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Autore: FolliaProfonda    06/08/2013    2 recensioni
"E la mia anima dov'era? Dov'era? In un angolino, a lasciarsi lacerare dalle tenebre."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       1.

Una sera come le altre. Me ne stavo sola, nella mia camera. Cuffie e musica ad alto volume. Lei era tutto ciò che mi serviva. Mi metteva le ali che non possedevo. E io volevo solo evadere. Tutto era perfetto nella mia vita, tranne me. Genitori  fantastici, pochi amici ma fidati, e troppi sogni. L’adolescenza è fatta di sogni. ‘’Devi avere degli ideali e lottare per realizzarli per essere un vero uomo. Se poi non riesci, fa niente.’’-diceva Foscolo. Era questo il punto. Sapevo che tutti i miei sogni non si sarebbero realizzati. Ero sul baratro del dubbio. ‘’Se non si realizzano, vale la pena lottare?’’ tutti dicevano di sì. Mi alzai dalla scrivania e andai davanti al mio specchio. Mi osservai. Odiavo guardarmi. Ero così orrenda. Ero grassa. Infinitamente. Cosce, pancia, fianchi. Ovunque. E sempre mi soffermavo sui miei occhi. Verde drago. Le amiche dicevano che mi facevo solo complessi inesistenti. Eppure, più mi guardavo, più desideravo di sprofondare. Portai le mani alla faccia e chiusi gli occhi. Ebbi un groppo in gola, di quelli che preannunciano il pianto. Strizzai gli occhi e lo mandai giù. Non volevo piangere, poi sarei stata tartassata dalle domande dei miei genitori. La scuola era finita da un mese. Per fortuna. Non ero mai stata presa in giro concretamente. ‘’Sara,ma non ce la fai … non sei veloce …’’ e mi difendevo dicendo che avevo problemi alla gamba. Al campo estivo ero sempre l’ultima scelta nei gruppi. ‘’Non prendetevela.’’-dicevano gli educatori. E infatti io non me la prendevo con nessuno, oltre che con me stessa. Era solo colpa mia se non riuscivo a fermarmi di mangiare, se mi arrendevo al primo allenamento in palestra. Indossavo sempre maglie enormi, pantaloni enormi. Coprivo sempre il mio aspetto. Una volta il mio compagno di banco, Giuseppe, mi tese una mano ed io ebbi il coraggio di prenderla. La tenni e lui iniziò a giocarci. Avevo bisogno di sentirmi all’altezza di qualcuno come lui. Suonata la campanella, ci mollammo. Iniziai a mangiare la merenda e sentii una compagna:’’Perché non vi mettete insieme?’’ e lui rispose:’’Io e… lei? Oddio. Mai. Mi faceva pena.’’ In quel momento mi voltai e chiesi alla professoressa di andare in bagno. No, non piansi. Chiusi gli occhi e pensai ai miei idoli. Avevo bisogno solo di mettere quelle dannate cuffie. Molte volte gli adulti pensano che gli adolescenti non hanno problemi. ‘’Siete giovani! Dovete ridere!’’ Ma non sanno cosa c’è dentro a ogni ragazzo, ogni pensiero, ogni emozione. E quando a scuola parlammo di bullismo, io mi sentii fortemente toccata. La prof spiegò che ne esiste di due tipi: diretto e indiretto. Indiretto è quello che usano le ragazze, pettegolezzi, esclusione, emarginazione. Ne avevo sempre sofferto. Solo perché non ero bella e simpatica come le altre. Le guardavo e mi allungavo la maglia. i ragazzi mi evitavano sempre. Tra me e la mia migliore amica, sceglievano sempre lei. Lei che faceva finta di stare male e aveva una vita sociale stupenda. Diceva di essere sempre schernita, eppure, quando passavo davanti alla sua classe, tutte le erano attorno. Io preferivo starmene in un angolo e coprirmi il più possibile. ‘’Sembra che sei in lutto! Tutta nera!’’ ‘’Mi piace …’’ Solo perché in nero sembravo più magra. Il campo estivo era una liberazione, ma anche una prigione. Tutte le ragazze erano perfette. Corpo, personalità e loquacità. Io ero l’unica che non riusciva a salutare un ragazzo carino. Una volta ero al mare. ‘’Sembra che sei incinta.’’ La botola? La botola dov’era? Aprirla e sprofondarci era l’unico mio desiderio in quel momento.                                                                                
Ero grassa. Molto, ai miei occhi.                                         


                                                            ***

  
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