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Autore: KikoChan    09/07/2013    3 recensioni
Margherita è una diciannovenne italiana andata a vivere a Londra.
Le piace scrivere di uno strambo uomo dello spazio, mentre sta seduta in un parco a lei caro, finché in un tardo pomeriggio piovoso questo strambo uomo si presenta a lei, incredula.
Dopo aver dato un'occhiata al quadernino, il Dottore è confuso quanto lei.
Cosa sta succedendo?
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Brrr, fa freddo" pensai, ma nonostante tutto, sentii che non era ancora il momento di alzarsi e andarsi a riparare in qualche posto. Chiusi il mio quadernino e lo riposi nella tracolla.

Restai per un po' con lo sguardo vacuo, perso nella pioggia che cadeva insistente. Ormai Richmond Park era la mia seconda casa, e il decimo albero a sinistra dell'entrata era il mio posto sicuro. Era riparato da due piccoli cespugli, mi potevo sedere tranquillamente e vagare con la testa, o scrivere sul mio quadernino blu, fido compagno di avventure mai avvenute, senza che nessuno sapesse della mia presenza, tranne il custode, ovviamente.

"Ehy piccola, guarda che il parco chiude!" disse Josh, il custode.

Josh era un uomo di colore sulla cinquantina, la barbetta bianca e brizolata gli incorniciava il volto. Aveva gli occhi scuri e dolci di chi nella sua vita ha dato e ricevuto tanto amore.

"Tranquillo, io resto ancora qui" dissi. Ormai era abitudine restare lì fino a dopo la chiusura, e Josh me lo lasciava fare, perché gli piacevano tanto le mie storielle, che erano tutte ispirate da quel magnifico posto sicuro.

"Fai attenzione, mi raccomando!" urlò uscendo dal cancello. "Non ti preoccupare, ci penserà lo strambo uomo che viene dallo spazio a salvarmi!" entrambi ridemmo. "Salutami tanto la tua signora, Josh!" "Sarà fatto!".

Detto ciò, Josh scomparve tra la pioggia di Londra.

Sospirai e tornai a guardare la pioggia accompagnata da una canzone dei Good Charlotte, Emotionless.

Io scrivevo spesso di quell'uomo. Lui veniva dallo spazio, era un uomo triste e solitario. Portava un grande fardello dentro sè e a fatica riusciva a fidarsi di qualcuno, mascherava il suo nome dietro ad un semplice "Dottore".

Fantasticai ancora un po' su quell'uomo.

 

"It's been a long hard road without you by my side."

 

Quella frase mi riportò con i piedi per terra. Quella canzone mi toccava sempre nel profondo, perché parla di un padre che ha abbandonato i figli, proprio come fece il mio.

Ingoiai le lacrime e presi il mio quadernino. Cercai la penna, ma non la trovai.

"Ma dove cavolo...?" cercai ancora nella borsa, ma niente.

"Che brutta testa di coccio che sono, devo smetterla di avere la testa tra le nuvole... "

"Cerchi questa?" , una mano mi porse la penna che cercavo, la voce era leggermente acuta, ma piacevole.

Presi la penna, mi bloccai. "Ma dovrei esserci solo io qui" pensai. Risalii la mano, piano, esaminando i dettagli. Il cappotto marroncino ricadeva leggermente largo sul polso elegante, una scarpa tipo Converse rossa faceva capolino nella visuale, vidi un completo gessato blu.

Trasalii.

Alzai lo sguardo, un sorrisetto spavaldo sul suo volto, gli occhi castano scuro mi guardavano sorridenti, i capelli scompigliati castani gli conferivano un'aria giovane.

Nonostante l'aspetto da giovane uomo, i suoi occhi erano vecchi.

Sgranai gli occhi.

"Cosa?" fece l'uomo sempre col suo sorrisetto spavaldo.

"...Tu...io...ecco...TU!"

"Mi sa che il TARDIS dev'essersi rotto. Non traduce la tua lingua."

"...Dottore?" sussurrai

"In persona, molto piacere" mi strinse la mano, poi facendosi serio disse "Ma come fai a saperlo?"

"Tu... non sei reale!" dissi in preda alla confusione, balzando in piedi.

"Oh, santo cielo. Mi vedi, come faccio a non essere reale?"

"Perché tu sei una mia invenzione...! Vedi...?" dissi tirando fuori il mio quadernino blu.

Con fare delicato lo prese, si infilò un paio di finti occhiali da vista e lo esaminò.

"Questo... questo è molto strano" disse con aria pensierosa, togliendosi gli occhiali e guardandomi con aria interrogativa.

"Quegli occhiali manco ti servono..." ridacchiai un po'.

Il suo sguardò restò fisso su di me, sempre con aria interrogativa. "Non mi capacito. Come facevi a sapere tutte queste cose su di me...? Le mie abitudini, il mio aspetto... tutto questo...tutto questo è molto strano"

"Cavolo, devo essermi addormentata ancora. E' un sogno, vero? Ora mi sveglierò e tu non ci sarai...come sempre."

"Sono reale, te lo assicuro. E tutto questo è molto strano..." fece ancora quell'espressione interrogativa e aggiunse "...Posso sapere il tuo nome?" "Margherita. Sono italiana." "Come mai qui a Londra?" "Ho sempre sognato di vivere qui..." "E come mai, se posso sapere?" "Sono stata qui un'estate e me ne sono innamorata; i paesaggi suggestivi, la pioggia..." "Sei una scrittrice?" "Spero di diventarlo" risi imbarazzata, non lo avevo mai confidato a nessuno. "Per ora sono una stupida ragazzina piena di fantasia" "Oh, nessuno è stupido! Voi umani siete così affascinanti... le vostre espressioni, i vostri complessi... TUTTO!" si entusiasmò. "Si si, tutto questo è molto sorprendente...ma adesso mi vuoi spiegare perché nel MIO quadernino c'è scritto di TE?"

Mi guardò con aria divertita "Non lo so, e lo adoro!"

Ci guardammo per un attimo e poi scoppiammo a ridere.

"Devo essere impazzita" dissi continuando a ridere.

"Ti stai bagnando tutta, cosa ci fai qui mentre piove?" disse toccandomi i capelli ormai fradici.

Rimasi un attimo attonita, poi mi ripresi e gli dissi "Ma dunque, che ci fai qui a Londra?"

"Non lo so..." disse con aria pensierosa guardando un punto. "Ma credo di averlo scoperto. Vieni con me presto, corri!".
Detto ciò mi prese la mano e iniziammo a correre verso il centro del parco, dove una statua che prima non c'era, ci fissava immobile.

  
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