Anime & Manga > Shaman King
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Autore: Yohao88    14/02/2008    4 recensioni
Lo scontro tra il Team Terme Funbari e il team The Ren si è concluso da poco, è terminata così anche la prima fase del torneo. Compagni che hanno percorso assieme lo stesso cammino si troveranno davanti a strade diverse. Fare la propria scelta a volte è una cosa difficile, ma più difficile ancora è tenervi fede fino alla fine. Non si può sapere come andrà a finire, non si può sapere cosa cambierà e cosa no. Bisogna solo avere il coraggio di proseguire fino in fondo...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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«Ma non si agita mai, quello?»
Horo Horo fissò, perplesso e un po’ contrariato, Yoh, che alla parte opposta della stanza stava tranquillamente ascoltando musica con le sue cuffie, appoggiato al muro con le mani sulla cintola e gli occhi chiusi. Accanto a lui, un altrettanto rilassato Hao, con lo stesso lieve sorriso, stava muovendo appena un piede al ritmo della musica che il giovane al suo fianco stava ascoltando, e, con molta probabilità, stava trovando assai divertente provocare chi li stava fissando con lo stare appresso al fratello quasi ovunque andasse.
Matamune osservò i due ragazzi con un sorriso.
«Devo dire che sei anni fa Yoh era un po’ diverso da adesso…» disse, rivolgendosi ad Horo Horo, seduto dietro di lui, mentre anche Ren riapriva gli occhi, interrompendo le sue riflessioni per ascoltare lo spirito che riprese con calma a parlare. «Una volta era un po’ più emotivo, ma si vede che col passare del tempo si è calmato quanto Hao…»
«Puoi dirlo forte…» borbottò Horo Horo.
Il nekomata sorrise di nuovo, mentre anche le altre persone nella stanza, eccetto ovviamente i due gemelli, si univano all’ascolto.
«Già… Sono così simili che forse anche se non avessi saputo che Yoh era suo fratello, mi sarebbe venuto qualche sospetto…»
Yohmei e Mikihisa alzarono gli occhi dai rispettivi giornali, Redseb distolse lo sguardo dal programma che stava seguendo assieme a Seyrarm, Tamao entrò nella stanza con i suoi due spiriti, mentre Anna rimase sulla soglia, poggiando la schiena al muro, a braccia conserte. In un silenzio lievemente teso, tutti rimasero ad osservare i due gemelli di fronte a loro, che parvero non curarsene e tantomeno accorgersene.
D’un tratto, Horo Horo sobbalzò bruscamente, e non fu il solo, mentre tutte le persone nella stanza si rizzavano sorprese al suono degli Oracle Bell che avevano squillato nello stesso istante. Anche Hao aprì gli occhi con un lieve sorriso, e Yoh, assorto nella sua musica, parve non accorgersi di nulla.
«Domani a mezzogiorno…» mormorò Lyserg, osservando il piccolo schermo del ricevitore.
«Perché mi accorgo solo ora che manca così poco?» si chiese, ansioso, Horo Horo.
Molti sguardi si spostarono su Hao, che rispose con un tranquillo sorriso, chiudendo di nuovo gli occhi e incrociando le braccia dietro la testa. Yoh, invece, fermò il suo walkman e alzò un braccio, osservando con aria noncurante il suo Oracle Bell.
«Be’, era ora…»
«Questo dovrei dirlo io…» rispose Hao, ironico, mentre il giovane accanto a lui, sorridendo allegramente, si rimise tranquillamente le cuffie sulle orecchie, sotto gli sguardi stupiti di tutti.
«Non credo… ai miei occhi…» mormorò Yohmei, sconsolatamente allibito, fissando il nipote.
«Ho come l’impressione che sappiano qualcosa che noi non sappiamo…» disse Ren, sbuffando ironico.
Anna entrò nella stanza, raggiungendo i compagni.
«Non avresti tutti i torti…»
«Cosa?» domandò Redseb, perplesso, mentre la ragazza si voltava stranamente seria verso Yoh.
«Yoh, ora smettila di far finta di nulla. Non credi che sia ora di dire a tutti la verità? Ho mantenuto il segreto per rispetto, e lo stesso ha fatto l’unico in questa stanza che già lo sapeva oltre me, ma non ti permetterò di tacere oltre…»
Il giovane la guardò dapprima vagamente confuso, togliendo le cuffie, quindi chinò la testa, e chiudendo gli occhi sorrise lievemente. Lo stesso fece Ren, anche se le sue labbra si curvarono in un ghigno beffardo.
«Ancora una volta il mio intuito non sbaglia. Sentivo che c’era qualcosa che mancava, nel discorso che hai fatto tre giorni fa…»
«E’ vero. Avevo detto che so come la pensate, e che per questo ho fatto la mia scelta…» rispose Yoh, alzando lo sguardo sui compagni. «Non volevo nascondervi nulla nemmeno stavolta. Volevo soltanto che passaste senza ulteriori pensieri questi giorni. Ve l’avrei solo detto… quando fosse giunto il momento…»
Per qualche attimo, tutti lo fissarono in silenzio.
«Ma Yoh…» mormorò Horo Horo, confuso. «Di quale momento stai…» Ma si bloccò all’istante, sbarrando gli occhi incredulo. Si voltò verso Hao, che gli sorrise con calma, poi fissò allibito Yoh. «Non mi vorrai dire che…» balbettò, sbigottito. «Stai scherzando, vero?!!»
Il giovane sorrise soltanto, abbassando lo sguardo, mentre più di qualcuno sembrava aver intuito ciò che non era ancora stato detto.
«Se Yoh pensa questo di Hao, vuol dire che si fida di lui. Anzi… si fida ciecamente di lui…» disse Matamune, soffermandosi su Hao, che lo osservò con aria apparentemente perplessa. «Ma credo… che per noi non sia altrettanto, sbaglio, forse?» Dicendo ciò, il nekomata rivolse un sorriso alle persone dietro di lui. «Per questo non vi ha detto nulla. Non voleva turbarvi prima del tempo… creare contrasti…»
«Oppure vuole portarci alla distruzione…» replicò Ren, chiudendo gli occhi. «Yoh si fiderà di lui, ma chi mi assicura che abbia ragione? Ha deciso per questo o si è arreso? A volte, ho l’impressione che oltre a dare ad Hao sostegno, Yoh lo cerchi da lui…» continuò, parlando come se il giovane in questione non fosse lì con loro. «E’ Hao, che lo ha sostenuto fino ad adesso, in fondo. Yoh è arrivato qui per trovare lui. Potrà anche dire che non sta dalla parte di nessuno, ma è dalla prima volta che ha sentito il suo nome che quasi non si preoccupa d’altro…» Il giovane cinese riaprì gli occhi, osservando il compagno che fece lo stesso, tranquillo e impassibile come sempre. «Non dai mai a vedere le tue emozioni o ciò che pensi. Non fai nemmeno caso a tutto questo. Sei fatto così, ma non sono così cieco da non riuscire ad accorgermi di cose del genere…»
Matamune abbassò lo sguardo, portando la pipa alla bocca, per poi soffiare una nuvoletta di fumo.
«Io non ho il potere né l’intenzione di fargli o farvi cambiare idea. Starà ad ognuno di noi decidere cosa è davvero giusto. Vero, Yoh?» disse, osservando serenamente il ragazzo, che gli sorrise.
Anna fece un breve sospiro e si voltò, uscendo dalla stanza. Tutti gli altri vi rimasero, in silenzio, evitando perfino gli sguardi delle persone che avevano accanto.
Durante la cena, lo stesso silenzio che pervadeva la stanza il giorno prima della finale del precedente torneo aleggiava nella sala dov’erano riuniti tutti a mangiare. L’unica differenza era che stavolta anche Yoh non aveva detto una sola parola, nonostante l’espressione tranquilla sul suo volto. Ogni tanto, qualcuno spostava lo sguardo su di lui o su Hao, che gli era seduto accanto con un lieve accenno di sorriso sulle labbra. Dopo qualche minuto, però, nessuno distolse più gli occhi dalla propria cena, rimanendo in silenzio, finché il rumore secco della ciotola che Yoh aveva posato sul tavolo non attirò nuovamente l’attenzione sul giovane che si stava alzando.
«Io ho finito…» disse, sorridendo tranquillamente ai compagni, per poi indicare la porta con un pollice. «Dispiace a nessuno, se vado a farmi un giro?»
Manta si apprestò ad alzarsi, osservando preoccupato l’amico.
«Yoh, posso…»
Ma poi si voltò verso Amidamaru, che tendendo un braccio davanti a lui, negò con la testa, rivolgendogli un sorriso.
«Non dispiacerà certo a nessuno, Yoh…» disse Anna, posando la sua ciotola vuota sul tavolo, senza alzare lo sguardo. «Vai pure. Non devi certo chiederci il permesso, per una cosa del genere…»
«Già! Grazie, Anna!»
Il giovane sorrise gentilmente e uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Tutti lo osservarono in silenzio finché non sparì nel corridoio buio, e molti chinarono nuovamente lo sguardo, o si voltarono confusi gli uni verso gli altri.
«Io lo avevo intuito da un pezzo…» mormorò Amidamaru, con un sorriso un po’ triste, alzando gli occhi sulle persone che si erano girate verso di lui. «E Yoh non mi ha detto nulla perché capiva che avevo capito. Di sicuro, vorrà restare un po’ solo… Questa… in fondo, è l’ultima notte…»
Nessuno ebbe nulla da dire, in risposta a quelle parole. Si avvertiva solo lo stesso pesante silenzio di pochi minuti prima.
Manta osservò i pugni che teneva stretti sulle ginocchia, ripensando alle parole appena dette dal samurai. Perché? Perché solo ora… era stato Yoh a segnare il proprio destino?
«Hao… posso chiederti una cosa?» domandò, senza alzare lo sguardo, mentre tutti lo osservavano un po’ sorpresi.
L’onmyoji si voltò verso il ragazzino, sorridendogli con calma.
«Certo, dimmi pure…»
Manta lo fissò, un po’ con freddezza, un po’ con preoccupazione, ma tuttavia deciso.
«Tu… sai già con assoluta certezza come finirà il torneo?»
A quelle parole, l’attenzione crebbe sensibilmente, e tutti si rizzarono a guardare chi aveva posto la domanda e chi doveva dare una riposta.
Hao avvertì la tensione aumentata, e abbassò lo sguardo, con il consueto, sottile sorriso sulle labbra, che poi rivolse alle persone che lo guardavano.
«Certamente, dovreste saperlo, ormai… Non è cambiato nulla…»
«Ma se questa è una tua predizione come onmyoji…» intervenne Yohmei, osservando con lieve freddezza il giovane. «… dovresti sapere che la lettura del futuro non è infallibile al cento per cento…»
«Lo so bene…» rispose Hao, chiudendo gli occhi. «Infatti, la mia non è una semplice predizione…» Detto ciò, sorrise con malizia all’anziano all’altro capo della tavola. «E’ ciò che leggo nel cuore di Yoh, è ciò che entrambi sappiamo sin dalla nascita, ciò che lui sente nel profondo dell’animo da quando ha saputo di me. E’ un mio e suo dovere, è ciò di cui vi ha parlato oggi, è una sua libera scelta…» Senza dare troppo peso alle espressioni stupite a lui rivolte, si alzò, infilando le mani nelle tasche della felpa che indossava. «Hai detto bene, Amidamaru. Questa è l’ultima sera che il vostro Yoh passerà con voi. Ma non preoccupatevi troppo, ve lo consiglio. Prima o poi doveva finire…» aggiunse, avvicinandosi alla porta sul corridoio che conduceva alle stanze. «Yoh sarà in buone mani, ve lo assicuro… Vi auguro la buonanotte…»
E detto questo, uscì, sparendo a sua volta nel buio fuori dalla sala.
Per qualche attimo, nessuno ebbe la forza di iniziare a parlare. All’improvviso, parve a tutti di essere tornati al punto di partenza.
«Tsk! Eccola qui la fiducia di Yoh per Hao…» disse Ren, con tono sprezzante, incrociando le braccia, senza nemmeno voltarsi verso lo spirito cui quelle parole cariche di risentimento si riferivano. Matamune non disse nulla in risposta, portando con calma la pipa alla bocca. Horo Horo lo fissò irritato, stringendo i denti.
«Tu fai presto! Parli, parli… Ma anche tu, cinquecento anni fa, sei stato costretto ad ucciderlo! Yoh ha solo trovato una soluzione peggiore!»
Il nekomata alzò lo sguardo, senza scaldarsi minimamente.
«Non ho intenzione di cantare vittoria, né di disperarmi, finché non si giungerà alla fine di tutto questo. Solo allora deciderò se e a chi è stato giusto dare fiducia…»
«Puoi anche avere ragione…» intervenne Chocolove, serio. «Ma qui non si tratta soltanto del destino di Yoh. Se Hao dovesse diventare Shaman King e realizzare il suo progetto…»
«Allora saprò definitivamente che non era degno della mia fiducia, né tantomeno di quella di Yoh..»
Matamune chiuse gli occhi, tirando una boccata dalla pipa. Nessuno trovò di che replicare. Anna lo osservò in silenzio per qualche istante, quindi si voltò verso la finestra e il buio paesaggio esterno. Era tipico di Yoh provare a fidarsi di tutto e tutti, una cosa che aveva provato e un po’ imparato a caro prezzo, perdendo un caro amico sei anni prima, quando si erano incontrati. Ora, Matamune era tornato. Uno dei nodi che legavano Yoh al passato era stato sciolto. Ma riguardo all’altro… in tutti i modi non avrebbe potuto fare nulla. Nemmeno volendolo…

Ormai lontano dalla locanda, Yoh infilò le mani nelle tasche del cappotto, voltandosi verso il limpido cielo di quella notte d’autunno. La luna piena illuminava il mare e gli alberi in modo incredibile. La luna… L’ultima volta che aveva parlato della luna l’aveva fatto con Hao. Due metà perfette solo insieme… Chi di loro era la parte luminosa? Hao non gli aveva risposto, forse… perché sentiva che nel suo cuore non si rifletteva quella metà splendente. Ma non importava. In fondo, non aveva senso scegliere. Nessuno poteva affermare che la metà oscura fosse meno bella di quella illuminata dal sole. Non è possibile giudicare ciò che non si conosce. Ma forse per orgoglio, forse per invidia… o forse perché sente di non meritarlo, quella metà preferisce restare nel buio. Ed era così che lui vedeva Hao: una persona che ha perso tutto e che vuole tentare di ricostruire una propria luce per non vedere più quella che gli è stata portata via, temendo di vederla scomparire ancora una volta. Ma lui voleva ridargli quella luce, a qualsiasi costo. Non aveva mai dimenticato le parole che Matamune gli aveva detto sei anni prima. Ciò che porta tristezza è il non potersi fidare degli altri. Un cuore immerso nell’oscurità perché aveva smesso di fidarsi del prossimo… Era questo che Hao provava, nei confronti di tutte le persone che aveva conosciuto, e il suo potere ne era la prova. La fiducia in sé non gli mancava, era evidente, ma stando con lui si era reso conto che ciò non era sufficiente. E si era accorto della fiducia che a modo suo Hao gli aveva concesso. Proprio per questo non poteva abbandonarlo. Il filo invisibile che li legava era sempre più saldo. La fiducia che Hao gli aveva dato voleva restituirla a lui, insieme all’amicizia e a quello che forse era davvero l’affetto per un fratello. Un così grande risultato comportava davvero grandi sacrifici, ma era pronto e non sarebbe tornato indietro.
«Yoh tiene davvero tanto a lui, vero?» mormorò Manta, alzando lo sguardo sulle persone che aveva intorno.
«Lo sai com’è fatto, Manta… Lui non cede finché riesce a risolvere un problema. E’ fatto così…» rispose Anna, osservando il tavolo su cui posava un braccio. «Si fidano l’uno dell’altro, forse per entrambi non esiste nulla di più importante del fratello, in questo momento. Rinunciare ad aiutare Hao, per Yoh sarebbe come perdere qualcosa di sé che aveva ritrovato. E’ come se la loro unione fosse iniziata il giorno che si sono incontrati…» Molti sguardi si puntarono sulla ragazza, che senza farci caso sospirò appena. «E anche se è difficile da accettare, è quello che Yoh sente da molto tempo…»
«Allora… è come se Yoh… lo sapesse da sempre?» mormorò Lyserg, esitando un po’.
«Non so se sia solo un’impressione…» intervenne Ren, poggiando il mento al dorso di una mano. «Il suo carattere, la sua apparente mancanza di emozioni, il suo oziare pensando al vuoto… E’ proprio il vuoto ciò che lo caratterizza. Mi costa anche solo pensarlo, ma… forse è proprio Hao ciò che mancava in lui, perché da quando l’ha conosciuto è cambiato un po’. Almeno… vedendolo steso sull’erba si poteva credere che stesse pensando a qualcosa… O a qualcuno…»
«Quando siete arrivati al villaggio dei Pache, Yoh non aveva ancora la minima idea di chi fosse Hao per lui, se non un antenato…» riprese Anna, alzando lo sguardo. «Nonostante ciò, nella visione che ha avuto dopo essersi trovato dinnanzi al Grande Spirito ha visto due gemelli e molti altri segni che allora non poteva collegare ad Hao. Yoh è sempre stato parte di lui. E ciò sarà la nostra fortuna… o ciò che ci rovinerà…»
Per un po’ nessuno disse nulla. Perplessità, dubbi… Per l’ennesima volta non c’era più niente di certo.
«Ma… se tutto ciò fosse vero?» mormorò, esitante, Horo Horo. «Se Yoh non facesse questo per fiducia, come lui pensa, ma solo perché è un destino tracciato nei suoi geni?»
«A quel punto, si starebbe solo illudendo di poterlo cambiare…» rispose Ren, osservando le braccia che teneva incrociate. «Se fosse così, anche lui diventerebbe inevitabilmente nostro nemico e se non cambiasse idea, esisterebbe un solo modo per fermarlo…»
«No…» mormorò Manta, in un soffio, osservando le espressione stupite o tristemente asserenti delle persone attorno a lui.
Erano arrivati ad un punto in cui era impossibile sapere cosa pensare e tutto poteva essere possibile o meno allo stesso tempo. Le uniche persone convinte della propria posizione rimanevano Yoh e Hao. Tutto il resto era un’incognita che avrebbe potuto svelarsi forse solo quando ormai fosse stato troppo tardi.
«Non ci rimane che aspettare…» disse Amidamaru, chinando la testa. «Sarà un’attesa snervante, ma non possiamo fare altro. Prepariamoci al meglio come al peggio…»
«In tutti i casi, a Yoh dovremo dire addio…» aggiunse Anna, osservando solo la propria mano poggiata sul tavolo.
«Il dado è tratto, quindi…» disse Ren, alzandosi per andare alla propria camera. «Ma deciderò solo domani chi sarà il mio vero nemico. Se Hao, Yoh… o entrambi…»
«O magari nessuno dei due…» disse, sospirando, Chocolove, alzandosi con un sorriso per seguire il compagno, imitato a poco a poco da tutti gli altri.
«Ma non aspettiamo che torni Yoh?» domandò Manta, incerto, osservando Ren, che raggiunta la porta si voltò verso di lui.
«Chissà quando tornerà… Anche se credo che me ne accorgerò quando lo farà, perché ho la netta sensazione che stanotte non chiuderò occhio…»
«Già, hai ragione…» aggiunse Lyserg, con un sorriso un po’ triste.
Anna lo superò, avviandosi a braccia incrociate verso la propria stanza.
«In ogni modo, il torneo è finito. Tra poco più di un giorno nascerà il nuovo Shaman King… Vada come vada…»
E con quelle parole presenti da tempo nel cuore di tutti si allontanò, seguita pian piano dai propri compagni e dal loro silenzio.

Silenzio. Ecco cosa sentiva attorno a sé. Ormai era piuttosto tardi, ma non se la sentiva di andare a dormire. Seduto sotto un pino, Yoh osservò la locanda al di là del ruscello che gli scorreva davanti. Era già da un po’ che si trovava lì da solo a pensare. Il giorno dopo avrebbe detto addio ai suoi compagni. Il torneo era davvero infine giunto al termine. Con un leggero sospiro, poggiò il mento alle ginocchia raccolte al petto. Chissà… cosa sarebbe successo…
«Ne sei davvero convinto?»
La voce di Hao, comparsa all’improvviso accanto a lui, non lo sorprese nemmeno più di tanto, così come la domanda che gli aveva posto il giovane in piedi al suo fianco, poggiato al tronco contro cui lui era seduto. Sorrise soltanto, un po’ malinconico, senza voltarsi.
«Perché? Ne dubiti, forse?»
«Certo che no, e lo sai bene, Yoh…» Hao si sedette accanto al fratello, togliendo le mani dalle tasche della tuta sotto la mantella, osservando l’acqua che scorreva poco più avanti, sotto la luna. «Ma devo ammettere che un po’ mi hai sorpreso. Forse, quando mi sono reincarnato, ho commesso un felice errore…»
Yoh si voltò a guardarlo, stavolta, sorridendo più apertamente.
«Be’… in fondo… anche i migliori sbagliano…»
«Cosa vorresti insinuare?» disse Hao, rispondendo con malizia all’ironia del giovane, che si girò verso il cielo stellato, poggiando la testa al tronco, mentre il suo sorriso si spegneva un po’.
«Nulla… Volevo solo vederti sorridere…»
Hao osservò l’espressione malinconica del fratello per qualche attimo, senza dire nulla. Tornò a poggiare la schiena all’albero dietro di lui, alzando a sua volta lo sguardo sui punti luminosi oltre i rami sopra di loro, incrociando le braccia sotto l’ampia mantella che gli copriva le spalle. Non vi era la minima tensione da parte di nessuno dei due, ma l’atmosfera era comunque un po’ strana, diversa dal solito. E forse capiva anche perché…
«Nemmeno stavolta senti dolore?»
Udendo l’improvvisa domanda del giovane accanto a lui, Yoh si rizzò leggermente, colto di sorpresa. Davanti al silenzio stupito del ragazzo, Hao sorrise lievemente, voltandosi in attesa di una risposta verso il fratello, che chinò la testa, col suo stesso impercettibile sorriso.
«E’ naturale…» mormorò, alzando di nuovo lo sguardo. «Soprattutto perché non è facile per loro accettare ciò che ho scelto…» Detto ciò, si voltò verso Hao, sorridendogli. «Ma penso che non ce l’abbiano con te tanto come sembra…»
Il giovane onmyoji fece un sorrisino sarcastico, chiudendo gli occhi.
«Grazie del tentativo, Yoh, ma sai che non è proprio così, e sai anche che non sono il tipo che dà peso ad una cosa del genere, quindi non preoccuparti…»
«Lo so… ma è per questo che domani verrò con te…» rispose Yoh, abbassando lo sguardo, per poi sorridere affettuosamente al fratello. «Non lascerò che tu rimanga solo ancora una volta…»
Hao lo fissò per qualche secondo, con un lieve sorriso. «Tsk! Sei proprio cocciuto, eh?» disse, chiudendo gli occhi, per poi alzarsi. «Dai, andiamo a dormire. Ci attende una giornata piuttosto intensa…»
Yoh guardò per pochi istanti il giovane in quegli occhi così simili ai suoi, e gli sorrise, levandosi in piedi a sua volta. Lo seguì fino alla locanda, dove molti, se non tutti fra loro compagni erano ancora svegli. Ma né chi li vide rientrare incrociandoli nel corridoio buio né chi li senti soltanto disse una sola parola. Non serviva più, ormai.
La mattina dopo, nonostante nessuno avesse chiuso occhio per quasi tutta la notte, non vi erano facce assonnate, ma solo visi rivolti verso il basso, nello stesso silenzio di chi aveva osservato il soffitto scuro della propria stanza fino all’alba. L’insistente tic-tac di un orologio scandiva lentamente i secondi e i minuti. Mancava circa un’ora alla scadenza.
Tutti erano già pronti, con le proprie divise, armi e spiriti, seduti attorno al tavolo della locanda che li aveva ospitati tanto a lungo. Il casuale e nervoso schiarirsi la voce di qualcuno fece alzare lo sguardo ad altri, che subito lo riabbassarono, capendo che nessuno doveva ancora dire qualcosa. La tensione nella stanza era già molto alta e il pesante silenzio non faceva che contribuire al suo aumento di minuto in minuto. Fu Yoh, d’un tratto, a rompere il ghiaccio, alzandosi con un breve sospiro, mentre l’attenzione si spostava dai pensieri di ognuno a lui in un istante.
«Io vado fuori. Chi viene con me?» disse, tranquillamente, il giovane, attendendo una reazione.
Ren fu il primo ad alzarsi, e a quel gesto Yoh sorrise lievemente, dirigendosi poi verso l’uscita, seguito a poco a poco dai suoi compagni. Il cielo sereno e l’aria esterna parvero far dimenticare un po’ della tensione, e molti sembrarono subito più rilassati.
Manta si avvicinò a Yoh, che, allontanatosi un po’ dagli altri, stava osservando il paesaggio attorno a lui, con le mani in tasca.
«Non porti via nemmeno le spade, Yoh?»
Il giovane si girò sorridendo verso di lui.
«Già! Ma anche se dovessi combattere, non mi servirebbero più, vero, Amidamaru?» disse, rivolgendosi al samurai, che sorrise, mentre molti volti perplessi si concentravano su di loro.
«Cosa vuoi dire, Yoh?» domandò Manta, confuso.
Yoh gli sorrise di nuovo, accucciandosi al suo fianco.
«Be’, diciamo che posso creare da solo il veicolo per l’over soul. Ricordi il Cho Senji Ryakketsu?» Detto ciò, aprì una mano davanti a sé e, sotto gli sguardi stupiti di tutti, sul suo palmo si accese subito una fiamma. «Il fuoco è l’elemento più facile da creare nell’aria. Certo che sia a me che ad Amidamaru è servito molto tempo…» spiegò il giovane, ignorando gli sguardi sorpresi puntati su di lui. «Con la dottrina dei Cinque Elementi ho pensato di poter partire da questo, oppure utilizzare anche particelle di minerali per creare il metallo di una spada per Amidamaru, così come Spirit of Fire, che usa l’ossigeno…»
«Sei davvero bravo, Yoh. Sono lieto che tu metta in pratica ciò che ti ho lasciato…»
Le parole improvvise di Hao fecero voltare tutti verso il ragazzo uscito per ultimo dalla locanda, che si diresse verso il fratello con un leggero sorriso sul volto e, raggiuntolo, lo guardò per qualche attimo, prima di spostarsi al suo fianco.
Yoh rivolse uno sguardo sereno ai compagni davanti a lui, che lo osservarono o lo evitarono, comunque col dispiacere sul viso.
«Be’… vi ringrazio di aver accettato… E penso di dovervi delle scuse…»
«Dai, Yoh, non dire così! Altrimenti mi commuovo!» disse Ryu, sorridendo, mentre tirava su col naso.
Yoh osservò Ren e Horo Horo, che, a testa china, tenevano fermamente lo sguardo fisso sull’erba, Yohmei, Mikihisa, Matamune, Lyserg, Manta, Chocolove, Jeanne e Faust, che gli rivolsero un sorriso, Marco, apparentemente impassibile, Tamao, con le lacrime agli occhi come i suoi due spiriti, Anna, che lo guardò senza una parola. Poi sorrise a sua volta, mettendo le mani nelle tasche della divisa.
«Be’… è stata davvero una bella avventura… Ringrazio tutti voi per quello che avete fatto per me, e vi chiedo scusa se dopo tutta questa strada vado a fare proprio ciò che volevamo evitare…»
«Ma tu non hai mai voluto evitarlo…» intervenne Hao, con un lieve sorriso, chiudendo gli occhi. Fece una breve pausa, e alzò di nuovo lo sguardo, osservando il fratello. «Hai sempre voluto seguirmi a tutti i costi. E per questo, anch’io credo… di doverti ringraziare…»
Ren e Horo Horo alzarono di scatto la testa, stupiti, così come tutti gli altri, nell’udire quelle parole dal tono così sincero. Hao fece qualche passo verso Yoh, che lo osservò in silenzio, con un impercettibile sorriso sul volto. «Ma fra poco dovremo dirci addio… Ed è vero ciò che hai pensato, almeno in parte. Tu… sei la mia ricompensa dopo tutti questi anni…» mormorò. «… ma forse… sei anche la mia punizione…»
Nell’udire quelle parole, Yoh lo osservò stupito e dispiaciuto, senza però dire nulla. Hao rivolse al fratello un sorriso sereno e malinconico al tempo stesso, così diverso dal solito, così simile a quello che tutti vedevano sempre sul viso di Yoh.
«Sì, Yoh… perché ora che ho trovato ciò che forse ho cercato per mille anni, devo dirgli addio…»
Nel sentire ciò, tutti lo fissarono ancor più sorpresi, anche se forse non quanto Yoh, che però gli rivolse un sorriso, osservando quello con cui Hao gli rispose.
«Tu sei mio fratello, Yoh, e sta certo che non mi dimenticherò di te finché vivrò…»
«Ci conto, eh!» mormorò Yoh, osservando il giovane di fronte a lui, che chiuse gli occhi, rimanendo in silenzio per qualche attimo, voltandosi poi verso le persone che ancora lo fissavano, sorridendo loro con calma.
«Il sottomarino dei Pache partirà tra poco, per portarci al Continente di Mu, dove si terrà l’ultima fase del torneo, a cui nessuno di noi parteciperà…»
«Cosa?!» ribatté Horo Horo, stupito, vedendo poi Ren tendere un braccio davanti a lui.
«Va bene così. Non c’è più nulla per cui combattere ormai… Ma non è una cosa preoccupante, credo…»
«Ben detto, Ren!!» esclamò Ryu, con tono allegro.
Faust, Manta e Tamao lo guardarono sorridendo, mentre Lyserg si rivolse a Yoh, curvando appena le labbra.
«Allora… ci salutiamo…»
«Già…» rispose il giovane, facendo qualche passo verso i compagni, con un lieve sorriso sul volto. «Chi ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre…» aggiunse, con lieve ironia, osservando i sorrisi sereni che quelle parole avevano portato.
«Va bene se dico che ci mancherai?» domandò Manta, avvicinandosi all’amico con un sorriso.
«Volevo dire la stessa cosa!!!» esclamò Ryu, buttandosi a piangere su una spalla di Lyserg, che sorrise allegramente.
«Ma non avevi detto che saresti diventato Shaman King ad ogni costo?!» disse Horo Horo, serio, voltandosi verso Yoh.
«E non solo…» aggiunse Anna, incrociando le braccia e facendo qualche passo verso il giovane. «Non solo non diventerai Shaman King, ma non manterrai nemmeno la promessa che mi hai fatto sei anni fa!»
Dal tono secco con cui la ragazza parlò, tutti si prepararono all’ennesima sfuriata. Ma con loro gran sorpresa, invece di fuggire, Yoh rivolse alla ragazza un allegro sorriso.
«Non ti preoccupare, Anna! Sono sicuro che sia il mio desiderio che la mia promessa siano in buone mani. E questo è il mio impegno… a prometterlo di nuovo!»
Detto ciò si tolse le cuffie e le mise in testa ad Anna, che lo fissò quasi interdetta, arrossendo davanti al suo sorriso.
Horo Horo, invece, incrociò le braccia, chiudendo gli occhi, e curvò le labbra in un ghignetto apparentemente divertito.
«Tsk! Questo era l’ultimo tentativo di farti cambiare idea…» disse, alzando lo sguardo sull’amico, con un sorrisino sollevato. «Ma a quanto pare sei davvero deciso. E a questo punto… va bene anche a me…»
«A me, invece, andrà bene ad una sola condizione…» dichiarò Ren, voltandosi verso Yoh con un provocatorio sorriso sul viso. «Prima di andartene ti batterai con me. Voglio provare la tua nuova abilità!»
«Permesso accordato…» intervenne Hao, incrociando le braccia sotto la mantella. «Avrete occasione di battervi come e con chi vorrete, non preoccupatevi…» aggiunse, voltando le spalle ai presenti. «Ma poi, Yoh, mi accompagnerai al Santuario della Stella. Voglio parlare ancora un po’ con te, prima di salutarti…»
«E per dirmi cosa?»
Hao si voltò appena verso il giovane, rivolgendogli un ironico sorriso.
«Tutto quello che si dovrebbe dire ad un fratello piantagrane come te…»
«Anche che ti mancherò?» chiese, allegramente, Yoh, passando un braccio attorno alle spalle del fratello, che gli sorrise malizioso.
«Chi ha mai parlato di una cosa del genere?»
«Come sarebbe?! Io lo ammetto! Dai, ammettilo!»
«Scordatelo…»
«Sei proprio antipatico, sai?»
«Lo prendo come un complimento…»
«Ehi!»
«Dai, andiamo, Yoh…»
Discutendo a quel modo, i due giovani si avviarono verso la spiaggia, seguiti a poco a poco dai compagni, che li guardavano divertiti e sorpresi di esserlo.
Il torneo vide così la sua fine, e dopo quel giorno nessuno seppe più nulla né di Yoh né di Hao. I due fratelli scomparvero dalle vite di tutti tanto bruscamente quanto vi erano entrati, anche se ciò non accadde al ricordo che chi li conobbe tenne nel cuore per tutta la vita. Tutti videro pian piano realizzati i loro piccoli sogni, ma nessuno seppe mai dire se fu grazie alla propria forza o con l’aiuto dello Shaman King che nacque quel giorno. Nessuno si ritrovò ad avere rimpianti. Ogni giorno che passava, la presenza di uno Shaman King era dolce e rassicurante come se ci fosse stato Yoh, in mezzo a loro. E se invece fosse stato Hao…? Ormai, nessuno poteva saperlo… ma non aveva più importanza.
Il tempo e gli anni passarono, e pian piano giunse di nuovo l’ora del torneo. Nuovi spiriti e nuovi sciamani raggiunsero un’area sperduta nel nulla, chiedendosi cosa il futuro avrebbe riservato loro. Ma c’era qualcuno, tra quelli, che già sapeva come sarebbe finita, mentre osservava ogni possibile futuro Shaman King attorno a sé, soffermandosi con un sorriso tra i lunghi capelli scuri sul giovane che stava salendo sul ring, di fronte a lui, e che vedendolo rise allegramente a sua volta, agitando una mano in aria sotto gli sguardi perplessi dei due ragazzi che lo accompagnavano. L’officiante vicino a loro alzò finalmente il braccio, e due over soul di fuoco e d’argento risplendettero di nuovo nel grande stadio, attorno al sorriso determinato di chi li aveva creati.
Un nuovo incontro stava per iniziare in quel nuovo torneo. La storia, stavolta, sarebbe stata diversa, sia all’inizio che nel finale. Anche se forse… certe cose non sarebbero mai cambiate.



The End ^^


***


Ebbene sì… è finita! ^^ Che dire? Spero davvero che vi sia piaciuta e vi aspetto per la prossima (già “in costruzione”… X3), la quale ha un solo difetto (che modestia, vero? -,-): per certi versi, somiglia un po’ a questa, dato che le ho scritte in contemporanea, ma magari è solo una mia impressione, quindi lascio a voi il giudizio anche stavolta… ^^ Grazie di cuore per aver seguito fino alla fine!! See U next time!!! ^O^/
  
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