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Autore: BlackKay97    06/08/2013    5 recensioni
C’è un solo semidio che ha deciso di rinascere tre volte: Luke Castellan.
A quattordici anni Luke Reasonson, sua seconda vita, scopre di essere un semidio e si imbarca, suo malgrado, in una missione che lo condurrà ad oscure verità su sé stesso e sul suo destino. Potrebbe essere la maledizione vivente che porterà alla fine del mondo.
Contemporaneamente il divino Hermes rischia l’esilio al Tartaro nel tentativo di salvarlo dall’ira dei fratelli e del padre che ritengono Luke debba morire: è troppo potente per essere un semidio. Eppure il dio dei ladri pare aver notato qualcosa che agli altri sarebbe sfuggito.
Scritta da: Kay
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ermes, Gli Dèi, Luke Castellan, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La signora O’Leary mi aveva trascinato sotto di sé e mi aveva fatto da scudo contro la pioggia. Pioggia che non era mai arrivata perché le nubi avevano cambiato direzione dopo poco.
- Andiamo via. - mugugnai giù di morale mentre il cane infernale mi guardava compassionevole e mi dava una delicata leccatina. Mi tirai in piedi a forza e mi trascinai a prendere la katana. La riposi nel fodero e mi voltai tenendo lo sguardo basso per non incrociare le vesti bruciate di mio fratello. “Vipera”. Quel nome mi tamburellava in testa, avrei detto senza un motivo apparente, ma sapevo che c’era una ragione ben precisa. Sapevo che Castellan me la voleva far ricordare, ma io lo respinsi, respinsi quei ricordi cercando di pensare ad altro, perché avevo paura di vedere ancora morte. Che altro ci si poteva aspettare dai ricordi riguardanti una spada?!
La signora O’Leary abbaiò e mi porse la cintura di Travis.
- Vuoi i biscotti? - mi venne naturale chiedere sapendo che il mio defunto fratellastro li teneva in scarsella. Lei emise un suono grave di rimprovero e mi tirò la cinta di cuoio addosso. La guardai e la strinsi a me lasciandomi sfuggire una lacrima: mi mancava mio fratello.
- Non posso prenderla. Capisci? Era di Travis. - cercai di giustificarmi. Lei abbaiò convinta e mi parve annuisse. Feci per metterla giù ma l’animale ringhiò costringendomi a riprenderla. Sbuffò soddisfatta. Sospirai e soffermai lo sguardo sull’oggetto. Una scarsella e due paia di pugnali. Aggrottai le sopracciglia: perché quattro? Ne sfilai uno e quello baluginò d’argento. Sulla guardia spiccava il nome “Travis” in greco. Ne presi uno dall’altro lato e quello mandò bagliori verde menta. Sempre sulla guardia risaltava un altro nome: “Connor”. Avrei dovuto immaginarlo. Mi legai la cintura al fianco, quasi sovrapposta alla mia che sorreggeva il fodero della katana pendendo in obliquo. Strinsi meglio i pugnali e quasi mi sembrò di avere i due gemelli accanto. Guardai la signora O’Leary che mi studiava curiosa e le sorrisi. Era l’animale più intelligente che avessi mai conosciuto, non che il chihuaua dei nostri ex-vicini di casa si potesse definire un genio. Annuii ed andai a prendere la giacca di pelle nera di mio fratello indossandola. Presi lo zaino dove stavano i viveri e me lo caricai in spalla. Travis era morto per questa causa: la cosa migliore che potevo fare per lui ora era portare a termine la missione. Il cane infernale scattò in piedi abbaiando e scodinzolando e mi fece salire sul suo dorso:- Ok bella! Per Travis, per Shilla e per il Campo! - sguainai Vipera che mandò bagliori dorati e il mio destriero canino si lanciò verso San Francisco.
Travis aveva commesso un errore che io non avrei ripetuto: non aveva reagito.

La katana nel fodero legato sulla schiena, dove avevo preferito spostarla affinché non mi intralciasse i movimenti ondeggiandomi al fianco, sul dorso della signora O’Leary lanciata in corsa mi sentivo “re Peter” di “Narnia” durante l’ultima battaglia con la colonna sonora di “Pirati dei Caraibi”. È straordinario come la mente ci giochi brutti scherzi! In effetti ero un ragazzino che stava andando a sfidare un nemico sconosciuto e temuto sopra un... cane? Neanche il cavallo da principe azzurro avevo! La domanda “Ma chi me l’ha fatto fare?!” mi tamburellava in testa quando “He’s a pirate” si metteva in pausa nella mia mente malata da quattordicenne. Conoscevo bene la risposta: una ragazza dai penetranti occhi azzurri ed i capelli albini ed un ragazzo dai suggestivi occhi color del cielo, i capelli castani ed un’aria da guerriero di serie A. I miei due fratellastri preferiti: uno morto, l’altra che lo stava per raggiungere. - Com’è che la fortuna sceglie sempre me? - chiesi sarcastico alla mia accompagnatrice. Lei abbaiò con uno sbuffo. Non avevo idea di cosa ciò significasse ma l’idea che mi stesse considerando mi diede un pizzico di sicurezza in più.
Arrivammo in California quando optai per una sosta. Lasciai la mia cucciola preferita libera di girare ed io mi imbucai in un Mc Donald’s. Decisi di mettermi alla prova e lasciai l’istinto libero scivolarmi in corpo. In un istante ero convinto di aver messo su un sorriso furbo. Una cameriera mi passò accanto e le sfilai il cappello con la “M” caratteristica mettendomelo in testa. Lei non se ne accorse nemmeno. Nessuno se ne rese conto. Entrai nelle cucine: il vapore creava una sottile nebbiolina umida capace di confondere. Scivolai dietro un bancone e fregai un cheeseburger. Immaginai che i miei fratellastri avessero fatto di molto peggio ma l’adrenalina mi prese comunque. Uscii lasciando il cappello nelle cucine, con il cheeseburger sotto la giacca. Fuori dal locale me lo mangiai e decisi di rischiare: avrei preso altro. Camminavo a passo svelto per le vie affollate e luminose di insegne caratteristiche dell’America quando m’accorsi che i miei sensi si stavano acuendo. Riuscivo a distinguere ogni suono che mi circondava e comprendevo tutte le conversazioni contemporaneamente. La gente prese a muoversi più lentamente, sempre di più, fino a sembrare un video al rallentatore. Li superavano e loro si voltavano lentamente. Mi misi a correre ridendo: sentivo le ali battere ad ogni passo rendendomi, anche da fermo, più veloce di tutti. Mi gettai un’occhiata: i jeans erano logori e strappati dagli artigli dei cani infernali. Et voilà! Entrai in un negozio il cui nome, ora, mi sfugge e fregai un paio di jeans nuovi della mia taglia. Mi muovevo così velocemente che non mi notarono neanche! Per la prima volta compresi il potere dei figli di Hermes che deriva da loro, o nostro, padre. Mi resi conto che avrei potuto fare di tutto, solo chiamando le mie ali e portandomi a velocità maggiori del normale: potevo andare ovunque senza essere visto, con un po’ d’allenamento sarei riuscito a spostarmi in poco tempo coprendo grandi distanze, potevo prevedere le mosse del mio avversario solo notando come caricava il colpo, potevo anticiparlo, potevo essere così veloce da impedirgli di parare i miei colpi. Era questo che avevo fatto con Percy. Forse, sarei pure riuscito a sconfiggere la gravità correndo. Inoltre, quali altri semidei potevano volare con le sole proprie forze? Nessuno! Ma la mia conoscenza della mitologia non era così ampia da permettermi di esserne sicuro. Forse non eravamo dei maghi con le armi, non avevamo tutto questo senso artistico, magari non avremmo mai spostato fiumi, fatto risorgere i morti o fulminato qualcuno, nessuno di noi sarebbe diventato architetto e non avremmo mai costruito nulla di speciale o vinto una gara di bellezza, ma ero convinto che in battaglia saremmo riusciti a batterli tutti diventando invisibili ai loro occhi. Mi stupii pensando che non possedevo nemmeno un decimo del potere di cui disponeva mio padre: non era un caso se stava tra i tredici olimpi più importanti. Corsi fulmineo fino ad uscire dal centro abitato. Lì incontrai la mia amica O’Leary. Mi misi a ridere:- Sapessi che ho scoperto! Meraviglioso, bella! Straordinario! - feci una piroetta in preda all’euforia. Lei sbadigliò. Le scoccai un’occhiata di fuoco e lei scodinzolò. Scossi la testa ridendo:- Ok, ti va di aiutarmi con quella cosa del volare? - lei si drizzò abbaiando contenta. “Quest’idea mi farà male...” pensai spiegando le mie alucce.

Inutile dire che mi spiaccicai a terra qualche volta di troppo. Ringhiai:- Perché ce la fanno tutti tranne me?! - mi passai le mani sulla faccia scoprendo d’avere un livido su uno zigomo. La signora O’Leary abbaiò e mi diede una spintarella con la testa. Sospirai:- Lo so, lo so, devo solo allenarmi e impegnarmi di più, non è colpa tua ma mia. Però cavolo se è difficile! - brontolai tirando una manata a terra mentre mi sedevo. Sospirai:- Come potrei fare? È matematicamente impossibile volare con due piccole ali alle scarpe... già mi stupisco di riuscire a svolazzare per qualche secondo! - appoggiai il gomito alle ginocchia e gli occhi sulla mano. Avevo perso tutto l’entusiasmo. La mia accompagnatrice uggiolò. - Mi dispiace O’Leary, mi dispiace davvero tanto, ma non credo riuscirò mai a volare. - lei mi squadrò. - Guardami bella! Ho iniziato con Travis, uno tra i migliori guerrieri del Campo insieme a Percy, Annabeth, Nico, Katie, Clarisse ed altri abilissimi semidei che contro Crono si sono distinti per abilità, e guarda dove sono arrivato! Di questo passo non volerò mai! - lei, con il muso, m’avvicinò una mano alla guancia facendomi notare che stavo piangendo. - Non sono uno tosto io. Non ho neanche la metà del coraggio, del talento e del carisma di Castellan. Sono... sono... sono solo una misera copia di qualcuno che non c’è più. - sospirai:- Forse, dopo aver accertato da che parte stavo, vi aspettavate di avere un nuovo Luke Castellan dalla vostra, un nuovo comandante forte e... questa volta meno imbecille, ma vi sbagliavate tutti. Tutti coloro che la pensano così si sbagliano. Non sono Luke Castellan, sono Luke Reasonson e, che mi piaccia o no, - stinsi il pugno davanti a me:- se queste due personalità si sfidassero... perderei in pochi istanti. - lasciai la presa avvertendo la mia impotenza di fronte all’altra parte di me, di fronte a quello spirito che continuava a darmi il tormento prolungando il mio dolore, uccidendo e continuando ad essere il mostro che era attraverso di me. Eppure non comprendevo: in punto di morte, Percy mi aveva raccontato Luke si era pentito, per quello era potuto rinascere, quindi perché continuare a fare del male? Non avevo la risposta... non ne avevo la benché minima idea, solo una cosa sapevo: odiavo sempre di più Luke Castellan.
La signora O’Leary abbaiò e mi leccò guardandomi con fare dolce, come una mamma premurosa, il che mi ricordò la mia e mi diede sui nervi. La cosa, comunque, servì a farmi riprendere le redini della situazione e scacciai il mio lato più EMO riprendendo le prove di volo. Che dire? La mia cucciola aveva avuto ancora ragione: impegnandomi riuscì a percepire il sussurrare di Eolo. La sua voce, un ululato freddo, mi scivolava accanto inondandomi le orecchie per raccontarmi tutto ciò che aveva visto. Terre lontane dove la sabbia lo accompagna o dove la neve si leva seguendolo. Terre dove il cielo stende dita di luce per toccare il suolo o dove il Sole si porta in alto per vedere meglio i mortali che passano sotto la sua luce e percepiscono forte il suo calore. Ascoltando questi racconti delle terre oltre la mia entrai in sintonia con il cielo stesso... e volai.

Angolo di Kay & Connor & Travis
Kay: Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma... (e chi mi segue su Facebook lo saprà) avevo perso la chiavetta con "Rinascita".
Connor: Che, ci teniamo ad informare, è ancora dispersa!
Kay: Si, quindi ho riscritto tutto sul computer.
Travis: Sfigaaaaata!
Kay: Taci!
Travis: *prende la Nutella* uffa! Che noiosa! *mangia nutella*
Kay&Connor: Mia Nutella!!!
Connor: *la squadra* Zitta figlia di Apollo!!! *la spinge via e va a picchiarsi col fratello per la nutella*
Kay: ... ç_ç Cattivi... Comunque... devo dire qualcosa per incitarvi a continuare a leggere... ebbene, nell'introduzione si fa riferimento ad una profezia e nel prossimo capitolo scopriremo di che si tratta e perchè dovrebbe compiersi. Forse vi stupirà il modo in cui c'entrerà il nostro Luke! ;)
Al prossimo capitolo/alle recensioni!

Kay & Connor & Travis
   
 
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