Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: jas_    07/08/2013    16 recensioni
Era il ventun marzo, quel giorno iniziava la primavera.
Un baccano lo costrinse a svegliarsi, sentiva Niall e Zayn discutere per non capiva che cosa, Louis parlare al telefono e Liam probabilmente era quello che aveva appena gridato di smetterla.
Harry aprì gli occhi ed il verde incontrò il blu.
Sorrise.
Lo sapeva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 




 

 A Federica,

che ha la mia stessa ossessione per le mani e per Harry.



 

 When I saw you I fell in love and you smiled because you knew.

 


Era il ventun marzo, quel giorno iniziava la primavera.

Un baccano lo costrinse a svegliarsi, sentiva Niall e Zayn discutere per non capiva che cosa, Louis parlare al telefono e Liam probabilmente era quello che aveva appena gridato di smetterla.
Harry aprì gli occhi ed il verde incontrò il blu.
 

 
 
 
La prima volta che il verde incontrò il blu era autunno.
L'università era iniziata da un mese ma Harry non vedeva già l'ora delle vacanze natalizie.
Era sera e, come tante volte, quando il riccio aprì il frigo per mangiare qualcosa, lo trovò vuoto.
Sbuffò, prese la sua giacca appesa all'entrata ed uscì di casa maledicendo Zayn per fare la spesa troppo poco spesso e Niall per mangiare così tanto.

Era domenica e la caffetteria del campus era chiusa ma Harry, alcuni giorni prima, aveva visto all'angolo un bar dall'aria accogliente.
Quando entrò nel locale un profumo di cannella e vaniglia lo invase, non c'erano molte persone, nemmeno dieci tavoli erano occupati, ed al bancone una ragazza stava versando del latte in una tazza. Harry la guardò nel suo stesso istante, gli occhi blu della ragazza lo scrutavano sorpresi mentre lui si avvicinava al bancone.

«La tazza mi sembra piuttosto piena.»

Sorrise.
Lo sapeva.

La fanciulla abbassò lo sguardo e sul suo viso si dipinse un'espressione seccata.
Cominciò ad imprecare sottovoce mentre prendeva una spugna e puliva il latte strabordato sul bancone. Prese la tazza e la mise su un vassoio, si scostò una ciocca di capelli dal viso prima di dedicarsi ad Harry che aveva osservato la scena divertito e in silenzio.

«Dimmi tutto.»

«Un caffè da bere qua e una cioccolata e un muffin da portare via.»

Harry si spostò leggermente a sinistra «E uno di quei sandwich, sembrano buoni» aggiunse, indicando la vetrina davanti a lui.

La ragazza annuì, preparò prima il caffè e mentre Harry lo beveva fece anche la cioccolata e prese il muffin e il panino.
Batté lo scontrino e dopo avergli dato il resto lo salutò educatamente.

Harry uscì lentamente dal locale, dandole tutto il tempo di ammirarlo.
Sorrise.
Lo sapeva.
 

 
 
 
La prima volta che Harry sentì il suo nome era dicembre.

Frequentava quel bar quasi ogni giorno da due mesi, entrava, si sedeva sul divanetto di fronte al bancone e ordinava un caffè e un muffin mele e cannella.
Consumava il tutto con calma, osservando lei che si destreggiava tra la cassa, la macchinetta del caffè e la vetrina coi dolci e i panini.
Faceva freddo, l'inverno era arrivato e il meteo prevedeva una bufera di neve nel fine settimana, Harry dubitava che sarebbe riuscito a tornare a casa per il weekend.

Quel giorno pioveva forte, l'acqua picchiava addosso ai vetri del locale creando una melodia che sembrava un crescendo.
Harry si alzò e si avvicinò alla cassa con dieci sterline in mano.
La ragazza si avvicinò e batté lo scontrino.

«Sono Harry.»

Sentendolo parlare alzò lo sguardo e si perse negli occhi di Harry per alcuni istanti.
Lui sorrise.
Lo sapeva.

«Mi chiamo Harry. Tu?»
ripeté tranquillo.
La ragazza sembrò tornare coi piedi per terra.

«Erin.»

Gli diede il resto con la testa bassa, i capelli lunghi a coprirle il volto. Lo salutò cortesemente, come aveva fatto ogni giorno negli ultimi due mesi.
 

 
 
 
Tre giorni dopo Erin parlò per la prima volta ad Harry prendendo l'iniziativa.

La bufera era arrivata, e lui era rimasto bloccato lì come previsto.
Era sabato sera ed era al bar: una cioccolata calda appoggiata sul tavolo e un libro in mano.
Era concentrato nella lettura e quando vide qualcuno fermarsi accanto al suo tavolo alzò lo sguardo di scatto.
Erin lo osservava con tranquillità, i lunghi capelli raccolti in una coda un po' disfatta e le labbra increspate.

«Non vorrei fare la guastafeste ma tra un po' devo chiudere.»

Harry guardò l'ora sull'orologio che portava al polso sinistro.

«Sono le dieci e mezza, voi chiudete alle undici.»

Erin annuì, solo allora Harry si accorse che il locale era vuoto. C'erano solo loro due.

«Ti va di sederti?» le domandò.
 
Erin chiuse il locale al l'una di notte.
 

 
 
 
La prima volta che Erin uscì con Harry era il venti dicembre, il giorno dopo lui sarebbe tornato a casa per le vacanze di Natale.
Faceva freddo, le strade erano ghiacciate ed Erin aveva il raffreddore.
Aveva il turno al mattino quel giorno, erano le tre di pomeriggio e proprio quando aveva tolto il grembiule e l'aveva appoggiato sul bancone, Harry era entrato nel bar.
Aveva fatto scorrere gli occhi sui tavoli, quando incrociò quelli blu di Erin sorrise e si avvicinò a lei con ancora il fiatone, probabilmente per la corsa che aveva appena fatto.
Si passò una mano tra i capelli e poi parlò.

«Esci con me stasera.»

Non era una domanda, nemmeno un ordine. Harry gliel'aveva detto come se fosse una cosa da non perdersi, come se Erin nel farlo avrebbe avuto solo da guadagnarci.
Annuì.
 
 
 
Otto ore dopo Harry la baciò.

Erano le undici passate, avevano la pancia piena e la mente libera.
Erano davanti a casa di Erin, le luci alle finestre erano spente, segno che i suoi già dormivano, ed era arrivato il momento sempre un po’ imbarazzante dei saluti.

La ragazza teneva lo sguardo basso, troppo spaventata di perdersi negli occhi verdi del riccio, lo aveva fatto già troppo quella sera; lui teneva le mani in tasca e la fissava, in attesa che anche lei lo facesse, così da poterla baciare.

«Io domani parto, sto via fino ai primi di gennaio» disse.
Erin lo guardò spontaneamente, ma prima che potesse dire qualunque cosa le labbra di Harry avevano già sfiorato le sue. Fu un bacio intenso, che le tolse il respiro.

Le mani fredde del ragazzo le accarezzavano le guance, quelle calde di Erin erano abbandonate lungo i fianchi.

Quando si staccò da lei la guardò sorpreso, un po' pentito per quello che aveva fatto ma solo perché non le aveva dato la possibilità di tirarsi indietro.

«È meglio che vada, buonanotte Erin» la salutò, ancora un po’ stordito.

«Aspetta!»

Harry la guardò confuso, lei continuò.

«Lasciami il tuo numero» gli disse, porgendogli il telefono. «Così ti faccio gli auguri di buon Natale.»

Il ragazzo salvò il proprio numero in rubrica e le ridiede il cellulare.
Erin sorrise.

«Potresti lasciarmi anche un altro bacio.»
 

 
 
 
Era il ventun marzo, quel giorno iniziava la primavera.

Un baccano lo costrinse a svegliarsi, sentiva Niall e Zayn discutere per non capiva che cosa, Louis parlare al telefono e Liam probabilmente era quello che aveva appena gridato di smetterla.

Harry aprì gli occhi ed il verde incontrò il blu.

«Buongiorno» sussurrò Erin, ancora assopita dal sonno.

Alzò le braccia per stiracchiarsi ed il lenzuolo di abbassò sulla pancia scoprendo il seno nudo.
Arrossì.

Harry sorrise, si abbassò verso di lei ed appoggiò la testa sulla sua spalla, sfregando la guancia contro il suo collo e facendole il solletico con la poca barba che aveva.

Erin rise, senza però dimenticarsi di coprirsi col lenzuolo.

«Hanno finito di fare casino quegli animali dei tuoi coinquilini?» domandò.

«Non credo. Dovrai abituarti a questo baccano come sveglia quando dormirai da me.»

«E dici che succederà spesso?»

Harry si strinse nelle spalle. «Non so, dipende da te. Da me. Da noi.»

Erin si morse un labbro, fosse stato per lei sarebbe rimasta lì per sempre.

«Vedremo» disse invece.

Harry la baciò di nuovo, le mani che scorrevano leggere sulla sua schiena le fecero venire i brividi, si staccò leggermente da lui con la pelle d'oca e il respiro accelerato.

«Ti amo» disse Erin. Quelle parole le uscirono dalla bocca senza che se ne rendesse conto.

Harry sorrise.
Lo sapeva.

«Perché ridi? Dovresti dire qualcosa» lo riprese lei, nascondendo dietro quel tono di scherno la paura che lui non ricambiasse i suoi sentimenti.

«Ti ricordi il nostro primo incontro?» domandò Harry.

«Non sviare il discorso, rispondi» borbottò Erin mettendosi a braccia conserte.

Il riccio rise. «Non sto sviando niente. Te lo ricordi sì o no?»

«Non soffro ancora di Alzheimer.»

«Sono entrato, mi hai visto e...»
iniziò Harry.
«Ho riempito troppo la tazza di latte facendolo andare sul bancone» continuò Erin, ancora imbarazzata al solo ricordo.

«E ho sorriso» precisò lui.

«È normale, ho fatto una figura di merda.»

Harry scosse la testa.
«No, ho sorriso perché lo sapevo. Avevi già perso la testa per me.»

«Sei arrivato tardi. La testa per te l'avevo persa alcuni giorni prima.»

Il riccio la guardò confuso. «Di cosa stai parlando?»

«Ti ho visto passare in strada e guardare il bar, per quello quando poi quella domenica sei entrato sono rimasta talmente scioccata da rovesciare il latte. Non pensavo ti avrei mai rivisto.»

«E invece sono ancora tra i piedi» disse Harry, baciandola.

Erin sorrise. «Meno male.»

«E sai una cosa?» Harry la baciò di nuovo. «Ti amo anch’io.»


 



 

-




E' da quando ho letto quella frase che c'è all'inizio (pensavo fosse di Shakespeare, invece no) che ho in mente questa one shot, e oggi finalmente ce l'ho fatta a scriverla.
Spero che vi sia piaciuta, secondo me è carina ahaha (w la modestia)
Non fate caso al banner, fa schifo ma trovare una foto di Harry che sorride un po' decente è stata un'impresa più che ardua, ve lo garantisco!
Fatemi sapere che ne pensate :)
Jas

   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: jas_