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Autore: Aissela_    06/08/2013    1 recensioni
Jonathan Rider è un comune diciannovenne di Seattle che ama stare in compagnia degli amici e uscire con le belle ragazze il sabato sera. Ma appena i suoi genitori rimangono coinvolti in un incidente mortale, la vita di Jonathan cambia radicalmente. Viene affidato ad uno degli orfanotrofi più duri del Paese, non avendo più nessun parente ancora in vita. Jonathan si trova costretto a fuggire dalla città, a lasciare i suoi amici e a cambiare nome pur di non finire in orfanotrofio. Inizia così un viaggio verso Miami, una delle più grandi città dell'America, piena di misteri e verità con cui Jonathan dovrà fare i conti. E' proprio qui che scoprirà di non essere un ragazzo qualunque, e che alcune persone farebbero di tutto per arrivare a lui.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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8. Farfalle nello stomaco

Ho avuto tante ragazze a Seattle. La maggior parte di loro erano delle puttanelle senza cervello che volevano solo fare sesso, ma ne ho avute tante. Le mie vecchie relazioni sono durate tutte all'incirca due o tre settimane, niente di serio. Non mi sono mai interessato particolarmente alle mie ex. Nessuna mi ha colpito davvero. Nessuna mi ha fatto pensare 'questa è la ragazza giusta'. Nessuna tranne Sarah. Ma lei non è la mia ragazza. Non ancora. Penso a lei ogni fottuto minuto da quando l'ho vista. Voglio conoscerla meglio, sapere cosa gli piace fare nel tempo libero, cosa adora mangiare o cosa odia. Voglio sapere tutto. E' per questo che adesso mi trovo davanti al bar dove lavora. Mi sono alzato presto proprio per venire qui da lei, senza svegliare Mia e Vince che ancora dormivano. Non avevo nessuna voglia di spiegare dove dovevo andare. A dire la verità non avevo voglia nemmeno di parlare con loro. Mi feci coraggio ed entrai nel bar. Riconobbi subito il barista calvo dietro al bancone, ma lui non mi degnò di uno sguardo. Sembrava intento ad ascoltare una conversazione molto animata tra due ragazzi seduti al tavolo in fondo al locale. La ragazza, una bionda, mi dava le spalle, perciò non potevo vederla in faccia. Il ragazzo è un tipo alto, muscoloso e abbronzato, con i capelli castano chiari e gli occhi luminosi. Sembra molto grande, sui 26-27 anni. Dal tono di voce e dai gesti che fanno, capisco che stanno litigando. Sento la ragazza piangere, mentre lui gli urla addosso pesanti insulti. Mi avvicino al barista e dico: "Accidenti, quei due stanno litigando proprio di brutto." Il signore calvo mi guarda con aria preoccupata e mi dice: "Già, spero che le cose non si mettano peggio di adesso." Io lo guardo incuriosito. Non capivo cosa volesse dire, e poi perché si preoccupa? Ad un tratto i ragazzi si alzano e in quel momento capisco per quale motivo il barista era preoccupato per il litigio. La ragazza era Sarah. Il ragazzo, molto più alto e più grande di lei, gli urla: "Mi sono stancato delle tue scuse, questa volta mi hai veramente rotto! Non finisce qui, Sarah." Poi scrolla la testa e si dirige verso la porta per uscire. “Aspetta Dylan, ti prego!” gli urla Sarah, ma lui la ignora. Mentre mi passa accanto mi guarda con aria di sfida, dandomi anche una spallata, poi esce. Intanto Sarah si è rimessa seduta al tavolo e continua a piangere e a singhiozzare. Mi avvicino subito, pronto a darle il mio aiuto, ma appena sto per aprire bocca lei si alza in piedi, prende la borsa e si dirige fuori dalla porta, senza neanche degnarmi di uno sguardo. Il barista mi guarda rattristato e mi dice: "Ha avuto una brutta giornata. E' dalle 7 che litigano. Dovresti andare da lei." Io faccio un cenno con la testa per annuire e poi mi fiondo fuori.

Comincio a camminare per il parco, in cerca della ragazza che mi sta facendo impazzire, ma senza risultati. Dopo 15 minuti che giro per il parco, mi siedo su una panchina arrugginita, sapendo che ormai non sarei più riuscito a trovarla. Ma poi sento il rumore di un pianto provenire da dietro di me. Mi giro e vedo Sarah seduta sotto l'ombra di un albero a pochi metri da me, con la testa fra le gambe e le braccia che le circondavano. Mi alzai subito in piedi, e mi incamminai verso di lei. Mi sedetti delicatamente sotto l'ombra, vicino a Sarah, stando attento a non spaventarla. A quell'ora il parco era abbastanza vuoto. C'erano solo pochi barboni che ormai ritenevano quel parco casa propria. Sarah alza lo sguardo di scatto e mi guarda con l'aria più triste che abbia mai visto. A causa delle lacrime, il suo trucco era un po' colato, ma era bellissima lo stesso. "Tutto bene?" inizio a dire io, dato che aveva assunto un'espressione spaventata. D'altronde lei non sapeva chi ero. "Emh... Non proprio, ma passerà." mi risponde con dolcezza, facendomi un sorriso finto, solo per gentilezza. "Ti ho vista nel bar, pensavo che magari avevi voglia di parlare con qualcuno..." ma che cazzo mi salta in mente? Neanche mi conosce! "Oh... Sei stato davvero gentile, ma non preoccuparti, sto bene." mi risponde incerta lei. Sono un coglione colossale, lo so. "So che ti sembrerò uno stupido... Nemmeno ci conosciamo e mi sto impicciando dei tuoi problemi, volevo solo assicurarmi che stessi bene. Mi dispiace per essermi intromesso." dico io, vergognandomi a morte, mentre mi alzo per andarmene. Ma appena faccio due passi sento una mano sulla mia spalla che mi blocca. "Aspetta. Non sei uno stupido che si impiccia dei problemi degli altri. Sei stato davvero dolce a preoccuparti per me. Grazie." mi dice velocemente Sarah. Io mi volto e lei mi fa un sorriso, uno vero stavolta. Sento qualcosa dentro di me, appena la vedo sorridere. Qualcosa di strano, mai provato prima. Saranno queste le famose farfalle nello stomaco? "Io sono Sarah." mi dice lei, porgendomi la mano. Lo so, voglio rispondergli. Ma invece di fare un'altra figura di merda, gli porgo la mia mano e dico solo: "John." Poi, dopo vari minuti di silenzio e di imbarazzo, mi faccio coraggio e dico: "Ti va di andare a bere qualcosa? Così magari ti distrai un po'." Lei si guarda intorno un po' incerta, poi riposa lo sguardo su di me e mi risponde: "Ok, va bene. Grazie davvero, John."

Trascorro tutta la giornata in compagnia di Sarah e mi accorgo che più passa il tempo, più provo dei forti sentimenti per lei. E' così spontanea, dolce, solare, a suo agio con tutti. Giuro che non ho mai conosciuto nessuna ragazza più perfetta di lei. Dopo esserci conosciuti più a fondo, ho capito che lei ha avuto parecchi problemi in famiglia. Sua mamma è morta quasi un anno fa, in un incendio che è divampato nell'ufficio dove lavorava. Lei e il padre si sono trasferiti moltissime volte in cerca di un posto dove potessero finalmente ricominciare a vivere. Adesso che sono qui a Miami, lei vorrebbe aiutare il padre guadagnando qualche soldo al bar. Trovo che sia una cosa molto dolce da parte sua, aiutare il padre in questo modo. E' davvero una ragazza molto buona. Poi finalmente mi ha spiegato il motivo del litigio con il suo fidanzato, Dylan. E' da un mesetto più o meno che si frequentano. Lui è il tipico ragazzo che vuole uscire tutte le sere, andare in discoteca con gli amici, divertirsi bevendo litri di birra e mostrare a tutti la sua bella ragazza. Ma lei non è così. Preferisce stare a casa a trascorrere una serata in compagnia del padre, ordinare una pizza da dividere con lui e infine noleggiare un film. E' per questo che lei rifiuta quasi sempre i suoi inviti ad uscire. Lui non è contento e questa è la ragione dei loro continui litigi. "Non riesco a credere che tu abbia litigato con quel bastardo per questa cavolata." dico io mentre mangio il mio gelato insieme a Sarah, seduto accanto a lei su una panchina che si affaccia sulla spiaggia. "Già... Non capisco cosa ci trovavo in lui di tanto speciale. E' solo un ragazzo presuntuoso e egoista." afferma lei, mangiando il suo gelato al cioccolato. Cavolo, è bellissima. La guardo mentre è intenta a non far cadere il gelato sui suoi jeans, con la luce del sole che la illumina da capo a piedi. Ormai è il tramonto, e il mare ha assunto quel colore tra l’arancione e il rosso che assume tutte le sere verso le 19.00. "John, è meglio che vada. Dovrei preparare la cena a mio padre." mi dice lei guardandomi negli occhi. "Oh si, certo. Stai tranquilla." rispondo subito io. Mi fa un sorriso grande, si alza e comincia a camminare per il marciapiede. Io rimango a fissarla incantato, quando ad un tratto Sarah si gira, torna verso di me e si risiede. "Ti va se ci rivediamo domani?" mi chiede un po' in imbarazzo. Il mio cuore comincia a battere all'impazzata. Credo di stare per svenire. Mi ha chiesto di rivederci? L'ha fatto davvero? Oh cazzo, l'ha fatto. "Ma certo! Si, sicuramente!" rispondo io un po' troppo euforico. Che figura di merda. Lei fa una risatina. Amo il modo in cui porta la mano davanti alla bocca quando ride. Poi si avvicina... E mi da un bacio sulla guancia. "Grazie per oggi, John. Sei stato davvero dolce." dice lei guardandomi fisso negli occhi come nessuno ha mai fatto, poi si alza e se ne va. Io rimango fermo, immobile sulla panchina con un sorriso stampato sul volto. D'istinto mi tocco la guancia dove poco prima Sarah ha posato le sue labbra. Non ci potevo credere. No, doveva essere un sogno. Poi ad un tratto la sento di nuovo. Quella strana sensazione mai provata. Ora ne sono certo. Sono le farfalle nel mio stomaco.







Ma salve bellissimi :3 Scusate l’assenza, sono stata qualche giorno al mare :3 Ma eccomi qui con un nuovo capitolo pieno d’amore *-* Spero vi piaccia! Come al solito voi recensite in tanti, mi farebbe tanto piacere :’)

Quanto amo questo ragazzo *-*

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Questa ragazza è perfettamente perfetta :’)

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E questo è l’ex di Sarah, Dylan, ovvero Rodrigo Guirao Dìaz :3

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