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Autore: SilverLeaf    07/08/2013    1 recensioni
Il professor Piton vorrebbe aiutare Draco durante la sua missione, ma il ragazzo è particolarmente restio, anche di fronte alla consapevolezza che da solo non ci sarebbe mai riuscito. Questo momento è suddiviso in capitoli, per rendere tutto più intrigante. [ STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO ]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Gli occhi gli bruciavano così tanto che al giovane Malfoy gli sembrava ci fosse il fuoco dentro a quel grigio così glaciale. Uscì con aria stanca dal bagno in disuso di Mirtilla Malcontenta; aveva passato l'intera mattinata li dentro a piangere - si a piangere, avete letto bene - a cercare di accettare che ormai la sua strada era già stata scritta e non aveva possibilità di altre scelte. Il senso di paura che sentiva ogni volta che ci pensava era snervante ed era proprio questa la causa del suo atto di debolezza che mai nessuno ne doveva venire a conoscenza. Guardò fuori dalla finestra: era metà pomeriggio e avvicinandosi notò che quasi l'intera scuola era nel cortile a spassarsela. Per la prima volta in vita sua provò invidia per loro, desiderava essere la fuori spensierato, desiderava non avere paura. Appoggiò un pugno sul davanzale della finestra e frustato si incamminò verso la Sala Comune. Non voleva vedere nessuno e ne tanto meno voleva che lo vedessero in questo stato. Si ero visto, il ragazzo, prima allo specchio: pallido in volto, il bianco degli occhi leggermente striati di rosso e i segni dei suoi turbamenti segnati nella sua faccia appuntita. Camminava veloce lungo i corridoi evitando lo sguardo di chiunque incontrava; evitava anche di parlare con i suoi compagni di casata e faceva finta di non sentire i loro saluti. Scese qualche rampa di scale. Quasi quasi si sarebbe fermato in biblioteca e avrebbe occupato la mente con qualche lettura. Niente. C'erano troppe persone. Ripartì alla volta della sala comune sperando che fosse stata deserta. Si sentì chiamare a gran voce. Tiger e Goyle avevano circondato un bimbetto del primo anno e stavano invitando Draco a prendere parte al loro atto di bullismo. Il ragazzo declinò l'offerta, evitando il loro sguardo e camuffando come meglio poteva la voce rotta che si ritrovava, anche se data la loro intelligenza, non avrebbero capito che c'era qualcosa che non andava. Per fortuna per il resto del tragitto non incappò in altri suoi amici e fu sollevato quando si trovò davanti alla parete di mattoni che nascondeva la sala comune di Serpeverde.

"Nobiltà di famiglia!" 

Pronunciò la parola d'ordine, cercando di mantenere la voce il più chiara possibile, quindi entrò nella sala comune; si fermò di colpo, come se avesse visto qualcosa di orripilante e sentì l'ansia crescergli in petto all'improvviso. Pansy Parkinson e Daphne Greengrass lo stavano guardando, mentre poco più a sinistra c'era Astoria e un gruppo di ragazzine che parlottavano, ma loro non sembravano essersi accorte della sua presenza. Le guardò per qualche secondo, in preda al panico. Doveva andarsene. Non poteva starsene lì con i loro sguardi indagatori piantati addosso, non poteva permettere che venisse svelata la sua debolezza. Senza pensarci due volte uscì dalla sala comune, ripercorrendo la stessa strada per poi tornarsene in quello stupido bagno, e sarebbe uscito da lì soltanto una volta che fossero andati tutti a letto. Il biondo si incamminò lungo il corridoio, lasciandosi le ragazze indietro. Si immaginò subito Pansy che parlottava con Daphne sul perché se ne fosse andato appena le aveva viste, e a chiedersene il motivo. Diciamolo: non lo avrebbe mai saputo, ne da Draco, ne da nessun altro. Aveva una reputazione da difendere, lui. Soltanto poche ore e sarebbe passato tutto. Sarebbe ritornato il solito Draco presuntuoso che non perdeva occasione di prevalere sui altri e che faceva di tutto per portarsi un po' di gloria a casa. Succedeva sempre così in questi ultimi mesi ma questa volta era diverso; aveva pianto, sopraffatto dalla paura di non essere adeguato e di deludere gli occhi di suo padre. Bastava solo avere un po' di coraggio, ma quello gli mancava. Non era mai stato un tipo coraggioso e la maggior parte delle volte preferiva svignarmela piuttosto che affrontare i problemi. Svoltò a destra, lungo un altro corridoio e per poco non andò a sbattere contro la Granger. La vide che lasciava cadere la montagna di libri che aveva sulla braccia e incrociare il suo sguardo.

"No, diamine! Tra tutta la scuola dovevo far smascherare il mio lato debole proprio da lei?"

Pensò il ragazzo, iniziando a sudare freddo, distogliendo, poi, lo sguardo velocemente dalla Mezzosangue.

"Avanti digli qualcosa di cattivo!"

Si diceva. Niente, non riusciva proprio a dire niente, tanto da sembrare in preda a qualche incantesimo confondente. Rialzò lo sguardo quasi impaurito, ma senza voltarsi verso di lei. Con la coda dell'occhio la vide che lo stava guardando interrogativa e il ragazzo si domandò se avesse già intuito qualcosa. Non se ne sarebbe sorpreso più di tanto, era sempre stata sveglia quella sudicia Mezzosangue e aveva intuito nello scoprire le cose. Incapace di dirgli qualsiasi insulto e in preda al panico, la oltrepassò veloce proseguendo per la sua strada, mentre si sciolse il nodo della cravatta per far cessare quella sensazione di soffocamento che lo aveva appena assalito.

  
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