece sedere su uno sgabellino del salotto e si sdraiò sul divano.
“E’ una mia impressione… o è più docile quando ha sonno?...”  mentre era sdraiata la ragazza lo fulminò con gli occhi “no, mi sbagliavo….” pensò l’albino stranito dal comportamento della sua segretaria.
“Di cosa devi parlarmi, rincretinito?” gli domandò rivolgendo il suo viso verso di lui, spostando così di poco la sua testa dal comodo cuscino sopra il sofà.
“E’ da un po’, precisamente da quando abbiamo deciso di avviare quel progetto che volevo dirti una cosa…”
“Se vuoi parlare del bacio, non me ne frega niente… tranquillo”
“ Eh?! Ma che bacio e bacio! Mica volevo parlare di questa sciocchezza!” esclamò il ragazzo strafottente.
La ragazza si alzò dal divano e con tutta la forza che aveva gli tirò il cuscino su dove era appoggiata.
Soul era accasciato al suolo, come sempre del resto.
“Sciocchezza?! Ti sembra una sciocchezza?!” gridò la giovane in collera.
“Ma…non…eri…tu… quella… che aveva detto… che non te ne… fregava… niente…?” disse dolorante il ragazzo.
“E infatti non me ne frega niente!” urlò completamente rossa in viso.
“Sisi, come no….” proferì con un filo di voce.
“Mi stai facendo innervosire ancora di più. Zitto e sloggia”
“Ma devo parlarti….! E’ importante!”
“E per me è importante dormire!”
La bionda lo prese dalla camicia e lo fece alzare con forza.
“Ma…ma! Solo cinque minuti, avanti!” insisteva il ragazzo.
“Ho detto zitto e sloggia!” gridò ancora Maka sbattendolo fuori casa.
L’albino era di nuovo sul pianerottolo e non aveva concluso completamente niente:
Aveva percorso chilometri e chilometri per arrivare a casa della sua impiegata e lei, visto che era arrabbiata con lui per quel “suo strano impulso”, lo aveva cacciato via come se fosse un animale senza fargli dire ciò per cui era andato da lei.
Questa volta anche lui era furioso…
“Isterica senzatette che non sei altro, anzi non ti ho fatto pagare la lavanderia! Dentro quel cestino che mi hai tirato in testa c’era un assorbente che mi ha sporcato la camicia di sangue! E poi chi è l’idiota che butta quelle cose dentro un cesto delle cartacce?! Ma che cazzo di giornata di merda!” urlò il giovane, incazzato nero.
L’uscio si aprì cigolando e da lì uscì alla velocità della luce un tomo spesso quanto una parete che colpì l’albino.
Quella notte, tra il rumore dei veicoli e le luci che illuminavano la città, l’autombulanza spiccava fra qualunque altra cosa girovagasse per le strade, e i membri dell’azienda Evans, ognuno di loro sparso per la grande metropoli a fare i cazzi suoi, sentendo la sirena risuonare, capì subito dove era diretta. Ormai era routine.

Sarà vero ciò che ha detto il cosiddetto Shinigami? E allora chi è che complotta contro l'azienda Evans?
Che cos'ha Liz che non va?
E cosa succederà d'ora in poi a Soul e a Maka?

To be Continued...
 
Angolo dell’autrice schizzata:
Heilà lettori! Eccomi qui per voi per rompervi nuovamente le scatole! :D
Ho scritto questo capitolo qualche settimana fa ed ora ho…. Una chiavetta internet *^* Non sono più fuori dal mondo in pratica (anche se la connessione è lentissima).
Diciamo che quello che ho scritto questa volta è un po' strano: all'inizio c'è un Kid in versione 007... coff coff... scusate volevo dire 008, nella parte centrale due tizie che adorano le zozzerie (una delle quali è strana), una che adora le giraffe e un'altra che è succube della situazione...e alla fine Soul e Maka che litigano un po’ più seriamente del solito :I  Chissà cosa succederà dopo tutto questo...
Lo scoprirete presto eue
Infatti (strano ma vero) ho scritto in anticipo il prossimo capitolo e lo potrete leggere fra qualche settimana c:
Ringrazio a firephoenix (Oltre che santa dovrebbero proclamarti papessa! Ok… ahahah), Yoki (Ok, devo ammettere che il finale dello scorso capitolo è piaciuto… hai vinto per questa volta.), maka__99, _Antares_ e l’indimenticabile Kazuha__Takumi!
Grazie ancora per seguire questo scempio! *^*
Alla prossima! Ora devo andare… la merenda mi chiama eue
Bye!
-Rehara.



  
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