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Autore: Cho89    04/10/2004    4 recensioni
Ok, questa ff è venuta fuori da un sogno che ho fatto, anche se l'ho cambiata parecchio... ho deciso di scriverla come sfogo, ma alla fine è venuta una cosa carina! Spero che a voi piaccia... recensite please!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dreams

 

 

 

Dreams

 

 

Ero seduta su un letto d’ospedale e fissavo l’altro letto di fronte a me, senza in realtà vederlo. Su di esso era disteso il mio amore, l’unica persona che abbia mai amato veramente.

Un amore impossibile, il nostro. Ne avevamo passate tante, ma nessuno era mai riuscito a separarci.

All’inizio nessuno di noi due immaginava che sarebbe diventata una cosa così… così forte da strapparci alla vita reale, farci dimenticare il resto del mondo; ma questo dimostra quanto la vita possa cambiare nel giro di un’ora, e come nessuno possa prevedere in cosa possa cambiare.

 

Rimanemmo lì tutta la notte. Ogni minuto che passava era come una lama che mi trafiggeva il petto, perché sapevo che più aspettavamo, più remote erano le possibilità che Johnny si risvegliasse. Ero lì, seduta su quel letto, la testa poggiata sulla spalla di una mia amica.

In un attimo gli occhi mi si riempirono di lacrime. Non potevo più sopportare quell’ attesa… non sapevo se sarei riuscita a rivederlo di nuovo, a riabbracciarlo, ad assaporare il suo profumo. Per un’ultima volta.

-No, non piangere…- mi sussurrò Marika all’orecchio, accarezzandomi la testa.

Stava piangendo pure lei! No, no, no, non potevo piangere… non dovevo piangere. Dovevo cercare di essere forte, come lui mi aveva insegnato. Mi asciugai velocemente le lacrime e mi rimisi a sedere meglio che potevo. Mi girai verso di lei.

-Non…- Dio, come mi tremava la voce – ehm… non devi piangere neppure tu, altrimenti… mi farai piangere più di adesso- sorrisi, trattenendo a stento le lacrime.

Marika rise con gli occhi lucidi e si voltò verso Johnny.

-Perché nessuno ci sa ancora dire cosa è successo?- chiese sconsolata.

Scossi il capo. Non ne volevo sapere di incidenti, risse e cose varie, perché in ogni caso niente di tutto ciò lo avrebbe risvegliato. Sapere cos’era successo non mi avrebbe certo risollevato il morale. Anzi, se possibile me lo avrebbe abbassato ancora di più.

-Ascolta… non darti la colpa di tutto ciò, non dipende da te se lui adesso si trova qui- Mi disse Marika.

-No, non l’ho mai pensato- risposi sicura, -è solo che… che non ho nemmeno avuto il tempo di salutarlo, e…-

Non riuscivo proprio a parlare, il fiato mi si mozzava non appena cercavo di pronunciare il suo nome. Ricacciai indietro le lacrime a forza, e baciai Marika sulla guancia.

Senza di lei non ce l’avrei mai fatta, probabilmente mi sarei già buttata da un ponte o cose del genere… scherzo! Non l’avrei mai fatto prima di aver saputo se Johnny stava bene, non l’avrei mai fatto.

Sono troppo legata alla vita per poterla abbandonare, ma soprattutto sono troppo legata all’altra metà della mela, alla seconda parte della mia anima, alla mia felicità, all’unica persona che mi abbia mai donato la sua sincerità, all’unica persona a cui io abbia mai donato il mio cuore…

Marika mi prese per la mano e mi tirò verso di lei. Mi strinse in un abbraccio carico di affetto e comprensione, poi mi lasciò e mi sorrise.

-Vedrai che si risveglierà presto- cercò di rassicurarmi. Io ricambiai il sorriso, poi lei si alzò e si diresse verso la porta.

-Vi lascio soli, ne avete diritto- disse prima di uscire.

Nessuno ci aveva mai capito come ha fatto lei. Non è mai andata a raccontare niente a nessuno, delle nostre scappatelle, dei nostri baci…

I miei genitori erano contrari a questo amore. Gli odiavo per questo.

Dicevano che ero troppo giovane per lui, ma che allo stesso tempo non potevo permettermi di fantasticare e di sognare la vita che non ho mai avuto. Tutto questo solo perché Johnny ha 35 anni, ed io ne ho 20.

Non hanno mai accettato il fatto che la “loro piccolina” si fosse innamorata irrimediabilmente di un adulto, uno che (secondo loro) non era capace di lasciarle vivere la sua giovinezza. E forse inizialmente mi innamorai di lui solamente per ripicca verso miei genitori, per fargli capire che non è così che va la vita, che non si può giudicare dall’abito e dall’età, ma che bisogna guardare fino al più remoto angolo dell’anima.

Poi però mi innamorai seriamente di lui.

Successe una sera di nemmeno un mese fa; eravamo seduti sulla riva del lago, intenti a guardare le barche scorrere lentamente sull’acqua. Nessuno dei due aveva spiccato parola quella sera, non avevamo parlato neanche un po’. Ad un certo punto i nostri sguardi si incrociarono, e i nostri occhi rimasero incollati per non so quante ore, finché il rumore di un treno ci riportò  alla realtà.

Il fatto è che guardando nei suoi occhi, riuscivo a scorgere tutto quello che avrebbe voluto dirmi, tutto quello che sarebbe stato possibile capire solo dopo un minimo di nove anni di conoscenza. Dentro quegli occhi color cielo vidi la sua anima, e quando lo riguardai il giorno dopo, mi sembrava di conoscerlo da una vita.

 

Mi alzai lentamente e mi avvicinai al letto. Il suo viso era coperto di graffi, e la sua mano era bendata.

Dio, quanto mi mancava. Anche se era solo una notte che non lo vedevo, sentivo l’assenza dei suoi baci e della sua voce, dentro di me. Avevo un bisogno assoluto di sentirlo vicino al mio corpo, anche solo di sapere che lui c’era… era l’unica cosa che chiedevo in quel momento. Poterlo stringere con tutta la mia forza e dirgli quanto lo amavo.

Perché non sono mai riuscita a dirglielo, nonostante lui me l’avesse detto così tante volte. La verità è che non ci ho mai capito nulla del nostro amore, ero confusa perché non avevo mai provato cose simili per una persona. Nessuno mi aveva mai convinto a scappare di casa semplicemente sorridendomi, nessuno mi avrebbe mai baciata così facilmente solo dopo due giorni che ci conoscevamo, nessuno mi avrebbe fatto tralasciare lo studio così facilmente.

No, lui non voleva certo farmi tralasciare lo studio! È che tutti e due avevamo occhi solo per l’altro, e il mondo intorno a noi era diventato come un’immagine sfuocata, lontana dalla realtà del nostro amore.

Non so nemmeno se si possa definire così… quello che provavamo era qualcosa che andava oltre l’amore, secondo Marika. Era qualcosa che solo noi potevamo percepire, eravamo entrati a far parte l’uno dell’altra ormai. Io non potevo vivere senza di lui, lui senza di me.

 

Gli accarezzai il viso gelido e lo guardai per qualche secondo prima di tornare a sedere sul letto.

Attesi tantissimo prima di poter sapere se avrei dovuto passare il resto della mia vita da sola oppure con il mio amore. Marika e Giovanni, mio cugino, nonché suo attuale fidanzato, rientrarono solamente una volta per dirmi che tornavano a casa e che per qualunque cosa loro possedevano un telefono. Presi alla lettera le loro parole e mi promisi che per qualsiasi notizia, bella o brutta, li avrei richiamati subito.

Mi ero quasi assopita, anche se mi costringevo a restare seduta per non addormentarmi, quando sentii un fruscio di coperte. Alzai lo sguardo e attraverso i miei occhi pesti, intravidi Johnny alzato su un gomito, che si guardava intorno sconcertato.

Non gli diedi nemmeno il tempo di vedere che io ero lì, accanto a lui, che subito mi precipitai verso il suo letto, infilando un braccio sotto il suo e l’altro sopra la spalla. Lo sentì borbottare lievemente qualcosa e poggiare le sue mani gelide sulla mia schiena. Sentii gli occhi inondarmisi di lacrime, che immediatamente scivolarono sulle mie guance arrossate per poi ricadere sulla sua spalla.

Non mi ero ancora resa esattamente conto di quello che era appena successo, ma l’unica cosa che in quel momento importava era che lui fosse lì, a sedere, con gli occhi aperti.

Lo strinsi ancora più forte a me, e sentii il suo petto pigiare contro il mio. Incastrò perfettamente il suo mento dentro l’osso della mia spalla, e anche lui mi tirò a se con tutta la forza che gli rimaneva.

Rimanemmo così per una decina di minuti poi, sempre rimanendo attaccato a me, si alzò e stemmo in quella posizione per una altro quarto d’ora buono. Sembrerà stupido, ma mai come in quel momento sentivo il bisogno di abbracciarlo, e sarei rimasta così anche tutta la vita. Non so se capite le sensazioni che provavo in quel momento… sapere di amare una persona con tutta l’anima, non poter fare a meno dei suoi occhi, delle sue labbra, non poter fare a meno di lei, diventare tossici del suo odore, di tutta quella persona che ami davvero!

Avvicinai la mia bocca al suo orecchio e sussurrai: “Ti amo”

Lui rispose: “Anch’io amore”

Sorrisi e dissi con voce tremante: “Non mi lasciare mai, capito?”

“Non lo farò…”

 

Quando finalmente ci lasciammo i miei occhi non vedevano più, tanto pieni di lacrime erano, e pure quelli di Johnny sembravano aver subito lo stesso effetto.

Sorrise sinceramente e io ricambiai con un sorriso ancora più grande.

Sicuramente se qualcuno ci avesse visti in quel momento avrebbe pensato che fossimo impazziti, e lo eravamo, con la differenza che lo eravamo l’uno dell’altra. Ridevo felice tra le lacrime, mentre lui mi chiedeva cos’era successo, asciugandosi gli occhi.

Non mi sono mai sentita bene come in quel momento, perché quel pezzo di vita che mi aveva abbandonato la sera precedente, era tornato a far parte di me, più forte che mai.

Ci riabbracciammo di nuovo, e in quel momento capii che il nostro amore (se così lo si può chiamare…) non sarebbe mai stato scalfito da nessuno, nemmeno da noi stessi, perché se uno di noi due se ne sarebbe andato, anche l’altro non avrebbe potuto sopravvivere.

 

 

 

  
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