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Autore: KikoChan    07/08/2013    3 recensioni
Margherita è una diciannovenne italiana andata a vivere a Londra.
Le piace scrivere di uno strambo uomo dello spazio, mentre sta seduta in un parco a lei caro, finché in un tardo pomeriggio piovoso questo strambo uomo si presenta a lei, incredula.
Dopo aver dato un'occhiata al quadernino, il Dottore è confuso quanto lei.
Cosa sta succedendo?
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La statua era lì. Imponente.
Sembrava guardarci con aria di sfida. No, non guardava il Dottore.
Lei guardava me.
Arretrai. Il Dottore mi mise una mano sulla spalla.
"Hai paura?" mi disse.
"Li conosco. Gli angeli piangenti..." risposi con voce tremante. "...ma non ho paura." aggiunsi d'un fiato.
Avevo detto una bugia e il Dottore credo se ne accorse.
"Ma... perché guarda te?" disse lui osservando la statua con aria interrogativa. "Sembra voglia...sfidarti?" aggiunse ancora più confuso.
Gli occhiali spessi, effettivamente, gli davano un'espressione molto intelligente.
Strizzava gli occhi, sovrappensiero. Le rughe d'espressione attorno ai suoi occhi pensierosi erano molto marcate, le labbra curve sembravano voler parlare.
Il Dottore si avvicinò a me.
“Mi raccomando non smettere di fissarlo. Devo controllare una cosa.” Disse velocemente con voce scura e bassa.
Tenni i miei occhi fissi sulla statua, cercando di non fissarla negli occhi.
Potevo vedere il dottore con la coda dell’occhio puntarmi il suo cacciavite sonico. Il suo cappotto ondeggiava su e giù elegante, insieme al suo braccio; scorsi una smorfia mentre guardava il cacciavite.
“Dunque?” dissi sempre tenendo gli occhi sull’angelo.
“Dunque è strano. Il cacciavite impazzisce. Dice che sei umana, ma allo stesso tempo non ne è sicuro.” alzò un po’ la voce.
Si piazzò davanti a me. “Chi sei tu. O meglio, cosa sei?” disse quasi sussurrando.
Cercavo di tenere gli occhi fissi sulla statua, ma qualcosa mi impediva di distogliere lo sguardo dal Dottore e dai suoi occhi scuri e tristi.
Mi accorsi di una lacrima che scendeva lenta sul mio viso.
“Ma cosa…?” asciugai la lacrima con l’estremità della felpa.
“Oh. Questo si aggiunge alla lista delle cose strane.” dopo questa frase il Dottore sorrise e mi fece una carezza sulla testa.
Fece per prendere fiato quando sentimmo una voce in lontananza.
La voce era molto bella e sensuale, qualcosa la rendeva anche spiritosa e piacevole come quella del Dottore.
“Adesso ti piacciono italiane, Dottore?” disse quella voce. Non potevo guardare, altrimenti l’angelo si sarebbe mosso.
“Oh. No. Non tu.” replicò lui con voce quasi disperata.
“Che bell’accoglienza per un amico, non mi stupisco che tu sia sempre solo.” rispose l’uomo di cui non sapevo l’identità.
“Ehm, non per fare la guasta feste, ma… non mi sembra esattamente il momento di fare scenate del genere… sarei messa leggermente male.” dissi cercando di mantenere la calma.
Una mano grande si posò sulla mia testa. Sentii un respiro avvicinarsi al mio orecchio.
“Hai ragione.” sussurrò l’uomo. “ Non ti preoccupare, il capitano Jack Harkness è qui per te, dolcezza.” aggiunse.
Vidi il Dottore guardare l’angelo. Mi voltai di scatto per vedere chi avevo vicino.
Un uomo sulla trentina, alto e con delle belle spalle larghe. I capelli neri e scompigliati e gli occhi azzurri lo rendevano davvero carino. Aveva una camicia azzurra con delle bretelle, raccolta dentro i pantaloni neri.  Il cappotto mi colpì particolarmente, era un cappotto nero simil seconda guerra mondiale. Su di lui stava molto bene, rendendolo molto attraente.
Mi guardava con un sorriso radioso.
Rimasi a bocca aperta, non perché fosse particolarmente carino, ma perché tutti questi avvenimenti mi stavano comprimendo il cervello.
“Tutto bene?” disse sempre sorridendo.
“Oh, si. Si, si. Benissimo! Un uomo di cui ho scritto sul mio quadernino e che viaggia nello spazio su una cabina blu, di punto in bianco si materializza qui. E non solo! Anche gli angeli piangenti! E poi arrivi tu. Ora che altro succederà? Verrò rispedita indietro nel tempo?” dissi istericamente.
Jack sbiancò. “Dietro di te” disse.
Mi voltai di scatto, in tempo per vedere altre due statue spuntare dagli alberi. Statue che non c’erano prima.
“Ce ne sono altri.” disse il Dottore. “Non sbattete le palpebre, mi raccomando!” indietreggiò fino ad arrivare vicino a me e al capitano.
“Dottore, altri!” urlò Jack.
Eravamo circondati.
Senza pensarci due volte strinsi la mano del Dottore, in un gesto che voleva esprimere tutta la mia paura.
“Stai tranquilla” disse con voce soave “ti prometto che ti porterò in salvo.”
“Fidati del Dottore. Lo fa sempre.” aggiunse Jack raggiante.
“Perché sono qua?” si chiese il Dottore parlando fra sé e sé.
Il Dottore mi guardò, poi guardò gli angeli. “Stanno guardando te. Vogliono te. O meglio, credo vogliano la tua energia vitale. Come se… No, non è possibile.” disse con aria interrogativa.
“Cosa?” mi voltai per guardare il Dottore.
Sentii una leggera pressione sulla schiena.
L’angelo. Non avevo tenuto d’occhio l’angelo.
Sbiancai.
“No!” urlarono Jack e il Dottore, poi un lampo.
Mi trovai catapultata in un campo di grano.
Davanti a me, lo stesso angelo che mi aveva spedita in quel posto.
  
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