Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    06/08/2013    4 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Touma era seduto al centro del divano, un plaid avvolto attorno alle spalle ed una tazza di tè caldo tra le mani. Essere a casa propria, vivo, tra i suoi Nakama... all'inizio il sollievo era stato così forte che gli era sembrato di poter impazzire.
Ma dopo pochi minuti aveva cominciato a sentirsi diverso. Una strana inquietudine lo pervadeva, come se non riuscisse a distinguere la realtà dall'immaginazione. Come se non fosse riuscito a lasciare del tutto il luogo sotterraneo in cui era stato imprigionato.
Shin era seduto accanto a lui e lo stava coprendo di premure: con quel modo di prendersi cura dei suoi nakama senza risultare soffocante. Touma aveva sempre trovato conforto nei modi del suo Nakama. Ora invece si sentiva quasi a disagio.
E Shu.
Shu lo fissava da quando si era svegliato. Lo fissava e distoglieva lo sguardo appena Touma lo guardava. Era come se, dietro gli occhi, nascondesse qualcosa che Touma non capiva.
Ryo era steso sull'altro divano. Un paio di volte aveva aperto gli occhi, ma si era riassopito subito. Touma aveva già cercato di farsi spiegare cosa fosse successo. Come stesse Ryo e perchè Seiji non fosse lì con loro, ma era stato zittito con dolcezza, come un bambino piccolo, con la promessa di tutte le spiegazioni quando fosse stato meglio.
Non era una novità, facevano sempre così: ogni volta che uno di loro stava male, il gruppo si chiudeva istintivamente attorno a lui a fargli da scudo, proteggendolo da tutto, anche dai brutti pensieri.
Ma stavolta Touma non poteva fare a meno di sentirsi indispettito, e davvero non riusciva a capirne il perchè.
Seiji uscì dalla camera degli ospiti, massaggiandosi le tempie. Quando alzò lo sguardo e vide Touma, meravigliosamente sveglio e vigile, il suo viso si illuminò di gioia. Touma gli sorrise istintivamente. Era così bello e raro vedere quel viso così aperto... eppure quando Seiji si sedette accanto a lui, il samurai del cielo provò l'istinto di ritrarsi.
Più si rendeva conto dei propri sentimenti, più si arrabbiava anche con sé stesso. Ma questo non gli impediva di continuare a sentirsi un po' arrabbiato anche con loro, anche se razionalmente sapeva di non averne motivo.
Quando finalmente anche Ryo si svegliò, l'intera casa entrò in fermento.
Come sempre, pensò Touma, e cercò di alzarsi.
“Dove vai?”
“Cosa c'è, non posso usare il mio bagno?!” La voce gli era uscita aspra e troppo alta, ma non era riuscito a frenarsi. Shin fece un passo indietro, ritraendo la mano come se si fosse scottato, e Touma si sentì una merda. Girò i tacchi ed entrò in bagno, ancora un po' barcollante. Si chiuse dentro a chiave, poi si accasciò contro la porta, chiedendosi cosa ci fosse nella sua testa che non andava.

 

- o -

 


Seiji si era alzato. Aveva fatto due o tre passi in direzione del bagno, poi si era fermato.
“Mi sono perso qualcosa?”
Shin scosse la testa. “Non ne ho idea. E' da quando si è svegliato che è strano. Non sembra nemmeno lui.” Seiji gli strinse la spalla.
“Coraggio, adesso tornerà. C'è un po' di tè?”
Shin annuì, si diresse in cucina e controllò che quello che aveva preparato poco prima fosse ancora caldo. Aveva anche iniziato a cucinare qualcosa, ma quando si era svegliato Touma si era interrotto.
Osservò i suoi Nakama, mentre riprendeva a tagliare le verdure.
Shu era stranamente pensieroso, Ryo era chiaramente turbato, e Seiji aveva cercato di mostrarsi rassicurante, ma era evidente che si stava arrovellando. Shin sospirò.
Shu lo raggiunse e cominciò a tirare fuori un po' di stoviglie. Quando tutto fu apparecchiato sul tavolino del salotto, Shin si avvicinò alla porta del bagno.
“Touma, vieni a mangiare qualcosa con noi? O almeno a finire il tuo tè. - Da dentro non proveniva nessun rumore. – Touma?”
Un attimo prima che andassero tutti nel panico, la chiave girò, e Touma uscì. Superò Shin senza guardarlo in faccia ed andò a sedersi nel divano.
Per un po' nessuno disse nulla. Si limitarono a mangiare, osservandosi di sottecchi l'un l'altro. Alla fine Seiji prese la parola.
“Ryo, ci puoi spiegare di nuovo chi era quella creatura e cosa ti ha detto?”
Ryo riassunse il discorso dello Youia, cercando di ricordare più particolari possibili.
“Quindi, - Riflettè Shin. - anche le ombre che sono state qui poco fa erano probabilmente parte di quella che ti ha attaccato.”
“Sono state... qui?! - Il tono di Ryo si alzò velocemente. – Siete stati attaccati! Perchè non mi avete detto nulla?!”
“Perchè sapevamo che l'avresti presa così.” Tagliò corto Seiji.
“Siete stati attaccati... - Come sempre, la rabbia di Ryo era scemata in un attimo, lasciando il posto alla tristezza. – Non avrei dovuto lasciarvi soli.”
Shu alzò gli occhi al cielo.
“Ryo, guarda che lo sappiamo che l'hai fatto proprio per evitare che fossimo attaccati. Però è vero, non avresti dovuto scappare in quel modo, hai messo in pericolo soprattutto te stesso.”
Ryo stava per ribattere, ma Seiji lo prevenne.
“Cerchiamo di restare in argomento. - Si rivolse a Shin. – Grazie per essere riuscito a strapparmi da lì: ho seguito la tua traccia.”
Shin sorrise, poi ripensò a ciò che aveva visto quando le ombre erano entrate in camera di Touma. “E' successo anche a te, vero? - Chiese al samurai del cielo. - Mi è sembrato che anche tu fossi prigioniero di uno di quei sogni...” Touma sbiancò. Tutto quello che riuscì a fare fu annuire seccamente un paio di volte, poi fu salvato da Shu che spostò l'attenzione su altro. Cominciarono a parlare di come lo Youia si fosse dissolto sotto il colpo di Shu e di come ci fossero poche speranze che fosse stato sconfitto definitivamente, ma Touma non riusciva più a seguire i discorsi. Il cuore aveva preso a battergli all'impazzata e gli sembrava di soffocare. L'aria gli mancava, il suo animo era ancora prigioniero di quella grotta sudicia, e non sapeva come uscirne. Si alzò di scatto. Balbettò qualcosa per giustificarsi e si diresse a grandi passi verso camera propria. Quando aprì la porta, rimase impietrito. La finestra era distrutta. Dalle fessure della tapparella entrava l'aria fredda, e tutti i libri della mensola erano stati raccolti frettolosamente da terra ed accatastati sul tavolo. Il copriletto era stato tagliato in più punti dalle schegge di vetro e la sedia, cadendo, si era spaccata in un angolo dello schienale. Si sentì perso: casa sua, il suo rifugio, era stata violata. Accanto ai suoi Nakama provava rabbia e disagio, e non riusciva ad immaginare un solo luogo in cui sentirsi al sicuro. Sentì la gola chiudersi in un pianto che però non riusciva ad uscire. Si lasciò cadere sul letto per poi rannicchiarsi su un fianco: mai in tutta la sua vita si era sentito così solo, nemmeno da bambino.


- o -

 

Era rimasto così per almeno un'ora. Avevano cercato di farlo uscire diverse volte, ma si era rifiutato, e alla fine sembrava che avessero rinunciato.
Sentì di nuovo dei passi avvicinarsi alla porta.
“Lasciatemi solo. Per favore...”
Per un po' non sentì nient'altro. Pensò che sarebbero andati via, poi la porta si aprì. Si voltò per gridare che non voleva nessuno, ma le parole gli morirono sulle labbra. Ryo entrò e si chiuse la porta alle spalle. Lo fissava come se volesse trapassarlo, e aveva quel fuoco negli occhi...
“No. - Si stese accanto a lui, abbracciandolo. – Non mandarmi via. Io... non me ne andrò.” Sembrava un misto tra una minaccia, una promessa e una richiesta di scuse.
Touma cercò di soffocare un singhiozzo. Si girò, dandogli le spalle, ma Ryo non lasciò la presa.
“Touma, cosa succede? Dicono che dobbiamo darti tempo di riprenderti, ma io non ce la faccio. Voglio sapere cosa c'è che non va.” Ci aveva provato seriamente a rimanere di là con gli altri, ma era qualcosa decisamente al di sopra delle sue possibilità. Ryo non era fatto per l'attesa.
“Io... non lo so.”
“Ti senti male? Abbiamo fatto qualcosa che...”
“No! No... voi non c'entrate, sono io che non riesco a ragionare. Mi dispiace...”
Ryo intensificò la stretta, poi si pentì. A volte aveva la sensazione di essere troppo. Troppo forte, o irruento. Troppo intenso. Seiji gli aveva raccontato che nel suo sogno tutto era oscurità. In quello di Ryo, tutto era coperto di cenere. Se ogni sogno li aveva intrappolati in ciò che più temevano, la cenere era paura di questo? Di perdere il controllo, bruciando tutto ciò che aveva attorno? Avrebbe voluto chiedere a Touma come era stato il suo incubo, ma qualcosa gli diceva che non era il caso.
“Non importa. Io sono qui. Gli altri sono qui. Non avere paura...”
Touma sentì il cuore stringersi al contatto con il calore di Rekka. Ryo era il fuoco in tutto e per tutto. Nella furia e nell'amore. Ma per Touma, questa volta, era come assistere ad un meraviglioso tramonto rosso e dorato da una finestra chiusa da sbarre. Sentiva il suo calore, ma non riusciva a toccarlo davvero. Provò l'istinto di fuggire, ma riuscì a controllarsi. Strinse gli occhi. Se non poteva avere più di quello, se lo sarebbe fatto bastare. Doveva solo credere che sarebbe passato. Doveva solo riprendersi, e tutto sarebbe tornato come prima.


- o -


“Voglio solo controllare come stai!”
“Lasciami stare, ho detto! - Touma si accorse di aver urlato, e subito abbassò la voce. – Ho detto che sto bene. Non c'è nulla che tu possa fare.”
Seiji alzò gli occhi al cielo. Cercò di mostrarsi sereno, ma tra tutti loro, era quello che provava la maggiore inquietudine di fronte al nuovo Touma.
“D'accordo. Non è che io voglia... assillarti. Sono soltanto preoccupato. Hai subito ferite gravi, e sono passati solo due giorni.”
“Mi hai curato, no? - Seiji sobbalzò, nello sguardo quasi un'ombra colpevole. Touma non capì il perchè, ma la sua rabbia comunque non scemò. - Ti chiedo solo di lasciarmi stare.”

Per l'ennesima volta, dopo aver sbottato con uno dei suoi Nakama, si sentì all'istante una vera schifezza.
Cercò di allontanarsi, ma fu intercettato da Shin.
“Cosa sta succedendo?”
“Non mettertici anche tu, per favore!”
Si guardò attorno, in trappola. Aveva bisogno di aria. Istintivamente si mosse verso la terrazza, ma appena uscito fu preso dal panico. Fece dietro front e si gettò fuori di casa, ignorando le voci degli altri.
Era talmente agitato che non prese nemmeno l'ascensore. Fece le scale di corsa, poi uscì fuori, senza nemmeno sapere dove andare. Erano passati due giorni da quando si era svegliato, e si era comportato così male con tutti che ogni volta gli sembrava di non poter far peggio. E la volta dopo si smentiva da solo.
Razionalmente sapeva che non aveva senso, ma sentiva questa terribile furia che gli montava dentro e che non era assolutamente in grado di controllare.
E peggio di tutti si era comportato con Shu. La sua sola presenza lo mandava in crisi. Shu lo guardava, e il cuore alterato di Touma vedeva nei suoi occhi un muto rimprovero. Le parole di Shu gli rimbombavano nelle orecchie. Non potresti scendere da lì, per favore? Touma si sentiva stupido. E cattivo. Ma non ne veniva a capo. Svoltò un paio di strade, e non si stupì di essere finito nel piccolo parco in cui andava sempre a passeggiare. Si fermò proprio al centro, il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. L'erba era solcata da bruciature, e la terra e persino l'asfalto erano spaccati in vari punti. Riconobbe l'effetto delle Yoroi di Ryo e Shu. Cadde in ginocchio e si coprì il volto con le mani.
Dopo poco sentì una mano passargli lentamente sul capo e poi scendere a stringergli una spalla. Non ebbe nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo.

Touma...”
Non rispose. Non ce la faceva.
Shin lo abbracciò, poi lo costrinse ad alzarsi. Lo accompagnò ad una panchina poco distante, e si sedette accanto a lui.
Touma aveva quel maledetto groppo di pianto che aspettava da due giorni di essere liberato, e quando finalmente incontrò il suo sguardo, le lacrime e i singhiozzi decisero che era arrivato il momento di uscire. Shin si limitò ad abbracciarlo ed aspettare. Quando Touma sembrò più calmo, gli fece alzare il volto, senza allontanarlo.

Touma, va tutto bene. Andrà tutto bene.”
No, non andrà bene. Io non so cosa mi succede, capisci?! Io... ho cercato di farmela passare, ma non ci riesco! E vi sto facendo stare male tutti.”
Touma, quando si sta male è difficile controllarsi, si fanno cose di cui ci si pente subito. Il dolore a volte rende cattivi. Credimi, io lo so...”
Shin aveva pronunciato queste ultime parole con voce rotta, e Touma riuscì ad emergere dalla propria disperazione abbastanza da coglierlo.

Cosa...vuoi dire? Shin, tu non sai nemmeno cosa voglia dire essere cattivi.”
No. Lo sono stato, invece, e molto. Stavo male... così male che ho dimenticato chi ero e chi eravate voi. Ho esitato così a lungo che stavo per farvi uccidere, e non posso perdonarmelo.”
Shin... - Stava parlando di... - Shin, non parlerai di quando abbiamo combattuto contro Mukara?”
Si limitò ad annuire, con gli occhi bassi, e Touma sospirò. Tutti loro sapevano che per Shin era stato un brutto colpo, e di certo aveva impiegato molto a ricostruire il proprio rapporto con Suiko. Ma dopo tutti quegli anni... dopo tutto quel tempo, Touma non poteva accettare che si tormentasse ancora per quella storia.

Non è vero. Tu avevi capito, avevi soltanto capito tutto prima di noi. Noi siamo stati ciechi riguardo alle Yoroi, e quello che è successo poi ci ha confermato che non c'era più niente di buono in esse.”
Ma vi ho abbandonato! Ho lasciato che i dubbi e la paura mi frenassero, e vi ho messo in pericolo...”
Touma invertì le posizioni, abbracciandolo. “Ma sei tornato. E ci hai salvato.”

Poteva essere troppo tardi. Potevo essere soltanto un po' più debole, – Due grosse lacrime gli scesero lungo le guance. – e sarebbe stato troppo tardi.” Se ripensava alle conseguenze che avrebbe potuto avere il suo gesto, Shin provava ancora un terrore irrazionale che gli faceva girare la testa e gli copriva la schiena di sudore freddo.
Non sei debole. Io non ho mai avuto dubbi. Non li avevo allora e non li ho adesso. E non posso credere che tu ci stia ancora pensando!”
Non ci penso quasi mai. - Tirò su col naso – Oddio, sono un vero disastro. Ero venuto per aiutarti, e alla fine son qua a frignare come al solito!”
Tu non frigni. - Lo punzecchiò. – Tu versi virilmente lacrime di commozione.”
Shin lo spinse via, ridendo. Poi lo abbracciò di nuovo.

Ecco, questo è Touma.”
Mi dispiace...”
Non è colpa tua, lo sai. Seiji dice che avevi un trauma cranico, e ho letto che può avere come conseguenza sbalzi d'umore e scatti d'ira. E questi sogni in cui siete stati trascinati hanno fatto il resto...”
Lo pensi davvero?”
Ma certo! Io credo che in quel momento la tua mente fosse troppo indebolita per opporvisi, e così stai impiegando più degli altri per uscirne. Ma passerà, ne sono sicuro. - Si mise in piedi e sollevò Touma con sé. – Coraggio, torniamo dagli altri.”
“Shin, non credo di farcela. Sono stato una vera merda, e dubito che possano essere comprensivi come te. E appena apriranno bocca sono sicuro che darò il peggio di me, e non voglio.”
Non dire stupidaggini. Nessuno è arrabbiato, sono solo preoccupati.”
No, non credo. Soprattutto Shu. Se non mi rivolgesse più la parola, so che me lo meriterei.”
Shin ridacchiò. “Touma? Vedi niente di strano su quell'albero?”
Touma sollevò lo sguardo, e vide la figura di Shu, acquattata tra i rami, che li spiava con aria attenta.

Ma... da quanto tempo è lì?”
Più o meno da quando sono arrivato. Credo che ci abbia seguito appena siamo usciti.”
E... perchè?”
Perchè è preoccupatissimo per te. Ed è convinto che tu ce l'abbia con lui, ma non capisce il motivo.”
Touma si passò una mano sugli occhi. “Sono un vero cretino.”

Smettila, e vai da lui.”
Si avvicinò all'albero, e con un balzo Shu fu di fronte a lui.

Io... - Touma si sforzò di alzare lo sguardo – Scusami. Mi dispiace.”
Shu non sapeva cosa dire, così non disse nulla. Lo abbracciò con un tale slancio che per poco non caddero entrambi a terra. Touma rispose all'abbraccio, e Shu finalmente sentì la tensione scivolare via. Era tutto inutile. Se con uno dei suoi Nakama c'era qualcosa che non andava, lui non poteva essere felice.
Era un dato di fatto, e ne aveva avuto la conferma, ancora una volta.

  
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