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Autore: Hurr1cane    05/08/2013    0 recensioni
Meg e Melanie hanno sempre saputo adattarsi e non hanno mai avuto bisogno di nessuno, ma prima o poi le cose cambiano e si sa, non sempre in peggio.
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- sei entrato nel mio mondo come un uragano, hai stravolto tutte le mie certezze..
- ed è un bene?
- ooh si.
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STAVOLTA CERCHERO' DI PUBBLICARE CON PIU' COSTANZA ;)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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a flams c:


Tutto e tutti in quel piccolo supermercato mi davano l’idea di essere estremamente vecchi e polverosi, le giovani cassiere masticano annoiate il loro chewing-gum e battono i prodotti con aria terribilmente insofferente mentre i signori anziani in fila contano quei pochi spiccioli che hanno per potersi assicurare di riuscire a comperare tutto quello che hanno preso. La solita mattinata noiosa di metà primavera, anche se il caldo afoso già iniziava a farsi sentire. Io vagabondo tra gli scaffali alla ricerca disperata di un po’ di frescura e ogni tanto butto un occhio sulla merce, polverosa e scadente come al solito. Oggi non sono per niente attenta a ciò che compro.
In quel angusto supermercato di periferia dimenticato da dio si potevano studiare le persone, “leggerle” come Melanie amava dire.
Melanie era la mia piccola sorellina di dieci anni, era bassina e con la faccia da angioletto, per non parlare delle sue lunghe trecce biondissime, ma non bisognava farsi ingannare: era tutta un pepe.
Dire che l’adoravo era poco.
Nel silenzio del luogo, interrotto alle volte solo dal “beep” delle codici a barre che vengono scannerizzati e dal ronzio di sottofondo dei frigoriferi del reparto surgelati m’immergo nei miei pensieri e inconsciamente sfioro con le dita i prodotti esposti, quasi in trance.
Improvvisamente vado a sbattere contro qualcuno, sono terribilmente imbarazzata e fatico anche a sollevare lo sguardo per capire chi ho urtato accidentalmente. Due fantastici occhi nocciola mi rapiscono, sussurro un flebile “scusami” e prima che lui possa anche solo controbattere io mi sono già allontanata a grandi passi.
Si tratta del ragazzo che ogni tanto incontro davanti scuola di Melanie quando la vado a riprendere, credo che anche il suo fratellino studi la; dopotutto è l’unica scuola statale dei dintorni, e il nostro quartiere non abbonda certamente di gente che naviga nell’oro.
Non è particolarmente alto e bello, ma ha un suo fascino; la sua famiglia si è trasferita qua da poco.
Io invece sono nata e cresciuta qui, nei bassifondi di New York, ad Harlem.
I miei genitori erano dei gran lavoratori e ultimamente erano così contenti per quell’ottimo lavoro che era stato offerto loro, erano tutti e due degli operai, mia mamma avrebbe voluto fare l’avvocato ma i soldi scarseggiavano ed era stata costretta a suo tempo a trovare un lavoro di ripiego; era così che aveva conosciuto mio padre. Erano stati ingaggiati tutti e due per ristrutturare uno dei più grandi tunnel sotterranei che collegavano la periferia alla Grande Mela, quel lavoro gli aveva finalmente riportato il buonumore, grazie allo stipendio si sarebbero potuti permettere l’istruzione delle loro amate figlie; ma la vita va così, si sa. E in pochi attimi New York si era ritrovata con un tunnel franato in più, centinaia di morti e molteplici feriti. Noi invece eravamo sole, completamente abbandonate a noi stesse. Per fortuna io avevo già compiuto la maggiore età ed avevo potuto diventare la tutrice di mia sorella, evitandole l’orfanotrofio.
Con la piccola somma che lo stato ci aveva rimborsato per l’incidente eravamo riuscite a ricomprare quella che un tempo era stata casa nostra, io avevo lasciato la scuola e continuavo a cercare dei lavoretti con cui potevo mantenere tutte e due. In generale si poteva pensare che non facessimo una bella vita, ma sicuramente le gioie non ci mancavano.
Sempre assorta nei pensieri decido di comprare anche un pacchetto di caramelle per Melanie, ne sarà felice, e poi ultimamente ho guadagnato un po’ di più quindi posso tranquillamente permettermi qualche strappo alla regola.
La cassiera di oggi è quella che si potrebbe definire una mia “amica”, io e Lizzie abbiamo frequentato i primi anni di liceo insieme, poi entrambe avevamo avuto dei problemi familiari e avevamo abbandonato la scuola. Proprio mentre la sto per salutare “il ragazzo dello scontro” le si avvicina, le posa un bacio sulla guancia e le chiede: -quindi per domani? Stesso pub?- lei lo guarda ammaliata e annuisce appena, lui le fa un occhiolino e si allontana.
- oh Meg, non puoi immaginare quant’è bello!-
Sospiro teatrale.
Che uscita idiota, certo che lo so quanto è bello, dopotutto ci vedo anche io.
Mugugno qualcosa d’incomprensibile solo per farle capire che non sono molto interessata ai suoi discorsi, ma lei non sembra curarsene e continua bellamente a farneticare
-l’ho conosciuto l’altra settimana in un locale qui vicino e siamo andati a letto insieme, ero ubriaca è vero, ma è stato stupendo. Del gran buon sesso.-
mi guarda tutta convinta e io decido di cambiare discorso
- senti, una busta me la daresti per favore?-
lei ignora il mio tentativo di svagare e riprende
- sai, secondo me ogni tanto una scopata te la dovresti fare anche tu. Mi sembri sempre così nervosa..-
mi trattengo dall’abbaiarle scorbuticamente di tacere e inizio a imbustare il tutto.
 


Sono sull’autobus e devo andare a prendere quella piccola peste a scuola, spero inconsciamente di incontrare di nuovo il ragazzo del supermercato, ma butto un occhio in giro e mi rendo conto che con mio dispiacere oggi non si è fatto vivo.
- MEEEEEEEEEEEG-  mi giro in tempo per accorgermi di quel piccolo uragano di energia che sta per travolgermi, la prendo in braccio e le scocco un bel bacio umidiccio sulla guancia.
- senti, il fratello di Jake si è dimenticato di venirlo a prendere oggi, e lui è troppo piccolo per avere un cellulare. Ora non sa come tornare a casa, non potremmo riaccompagnarlo noi in autobus?-
- ma certo tesoro, fammi vedere chi è Jake che lo avviso-
mi mostra un bambino in disparte che si guarda le scarpe con aria afflitta, appena lo vedo mi rendo conto di essere arrabbiata, ed è strano.
Ma come si fa ad abbandonare un bambino così piccolo davanti scuola?
Che fratello idiota deve avere?
Mi avvicino e gli sorrido caldamente per non farlo spaventare
- hey piccolo, sono la sorella di Melanie, mi ha detto che ti hanno dimenticato qui, ti va di chiamare tuo fratello col mio cellulare e di avvisarlo che torni con noi?-
mi sorride e annuisce, io gli porgo il mio nokia scassatissimo del dopoguerra e lo vedo comporre il numero… 
  
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