"E tu, cosa sei venuto a fare?" Cazzo lo odio, non può essere tornato, non ora che l'ho dimenticato e tutto sta andando per il verso giusto.
"Mi ha chiamato Gabriele, aveva bisogno di una mano con le scene dello spettacolo" Maledico a mente il regista della recita scolastica, dico io, questa città conta 50.000 mila abitanti e lui chiede aiuto al più coglione.
"Ok" Vorrei buttargli addosso tutta la mia sofferenza, invece resto qui inerme, davanti alla pizzeria, vicino a scuola, con le mie amiche che ci fissano da lontano.
"Come mai resti distante?" E caccia fuori quele sorrisino di traverso capace di farmi scoglire mentre avvicinandosi giocherella con una ciocca dei miei capelli.
"Secondo te'"
"Mi sei mancata"
"Andrea vaffanculo" Non sono più la sua bambolina "Ti ho aspettato per due anni, eri il mio migliore amico e solo perché ho ammesso di avere una cotta per te mi hai tolto il saluto" Ormai sto urlando, ma non mi interessa che sentano tutti. Mi giro e corro.
"Ora ci sono" Lo sento e so che sta mentendo
Arrivo a casa e mi butto sul letto a piangere. Fortuna che non c'è nessuno. Dal mio telefono parte una cantilena che segnala i messaggi in arrivo. Sono le mie amiche, oggi sarei dovuta rimanere a scuola per le prove dello spettacolo, visto che domani c'è la prima, ma non ce la faccio a tornare lì.
Sto rispondendo al primo quando qualcuno suona al citifono
"Chi è?"
"Emi, sono Luca posso salire?
"Certo" Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano.
Arriva sul pianerottolo ed entra in casa
"Come mai qui?"
"Ti ho vista litigare con quel ragazzo e ti ho seguita. Posso sedermi?" Indica il grande divino a form di "L" in sala
"Si si"
"Se ti vuoi sfogare io ci sono"
"Grazie"

                                                                                                                                                  Fine