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Autore: Melabanana_    06/08/2013    3 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “Attento a quello che sogni” di _Kiiko Kyah e Raven Cullen]
Natsumi ha sempre sognato una grande storia d'amore, un po' come quella toccata in sorte a Bella Swan, la protagonista dei libri che tanto odia... Ma cosa accade quando, nella vita reale, incontra un ragazzo che, a causa di certi inquietanti particolari, sembra essere un vampiro?
{ Pairing: Rococo/Natsumi con accenni Endou/Aki ~~~ AU!; Romantico; Introspettivo; Sovrannaturale }
“Tu sei un ragazzo speciale” cominciò, e fece uno sforzo perché la voce le veniva a mancare. Cos’era tutta quella pressione? Aveva la sensazione che stesse per accaderle qualcosa d’incredibile. “Molto speciale” aggiunse.
“In queste settimane che siamo stati insieme ho pensato molto e… sono arrivata ad una conclusione. Tu non sei umano, Rococo.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hector/Rococo, Nelly/Natsumi
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore/Autori:  Melabanana_
Titolo della storia: Pools of blackness
Rating: Giallo
Prompt [il sogno che sarà rivoltato nella fic]: storia d'amore/Twilight
Personaggi: Natsumi Raimon, Rococo Urupa, Aki Kino, Haruna Otonashi, Kidou Yuuto, Endou Mamoru.
Numero di parole: 3820, escluso titolo e citazione finale.
Desclaimer: Inazuma Eleven e i suoi personaggi non ci appartegono, ma sono proprietà della Level-5. Le uniche cise di nostra appartenenza sono l'idea di base della fic e il testo stesso.
Eventuali note: Ci scusiamo per l'immenso ritardo XD Beh, tutti conoscete, credo, del "fenomeno Twilight" -ovvero quella fase subito seguita all'uscita di libri e film in cui tutte le ragazzine sognavano una storia d'amore col vampiro o il licantropo o qualunque altra creatura sovrannaturale... In quest fic Natsumi è, più o meno, una di loro, anche se odia Twilight -o almeno dice di odiarlo- e non è una ragazzina, infatti lei e gli altri ragazzi sono alle scuole superiori (sarebbe stato strano che Rococo guidasse unamacchina in terza media, lol). La fic è Alternate Universe, ovviamente~ Speriamo che la fic vi possa piacere c:
Baci, 
Roby&Camy

.:Un Incubus è una creatura mitologica, descritta come un demone di sesso maschile che si siede accanto alle
donne in stato di dormiveglia e cerca di avere rapporti sessuali con loro.
Si narra che ripetuti rapporti con un Incubus portino la vittima al deterioramento della salute, e in casi estremi alla morte. {Cit. Wikipedia}:.


Pools of blackness

Le ragazze nella sua classe era andate immediatamente in visibilio per il nuovo studente. Natsumi, seduta nel suo banco con il mento poggiato fra le mani, sbuffò e abbassò lo sguardo sui propri libri: lei non era come le altre, non sospirava per ogni bel ragazzo che vedeva. E poi, non le pareva che quello avesse qualcosa di particolare. Certo, quando lui le passò a fianco per andare a sedersi in fondo, uno sguardo glielo lanciò. Solo di sfuggita, però. Lo ignorò per il resto della mattinata.
Le sue compagne lo circondarono alla fine della giornata, sommergendolo di domande, mentre Natsumi girò i tacchi e uscì dall’aula.
“Natsumi, aspettaci!” La voce di Aki, sua amica d’infanzia, la fece fermare.
Haruna, al suo fianco, stringeva fra le mani il secondo volume della saga di Twilight. Natsumi arricciò il naso e fece una smorfia: la sdolcinata storia d’amore fra la sfortunata Bella e un aitante Edward era la nuova moda del momento, a scuola. Natsumi aveva visto tutti film, e letto tutti i libri, ma solo per curiosità –non ne era certo ossessionata come le sue compagne. Era quasi sicura che il motivo per cui s’interessavano ad ogni nuovo studente era che sospettavano potesse essere un vampiro affasciante con cui vivere un’intensa storia d’amore. Ridicolo. Natsumi non poteva certo perdere tempo dietro a quelle stupidaggini.
La voce di Aki la riportò nuovamente alla realtà.
“Allora, stasera esci con noi? Il fratello di Haruna sarà al centro col suo gruppo di amici. Potremmo incontrarli” suggerì allegra. Natsumi annuì, sapeva che fra gli amici di Kidou Yuuto c’era anche Endou Mamoru, a cui Aki era molto interessata. Almeno avrebbe passato una serata in compagnia, invece di rileggere da sola quegli stupidi libri per cercare di capire cosa ci fosse di così interessante nella storia d’amore con un vampiro.
 

xxx

 
Erano le otto. Natsumi se ne stava stesa sul proprio letto, morbido e accogliente.
Per quanto fosse tornata stanca, a casa, non era riuscita a dormire nemmeno una mezz’oretta. Sbadigliò, stropicciandosi le palpebre e sperando di recuperare un po’ di energia, almeno per la serata. Guardò l’orologio appeso sulla parete: aveva un bel colore rosa brillante, gliel’aveva regalato suo padre per il suo settimo compleanno e da allora era rimasto là, appeso nella sua cameretta che ora le sembrava piccola ed infantile. Aveva soltanto un’ora per riposarsi, alle nove doveva scendere nell’atrio del proprio palazzo: ad attenderla ci sarebbero state Aki, Haruna e anche Fuyuka, se le altre due erano riuscite a convincerla.
Si alzò dal materasso, con l’intenzione di aprire l’armadio e scegliere cosa mettere.
Decise di indossare un paio di calze nere, un pantaloncino di jeans scuro e una maglia bordeaux che le lasciava scoperte le spalle. Si spazzolò i lunghi capelli castani, di cui era sempre andata più che fiera. Mise del leggero ombretto nero sugli occhi e del mascara sulle già lunghe ciglia.
Le nove meno dieci.
Natsumi prese il libro che giaceva sul letto, aveva la copertina nera con un nastro rosso, il titolo recitava  la scritta “Eclipse”.
Sospirò e lo sistemò nella libreria dove teneva tutti i suoi amati testi.
Si avviò verso la porta. Sperò con tutta sé stessa di passare una divertente e bella serata, senza parlare di vampiri e inutili storie d’amore.
“Papà, esco!” esclamò. Non era nemmeno sicura che lui fosse in casa, ma sicuramente le avrebbe dato il permesso per vedersi con i propri amici senza fare neanche troppe storie. Uscì fuori di casa e arrestò il passò davanti al lampione che si elevava appena fuori il suo giardino. Attese una ventina di minuti. Odiava quando le sue amiche arrivavano in ritardo.
 

xxx

 
Natsumi lanciò una veloce occhiata ad Aki, la quale era arrossita di botto quando aveva intravisto Endou salutarla da lontano. Era in piedi accanto ad un muretto e agitava la mano, felice di vedere le sue amiche. Erano in tre e, come previsto, Fuyuka non era venuta: era un orario troppo tardo per lei, che aveva sempre ribadito di non amare le uscite serali che perduravano fino a mezzanotte passata. Haruna osservò il rossore che era apparso sulle guance  di Aki e sorrise.
“Fratellone!” esclamò, sperando che Kidou si voltasse a guardarla. E, proprio come si era aspettata, il ragazzo con i rasta si era girato verso di lei, stupito nel vederla in giro a quell’ora della sera. Il gruppo di Yuuto si avvicinò alle tre ragazze. Natsumi notò un ragazzo dalla pelle abbronzata, se ne stava al fianco di Endou e bisbigliava qualcosa. Era il nuovo compagno, visto proprio quella mattina a scuola.
Incrociò quelle iridi scure come petrolio e per un attimo ci si ritrovò immersa, sbatté le palpebre per tornare con i piedi per terra. Per qualche secondo si era sentita attratta da quelle calamite nere come la pece.
Natsumi spostò lo sguardo verso Endou, che le sorrideva pacifico.
“Ragazze” disse. “Volevo presentarvi un mio grandissimo amico.”
“Lo conosci solo da stamattina” fece notare Kidou, secco. Il castano fece spallucce e tornò a parlare con le ragazze, in particolare con Natsumi.
“È uno studente straniero trasferitosi da poco qui a Tokyo.”
Il ragazzo con i capelli blu fece un passo in avanti e accennò un sorriso. Haruna diede una piccola gomitata a Natsumi, sorridendole con un accenno di malizia.
“Viene dal Cotarl, in Africa. Si chiama Rococo Urupa.” Endou terminò di presentarlo e Rococo allungò una mano davanti a sé.
“Natsumi Raimon” rispose la ragazza in fretta. Lui strinse la presa e si soffermò a squadrarla per qualche minuto. I lunghi capelli mossi le ricadevano sulle spalle, gli occhi, pur senza fissarlo direttamente in viso, cercavano di leggergli dentro, quasi come se volesse sapere qualcosa in più sul suo conto solo guardandolo.
Rococo le sorrise, lei sussultò rendendosi conto che mostrare curiosità per lui in modo così sfacciato non era decoroso.
Distolse lo sguardo e fece finta d’interessarsi alle luci di un locale. Rococo non smise di sorriderle. “Noi due siamo in classe insieme. Ci siamo visti stamattina” disse.
“Sì” confermò Natsumi con nonchalance, come se non desse peso alla cosa. Rococo stava tentando di ottenere ancora la sua attenzione, e ciò la lusingava.
“Mi piacciono i tuoi capelli” disse all’improvviso, le sue dita corsero veloci fra le sue ciocche. “Non ne ho mai visti di così belli. Sono castani, ma hanno una sfumatura ramata. Nella luce della notte sembrano così luminosi.” Natsumi si voltò, sorpresa, e non poté fare a meno di arrossire quando lui aggiunse: “Ah, finalmente mi hai guardato negli occhi. Non l’avevo notato, ma anche i tuoi occhi sono molto belli.”
Natsumi sapeva di non potersi più tirare indietro, perciò decise di sfruttare l’occasione per squadrarlo per bene. Rococo era indubbiamente un bel ragazzo, ma c’era un’altra parola che poteva descriverlo, più adatta, solo che non le veniva in mente. Il suo sorriso era composto di denti bianchi e brillanti, in netto contrasto con la carnagione scura; il fisico era asciutto e atletico, probabilmente anche lui, come Endou e Kidou, praticava uno sport; i suoi occhi nerissimi erano magnetici e tradivano un sincero, e chissà quanto profondo, interesse per lei.
Parlarono tutta la serata fra loro; Natsumi non riuscì in alcun modo a staccarsi dalla conversazione, durante la quale Rococo le descrisse brevemente il paese da cui veniva e le rivelò alcune informazioni su se stesso, quasi buttate a caso, invogliandola a fare lo stesso. Era impossibile non notare la loro improvvisa vicinanza. Sicuramente Aki e Haruna, il giorno dopo, le avrebbero fatto il terzo grado. Alla fine, inoltre, Rococo insistette per accompagnarla fin sotto casa.
“Ti ringrazio” disse Natsumi spingendo il portone del palazzo.
“È stato un piacere” rispose Rococo allegro, sembrava che la serata gli fosse andata anche meglio di quel che si aspettava. Natsumi si sentì leggermente infastidita: magari lui pensava di averla già conquistata, ma si sbagliava di grosso. Si voltò, ma lui la trattenne afferrandole una mano.
“Che c’è?” esclamò Natsumi, forse un po’ troppo brusca. Rococo non si lasciò intimidire; l’attirò dolcemente a sé, si chinò e premette le labbra sulla sua guancia.
“Ci vediamo lunedì a scuola” mormorò, sorrise poi la lasciò andare e s’incamminò nella strada buia fino a scomparire alla sua vista. Natsumi restò ferma a fissare il punto in cui l’aveva lasciata, interdetta e instupidita. Rientrò in casa in fretta e si chiuse in camera. Suo padre non era ancora tornato dal lavoro.
Si stese sul letto e strinse il cuscino, i suoi pensieri faticavano a seguire una linea logica. Affascinante, questa era la parola adatta a descrivere Rococo. Chissà perché solo ora le veniva in mente, dopo essersi arrovellata per quasi due ore e mezza. Quando Rococo le parlava, per qualche motivo, il suo cervello si rifiutava di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fosse lui.
“Non va bene per niente” borbottò. Avrebbe dovuto passare tutta la domenica a riflettere su come migliorare quest’imbarazzante particolare.
 

xxx

 
Lunedì.
La sveglia suonò alle sei in punto, Natsumi si stiracchiò pigramente, sbadigliando. Non aveva granché voglia di andare a scuola e vedere Rococo, di trovarsi davanti quelle due pozze nere che cercavano di trascinarla in un baratro di confusione.
Prese le prime cose che vide nell’armadio e, dopo essersi fiondata in bagno, andò i cucina per fare colazione con residui di cereali e un bicchiere di latte.
Appena finite le lezioni sarebbe andata a fare la spesa -se avesse aspettato suo padre per vedere qualcosa di decente in frigo sarebbe invecchiata, nel frattempo. Bevve l’ultimo sorso di quel denso liquido fresco, poi recuperò la propria cartella e si fiondò fuori di casa.
Cercava un modo per evitare Rococo o, almeno, per non sentirsi poco lucida in sua presenza. Desiderava una freddezza mentale che sapeva di non avere in presenza di quel ragazzo. Magari non si sarebbe presentato ai corsi, oppure aveva improvvisamente deciso tornare al suo paese d’origine. Natsumi sospirò, dandosi della ridicola. Non poteva certo credere che si potesse avverare una di quelle ipotesi.
Richiuse la porta alle sue spalle, pronta ad ascoltare le noiose spiegazioni dei professori, determinata ad ignorare l’attrazione che provava per il ragazzo africano.
Mosse un passo sul sentiero fatto di pietre che attraversava il piccolo giardino, una piccola siepe circondava la casa della ragazza. Sentiva la gambe farsi sempre più molli, mentre minuto dopo minuto si avvicinava al luogo dove era diretta.
Sentì di cedere quando lo vide lì, seduto, davanti al grande ingresso della scuola grigia e antica. Si stava riparando sotto i portici dai pochi e deboli raggi di sole. Strano. Tutti cercavano di essere illuminati e riscaldati da quei pochi fiotti di luce che passavano tra le nuvole, ma lui no. Era nascosto sotto il berretto e un grande giubbino nero come le sue iridi. Aveva le mani in tasca e guardava il cielo, infastidito e preoccupato. Poi, quando la notò, le rivolse un gran sorriso.
Natsumi, che fino a poco prima stava riflettendo su quella bizzarra espressione che aveva fatto Rococo, si sentì sciogliere. Addio pensieri. Natsumi lanciò uno sguardo nervoso a Rococo, che continuava a far scontrare la penna contro il banco di legno, dando vita ad un leggero ticchettio. Quel rumore la infastidiva tremendamente. Lui le sorrise, portandosi la biro tra le labbra, poi abbassò gli occhi sul foglio della verifica. Avevano un’altra buona mezz’ora per concludere le rimanenti domande di chimica. Natsumi notò le espressioni corrucciate, concentrate e disperate dei propri compagni. I compiti a sorpresa erano davvero odiosi, soprattutto se si parlava di materie scientifiche. La castana vide il suo compagno dalla pelle abbronzata alzarsi e consegnare il foglio. Non aveva l’aria di essere un genio, anche se poteva benissimo esserlo. Prima di uscire dall’aula si voltò verso gli altri studenti, incrociò gli occhi nocciola di Natsumi e mimò qualcosa con le labbra: l’avrebbe aspettata fuori, così, per chiacchierare.
Quando finalmente la campanella suonò, erano già usciti tutti. Natsumi era china sul pavimento, alla ricerca del suo cellulare, lo aveva messo nella borsa ma, ora, non c’era più. Si mise le mani tra i capelli, esausta e nervosa.
Una mano le toccò la spalla coperta dalla maglietta lunga, di colore bianco candido; si voltò di scattò, Rococo le sorrideva serafico.
“Cerchi questo?” mormorò, tranquillo. Stava per poggiare il telefono sulla sedia quando lei allungò la mano e gli afferrò le dita, recuperandolo.
Fredda.
Rococo aveva una pelle incredibilmente fredda.
Il ragazzo indietreggiò con furia, tirando l’arto lontano da lei. Natsumo lo guardò stupita. “Sei… freddissimo…” commentò. Quella storia iniziava a somigliare davvero troppo a quella del vampiro Edward Cullen e dell’umana Bella Swan. Il sole lo infastidiva, la pelle fredda. Tra poco si sarebbe trovata in mezzo ad un bosco a chiedere: “Da quanto tempo hai diciassette anni?”. Rabbrividì all’idea. Nella sua testa continuò a convincersi di non credere a quelle stupide storie soprannaturali ma, in cuor suo, non confidava più in quella “certezza”.
Una mezz’oretta più tardi i due ragazzi erano seduti al tavolo della mensa, uno di fronte all’altra. Natsumi aveva un vassoio, con una minestra dall’odore ambiguo, davanti agli occhi. Storse il naso per il disgusto. Prese il bicchiere pieno d’acqua e ne bevve un sorso. Rococo, invece, non aveva preso niente. Aki e Haruna continuavano a scambiarsi occhiate complici, sedute dall’altra parte del piccolo locale scolastico. Continuavano a guardare la coppietta e bisbigliavano cose che Natsumi non riusciva ad udire. Decise di ignorarle entrambe.
“Non mangi?” chiese all’africano, indicando il vassoio vuoto. Lui scosse la testa. “Non ho molta fame” replicò, calmo. Natsumi si ricordò che nemmeno il venerdì precedente lo aveva visto pranzare. Un altro tassello del puzzle. Possibile che quel ragazzo non mangiasse? Magari si cibava di sangue e, adesso, voleva… voleva il suo. Natsumi cercò di ricomporsi e di cacciare queste idee idiote. Rococo non aveva molto appetito, ecco, e allora? Non significava nulla. Sospirò, mentre girava il cucchiaio nel piatto; avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma lei non era mai stata bravissima in questo genere di cose. Attese che lui iniziasse a conversare. Intanto rifletté bene su quello che aveva scoperto: Rococo aveva la pelle fredda, non mangiava e il sole sembrava infastidirlo… solo coincidenze?
“Le nostre compagne di classe oggi mi hanno detto del ballo di primavera” buttò lì Rococo mentre lei punzecchiava con disgusto un enorme broccoletto che emergeva dalla minestra, riscosse immediatamente la sua attenzione.
“Probabilmente vorranno essere invitate” osservò nervosamente, l’atteggiamento civettuolo delle sue compagne le era noto e le aveva sempre dato un po’ fastidio.
“Invitate?” Rococo sembrò leggermente divertito. “Sei gelosa?”
Natsumi si sentì arrossire e scosse il capo, stizzita. Rococo la prese invece per una risposta affermativa e rise. “Non devi preoccuparti, sai” disse, allegro.
“Non mi preoccupo—”
“Ho detto loro che ero già impegnato.” Non solo Rococo la interruppe, ma riuscì anche a sorprenderla. Lo guardò di nuovo negli occhi, confusa. Aveva già invitato una ragazza al ballo di primavera? Allora perché stava lì, tranquillo, con lei? Rococo sorrise, forse intuendo i suoi pensieri, e lei si girò di scatto, fingendo di fissare qualcosa  oltre la finestra.
“Non fare così, hai frainteso” disse il ragazzo. Si chinò in avanti e fece scorrere le dita fra quei capelli che amava così tanto. “Volevo invitare te, al ballo.”
Bastarono poche parole e il cuore della ragazza accelerò il suo battito all’istante.  
Natsumi cercò comunque di mantenere un contegno.
“E perché dovrei accettare?” domandò, osservando il modo in cui i suoi capelli –ramati, aveva detto lui- scivolavano nelle sue dita lunghe e scure; quando anche l’ultima ciocca gli sfuggì, Rococo appoggiò un braccio sul tavolo e si sporse ancora di più verso di lei, fino a sfiorare il suo orecchio sinistro con le labbra.
“Perché mi sono innamorato di te a prima vista e non sopporterei la vista di nessun’altra ragazza” sussurrò. “Vuoi venire al ballo con me, Natsumi Raimon?”
 

xxx

 
Le balze rosa del vestito seguivano la gonna di raso in ogni piccolo movimento e si sollevarono come fiori quando girò su se stessa. Natsumi si fermò e si soffermò sulla propria immagine nello specchio, quella sera aveva acconciato i suoi capelli in modo diverso, legando due trecce alla sommità del capo con un fermaglio e lasciando il resto dei capelli sciolti, più ricci del solito. Chissà se a lui sarebbero piaciuti.
Erano passate due settimane da quando aveva accettato l’invito di Rococo al ballo e, in verità, aveva l’impressione di avere anche silenziosamente accettato di uscire con lui; da quel giorno lui la seguiva ovunque, offrendole tutte le sue attenzioni, preoccupandosi in continuazione della sua salute, e cercando i suoi baci.
Anche quella sera, quando scese di casa per incontrarlo, la prima cosa che Rococo fece fu attirarla a sé, cingendole la vita, e baciarla a lungo sulle labbra. Non appena le loro bocche s’incrociavano, Natsumi si sentiva bruciare: un calore quasi infernale le risaliva lungo il petto e la gola e le toglieva il respiro. Con la lingua le pareva di sfiorare denti non umani, appuntiti e lisci come zanne di perla. Ormai non aveva più dubbi sulla vera identità del ragazzo: era convinta al cento per cento che fosse un vampiro,solo che ancora non lo aveva chiesto a lui. Aspettava che lui glielo rivelasse, ma dopotutto nemmeno Edward l’aveva dichiarato esplicitamente a Bella, giusto? Era un segreto, un segreto fra loro due.
Rococo si staccò, lasciandola senza respiro. “Sei incantevole. Questa pettinatura ti sta benissimo…” mormorò, poi le strinse la mano. “Andiamo?”
Natsumi annuì perché non si fidava della propria voce, sarebbe suonata di certo acuta e spezzata dopo quel bacio. La mano di Rococo era fredda e la fece rabbrividire.
Per l’occasione il ragazzo aveva fittato un auto a due posti rossa; le aprì lo sportello, galante, e poi si mise alla guida, e Natsumi trascorse tutto il tempo a riflettere su come affrontare la questione “vampiro” con lui. Anche Rococo sembrava distratto da altri pensieri, perciò rimasero in silenzio finché l’auto non si fermò e lui si voltò verso di lei sorridendo. “Arrivati” bisbigliò.
Uscì dall’auto e fece il giro per aprirle la portiera, con un’eleganza forse un po’ impacciata. “Stai bene?” le chiese preoccupato. Natsumi annuì e abbozzò un sorriso mentre afferrava la sua mano ghiacciata e intrecciava le dita.
“Ehilà, ce l’avete fatta!” esclamò qualcuno. Natsumi alzò lo sguardo. Era Endou, che li aveva visti arrivare da lontano; al suo fianco c’era Aki in un vestito bianco, semplice ma grazioso, un po’ come lei. Endou l’aveva invitata e lei sembrava raggiante di felicità. Natsumi era felice per lei e l’abbracciò mentre i due ragazzi si scambiavano i loro saluti. “Haruna?” chiese.
“Febbre. Che sfortuna. E Kidou è rimasto a casa con lei” rispose Aki. “Ma guardati, sei splendida, Natsumi! Volevi fare colpo?” Le strizzò l’occhio e Natsumi arrossì.
Se solo Aki avesse immaginato con quale ragazzo stesse uscendo l’amica!
Pensò che, entro fine serata, doveva accertarsi una volta e per tutte delle sue teorie su Rococo. Glielo avrebbe chiesto di persona, come Bella.
“La palestra è piena di gente” continuò Aki. Natsumi si sporse per osservare meglio e constatare che l’amica avesse ragione, ma in quel momento Rococo le cinse la vita con un braccio e la trascinò dolcemente verso di sé.
“Andiamo a ballare” suggerì.
“Va bene” acconsentì Natsumi, felice di tutte quelle piccole attenzioni che lui le riservava costantemente e che la facevano sentire… fortunata.
Camminarono verso la palestra, sgusciarono fra la gente accalcata e raggiunsero la pista da ballo. Rococo sollevò il braccio e le loro mani unite e le fece fare un giro su se stessa, le balze del vestito si sollevarono nella graziosa piroetta, poi iniziarono a ballare animatamente sulle note di “Levels” di Avicii. Natsumi si lasciò portare completamente da lui, dal modo in cui la stringeva sembrava che Rococo non avesse intenzione di lasciarla a nessun altro, nemmeno ai suoi amici. La musica da discoteca non la entusiasmava; quando iniziarono i lenti la sua mente si rilassò. Gettò le braccia intorno al collo di Rococo, lui le sorrise con denti bianchissimi poco prima di baciarla sulle labbra. La mandò di nuovo in confusione, ma questa volta Natsumi si sentì ancora più debole. “Forse fa un po’ troppo caldo” bisbigliò poggiando la guancia contro il suo petto. Rococo si accorse del suo malessere e la squadrò accigliato.
“Usciamo fuori a prendere un po’ aria” suggerì, calmo. Rococo si guardò intorno, poi la prese in braccio –come una principessa!, pensò Natsumi, imbarazzata- e si fece largo fra la folla per raggiungere la porta della palestra.
L’aria notturna li investì in pieno, era fresca e salubre e Natsumi riacquistò subito lucidità, anche se le gambe ancora le tremavano, molli, all’altezza delle ginocchia. Aveva un angosciante presentimento, ma non sapeva da cosa derivasse, almeno non finché non alzò il capo per ringraziare Rococo ed incrociò i suoi occhi.
Era sola.
Di notte.
Con un vampiro.
Sarebbe stato strano non avere inquietanti presentimenti.
“Stasera sei molto pensierosa.” L’affermazione di Rococo la fece sussultare.
“Ti devo parlare” disse lei in fretta. Lui si accigliò.
“Ti ascolto” mormorò. Si sedette su una panchina, a qualche metro da lei.
Natsumi fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo sulle proprie dita, stava torturando delle ciocche ricce di capelli, nervosamente.
“Tu sei un ragazzo speciale” cominciò, e fece uno sforzo perché la voce le veniva a mancare. Cos’era tutta quella pressione? Aveva la sensazione che stesse per accaderle qualcosa d’incredibile. “Molto speciale” aggiunse.
“In queste settimane che siamo stati insieme ho pensato molto e… sono arrivata ad una conclusione. Tu non sei umano, Rococo.” Mentre pronunciava le ultime cinque parole lo fissò dritto negli occhi, quasi per sfidarlo a negare.
Ma Rococo parve solo lievemente sorpreso. “Sei una ragazza intelligente, oltre che bella. Per questo mi sono innamorato di te” disse senza perdere il sorriso.
Natsumi si morse il labbro. Aprì la bocca, per parlare ancora, ma non ne uscì alcun suono. Le sembrava che facesse più freddo di prima. In quel momento, mentre Rococo si alzava e veniva verso di lei, si pentì di averlo guardato negli occhi: cercava disperatamente di distogliere lo sguardo da quelle pozze d’inchiostro nero, ma non poteva. Rococo era affascinate. Magnetico.
Appoggiò le mani sul suo petto, aggrappandosi disperatamente perché le gambe le stavano cedendo di nuovo. “Ti amo, Natsumi” disse Rococo, con un braccio le avvolse la vita per non farla cadere e con l’altra mano le afferrò la nuca. A separare i loro volti c’erano solo pochi centimetri.
“Sei un vampiro?” bisbigliò Natsumi, non riusciva a respirare.
Rococo sorrise. Le sue labbra scorsero lungo la sua guancia, non si fermarono sulle labbra, scesero sulla parte tenera del collo.
“No, mi dispiace deludere il tuo sogno, ma non sono un vampiro” le bisbigliò, dolce.
“Sono un Incubus, e ti porterò per sempre con me nel sonno eterno…”
Natsumi chiuse gli occhi e sprofondò nell’oblio più nero.
 

Non avrebbe mai pensato che il suo più grande sogno potesse portarla verso
un vero e proprio incubo.


xxxFinexxx

 
 

 

   
 
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