Serie TV > The Mentalist
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    07/08/2013    9 recensioni
[ATTENZIONE SPOILER FINALE DI STAGIONE]
Sette sospettati, sette delitti, sette peccati.
Un unico serial killer.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grace Van Pelt, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti, Wayne Rigsby | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Red John

 


Bertram e Kirkland fecero sedere Patrick su uno sgabello preso tra le tante altre sedie mal ridotte del vecchio distretto. Si fecero da parte per far sì che lui potesse vedere ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi. Come spettatori impassibili e insensibili, i due seguaci di Red John tenevano ognuno la propria mano sulla spalla del mentalista, per impedirgli di alzarsi. Lui deglutiva a fatica; non voleva neanche immaginare a quale macabro 'spettacolo' avrebbe assistito.

La tensione non si calmò neanche quando fece la sua entrata in scena un'altra figura vestita in nero, con la stessa maschera che avevano indossato gli altri due sottoposti. Camminava a passo felpato, emergendo dall'oscurità dietro la sagoma bianca di Teresa.

Patrick fece una smorfia. Era una situazione abbastanza ironica oppure voluta proprio da Red John e la sua passione per il teatro greco e le opere classiche, quello di presentarsi come un essere malvagio, un demone, che veniva fuori dall'Inferno per accanirsi contro una figura angelica... in quel caso, 'interpretata' dalla donna.

Dalla manica del serial killer uscì un grosso coltello affilato, mentre lui iniziava a scuotere l'agente del CBI per svegliarla.

Patrick sussultò, agitandosi sulla sedia, ma non riusciva a muoversi perché trattenuto a forza da Bertram e Kirkland.

"Signor Jane, le conviene stare fermo o l'agente Lisbon farà una brutta fine." come sempre, freddo come il ghiaccio, l'agente dell Homeland Security gli parlava in tono pacato e sereno, quasi abituato a fare cose del genere tutti i giorni.

Bertram se ne stava zitto. Probabilmente aveva più paura e curiosità per poter proferire parola.

Il serial killer si avvicinò al vetro appena incrociò lo sguardo con il suo nemico.

"Sorpreso di rivederci così presto, Patrick? Ho preparato un bello spettacolo per te, visto che adoro esibirmi. Sono un po' come te, sono un'esibizionista. Solo che a te è costata la vita di tua moglie e di tua figlia, io ci ho ottenuto una grande fama."

Si presero entrambi del tempo per guardarsi negli occhi. Per Patrick fu difficile dato che il killer indossava ancora la maschera, ma ormai non aveva più dubbi sulla sua reale identità. La lista era stata sfilzata abbastanza, e ne era rimasto solo uno.

"Grandiosa la tua idea di usare Gale e Robert come tue pedine... non lo sanno che faranno la stessa fine degli altri sospettati... vero, Brett?"

La maschera si rivelò ed il volto era proprio quello del medico legale, Brett Partridge. Fece un sorriso beffardo e poi batté le mani a un ritmo scandito dalla lancetta dei secondi.

Dietro di lui, lentamente Teresa si stava riprendendo. Alzò la testa; era stordita e vedeva ancora appannato. Ci volle poco per mettere a fuoco, capire la situazione e dare un'occhiata fuggitiva a chi aveva di fronte. Spalancò gli occhi iniziando a dimenarsi.

Brett - ormai chiamarlo Red John sembrava non avere più senso - tirava fuori la lingua biforcuta e come un serpente si divertiva ad osservare mentre l'agente mora cercava di liberarsi. Le corde che le stringevano i polsi e le caviglie erano troppo strette. Essendo minuta, anche se avesse usato tutta la forza a sua disposizione, non avrebbe avuto la forza per liberarsene.

"Ce l'hai fatta a trovarmi. Ta-dan! Ora cosa pensi ti accadrà? Fammi vedere le tue doti da mentalista!" disse indicando con il coltello Teresa, la quale si bloccò e impallidì.

I capelli di Brett erano arruffati, il viso contratto con quell'eterno sorriso a mo' di clown. Un pagliaccio, probabilmente questa era la sua definizione.

Dapprima Patrick pensò che non poteva essere proprio lui il serial killer che stava cercando da una decina d'anni. Arrivò anche a dubitare sulla stessa lista che aveva fatto. Ora poteva guardarlo meglio negli occhi.

Brett aveva l'aspetto di un sadico, di un pazzo, non c'erano dubbi. Il modo in cui teneva quel coltello in mano come se tenesse una penna, lo fece rabbrividire.

Ma il tempo era prezioso, soprattutto quando pensò a Grace, Wayne e Kim intenti a trovare il vecchio edificio, quindi decise di guadagnarlo.

"Vorrei solo avere un confronto faccia a faccia con te. Perché non liberi Lisbon e dici alle tue pedine di lasciarmi andare?"

A Brett scappò una risata.

"Sono certo che loro lo vorrebbero, specialmente Gale. Sai, aveva una gran fifa quando ha accettato di fare da talpa al CBI. In effetti, doveva essere eliminato, come il resto dei tuoi sospettati. Come l'agente Haffner, che per aver rivelato alla tua amata particolari su di me... beh ha fatto una brutta fine!" continuava a ridere come un maniaco, toccando la punta affilata del suo coltello.

Bertram ora si sentiva veramente a disagio, mentre Kirkland lo guardava con disprezzo.

L'anello debole della squadra.

Sì, Gale Bertram era stato sempre e solo questo.

"Fortuna per lui, mi ha rivelato appena in tempo che avevate iniziato a sospettare di Kirkland, così ha guadagnato dei punti in più."

Brett tornò vicino a Teresa, che come risposta, cercava di spostare il suo viso. Lei stessa non riusciva ancora a credere che quel pazzo di medico legale aveva compiuto tutti quegli omicidi nel corso degli anni. Le prese il volto con le mani, costringendola a guardarlo, e poi le tolse il nastro adesivo dalla bocca.

Lo strappo repentino le fece un gran male. Le sembrava che le avesse strappato la bocca. Trattenne le lacrime.

Non era il momento di piangere. Ora più che mai doveva essere una tosta.

Guardò prima Brett di sottecchi, poi rivolse il suo sguardo a colui che credeva un esempio per il CBI.

"Complimenti, Gale. Sei l'agente dell'anno."

"Mi dispiace, Lisbon." 

Le sue scuse sembravano sincere, ma non avevano senso in quella situazione. Disgustata, girò la testa dall'altra parte per non guardarlo.

"Mi aveva promesso un posto di rilievo al CBI, e cosa dovevo fare? Non accettare?"

"Denaro e sangue sono i meccanismi che fanno andare avanti il mondo."

Le parole del consulente biondo iniziavano a provocare in Gale un senso di colpa. Si guardò le mani e la sua veste nera e iniziò a domandarsi perché avesse accettato di scendere a patti col diavolo.

"Mi chiedo solo, chi tu sia veramente, Brett? Un pazzo sadico? Sapevo che non eri normale il giorno in cui abbiamo messo piede sulla stessa scena del crimine."

"Vedi, Patrick. Volevi un confronto? Te lo darò."

Per qualche frazione di secondo, ci fu un momento in cui Patrick e Teresa incrociarono gli sguardi, dopo essersi assicurati che nessuno li stesse osservando. Fu in quel momento esatto che fecero un cenno col capo.

Teresa stringeva i denti e nel frattempo provava di nuovo a liberarsi dalle corde. Cosa le avevano insegnato in addestramento? Una delle regole fondamentali quando si era legati: qualsiasi cosa può diventare un'arma per sciogliere le funi. Non avendo niente di appuntito con sé, provò a sfregare tra loro due pezzi di corda, sperando si sarebbero consumate.

Patrick doveva solo far parlare Red John: solo così avrebbero guadagnato del tempo prezioso, mentre dentro di sé sperò che i ragazzi sarebbero arrivati in tempo per salvarli e porre fine a tutto questo.

Brett iniziò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, come se stesse preparando il discorso di consegna dei diplomi. Alla fine si bloccò in mezzo alla stanza per guardare oltre il vetro. Fece una smorfia.

"Avevi visto giusto: sono stato un ragazzo problematico fin da adolescente. Soffrivo di epilessia. I miei genitori mi odiavano, non erano mai fieri di me, erano sempre così scontrosi. Quindi cosa ho fatto una notte? Mi sono intrufolato nella loro camera da letto e ho cominciato a infierire coltellate creando un'opera d'arte... sarebbero stati fieri di me stavolta? No, come avrebbero potuto. Li avevo uccisi!" spalancò le braccia, ormai preso dal suo monologo.

Probabilmente era così che si immaginava: lui il protagonista di una piéce teatrale che recitava di fronte al suo pubblico. Il trionfo del male sul bene.

"Dipinsi uno smile usando il loro sangue sopra la parete del letto... era la mia firma, la mia soddisfazione! Così sarebbero stati felici! Poi è successa una cosa strana... hai presente quel dolore al petto che ti prende dopo che hai fatto un torto a qualcuno? Tipo quando hai allontanato la dolce Teresa da te convinto che così potessi proteggerla da me, invece non hai fatto altro che guai? Ecco, mi sentivo in colpa! Sono andato piangente dal tuo amico Sean Barlow... lui mi ha insegnato i trucchetti del mestiere, gli stessi che usavi te... ma io sono stato più bravo! Lui mi ha consigliato la Visualize, una sorta di setta dove mi sono riabilitato. E avevo anche dimenticato gli omicidi commessi. Uscito da lì, provai un senso di bontà, ma ero anche dannatamente attratto dal corpo umano. Insomma, come fanno una serie di articolazioni a reggere un'intera struttura? Così decisi di iscrivermi a medicina... volevo diventare medico legale!" fece una pausa durante la quale si coprì improvvisamente la bocca con la mano, come se avesse appena rivelato un segreto.

"Quindi per dieci anni io ho avuto a che fare con uno psicopatico dalla doppia personalità? Non sei esattamente come mi aspettavo!" le battute del mentalista erano il suo forte, anche in situazioni pericolose tra la vita e la morte.

Robert lanciò un'occhiata a Gale. Stava sudando e sembrava aver quasi mollato la presa su Patrick.

Il tempo passava inesorabile.

Teresa sudava freddo. Ce la stava mettendo tutta per consumare le corde che la tenevano stretta.

Brett smise di raccontare soffermandosi sulla figura di Patrick Jane. Poi tornò a fissare il suo coltello, specchiandosi. La sua era un'immagine di un folle.

"Basta chiacchierare! Ho organizzato questo siparietto perché volevo darti un'opportunità esclusiva che non dò a nessuno! Assistere a come squarcio la donna che ami, mentre mi implora di fermarmi. Non è divertente, Patrick? Lo concedo solo a te perché sei speciale! Lasciatelo andare, voglio vedere come si dimena."

Obbedendo gli ordini come due militari, Bertram e Kirkland lasciarono libero Patrick, che corse subito ad appoggiarsi al vetro.

Fece il nome di Teresa più volte. Forse voleva solo che lei lo guardasse. Voleva che lei sapesse quanto stava soffrendo in quel momento, perché non era riuscito a salvarla come le aveva promesso.

Ti salverò sempre Teresa Lisbon, che ti piaccia oppure no.

"Dille addio, Patrick, forza. Non hai niente da dirle?" il serial killer prese il viso angelico della donna tra una mano, mentre con l'altra faceva passare la punta del coltello sotto il suo mento e poi per il collo. 

Il metallo freddo a contatto con la sua pelle calda le provocò un brivido. Una gocciolina di sudore scivolò dall'attaccatura dei capelli fin sotto il collo, raggiungendo la lama.

Brett già immaginava in quanti modi poteva sfregiare quel volto delicato, e avrebbe riso quando avrebbe visto l'espressione di dolore del suo arcinemico che non poteva fare nulla, neanche stavolta, per salvare la vita della persona che amava. Sembrava un'ossessione la sua. Distruggere tutto quello che Patrick Jane possedeva, fino a ridurlo in mille pezzi e condurlo alla sconfitta.

"Ti diverti così tanto a vedermi cadere, Brett? Non ti sei ancora stancato dopo tutti questi anni?" gli chiese a denti stretti, mentre batteva i pugni sul vetro.

Forse cercava di romperlo. La tentazione di ucciderlo era tanta. Al diavolo la legge. Non gli importava più niente di seguire le regole.

Avrebbe infranto un'altra promessa a Teresa.

"Perché al suo pubblico piace vedere l'eroe che cade."

"Non lasciarti provocare da lui, Jane. Lo sai che vuole solo distruggerti!" gli occhi dell'agente mora si riempivano di lacrime pronte a scendere come goccioloni.

Brett si mise le mani nei capelli, quasi cercando di capire qualche concetto a lui sconosciuto.

"Accidenti. Ti ho ammazzato la famiglia, ti ho annientato, poi sei arrivato al CBI e hai incontrato questa donna che è diventato il tuo angelo custode e ti ha salvato. Vi osservavo fin da allora, mentre costruivate il vostro rapporto... tra screzi, litigi, e abbracci, vi ho visto crescere e l'ho capito prima di voi... non per niente avevo frequentato un corso di psicologia all'università, e poi Sean Barlow e la Visualize hanno fatto il resto aiutandomi ad entrare nella mente delle persone... E quando hai capito che stavo prendendo le persone a te care, a cominciare da Kristina Frye, ti sei isolato... ma con Teresa non ha funzionato, vero? E come potevi resistere a questo bel faccino, al suo corpo... il tuo ricordo felice che non hai mai confidato a nessuno. E io la ucciderò."

"Mi fai schifo, Partridge."

La donna si liberò dalla presa e gli sputò in faccia, ma questo non fece altro che provocare una reazione da parte del medico legale che le afferrò i capelli all'indietro.

Ancora attaccato a quel vetro, Patrick mollò la presa, sentendo la stanchezza alle braccia ed le sue ultime parole furono pronunciate come se stesse esalando l'ultimo respiro.

"Mi dispiace, Teresa. Ti amo."

Avrebbe voluto accovacciarsi per non vedere quell'orrendo spettacolo, ma i due uomini dietro di lui lo costrinsero a restare, prendendogli le braccia e forzandolo a stare in piedi, inerme.

Brett si lanciò con il coltello sul torace della donna, ma lei riuscì a schivarlo; con sua sorpresa, Teresa era riuscita a consumare una cordicella e sentirsi più libera nei movimenti. Il serial killer grugnì; non amava fallire, quindi ci riprovò, ma sfiorò il suo vestito, facendole un piccolo graffietto. Dal torace spuntò una piccola scia e uscì poco liquido rosso. Le lacrime erano scoppiate come un fiume in piena, mentre lei combatteva per la sua vita. Era diventata una gara e Teresa lo guardava sfidandolo. Ci riprovò una terza volta. Alzò il braccio puntando bene il coltello. La lama affilata gridava sangue e non vedeva l'ora di essere inferta di nuovo sul torace della donna.

In quel momento, accadde una cosa inaspettata.

Il soffitto sopra di loro si aprì e tutti furono invasi da un fascio di luce e da molto vento. C'era un elicottero sopra le loro teste e da un megafono sentirono la voce ovattata di un agente dell'FBI che si presentò con poche parole e ordinò di riporre le armi. 

Si udì uno sparo che colpì e distrusse il vetro, così che Patrick poté raggiungere Teresa ed aiutarla a liberarsi dalle corde.

"Stai bene?"

Lei fece un cenno del capo senza rispondere. Lui le asciugò le lacrime, e la strinse a sé, sentendo il suo corpo tremare come una foglia.

Brett aveva le spalle al muro. Vennero gettate due funi dalle quali si calarono due agenti con tanto di pistole, quindi il medico legale approfittò della confusione per darsela a gambe da un buco della stanza, ma Teresa gli saltò alla spalle e caddero entrambi a terra. Dio, che soddisfazione riuscire finalmente a catturare quel bastardo. Gli legò le mani con due corde. Nonostante non stesse nella sua forma fisica migliore, Teresa aveva ancora la forza di alzarlo da terra e costringerlo e lo costrinse a sedersi sulla stessa sedia dov'era lei prima.

Il medico legale fu preso da un attacco di riso convulso, che venne interrotto quando Patrick gli tirò un bel pugno sul naso. Dopo quel gesto violento, di sicuro Brett Partridge avrebbe avuto bisogno del chirurgo plastico.

Teresa fulminò Patrick. La maestra rimproverò l'alunno disciplinato.

"Ti avevo detto niente violenza!"

"E' solo un pugno! Concedimi questa soddisfazione almeno!"

Kirkland e Bertram tentarono la fuga, ma vennero bloccati all'uscita da Wayne e Kimball, armati fino ai denti. Si arresero, alzando le mani.

 

In poco meno di un quarto d'ora, il CBI e l'FBI avevano compiuto l'arresto del secolo: il serial killer Red John finalmente smascherato e messo dietro l'auto della polizia, seguito da Gale Bertram, mentre Robert Kirkland fu affare dell'FBI.

Quando Wayne, Kim e Grace realizzarono che quello psicopatico di Partridge era il famigerato Red John ebbero rispettivamente diverse reazioni.

"Lui era Red John?! Mi aspettavo di meglio!"

"Solo un pazzo poteva essere un serial killer."

"Io l'avevo sempre sospettato! Era troppo strano il modo in cui indagava sulla scena del crimine... si immedesimava troppo negli omicidi!"

Sopraggiunsero anche Patrick e Teresa. Lui le aveva cinto le spalle con un braccio per aiutarla a stare in piedi. Lo stress si faceva sentire: la donna aveva un viso visibilmente stanco, e aveva indosso un lenzuolo di cotone. Aveva rifiutato qualsiasi cura a quella ferita, perché era come una cicatrice di guerra per ricordare la vicenda, e come tale sarebbe guarita col tempo.

"Io lo sospettavo fin da subito invece!" la modestia del mentalista fece sorridere la sua squadra, mentre Teresa gli diede una gomitata.

"Ma se pensavi fosse Kirkland il tuo Red John!" lo punzecchiò scherzando.

"A proposito l'agente Kirkland che fine farà?" chiese Grace indicando la volante nera della Homeland Security.

Nel sedile posteriore, l'uomo aveva uno sguardo cupo e fisso nel vuoto.

"Probabilmente verrà prima interrogato alla macchina della verità, poi gli verrà fatto un processo. Si guadagnerà un bel paio d'anni in carcere per concorso in omicidio, se non addirittura l'ergastolo."

La parlantina svelta di Teresa Lisbon fece star zitti i suoi agenti, tanto che dovette chiedersi se era successo qualcos'altro prima di guardarsi intorno. Spezzò il silenzio con un'altra frecciatina rivolta direttamente al suo consulente.

"Comunque l'avevo detto che la giustizia avrebbe pensato a Red John."

Grace sorrise e quasi fremette all'impulso di abbracciarla. "E' bello vedere che sei tornata tra noi, capo!"

"Eravamo preoccupati per entrambi!" anche Kim si lasciò andare, quasi commosso.

Wayne, invece, fu il più diretto, e si allungò verso il suo capo per abbracciarla. Seguirono anche gli altri due agenti.

"Oh no, io non sono una che abbraccia..."

Teresa cercava lo sguardo di Patrick per allontanarsi.

"Troppo tardi, Lisbon. Mi piaci quando continui a fare l'autoritaria dopo tutto quello che è successo."

E aveva ragione, ormai era troppo tardi per tirarsi indietro dagli abbracci collettivi. Le braccia forti dei suoi agenti e il calore emanato dai loro corpi la fecero sentire amata e a casa. Sorrise, ricambiando quel gesto, mentre l'altra mano raggiunse quella del mentalista, rimasto sempre accanto a lei.

Fu Grace la prima a spezzare il momento, dato che aveva capito che due persone nello specifico avevano bisogno di stare da soli.

"Ehm ragazzi perché non andiamo a chiedere al CBI che ne sarà di Bertram?"

Wayne e Kim annuirono e si allontanarono subito con l'agente rossa, dirigendosi verso delle volanti della polizia di Sacramento. Gale Bertram, ormai ex capo del CBI, sedeva sul sedile posteriore della volante; sguardo abbassato, cupo anche lui come Kirkland, ma quando notò i tre agenti, alzò gli occhi: potevano leggergli che cercava di comunicare con loro, come se volesse dire un'ultima parola, e magari scusarsi per ciò che aveva fatto. Forse era pentito, ma il danno lo aveva fatto e certi crimini non potevano restare impuniti.

Patrick e Teresa stettero uno di fronte all'altro. Timidi nel guardarsi, preferirono rivolgere lo sguardo in basso.

"E' così è finito tutto."

"Sì, è finita."

"Senti, quella cosa che hai detto prima che Red... ormai chiamiamolo Brett... prima che lui mi colpisse, cosa intendevi dire?"

Come sempre era Teresa quella che affrontava l'argomento. Alzò lo sguardo verso di lui. Non sperò in una risposta diretta, perché tra di loro bastava guardarsi per qualche secondo e capire tutto. Lui serissimo le rispondeva puntando gli occhi su di lei, e ovviamente non si sottrasse a quello sguardo magnetico.

In sottofondo, ebbero la sensazione che le voci si facevano sempre più lontane, come se per loro il tempo si fosse fermato.

"Tu cosa pensi?"

Patrick ruppe il silenzio con un'altra domanda, ed era già un passo decisivo. L'ultima volta le aveva chiesto che cosa avesse detto perché era un tantino eccitato dal momento... doveva fingere di spararle!

Teresa sentì le guance avvampare. Lentamente, gli angoli delle labbra si mossero per creare un mezzo sorriso, o forse solo per dire un "Oh" sospirato, impercettibile. Un segno che aveva appena realizzato qualcosa di importante.

Lui la amava.

"In ogni caso... stavo per risponderti 'anch'io'."

Anche lui era giunto ad una conclusione importante.

Lei lo amava.

Era amato puramente da qualcuno che lo conosceva come nessun altro.

Qualcuno forte, qualcuno in pace con sé stesso, qualcuno meglio di me. Qualcuno che conosca il lato peggiore di me, e mi ami comunque.

Abbozzò un sorriso dondolandosi, mentre poteva sentire le gambe che si muovevano ad un ritmo sconosciuto.

"Non ne avevo dubbi."

"Smettila di fare l'idiota!"

Ed ecco che puntualmente arrivava un'altra gomitata da parte dell'agente minuta.

Si guardarono di nuovo, sorridendosi, fieri di quella consapevolezza che non si sarebbero, almeno per ora, detti direttamente. Perché il loro rapporto era fatto così, era una relazione dove i gesti contavano più delle parole. Forse un giorno, avrebbero trovato il modo di dirsi chiaro e tondo quello che provavano, di analizzare quelle due paroline con calma... ma erano successe troppe cose tutte insieme, e per loro bastava quel momento.

La donna guardò oltre il suo consulente e venne presa da un crampo allo stomaco quando riconobbe l'uomo che stava chiedendo informazioni a degli agenti. Questi gli indicarono proprio lei, e allora Teresa lo vide correre disperato verso di lei.

"Teresa! Sono corso appena ho saputo!"

Senza accorgersi della presenza del mentalista, abbracciò la donna minuta, che divenne ancora più piccola avvolta dalle sue braccia. La stretta la scosse un pochino, e forse sentendosi soffocare, si staccò da lui.

"David, sto bene!"

"Per fortuna è finito tutto! Mi spiace solo non esserti stato accanto."

Qualcuno tossì e allora David poté notare il consulente del CBI che cercava di far finta di nulla.

"Oh, ciao Patrick." gli disse, e in risposta Jane fece un cenno con la testa.

Teresa si sentiva tremendamente a disagio. David provò ad abbracciarla di nuovo, ma percepì di non essere del tutto ricambiato. Quell'abbraccio era troppo rigido. Lei rivolse uno sguardo di sottecchi a Patrick, poi prese David allontanandosi di qualche metro.

Doveva andarci piano. David era un bravo ragazzo e non meritava parole dure.

"David..." iniziò quindi prendendogli le mani, "Mi dispiace, ma non credo di poter continuare ad andare avanti così. Mentirei solo a me stessa." 

Sfilò l'anello all'anulare come se stesse spostando un macigno, e glielo porse cordialmente, chiudendo la sua mano a pugno.

"Non c'è bisogno che ti scusi. Avevo capito tutto da un po'."

Teresa lo guardò stupita.

"Ti vedo felice." aggiunse lui dopo qualche secondo. Guardò la donna e poi Patrick, che si stava divertendo a parlare con alcuni agenti del CBI. Probabilmente stava raccontando loro qualche barzelletta, tanto per smorzare il clima di tensione e di stress.

"Lo sono."

Quando la vide guardare l'altro uomo con occhi completamente diversi da come osservava lui, ebbe ulteriori conferme. Senza aggiungere altro, la salutò abbracciandola.

Lei si allontanò raggiungendo Patrick, che l'accolse tra le sue braccia. Doveva ancora farci l'abitudine con gli abbracci, ma questo era un problema che avrebbe superato pian piano.

Le auto della polizia iniziarono ad andarsene, dopo che gli agenti si erano complimentati tra di loro per il lavoro ben fatto, e lasciarono lo spazio ad un panorama mite e tranquillo. Era buio, e le uniche luci che si intravedevano erano quelle del centro commerciale in lontananza.

Teresa sciolse l'abbraccio e sentì lo stomaco brontolarle. Imbarazzata, si strinse a sé. Patrick sorrise, contento di potersi prendere cura di lei, pur sapendo che a causa del suo carattere imbronciato, Teresa non glielo avrebbe permesso.

"Andiamo, sarai affamata. Ti compro qualcosa."

"Non ho bisogno di essere trattata come una bambina!"

"Oh ma tu lo sei... sei più piccola di me!"

"Piantala!"

Non si accorsero neanche che camminando uno a fianco all'altra, si stavano prendendo per mano. Dopo l'ennesimo strattone, raggiunsero l'auto di Patrick. Teresa si bloccò davanti la portiera e gli gettò le braccia intorno al collo. Per lei era un gesto completamente nuovo e spontaneo, e lui l'apprezzò.

"Pensavo a cosa faremo adesso che è finito tutto..."

"Già, vero..."

"Io ho qualche idea..."



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Beh che dire? Parlate ancora? LOL
Io ce l'ho messa tutta per creare questo capitolo, e ovviamente queste sono tutte mie teorie riguardo Red John XD non so ho sempre visto Partridge come una specie di Dexter, che avesse una doppia personalità, e mi intrigava molto questa cosa XD
Se dovessi aver ragione alla fine, avremo la conferma che Bruno legge le nostre fanfic!u.u (per ora ho azzeccato il fatto che farà fuori uno dei sospettati già dal primo episodio)
Alla fine tutti felici e contenti! Il cornuto (povero David haha) si è tolto dalle scatole da solo, così Jane e Lisbon hanno tutto spazio per loro per fare quello che devono fare! :p
Eh a proprosito di loro, non volevo far dire subito "ti amo" perché non è giusto, non è nei loro personaggi dichiararsi così apertamente! :)
In ogni caso, la storia è finita, ma non perdere l'epilogo perché c'è un'altra sorpresa huahuahua
Alla prossima e grazie infinite per avermi seguito *-*
D.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: _diana87