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Autore: Diemmeci    07/08/2013    4 recensioni
«Hai bisogno di aiuto?», un ragazzo mi sta venendo incontro, ma non riesco a vedere il suo volto per via del sole che mi sta accecando.
«Sono caduta e temo di essermi slogata la caviglia», informo il ragazzo, il quale riconosco all’istante e sobbalzo per la sorpresa.
Jensen Ackles. Seguo Supernatural da una vita ed ho sempre avuto una cotta per lui. Sento le guance prendere fuoco ed abbasso lo sguardo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jensen Ackles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ventesimo capitolo.

Una settimana dopo, come detto, esco di casa per andare a comprare due biglietti aerei per tornare a Roma. Sono eccitata all’idea di poter rivedere mio padre ed anche il pensiero di Josè che si sta per sposare mi rende felice.
«Rachel, dov’è Jensen?» una voce richiama la mia attenzione, quindi mi volto di scatto, trovando un paparazzo tutto eccitato che mi fissa.
Mi gratto la nuca, imbarazzata. «Non sono affari che ti riguardano» borbotto.
Il paparazzo, continuando a fissarmi, inizia a scattarmi una serie di foto e, infastidita dai continui flash, mi volto dalla parte opposta ed inizio a camminare verso l’entrata dell’aereoporto.
La suoneria del mio cellulare  parte, facendo voltare tutti i presenti nella mia direzione e mettendomi ancora di più in imbarazzo. Sul display noto che a chiamarmi è Josè quindi rispondo subito.
«Ciao!»
«Ciao?» sento uno sbuffo. «Non ti fai sentire per una settimana e questo è tutto ciò che hai da dire?»
Ridacchio, sedendomi su una sedia appartata. «Mi dispiace di non essermi fatta sentire, ma ho un buon motivo».
«E sarebbe?» la sua voce è divertita, tipico di Josè. Non riesce mai ad essere seriamente arrabbiato con me.
«Ho passato la maggior parte del tempo in giro con Jensen per cercare una cravatta adatta al suo abito e che si accordi col mio». Risi, sentendomi una cretina.
«Wow» sussurrò. «E non hai trovato tempo di chiamarmi neanche la sera? Sei davvero cattiva» rise.
«Mi dispiace» ripeto di nuovo. «Come procede lì? Sei eccitato?»
«Potrei non esserlo?» ironizzò. «Rach, sono al settimo cielo, dico sul serio. Non mi sembra ancora vero che sto per sposare la donna che amo». Il tono della sua voce è allegro e, di conseguenza, mi rende felice.
«Spero di non piangere» sussurro.
«Se lo farai, è sicuro che lo farò anche io» ride. «Mi manchi tanto, non vedo l’ora di poterti abbracciare di nuovo».
«Non dirlo a me» mi guardo intorno, notando gli occhi di tutti ancora puntati su di me.
Agitata, mi alzo e mi metto in fila per prendere i biglietti, cercando di sembrare il più indifferente possibile dalle occhiate delle persone.
«C’è qualcosa che non va?» chiede, notando che non parlo.
Sbuffo. «Sono all’aereoporto per prendere i biglietti e mi stanno fissando tutti» sussurro. «Non mi piace stare al centro dell’attenzione, lo sai».
«Lo so» afferma, sospirando. «Fai finta di niente».
«Pensi che non lo stia facendo?» ridacchio. «Siamo a Los Angeles, amico. Qui tutti si fanno gli affari degli altri».
«Specialmente gli affari della ragazza di un attore» il suo tono divertito riesce a farmi dimenticare di essere al centro dell’attenzione.
«Sopratutto» confermo malinconica. «È quasi il mio turno per prendere i biglietti, quindi devo andare. Ci sentiamo domani, promesso!»
«A domani, ciao!» riattacco appena in tempo che arriva il mio turno.
Qualche istante dopo, ho preso i biglietti e mi dirigo verso l’uscita felice. Ho tanti motivi per esserlo, dal matrimonio del mio migliore amico al fatto che rivedrò dopo tanto tempo mio padre. Non sono sicura di aver mai passato un momento del genere, sempre impegnata e mai un attimo libera. A volte mi capita di sentirmi soffocare, ma reprimo la sensazione per non farmi vedere scontenta da Jensen. Tengo al fatto che lui sia felice.
«Rachel, fai un sorriso!» il paparazzo di prima continua a scattare delle foto ed io, innervosita, lo mando a quel paese con un gesto della mano.
Soddisfatta, mi dirigo verso il taxi che mi sta aspettando e dico al conducente di farmi portare a casa. Ho bisogno di un po’ di riposo.

«Eccoti, finalmente» Jensen si trova sul divano e, non appena mi siedo accanto a lui esausta, mette un braccio intorno alle mie spalle.
Poggio la testa sul suo petto e sospiro. «Ho preso i biglietti, partiamo domani sera» annuncio.
«Non vedo l’ora di tornare a Roma» dice entusiasta. «C’è qualcosa che non va? Mi sembri nervosa».
«Un paparazzo fuori all’aereoporto continuava a darmi fastidio e alla fine l’ho mandato a quel paese con un gesto della mano» sussurro, innervosendomi al solo pensiero.
«Capisco, anche a me capita spesso. A volte i paparazzi sanno essere davvero fastidiosi e, quando non ne puoi più e scoppi, passi dalla parte del cattivo.» Jensen aumenta la stretta intorno alle mie spalle. «Credo sia colpa mia e mi dispiace.»
«Ti dispiace per cosa?» non riuscendo a capire, cerco il suo sguardo ed aggrotto le sopracciglia. «Non hai nessuna colpa.»
«Ne ho, invece, e parecchia» ribatte secco.
«E sentiamo, quale colpa avresti tu?» chiedo inclinando la testa di lato. «Ti ascolto, forza.»
«Innanzitutto, per colpa mia non puoi più uscire senza essere assalita dai miei fan o da qualche paparazzo» inizia ad elencare, sembrando sul punto di avere una crisi isterica. «Poi, sempre a causa mia sei lontana da casa tua, dalla tua famiglia e dai tuoi amici. Puoi ripetere quante volte vuoi che stai bene qui e che non ti manca niente e nessuno, ma non riesco a crederti.» Fa una pausa per sospirare. «Riesco a leggere nei tuoi occhi che qui non stai bene, anche se ti ostini a farmelo credere.»
«Invece hai torto» scuoto la testa. «Io amo stare qui con te, non mento quando te lo dico e non pensarlo più. A volte sento la mancanza di casa, è vero, ma preferisco essere qui con te che lontana da te.»
«E vogliamo parlare del tuo negozio?» alza improvvisamente il tono della voce, iniziando a farmi credere che gli sia successo qualcosa. «Per stare qui lo hai lasciato nelle mani di Camilla e so quanto ti è costato. Adoravi lavorare lì e, sempre a causa mia, hai dovuto rinunciare a farlo.»
«Questo perché preferisco stare qui che a Roma senza di te!» sbottai. «Inizia ad accettarlo perché mi sono rotta di sentirti dire queste cose. Quando ti ficcherai in quella testa vuota che ti amo e che non posso stare lontana da te?»
«Non riesco ad accettarlo» ribatte deciso.
Il tono della sua voce mi fa intendere che la conversazione è terminata, quindi raggiungo la nostra stanza e mi butto di peso sul letto, tentando di calmare i nervi. La giornata non fa altro che peggiorare, dal paparazzo pazzo a Jensen che mi dice queste cose. Sono fermamente convinta che adoro stare qui. Non potrei mai stare a Roma lontana da lui, non farei altro che piangere.
«Scusa» la voce calda di Jensen risuona nella stanza.
Mi poggio sui gomiti e lo guardo senza dire niente. Non riesco a capire perché abbia avuto quel comportamento poco fa e sospetto che sia accaduto qualcosa. Annuisco per fargli intendere che accetto le sue scuse e poi torno a fissare il soffitto, distogliendo la mia attenzione da lui.
«Non so cosa mi sia preso» prosegue, sedendosi poi alla fine del letto. «Oggi sono nervoso e poi non voglio che i paparazzi e i fan ti rendano la vita difficile.»
«Ma non è così» dico decisa, «qualche volta può essere scocciante ma alla fine ricordo perché succede e sorrido, pensando a te.» Mi metto a sedere e gli accarezzo dolcemente il viso, tracciando poi le sue linee perfette.
«Okay» sospira, poggiando la testa sulle mie gambe.
Inizio a giocherellare con i suoi capelli. Non potrei trovarmi in un posto migliore adesso. Accanto a Jensen tutto è migliore e lui ancora non capisce quanto amore io nutri per lui.
«Ti va di iniziare a preparare le valigie?» mi chiede, «oppure andiamo a trovare Jared e Genevieve?»
«Uhm» mi schiarisco la voce, «andiamo prima da Jared e Genevieve, mi sembra brutto andare in Italia senza averli salutati».
«Hai ragione. Io sono già pronto ed anche tu, quindi possiamo andare» annuncia sfoggiando un sorriso radioso.

Mezz’ora dopo ci troviamo davanti al cancello della casa di Jared e Genevieve. Jensen, invece di fare la persona educata e scendere dalla macchina per suonare al citofono, inizia a far risuonare il clacson.
«Sicuramente penserà che è uno psicopatico» ridacchia Jensen.
«Lo penso anche io» scuoto la testa ma non riesco a trattenere un sorriso. Mi fa piacere rivederlo felice dopo la scenata di prima.
Qualche secondo dopo Jared appare sulla soglia della porta e, quando capisce che è Jensen a fare quel baccano, ride ed apre il cancello.
«Chi altro poteva essere se non tu?» Jared ci viene incontro sorridendo e, dopo aver dato una pacca sulla spalla di Jensen, mi abbraccia. «Sono felice di rivederti, Rachel».
«Anch’io» sorrido raggiante, «c’è anche Genevieve, vero?» chiedo poi.
«Certo, è in sala che guarda un po’ di tv se vuoi raggiungerla» risponde.
Senza farmelo ripetere due volte raggiungo la casa e, essendoci già stata una volta, ricordo che la sala si trova dopo un lungo corridoio. Genevieve è sdraiata sul divano e guarda un film.
«Ciao» sussurro in imbarazzo.
Quando mi nota sorride e si alza per venirmi ad abbracciare. «Rachel, ma che bella sorpresa!» esclama, «come stai?»
«Bene e tu?» ci mettiamo a sedere sul divano.
«Più che bene, ho una notizia bellissima da darti e sono sicura che anche tu ne sarai entusiasta» i suoi occhi brillano. «C’è anche Jensen? Jared vuole dare la notizia quando c’è anche lui.»
«Si, adesso sono fuori insieme» affermo. «Sono così curiosa».
Genevieve mi sorride. «Come vanno le cose con Jensen?»
«Bene, almeno credo» mi lascio scappare una risatina nervosa. «Lui crede che io stando qui sto male e che mi manca casa, ma il fatto è che io adoro trovarmi qui».
«Capisco» sussurra. «Prova a capirlo, lui ti ama e non vuole che tu soffra. Non penseresti le stesse cose se fossi al suo posto?»
«Probabilmente si» borbotto, «ma glielo ripeto ogni giorno che sto bene qui e lui continua a credere il contrario».
«Dagli un po’ di tempo e lo capirà» mi rassicura sorridendo.
Prima di poterle rispondere, appaiono in sala anche Jared e Jensen che parlano allegramente. Si siedono entrambi sul divano che si trova davanti a quello su cui siamo sedute io e Genevieve.
«Quindi, diamogli la notizia!» esclama Jared all’improvviso.
Genevieve posa una mano sul ventre e sorride, facendoci intendere qualcosa. Capendo, io la abbraccio di slancio e sorrido. «Tanti auguri ragazzi!»
Mi alzo per abbracciare anche Jared e poi torno al mio posto. Quando mi volto verso Jensen, lo noto stranito e rido guardando la sua buffa espressione.
«Sei incinta, quindi?» chiede conferma.
«Si, scemo!» risponde Genevieve.
Anche Jensen abbraccia entrambi i futuri genitori, anche se per la seconda volta, e poi torna a sedersi al proprio posto. «Che bella notizia, ci voleva proprio un altro marmocchio!»
«Io stavo per svenire quando l’ho saputo» Jared ride. «Però hai ragione, ci voleva un altro marmocchio che corre per casa».
«Vi fa schifo dire bambino?» chiede Genevieve, scuotendo poi la testa. «Comunque, volete rimanere a pranzo o avere da fare?»
«Dobbiamo fare la valigie, ma possono aspettare» risponde Jensen. «A te va di rimanere?» si rivolge a me.
«Certo» confermo.
Io e Genevieve andiamo in cucina per iniziare a preparare qualcosa per pranzo, ma notiamo che non abbiamo nessuna idea. Prendo, quindi, un libro di cucina che trovo sul tavolo e inizio a sfogliarlo.
«Facciamo la Carbonara, che ne dici?» le chiedo. «Hai pancetta e uova, si?»
«Non mancano mai» ridacchia.
Dopo aver messo tutti gli ingredienti sul tavolo, iniziamo a preparare il tutto. Apparecchio velocemente la tavola e poi, mentre attendiamo che la pasta sia cotta, parliamo del più e del meno. Genevieve non è come l’avevo immaginata, è simpatica, sempre solare e poi mi ci trovo bene a parlare.
«Per quanto tempo rimarrete a Roma?» mi chiede.
«Uhm» mi passo una mano tra i capelli, «non lo abbiamo ancora deciso, ma non penso per molto. Il matrimonio è fra una settimana, quindi ci staremo già sette giorni di più e penso che torneremo subito dopo la cerimonia.»
«Ah, capito» annuisce. «La pasta è cotta, ci basta condirla ed è fatto. Puoi farlo tu? Non sono un genio ai fornelli».
«Certo» sorrido.
Dopo aver scolato la pasta, la butto in padella e ci verso sopra le uova. Ho fatto già abbrustolire la pancetta e quindi inizio a girarla per bene. Qualche minuto più tardi è pronta e spengo il fuoco sotto la padella.
«Faccio io i piatti, vai a chiamare Jared e Jensen» mi dice dolcemente Genevieve.
«Okay».
Torno in sala e trovo i due ragazzi sul divano che chiacchierano allegramente. Ho sempre adorato l’amicizia che è nata tra di loro, ma non ne ho mai fatto parola con Jensen per non sembrare una psicopatica.
«Non so se dirglielo, è questo il fatto» sento dire da Jensen e noto che il tono della sua voce è cambiato. «Ho paura di perderla se glielo dicessi».
«Se le dici la versione vera non si arrabbierà, non hai nessuna colpa» Jared gli risponde.
Non volendo ascoltare altro, sbatto i piedi a terra per fargli capire che sto arrivando e, quando mi vedono, entrambi sfoggiando un sorriso forzato. Li informo che il pranzo è pronto e mi seguono a ruota in cucina.
«Che avete cucinato di buono?» Jensen mi stampa un bacio sulla guancia e mi circonda i fianchi con un braccio.
Non so se dirglielo, è questo il fatto.
Quelle parole mi rimbombano in testa e ho paura che abbia fatto qualcosa che possa rovinare il nostro rapporto.
Ho paura di perderla se glielo dicessi.
«Carbonara» rispondo velocemente e mi stacco da Jensen per sedermi.
Lui si siede accanto a me ed inizia a mangiare come se non fosse niente. So che non è a conoscenza del fatto che ho ascoltato, ma se davvero ha paura di perdermi per qualcosa che ha fatto dovrebbe essere preoccupato. Invece è felice e fa l’indifferente.
«Rach, va tutto bene?» Jared deve aver notato il mio cambiamento di umore improvviso.
«Ho un po’ di mal di testa» mento, cercando di sembrare il più convincente possibile. «Mi succede spesso».
«Vuoi un aspirina?» Genevieve mi guarda comprensiva.
Scuoto la testa. Non avendo niente che non va fisicamente sarebbe un male prenderla. «No, mi passa da solo. Non preoccuparti».
«Uhm, va bene» annuisce e continua a mangiare tranquillamente.
Non voglio fare la fidanzata gelosa quindi non dirò niente a Jensen. Mi fido di lui e se pure fosse successo qualcosa me lo dirà quand’è pronto. La cosa che più mi turba è che ho pensato anche prima che c’è qualcosa di strano ed ho un brutto presentimento. Spero solo di sbagliarmi. 


Spazio autrice:
sono viva, se ve lo stavate chiedendo.
Chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma non ho avuto ispirazione per tanto tempo ma adesso è tornata!
Grazie davvero per tutto le belle parole che mi avete detto, è anche grazie a voi che riesco a scrivere.
E per tutte le recensioni, siete fantastici! :)
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, a presto!

Diemmeci.

  
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