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Autore: Drew Bieber    07/08/2013    3 recensioni
Summer è una ragazza di 12 anni, vive in Canada a Stratford in una grande e lussuosa villa, ha perso la madre quando aveva 5 anni e ora vive col padre che però non c'è mai a causa del lavoro. Frequenta una scuola privata. Ha una grande passione per la musica e un giorno mentre passeggia per strada viene attratta dal suono di una chitarra e la voce di un ragazzo che suona per strada,Justin. Ben presto diventano amici ma Justin è un ragazzo povero e quando la madre muore deve andare in un orfanotrofio, ma Summer non volendo lasciare il suo amico supplica il padre di adottare Justin. Justin è felice ora ma Summer a 15 anni riceve una borsa di studio per andare a studiare in un conservatorio di Londra molto importante ma vuole rifiutare per non lasciare Justin, ma il ragazzo sa che è un occasione da non perdere e convince Summer a partire. Justin diventa famoso un anno dopo. I due non si vedono per molto tempo, ma nel periodo di Natale si incontrano per caso a Stratford.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero tornata a casa da una lunga giornata di scuola, come al solito mio padre era a lavoro e la governante, Amanda, era l’unica ad accogliermi ogni volta.
Amanda:come è andata a scuola tutto bene?
Io:si tutto come al solito
 Lei si preoccupava sempre di me, di come mi sentissi, e c’era sempre per qualunque cosa. Andai in camera mia per iniziare a fare i compiti. Si fecero più o meno le 5:30 e suonò il campanello. Già sapevo chi era e Amanda mi chiamò per scendere.
Amanda: Sum (Sam) scendi c’è il tuo insegnante di pianoforte
Io non la risposi, feci finta di niente, mi chiamò più e più volte ma non scesi. Finché non salì col mio insegnate e fui costretta ad ascoltarla. Odiavo quando veniva quell’insegnante, non perché odiavo la musica e mi avevano costretta a imparare a suonare, anzi ho supplicato mio padre per un intero mese per prendere lezioni, ma il mio insegnante era un maestro di piano di gran livello ed era questa la cosa che mi infastidiva, era sempre stroppo serio e severo e io facevo di tutto per non scendere e mettermi a suonare, avvolte mi fingevo malata, altre dicevo che dovevo studiare o altre ancora uscivo di casa proprio quando lui arrivava quindi la maggior parte delle volte che veniva doveva riandarsene. La stessa cosa avveniva con l’insegnante di chitarra. Avevo detto molte volte a mio padre che volevo cambiare insegnante ma quello di piano era il sesto e quello di chitarra il quarto. Il giorno dopo, sabato, verso le 10:00 arrivò l’insegnante di chitarra ma non mi trovò.  Non mi andava proprio di suonare con quel noioso del mio professore, quindi cercai un posto dove suonare senza che nessuno mi disturbasse. Mentre camminavo sentii qualcuno che stava cantando e suonando la chitarra. Cercai di capire da dove venisse quel suono e arrivai a degli scalini su cui era seduto un ragazzo, era lui. Mi avvicinai per sentire meglio, e quando vide il mio forte interessamento si fermò.
Ragazzo: ciao
Io: ciao, sei proprio bravo
Ragazzo: grazie, suoni anche tu?
Io: diciamo di si, ho appena iniziato, e oggi avevo anche lezione ma non ho voluto farla
Ragazzo: perché?
Io: odio il mio insegnate, è troppo impaziente
Ragazzo: capisco
Io: è da molto che suoni la chitarra?
Ragazzo: si, 3 anni
Io: davvero, senti mi faresti un favore?
Ragazzo: certo dimmi pure
Io: mi insegneresti un po’ le basi?
Ragazzo: non c’è problema
Io: grazie, che dici se andiamo al parco?
Ragazzo: si come vuoi
Quel ragazzo era proprio gentile e simpatico. Arrivati al parco ci sedemmo sulla panchina e presi la chitarra. In meno di un’ora feci cinque lezioni, e pensare che col mio insegnante privato in due ore non ne avrei conclusa neanche mezza. Lui riusciva a spiegarmi tutto in modo più semplice, ma tra una nota e l’altra il tempo passò e sentii il telefono squillare.
Io: pronto
Amanda: Sum ma dove sei finita sei fuori da molto, tuo padre è preoccupatissimo ha provato a chiamarti tantissime volte sul cellulare ma tu non lo rispondevi, è furioso
Io : Amanda, sono semplicemente uscita a fare una passeggiata tra poco torno non preoccuparti
Amanda: veramente tuo padre ha mandato Robert (collaboratore e grande amico di mio padre) a cercarti
Io: ok ciao
Amanda: ciao
Ragazzo: ci sono dei problemi?
Io: mio padre, è arrabbiato con me perché sono di nuovo uscita di casa senza avvertirlo
Ragazzo: devi tornare?
Io: si, purtroppo
Ragazzo: se vuoi ti posso accompagnare
Io: non ti preoccupare se hai altro da fare non sei costretto
Ragazzo: no posso accompagnarti, sempre che tu voglia
Io: certo
Ci incamminammo verso casa mia, ma mentre passeggiavamo l’auto di mio padre si fermò vicino a me. Era Robert
Robert: Sum eccoti, su forza sali in macchina devi tornare subito a casa
Io: ma io …
Robert: tu niente devo accompagnarti sbrigati
Io: scusa devo andare
Ragazzo: non ti preoccupare,  vai pure
Io: ok, grazie per essere stato così gentile come me, ciao
Ragazzo: di nulla, è stato un piacere, ciao
Appena arrivai a casa mio padre mi sgridò per due ore e mi mise in punizione. Lui non riusciva a capire, mi sentivo sola, le mie compagne di scuola erano tutte antipatiche,  interessate solo ad essere popolari, non uscivo mai, e l’unico mio sfogo poteva essere la musica, ma nella mia situazione era diventata un’altra tortura. Quella sera pensai a ciò che mi era successo. A quel ragazzo, che mi aveva fatto ridere e che mi aveva fatto divertire per la prima volta suonando la chitarra. Non facevo altro che sorridere ero felicissima di averlo conosciuto. Amanda, ogni sera, come sempre, passò per la mia stanza. Capì subito che c’era qualcosa di diverso in me.
Amanda: ehi Sum, è una mia impressione o sei più felice del solito?
Io: Amanda non immagini neanche lontanamente cosa mi è successo oggi
Amanda: dai racconta
Io: sta mattina, quando sono uscita ho incontrato un ragazzo che stava cantando, abbiamo parlato e visto che sapeva suonare la chitarra gli ho chiesto se poteva insegnarmi qualcosa e siamo andati nel parco. Oh era così dolce e così simpatico
Amanda: fantastico e come si chiama?
Io: è vero, non gli ho chiesto il nome, uffa
Amanda: dai sicuramente lo rincontrerai e gli chiederai come si chiama, ma dimmi come era?
Io: beh, era alto, con i capelli biondo scuro e dei meravigliosi occhi color caramello, ma mi chiedevo cosa ci facesse su quegli scalini
Amanda: cosa vuoi dire?
Io: perché un ragazzo dovrebbe suonare per la strada?
Amanda: non lo so forse …
Io: forse cosa?
Amanda: per caso … hai visto non so … aveva qualcosa vicino a lui tipo un contenitore?
Io: no, solo la custodia della chitarra
Amanda: e c’erano delle persone attorno a lui che lo ascoltavamo?
Io: si, più o meno una decina
Amanda: e vedevi se quelle persone mettevano dei soldi nella custodia della chitarra?
Io: si, la maggior parte delle persone si, e anche qualche passante, ma perché, dove vuoi arrivare?
Amanda: senti Sum, forse c’è la possibilità che … beh può darsi che lui sia povero e stava lì per guadagnare qualcosa
Quando Amanda mi disse quelle cose, mi sentii triste, un ragazzo apparentemente felicissimo, povero. Mi dispiaceva avergli solo detto un misero grazie per aver perso tempo con me, dovevo fare qualcosa. Amanda se ne accorse e dopo avermi augurato la buona notte mi lasciò ai miei pensieri. Non riuscivo a dormire, sentivo qualcosa al cuore, come un vuoto.
  
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