you're my everything.
Bade Story
« Dimmi qualcosa che ti piace. Dimmi qualcosa che ami. » gli chiese Jade.
NOTE DELL'AUTRICE:
Beck scrutò la sua ragazza e con un sorriso divertito chiese: « Che mi piace o che amo? »
« Che ami. » rispose decisa la ragazza.
Il ragazzo la guardò e pensò alla domanda che gli era appena stata fatta per qualche secondo e poi rispose: « Te. »
Lei si alzò dal divano scuro e lasciò stare l’intervista per dirigersi verso di lui e sedersi in braccio per baciarlo e sussurrargli “ti amo” nell’orecchio.
Beck tornò in sé e si guardò intorno.
Era in un ospedale, ma perché? Cercò di mettere a fuoco i ricordi e improvvisamente la pesantezza di ciò che aveva visto, lo travolse: Jade sporca di sangue a terra, con dei tagli lungo la testa; la sua macchina sfracellata addosso a un grande camion.
Il ragazzo dai capelli scuri si riscosse dalle ultime tracce di sonno e si mise in piedi. Fermò la prima infermiera che trovò e le chiese della sua ragazza.
« Jade West, dice? » domandò la ragazza mentre sfogliava le cartelle cliniche che aveva in mano.
Beck annuì speranzoso.
« Jade West si trova al secondo piano, per- », ma la ragazza non riuscì a finire la frase che il ragazzo era già partito per andare a cercare le scale che portavano alla sua amata.
Beck scese i gradini in fretta e furia, e in alcuni momenti rischiò pure di cadere, ma avrebbe fatto di tutto pur vederla. Voleva vedere l’unica ragazza che riusciva a fargli venire le farfalle nello stomaco, ma allo stesso tempo quella rabbia furiosa che li faceva spesso litigare, per poi tornare insieme ancora più uniti di prima.
Al piano di sotto trovò un medico e gli chiese notizie di Jade West.
L’uomo lo scrutò e poi fece: « Lei è un parente, signore? »
« No, sono il suo ragazzo. Beck. Beck Oliver. »
« Allora non posso dirgli nulla, per quanto riguarda la paziente. »
Il ragazzo osservò il medico e con gli occhi supplichevoli, « Ma almeno posso vederla? »
L’uomo dai capelli bianchi non rispose, cominciò solo a camminare.
Beck lo seguì e lo portò alla fine di un corridoio tutto bianco.
« La paziente è qui, sta riposando. »
« Posso entrare? Devo vederla, la prego. »
L’uomo se ne andò, senza dire una parola e non fece nulla per non farlo entrare.
Il ragazzo dai capelli scuri entrò nella stanza spoglia della ragazza e la prima cosa che vide furono i lunghi capelli neri di lei, che risaltavano a colpo d’occhio in quella stanza tutta smorta e bianca.
« Jade. » sussurrò Beck.
Nessun rumore. Nessun movimento.
Si avvicinò al letto della ragazza e cominciò ad accarezzarle la mano candida.
« Mi dispiace per ciò che è successo Jade. Non volevo che litigassimo. Ti prego, non andartene. Voglio che rimani con me in questo mondo. Dobbiamo ancora avere una casa nostra. Una figlio nostra. Jade, ti prego. », mormorò con le lacrime agli occhi e con la voce rotta. « La chiameremo Jade, come te. Perché tu sei la ragazza più fantastica di questo mondo. Ti supplico, non andartene. Ti amo. L’ho sempre fatto. Fin dal primo istante. Ti am- ».
Ormai le parole del ragazzo erano solo un mugolio impercettibile. Sussurrava con la voce rotta dal pianto.
Lui, disperato e depresso, si appoggiò la sua fronte sul dorso della mano della ragazza, bagnandola tutto. Cercava di soffocare i singhiozzi, senza successo: il dolore dentro quel piccolo ragazzo erano troppo grandi, doveva esternare il suo dolore sennò sarebbe scoppiato.
Però improvvisamente la mano della ragazza si mosse e la spostò sopra la testa del ragazzo dai capelli neri.
« Perché piangi? » gli chiese Jade con la voce rauca.
Beck non credeva ai suoi occhi. Ora piangeva di felicità.
Jade era viva! Era rimasta per stare con lui!
« Oh mio Dio, Jade! » sussurrò il ragazzo prima di balzarle al collo, « Credevo stessi morendo. »
Beck la baciò sulle labbra, ma la ragazza non ricambiò, anzi, era rimasta immobile.
Lui si spostò e guardò lei negli occhi e le chiese: « Cosa c’è che non va, amore? »
Gli occhi scuri della ragazza si spostavano dalla stanza dell’ospedale a lui, senza fermarsi. Era confusa, spaventata, ma Beck non riusciva a capire il perché, o almeno, non finchè lei non aprì la bocca.
« Scusami, » disse lei « ma ci conosciamo? Chi sei tu? »
Bhè, ecco, lo so. Ho scritto un altro capitolo triste e tutti vi arrabbierete perchè vi ho promesso una storia felice, ma soltanto che avevo voglia di cambiare. No, cioè, non sono io che scrivo: io mi metto solo davanti al computer e poi mi escono fuori idee e le dita danno vita a ciò che c'è nella mia mente, quindi, detto questo, dovete prendervela con la mia mente.
Oh, stupida mente!
lol, no okay, la finisco.
Comunque, sebbene sembri triste, nel futuro andrà meglio per i due protagonisti.
I PROMISE. ♡