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Autore: _Safyra    07/08/2013    5 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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Dimostrazioni



«Allora, cos'aveva oggi Melanie?» Ian mi prese per i fianchi, sussurrandomi all'orecchio.

Mi voltai verso di lui, buttando in un sacco nero l'ennesimo scatolo vuoto. Quella mattina purtroppo non avevamo più potuto lavorare i campi. Ordini di Jeb, che era più nervoso e irritante del solito.

Tutti, a dire il vero, erano più nervosi e irritanti del solito. Jeb a pranzo aveva annunciato che il giorno dopo saremmo partiti, perciò la preoccupazione si era estesa all'intera comunità. E poi aveva anche chiesto di sistemare gli scatoli che occupavano il magazzino, per far sì che, quando saremmo tornati, avremmo avuto spazio per le nuove scorte.

«Ha discusso con Jared...»

«Ah» Ian si accigliò, aiutandomi a schiacciare uno scatolo.

«Insomma, sai com'è lui.» dissi.

«Egoista...?» domandò, retorico.

Lo fissai, contrariata, e appoggiai le mani ai fianchi.

«Stavo per dire protettivo.»

«Oh, sì. Lo penso anch'io.» replicò, con il medesimo tono irrisorio.

Gli lanciai un pacco addosso, ma lui lo parò prontamente. Era incorreggibile.

«Comunque, non si fida di Lacey. Pensa che se verrà in missione sarà perché vorrà metterci in trappola, e per questo motivo ha litigato con Melanie: lei vorrebbe venire senza che lui la obblighi a fare il contrario.» continuai a spiegare, mentre frugavo in una scatola per vedere se ci fosse qualcosa.

«Jared dovrebbe farsi meno problemi. Melanie se la sa cavare da sola.»

«Vorrei vedere te al suo posto...» commentai ad alta voce, sebbene quello fosse solo un pensiero passeggero.

«Ma tu non puoi vivere senza di me.» mormorò maliziosamente Ian, spingendomi contro il muro. Il colore delle sue iridi spiccò nella penombra della stanza. Mi guardava in un modo che nemmeno riuscivo a descrivere.

Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo per potermi baciare, mentre io sorridevo compiaciuta.

«Forse hai ragione.» dissi poco dopo, rimanendo ancora intrappolata tra lui e il muro.

«Qui sembra che abbiamo finito.» notò Ian quando smise di guardarsi attorno.

«Già.»

«Andiamo in camera? Sembri stanca.» disse, sfiorandomi una guancia.

«Prima devo fare una cosa.»

Lo oltrepassai, ma prima che potessi uscire dal magazzino Ian mi prese per un polso. Mi tirò verso di sé con così tanta energia da farmi sbattere contro il suo petto.

Alzai gli occhi sui suoi, immergendomi nell'azzurro cristallino che li colorava. Erano così belli.

«Posso sapere cosa devi fare di tanto importante da mettere me al secondo posto?» domandò, con finto fare offeso e sconsolato.

«Devo andare a parlare con Jared. Per Melanie.» risposi mentre abbassavo lo sguardo sulle sue labbra, distese in un debole sorriso che sparì subito dopo.

Il suo viso si indurì in un'espressione contrariata.

«Perché devi? Non sono cose che ti riguardano.»

Chissà perché sospettai che Ian non fosse d'accordo? Forse perché c'entrava Jared?

D'un tratto qualcosa dentro di me sussultò. O meglio, si risvegliò, come se fino a quel momento fosse stata quiescente. Era ciò che provavo per Jared?

«Ian, per me Mel è come una sorella. Non abbiamo mai avuto segreti... e ci siamo sempre aiutate.»

«Qui si tratta anche di Jared, Wanda.»

«E quindi?»

Ian boccheggiò. Il suo viso era un mosaico di emozioni: in esso vi leggevo rabbia, disagio, paura e nervosismo.

Non potevo essere sorpresa dalla sua reazione, perché lui sapeva almeno quanto me che una piccola parte di me amava ancora Jared.

Allungai una mano sul suo viso. «Ian, se c'è qualcosa che ti turba devi dirmelo.»

Lui sospirò, appoggiandosi alla mia mano.

L'ultima volta che avevamo parlato di quell'argomento era stato quasi un mese prima, quando ero stata spostata nel corpo di Luna. Ian era stato comprensivo. Io ero stata sincera. Avevamo chiarito, e da quel momento eravamo diventati ancora più inseparabili.

«Io ti amo, Wanda, ma l'idea di doverti dividere con qualcun altro mi logora. Io voglio che tu sia mia. Solo mia.» rispose Ian, prendendo la mia mano per stringerla al suo petto. Lì, all'altezza del cuore.

«Ma io sono tua.»

Dimezzai la distanza che divideva i nostri volti, senza smettere di fissarlo negli occhi.

Per l'ennesima volta mi domandai come avessi potuto meritare un compagno così.

«Ho bisogno che tu me lo dimostri, Wanda. Io mi fido di te, ma non mi fido di me. Di quello che penserei se tu adesso andassi da Jared e...»

«Io sto semplicemente aiutando Melanie, Ian. Jared è solo un amico a cui voglio bene. Niente di più.»

Se la stanza non fosse stata in penombra, Ian avrebbe colto il guizzo di apprensione che era passato dai miei occhi. Non sapevo quanto fossero vere quelle parole. Quanto fosse importante quel "bene" che volevo a Jared.

«Okay, okay» Ian annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani che avvolgevano ancora la mia.

«Questa sarà una prima dimostrazione, se vuoi.» Gli sorrisi, cercando di tirarlo un po' su. Lui ricambiò, senza però liberarsi di quell'aria angosciata che induriva i suoi lineamenti, poi mi lasciò andare, baciandomi dolcemente.

Mi voltai verso il corridoio e mi diressi verso la piazza principale.

D'un tratto sentii freddo. Un freddo non tanto fisico, quanto più mentale. Perché improvvisamente avevo capito quanto mi facesse male stare lontano da lui.


Sospirai, chiedendomi se quello che stavo facendo avesse potuto risolvere qualcosa. Sull'onda di questo pensiero mi avvicinai alla porta e bussai timidamente, poi cacciai entrambe le mani nelle tasche posteriori dei jeans.

Perché mi sentivo così maledettamente in imbarazzo?

«Chi è?» domandò con non troppa gentilezza Jared, oltre la porta.

«Sono io.» sussurrai mentre il disagio cresceva a vista d'occhio. Chissà perché la conversazione che avevo avuto con Ian mi aveva resa così insicura? Mi sentivo come in dovere di non sbagliare. Come se non volessi deluderlo.

Ma poi per cosa? Perché gli avevo detto che volevo bene a Jared quando in realtà mi faceva ancora un certo effetto?

Grazie al cielo fui riportata al presente dal rumore della porta che si spostava. Tre secondi dopo incontrai gli occhi di Jared.

«Ciao» fece, sorpreso di vedermi. Corrugò la fronte, in attesa che io parlassi.

«Ciao... scusami se sono venuta qui senza avvisarti...» mi spiegavo gesticolando copiosamente, quasi come se avessi paura che con le sole parole lui non potesse capire.

«Entra» intervenne, continuando ad osservarmi concentrato.

«...era piuttosto importante...» aggiunsi, guardandomi intorno.

La stanza era come la ricordavo, solo un po' più ordinata e con i due materassi uniti. Probabilmente la presenza di Melanie aveva comportato dei miglioramenti.

«Di che si tratta?» chiese Jared, incrociando le braccia al petto.

Aprii la bocca, con l'intento di dire una frase sensata, ma l'unica cosa che dissi fu: «Melanie.»

Jared si irrigidì, schiarendosi rumorosamente la gola, e distolse lo sguardo altrove.

«Immagino ti abbia detto tutto...»

«Sì, proprio così.»

Non smettevo di torturarmi le mani. Perché non smettevo di torturarmi le mani?

Sospirai, aspettando che una vampata di sangue mi tingesse di rosa le guance.

«Senti, Jared, lo so che potrò sembrare invadente, ma io sono qui per aiutarla. Per aiutarla a farti capire che lei non è una ragazzina indifesa come potrei essere... io, ecco. Se non fosse stato per lei, probabilmente non saremmo mai arrivate qui.» feci una breve pausa «Quello che voglio dirti è che devi lasciare che sia lei a decidere cosa sia meglio fare. Mel non è una che si mette nei guai senza una vera e propria ragione. Sa badare a se stessa.»

Jared annuì, accarezzandosi quel filo di barba incolta che aveva appena sotto il mento. Non sapevo dire se stava riflettendo sulle mie parole o faceva finta.

Il silenzio comunque non durò a lungo.

«Non avevo dubbi sugli istinti di conservazione di Melanie.» sorrise a quel pensiero «Però, Wanda... è una cosa complicata.»

Si sedette sul materasso, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

«Voi due non sapete quanto io abbia sofferto durante la sua assenza. L'avevo data per morta perché non volevo pensare che un paras... un'anima avesse occupato il suo corpo. E quando vi hanno trovate... e ho visto i suoi occhi... be', mi si è spezzato il cuore.»

Andai a sedermi accanto a lui, mentre un fiotto di compassione e tenerezza mi riempiva il petto.

«Il fatto è che non voglio perderla di nuovo. Non ora che ci siamo ritrovati.»

La sua voce era intrisa di tristezza. Non avevo mai pensato che Jared avesse potuto aprirsi in questo modo. Non a me.

«Mel ti ama troppo per lasciarti solo.»

«Sì, ma io non mi fido di Lacey.»

«Jeb credo che non la farà venire» dissi, abbassando lo sguardo sulle mie mani «Non vuole essere rallentato da persone che non potrebbero essere in grado di andare in missione.»

In realtà non avevo idea di quale decisione avesse preso Jeb, ma non mi era neanche tanto difficile immaginarla.

«E poi lei dice la verità, Jared. Come potrebbe non dirla?» aggiunsi.

Jared rimase a fissare un punto indefinito difronte a sé, incerto sul da farsi.

«Anche se mi fidassi di Lacey, Wanda, nessuno mi garantirebbe che la missione andasse in porto.»

«Nessuno lo ha mai garantito.»

«Sì, ma questa volta è diverso. C'è in gioco molto di più.» replicò, voltandosi a guardarmi.

Sentii il viso surriscaldarsi.

«C'è in gioco la tua vita, Wanda. La mia, quella di Melanie.»

«C'è sempre stata in gioca la nostra vita, Jared.»

Mi alzai dal letto, irritata. «Senti, lo so che tu ti preoccupi per lei e per tutte le persone a cui tieni. Ma aspettare che i Cercatori se ne vadano – cosa che potrebbe non avvenire – metterà in pericolo anche la vita di quelli che rimarranno qui.»

Jared tacque, senza più sapere come replicare. Sarei rimasta sorpresa se avesse trovato il modo di farlo, visto che adesso era passato dalla parte della ragione a quella del torto.

«Io ti chiedo solo di pensarci. Faresti un favore sia a me che a Melanie.» aggiunsi, prima di raggiungere la soglia della stanza e andarmene.

«Wanda, aspetta.» Jared mi prese inavvertitamente per un polso, bloccandomi «Scusami...» disse, mollando la presa sul mio braccio. Il sangue tornò a circolare regolarmente nelle vene.

«Per cosa?»

«So di essere troppo apprensivo, Wanda. So di non comportarmi in modo corretto nei confronti di Melanie... Vedi, lei è andata a stare nella vecchia stanza di Lily e...»

Spalancai gli occhi. Non mi aveva detto nulla di questo.

«È... è molto arrabbiata, quindi.»

«Già...»

«Ritornerà solo se tu acconsentirai a farla andare in missione... lo sai, vero?»

Lui annuì, abbassando lo sguardo e stringendosi nelle spalle, sconfitto. Da un lato mi faceva pena, ma da un altro no. Perché era colpa sua se si era venuta a creare quella situazione.

«Riflettici su stanotte.» cercai di sorridergli, e di incoraggiarlo.

«Okay.»

Lo salutai con un flebile cenno del capo, ritornando a camminare nel corridoio.

Un senso di pace e leggerezza invase il mio cuore. Grazie alla mia arrabbiatura avevo saputo mettere da parte i miei sentimenti e affrontare la testardaggine di Jared.

Ian sarebbe stato fiero di me in quel momento. E magari anche Melanie, se Jared avesse mai deciso di fare la scelta giusta.

Forse ci ero riuscita perché mi stavo disinnamorando di lui. Perché stavo rimpicciolendo l'affetto che provavo nei suoi confronti fino a farlo tornare un semplice legame tra amici.

Una stretta al cuore ammutinò la felicità che mi stava invadendo, facendo penetrare anche un po' di tristezza non appena concretizzai quel concetto.

«Ehi, splendore»

Una voce familiare mi chiamò dalle spalle, interrompendo il filo dei miei pensieri.

«Ian.» dissi quando mi voltai per sorridergli.

«Allora, com'è andata?» domandò, riferendosi senz'altro alla conversazione che avevo avuto con Jared.

«Non lo so. Sono riuscita a farlo riflettere però.»

«Be', nessuno può dire che non ci hai provato.»

«Già.»

Ian mi prese per mano, trascinandomi verso il corridoio che portava alla nostra stanza.

«Vieni.»

«Cosa c'è?»

«Voglio provare a fare una cosa, se tu sei d'accordo.» mormorò, distendendo le labbra per dare vita ad un bellissimo sorriso. Era la prima volta che rimanevo abbagliata dai suoi denti bianchi e perfetti.

«Okay.» sussurrai, confusa.

Ian mi portò proprio nella nostra grotta, illuminata da una debole luce a intermittenza. Lasciò andare la mia mano, voltandosi a guardarmi. I suoi occhi brillavano di una strana luce, a metà tra l'imbarazzo e il desiderio.

«C'è qualcosa che devi dirmi, Ian?» chiesi con tono scherzoso – anche se in realtà ero un po' preoccupata – avvicinandomi lentamente a lui. Appoggiai entrambe le mani sul suo petto, riuscendo addirittura a percepire il battito inferocito del suo cuore.

Lui mi accarezzò piano le dita, puntando gli occhi sul mio viso.

«Questa è la nostra ultima notte, Wanda. La nostra ultima notte prima di partire» iniziò, la voce d'un tratto triste ma carica di speranze «E io vorrei renderla speciale.»

«Come?»

«Ti fidi di me?»

«Sì... certo che mi fido.» risposi, sbattendo ripetutamente le palpebre per la confusione.

«E allora permettimi di mostrartelo.»

Annuii, lasciandolo guidarmi verso i nostri due materassi uniti al centro della stanza. Il suo sguardo adesso era attento e sicuro.

Non sapevo se preoccuparmi seriamente o lasciar correre. Lui era così strano.

Sembrava... emozionato. O qualcosa di simile.

Ci sedemmo sul letto, le sue mani a stringere ancora le mie.

«Voglio mostrarti quanto ti amo, Wanda. Quanto tu significhi per me.» mormorò, spezzando il surreale silenzio che ci aveva avvolti.

«Non ero io che dovevo dimostratelo?» chiesi, ironica – e nervosa – senza riuscire a capire dove volesse arrivare.

«No, tu ormai l'hai fatto. Ora tocca a me.»

«Okay.»

Ian avvicinò le sue labbra alle mie. Quel bacio fu più profondo, più intimo. Diverso da tutti gli altri.

Cercò di farmi socchiudere la bocca, ed io, in un gesto ingenuo, lo accontentai.

Il mio ventre si contrasse in una piacevole stretta quando sentii la sua lingua farsi spazio tra i miei denti serrati.

Un nuovo gusto inondò le mie papille, confondendomi.

Ian nel frattempo mi spinse sui cuscini, facendomi sdraiare. Si mise a carponi su di me e posizionò una gamba fra le mie, toccando con il ginocchio i miei pantaloni.

Un brivido fece contrarre nuovamente il mio basso ventre.

Cosa stava succedendo?

La sua lingua spinse prepotentemente contro il mio palato, facendomi ritornare a lui. Assaporare il suo sapore divenne delizioso, tanto che cercai di approfondire ancora di più quel bacio.

Ian ridacchiò sulle mie labbra, ritraendosi per respirare.

«Che c'è?» chiesi. La voce inaspettatamente roca.

«Niente.» farfugliò prima di avvicinarsi al mio collo e respirarne il profumo.

Quando scese sulla mia clavicola, abbassò il tessuto grigio della mia maglietta per arrivare a sfiorarmi anche la spalla.

Un gemito inatteso combatté per uscire subito dalle mie labbra.

Stavo iniziando a capire.

Luna mi aiutava, per quel che ne poteva sapere. E anch'io mi aiutavo con le mie informazioni.

Le idee furono chiare quando Ian cominciò a spogliarmi. Prima tolse le scarpe, poi le calze e la maglietta.

Le mie guance si tinsero di rosso quando rimasi in reggiseno. Ian però non sembrò farci caso, impegnato com'era a levarsi i suoi, di vestiti.

Lo osservai togliersi la camicia e lasciarla da qualche parte nella camera. Poi ritornò a baciarmi, mentre con le mani tentava di abbassare la cerniera dei miei jeans per togliermeli.

E anche i miei pantaloni si unirono ai vestiti che erano disseminati per la stanza.

«Ian, io...»

«Sshh» mi bloccò mentre si liberava anche dei suoi jeans.

Fu semplicemente stupendo ammirarlo in tutto il suo splendore.

In quasi tutto, mi corressi.

Ian si allungò su di me, tirando anche le coperte per coprirci almeno fino alla vita, e mi accarezzò piano una guancia. Quel contatto fu così bollente che mi sentii le vene del viso scoppiare.

«Bene o male?» mi chiese lui, fissandomi intensamente negli occhi.

«Bene» dissi, senza sapere cos'altro aggiungere.

Era come se mi fossi persa in quel suo oceano di diamanti.

Come se i miei pensieri si fossero azzerati.

Come se non ci fosse più niente e nessuno.

Solo io e lui.

«Vai avanti.» gli mormorai mentre abbassavo le palpebre, reclinavo la testa indietro e mi lasciavo trasportare dal profumo della sua pelle.

E Ian obbedì. Fino infondo.


Quando mi risvegliai era ancora buio. La luce della luna illuminava la stanza col suo debole bagliore.

Sbattei piano le ciglia, sospirando.

Mi sentivo le membra intorpidite e pesanti, come se avessi corso chilometri. Mi costava fatica anche solo alzare la testa dal cuscino.

Ero sdraiata su un fianco, rivolta verso l'armadio che c'era accanto al letto, quando trovai un braccio di Ian a cingermi dolcemente la vita.

Potevo sentire il suo respiro sulla mia spalla scoperta, i suoi capelli farmi il solletico all'altezza del collo, la sua gamba tra le mie.

Quell'abbraccio era così caldo e genuino che per un attimo desiderai rimanere in quella posizione per sempre.

Ian si mosse appena. Temetti di averlo svegliato, ma quando riuscii a voltarmi verso di lui scoprii che era ancora addormentato.

Appoggiai una mano sul cuscino, sistemandomi meglio accanto al suo corpo.

Potevo intravedere senza molta difficoltà il suo petto marmoreo emergere dalle coperte. Volevo allungare una mano per toccarlo, ma avevo paura di svegliarlo.

Sembrava quasi un dio, talmente era bello.

Quando dormiva i lineamenti del suo viso si distendevano a tal punto da farlo diventare più giovane, quasi un bambino.

«Ehi» sussurrò dopo aver aperto piano gli occhi.

«Ehi» risposi, sorridendogli affettuosamente.

Posò una mano sulla mia spalla, poi si avvicinò per baciarmela, facendomi scontrare con la sua chioma corvina.

«Dormito bene?»

«Benissimo»

Com'è che non riuscivo a smettere di sorridere?

«Cos'è quella faccia?» mi chiese Ian, dopo avermi osservato attentamente. Non sapevo quanto orripilante potesse essere il mio aspetto. Dai suoi capelli, in disordine come mai prima, non potevo sperare in qualcosa di positivo.

«Quale faccia?» mormorai, arrossendo.

«Quella faccia»

«Sono felice» ammisi timidamente, sprofondando il viso nel cuscino.

Ian avvicinò una mano a me, iniziando a lisciarmi i capelli annodati.

«Anch'io» disse mentre si allungava sul fianco per darmi un bacio.

Un brivido di piacere mi percorse la schiena quando sentii il grande palmo di Ian premere sulla schiena per farmi aderire completamente al suo corpo.

«Avresti potuto avvertirmi... di questo.» sussurrai dopo alcuni minuti, ancora incollata a lui.

«Temevo che non avresti accettato.»

«E perché mai?»

«Non ti ho messo fretta, vero?» domandò, elidendo la mia domanda retorica. I suoi occhi azzurri mi scrutavano ansiosi.

«No...» ridacchiai «...capisco i vostri istinti di sopravvivenza.»

Ian corrugò la fronte, riservandomi un'occhiata interrogativa. «Istinti di sopravvivenza?»

«Sì, insomma...» non sapevo quanto il mio viso potesse essere rosso in quel momento. Grazie al cielo la luce pallida della luna non metteva in risalto quel particolare «...so che gli uomini si accoppiano per... riprodursi...»

Ian socchiuse la bocca, attonito. Forse stava facendo anche fatica a trattenere una risata.

«Voglio dire, ora che andiamo in missione non so quanto potrebbe essere... sicuro, ma... be'...»

Santo cielo... dove stavo sbagliando?! Mi sentivo così a disagio! E poi Ian mi guardava in un modo!

«Wanda» iniziò, usando un tono piuttosto divertito ma anche imbarazzato «Ci sono molte cose che devi ancora scoprire sugli umani. Noi non ci accoppiamo solo per... procreare, ecco. A volte lo facciamo ma non ne siamo coscienti, altre invece sappiamo perfettamente quello che stiamo facendo.» spiegò tutto d'un fiato, senza abbandonare quella nota di disagio che rendeva il suo discorso alquanto divertente «Quello che abbiamo fatto stanotte non è quello che tu credi... è... un piacere che abbiamo deciso di condividere insieme.»

Man mano che Ian parlava, ma che soprattutto iniziava ad illuminarmi sul corso degli eventi, l'imbarazzo che mi aveva praticamente fossilizzato al materasso scivolò via come se non ci fosse mai stato.

Ora avevo capito.

«Noi lo chiamiamo "fare l'amore"» aggiunse in un sussurro.

«Ah... scusami, Ian... è che...»

«Non preoccuparti. Ho inteso.» m'interruppe lui, annuendo.

«Sono stata una stupida.» mormorai.

«Non è vero.»

«Avrei potuto urtare la tua sensibilità, Ian. Sono una sciocca.»

Un suo dito mi obbligò ad alzare gli occhi sui suoi. La sua espressione rasentava la compassione.

«Ma non l'hai fatto, Wanda.»

Sospirai, convincendomi a dargli ascolto. Lui sorrise, stringendomi a sé.

«Amo troppo la mia sciocca ragazza.» soffiò al mio orecchio, sicuramente per tirarmi su il morale. Mi stupii di me stessa quando percepii la mia risata espandersi nella stanza.

Abbassai lo sguardo sul braccio che teneva piegato su un fianco, notando quel tatuaggio che avevo visto già molte volte ma che mai mi ero soffermata a studiare.

Era una scritta che diceva "Hic et Nunc".

«Cosa significa?» chiesi ad Ian, indicandogliela.

Ci scostammo l'uno dell'altra per guardare entrambi il tatuaggio.

«Qui e ora. È latino.»

Annuii, continuando ad osservare e a sfiorare la sua pelle. Era liscia e vellutata.

«Me lo sono fatto qualche anno fa. È il mio... motto di vita, se così si può definire. Mi piace assaporarmi il presente per quello che è. Molte persone guardano il futuro, io no. Perché il futuro potrebbe non esserci più da un momento all'altro. Il presente invece sì.»

«È un pensiero profondo.» commentai mentre incrociavo il suo sguardo assorto, sorridendo. «E molto saggio.» aggiunsi.

Ian si limitò a ricambiare il mio sorriso.

Fuori nel frattempo stava per albeggiare. Lui si alzò improvvisamente dal letto, provocandomi quasi un aneurisma celebrale quando lo vidi camminare per la stanza nudo a raccattare i nostri indumenti.

«Cosa fai?» gli chiesi.

«Vèstiti. Andiamo a vedere l'alba.»

Anche se un po' controvoglia, abbandonai la mia parte di letto per indossare la maglietta di Ian a mo' di abitino. Su suo consiglio presi una coperta e, attorcigliandola sotto un braccio, mi feci guidare da lui per i corridoi deserti delle grotte.

Le probabilità – tra l'altro molto alte, dato che tutte le notti c'erano i ragazzi che facevano i turni – di essere visti da qualcuno mi fecero quasi pentire di non aver messo qualcosa sotto.

Guardando però il modo in cui Ian procedeva sereno tra le caverne, con solo una felpa sgualcita e dei vecchi pantaloni addosso, mi tranquillizzai.

Raggiunta la nostra scorciatoia segreta, arrivammo nello stesso posto in cui eravamo stati per il mio compleanno.

Ian mi avvolse nella coperta che avevo portato e mi fece sedere accanto a lui, abbracciandomi in attesa che il sole sorgesse.

L'aria fredda mi punzecchiava le guance e la punta del naso; gli uccelli cantavano ancora insonnoliti la loro sinfonia.

E laggiù, oltre i canyon, stava lentamente rischiarando. Il cielo ormai aveva candide sfumature di azzurrino e aranciato. Pochi secondi dopo il sole salutò il continente Americano con la sua splendida luce.

«È bellissimo, Ian.» sussurrai, emozionata, stringendomi di più al suo petto.

Mi baciò i capelli, respirando quell'aria incredibilmente fresca.

«Tu sei bellissima.»

Mi allontanai per osservare il suo viso. Quante volte ci sarebbe ancora capitata una cosa del genere? Una? Due? Zero?

In quel momento però non era importante. Ian lo era. I suoi occhi che mi guardavano con venerazione. Le sue labbra che si dischiudevano in un sorriso dolcissimo. Quelle cose sì che erano importanti.

«Grazie per avermi regalato la notte più bella della mia vita, Viandante.»


Spazio autore:


Buongiorno :)

Voglio dedicare questo capitolo alla mia cara amica Love Bites, che mi ha aiutata a svilupparlo e a renderlo quello che è con le sue grandiose idee. Ti voglio bene <3

Coomunque... che ne pensate? Avrei potuto farvi sospettare di qualcosa nei capitoli precedenti, ma ho deciso di tenervi allo scuro di tutto, anche perché io stessa ho avuto qualche problema su come e soprattutto quando scrivere questa scena.

Ho avuto paura di avere troppa fretta o di non essere all'altezza di descriverla: da un lato perché Ian e Wanda non stanno insieme da molto tempo – però non potevano nemmeno aspettare oltre – da un altro perché non riuscivo a descrivere il tutto come se lei avesse già avuto esperienze e fosse informatissima su questo genere di cose.

Wanda sa come si "accoppiano" gli esseri umani, ma non pensava che ci si potesse unire anche per passarsi anche un semplice piacere personale. Appunto per questo lei ha detto – tra le righe – che aveva paura del fatto che avere un bambino adesso fosse pericoloso per via della missione... non so se lo avevate capito xD

Comunque spero di essere stata chiara. Se avete qualche dubbio però potete chiedere :)

Passiamo alla prima parte del capitolo (che sembra essere stata dimenticata xD)

Il titolo "Dimostrazioni" è molto importante e dà un significato a tutto ciò che accade al suo intero. Infatti abbiamo Wanda che si deve misurare prima con Jared, poi con Ian.

Riesce nella sua impresa con entrambi, ma solo perché non è più del tutto innamorata di Jared.

Spero che vi siate divertite e che abbiate apprezzato questo capitolo quanto me. Lo definirei un po' più come la "quiete prima della tempesta". Oh-oh, questo è uno spoiler bello e buono!

Meglio che vada, prima di raccontarvi come va a finire!

Vi ho già rotto abbastanza xD

xoxo

Sha

   
 
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