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Autore: TheOtherGirlOff    07/08/2013    0 recensioni
Alison è una rock star emergente che, insieme alla sua band, sta coronando il suo sogno. Dietro la sua immagine dura e strafottente si nasconde un passato fatto di dolore, che puntualmente torna a bussare alla sua porta nei momenti di insicurezza. Attraverso la sua casa discografica, Alison incontrerà Liam durante un tragico inconveniente. Inizialmente ignara dell'identità di Liam, quando la ragazza scoprirà la verità costruirà un muro di pregiudizi nei confronti del suo stereotipo, e della sua musica, così lontana dal suo mondo. Ma le distanze tra questi due mondi, non sembrano voler supportare il muro da lei costruito. Qualcosa in quel ragazzo è vicina alla sua realtà più di quanto lei immagini..
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Ho sempre ascoltato quel genere di musica che le mie coetanee disprezzavano. Mentre loro indossavano le punte e cercavano qualsiasi indumento utile di colore rosa o derivati, io mettevo su la mia band e a suon di rock trascorrevo tutti i miei pomeriggi rintanata nel mio garage, tra miriadi di fogli, spartiti, pezzi di canzoni, sorseggiando mix di bevande poco raccomandabili con le mie musiciste. Il pop non mi era mai piaciuto, le boybands nemmeno, e solo il fatto di dover condividere una serata a titolo promozionale con “artisti” come loro mi urta. Insomma, stessa casa discografica, ma non mi sento proprio di aver nulla a che vedere con quel mondo, quelle melodie così orecchiabili, quei testi così superficiali, eppure ci tocca.

Io, McKenna, Lizzie, Ellen e Michelle siamo appollaiate in auto, ipotizzando tutti gli incontri della serata, ridacchiando saltuariamente dell’autista che sembra alquanto esagitato.
Michelle scosta il ciuffo corvino dai suoi occhi taglienti, continuando a gesticolare convulsamente come solo lei sa fare
:
-“No dico, ma avete sentito chi ci sarà stasera? Ma c’è tutta quella roba sfornata dai Talent Show.. Cioè ragazze, io davvero con i tempi che corrono mi sento fortunatissima ad avere un contratto, però dai, essere sotto la stessa casa discografica di quella gente è davvero imbarazzante!”-
Ellen, la mia batterista, rotea gli occhi verso l’alto, contraendo il viso in una smorfia infastidita.

-“Non dovresti parlare così, siamo solo al primo album e non dobbiamo montarci la testa, questi potrebbero buttarci fuori da un momento all’altro, un po’ di umiltà ci vuole sempre, che ci piaccia o no, che i “rivali” in questione valgano o meno…”-

Sei anni di discussioni tra Ellen e Michelle non mi avevano mai annoiata, vederle bisticciare è sempre stato uno dei miei spettacoli preferiti, ma non ora, non stasera. Le loro voci diventano un brusio indistinto, la mia attenzione è focalizzata sulle strisce bianche che scorrono sull’asfalto. O forse no. Forse la mia mente è lontana, come sempre, quando in realtà qui in questa auto avrei tutto quello che ogni mia coetanea potrebbe desiderare. I miei sogni si stanno realizzando, presto avremo i nostri primi concerti importanti, viviamo nel nostro appartamento autonomamente a soli 17 anni, ma mi viene impossibile non pensare a quella terribile realtà che mi ha resa la persona che sono. Forse non sono ancora pronta per questo mondo, forse sta accadendo tutto troppo in fretta. La gente mi ferma per strada, mi chiede una fotografia, un autografo, e io mi sento così piccola, così poco importante. Mi son sempre chiesta cosa volesse dire, ma la realtà è che non sono pronta davvero. Vedo nello specchietto i miei occhi verdi contrarsi a poco a poco. Sistemo la frangia in modo che crei ombra su di essi, ma prontamente Michelle bofonchia –“Aly ma falla un po’ più al lato quella frangia, che poi in foto non ti si vedono gli occhi. Sai che smacco finire in copertina con mezza faccia coperta?”-


Arrivate al New Golden Palace di Londra subito un’orda di persone in delirio circonda tutta la fila di auto in attesa di lasciar scendere gli artisti. Matthew, il nostro manager, è in vivavoce.
-“Quando arrivate davanti al tappeto rosso non scendete fino a quando non sarà la sicurezza ad aprire le portiere, mi son spiegato? Abbiamo i fotografi anche dal “New Rock Wave” e “The Sound”. Conto su di voi ragazze, siete la chicca della serata, rimanete a posare per 40 secondi, non di più sia chiaro! Ci vediamo nella sala grande.”
Le ragazze scalpitano, tutte tranne McKenna. Lei mi fissa con i suoi occhioni languidi, in preda al panico. La rassicuro con un sorriso tirato, poi, voltandomi verso il retro dell’auto porgo il mio braccio al centro. Le altre avvolgono le loro mani attorno alla mia.
-“Siete bellissime ragazze, se questa serata ce la giochiamo bene siamo a cavallo. Nervi saldi, abbiamo lottato per arrivare fin qui e ora ce la faremo, giusto?”-

Nei loro volti scorgo un cocktail di emozioni, fino a qualche mese fa non ci saremmo mai immaginate qui.
Mollano la mia mano esultando, fiere, impaurite, eccitate.
Sono sempre stata la leader, quella sempre pronta a rassicurare gli altri, quella a cui le parole giuste non mancano mai. Peccato che tutti questi discorsi non valessero per me stessa. Le portiere dell’auto si aprono improvvisamente. Ancora semi-nascosta dalla portiera tiro quanta più aria possibile nei miei polmoni, mi stampo sul viso un sorriso degno del momento più bello della mia vita e scendo dall’auto, le ragazze mi seguono.
Contro ogni aspettativa, gli obiettivi dei fotografi si fiondano verso di noi all’istante, flash famelici partono in ogni dove. Abbraccio le mie compagne, mentre mandiamo baci e posiamo con fare da grandi donne, le loro dita tremanti mi pizzicano sui fianchi, della serie “Oh, mio, dio!”. Lizzie china la testa verso di me scostando la chioma biondissima, e tenendo stretti i denti, da brava ventriloqua mi fa -“Sta per venirmi una crisi epilettica, spostiamoci!”-. Trattenendo una forte risata, ci avviciniamo ai giornalisti, mentre sento il panico scorrere nelle mie vene. -“Alison, siamo per New Rock Wave!”- mi dice un uomo barbuto. Per un secondo incrocio lo sguardo di McKenna, diventata bianchissima nonostante i molteplici strati di fondotinta. Mi avvicino con finta disinvoltura. Mi inquadra con una telecamera.

-“In pochi mesi i vostri primi due singoli hanno scalato le classifiche, siete giovanissime, a cosa pensate sia dovuto tutto questo inaspettato successo?”-
-“Beh..”- mi sforzo di fissare la telecamera e apparire sicura –“Come lei ha già detto siamo una band giovanissima, credo sia proprio la vicinanza al nostro pubblico la chiave del nostro successo. Ci sentiamo di portare sul palco quella parte della nostra generazione che ha un messaggio da dare, ma magari non ha i mezzi giusti. “-
Altri giornalisti continuano a richiamare la mia attenzione verso di loro e mi viene impossibile aggiungere altro.
-“Voci di corridoio ci dicono che qualcuna di voi era già coinvolta sentimentalmente con persone dell’ambiente. Lei conferma o smentisce?”-
Il cuore mi sale in gola, il mio cervello dimentica improvvisamente come formulare frasi di senso compiuto. Fisso allibita il giornalista. I flash si moltiplicano, il terrore mi assale.
McKenna mi tira via da un braccio, spingendomi verso la porta dell’edificio.-“Inventatevene una migliore!”_ Urla voltandosi dietro.

Non mi andava di rimanere a quella fottutissima festa. C’ho provato, ma quelle serpi non le reggevo, non reggevo di aver fallito dinnanzi a dei giornalisti così importanti. Ho fallito davanti a loro, alle ragazze, a Matthew. Dal terrazzo fisso ancora quella folla all’uscita dell’edificio, e porto la bottiglia di Jack Daniels regolarmente alle labbra. La notte quassù è silenziosa, troppo silenziosa per sovrastare i miei pensieri. Mi accascio accanto al cornicione, scivolando fino a sedermi sul pavimento. La solitudine qui sopra non mi da pace, mi scuote ripetutamente, più del freddo.
Uno scricchiolio.
Nonostante i riflessi rallentati mi tiro su e mi guardo attorno, cercando di mettere a fuoco quella che mi appare come una sagoma indistinta nel buio. Indietreggio e inciampo in una mattonella, lasciando cadere al suolo la bottiglia. Il ragazzo a qualche metro da me sussulta, e accorre verso di me. Presa dalla paura impugno il manico della bottiglia frastagliata e la punto verso di lui. La sua corsa si arresta, mentre porta lentamente su le braccia. -“Hey hey, calma!”-

-“Torna indietro! Torna subito indietro ho detto!”- Agito a destra e a sinistra il manico, tremando, ma lui non si muove.
-“Va’ sotto il lampione, fatti vedere! Giuro che se ti avvicini ancora..”-
Ma lui non se lo fa ripetere due volte. Corre velocemente sotto l’unica fonte di luce, rimanendo sempre con le braccia in alto.
Mentre la mia mente mi martella insistentemente, cerco di scrutare al meglio la sua figura. Un ragazzo sul metro e ottanta, magrolino, ben vestito. Ha i capelli mossi, di un castano delicato, lievemente tendente al miele, gli occhi scuri e i tratti del suo viso raccontano una dolcezza che mi fa pensare che non abbia nemmeno 18 anni.
-“Credimi..”- balbetta –“In questo momento sono più spaventato di te..”-
Abbasso il manico della bottiglia, e poi fisso i pezzi di vetro frantumati a terra. -“Mi devi un drink, fanculo.”-
Sbigottito dalla mia affermazione rimane a fissarmi, abbassando lentamente le braccia.
-“Posso avvicinarmi senza che tu tenti di uccidermi?”-
Lo fisso irritata, poi mi limito a spostare via i vetri con i tacchi e ripoggiarmi al cornicione, riperdendomi nella visuale della notte londinese come se nulla fosse accaduto pochi secondi prima.
Lui arriccia un angolo del labbro imbarazzato, sollevando le folte sopracciglia.
-“Beh, non vedo molto alcool sul pavimento, immagino che la maggior parte sia nel tuo stomaco..”-
Mi volto verso di lui alzando un sopracciglio, mentre avanza cautamente verso di me.
-“Wow, abbiamo mister Perspicacia 2013..”-
-“In realtà tutti mi chiamano Liam, o meglio, è così che mi chiamo, sì..”-
Torno a guardarlo inarcando ulteriormente il mio sopracciglio sinistro, ma lui non demorde, e continua a sorridermi in modo gentile.
-“Taglia corto, cosa vuoi?”-
Questa volta il suo sguardo si abbassa, il suo sorriso si restringe, ma senza svanire del tutto. Guarda oltre il cornicione sospirando, impacciato, portandosi le mani nelle tasche e stringendosi tra le spalle.
-“Sembra piacerti molto Londra..”-
La vena sulla mia tempia inizia a pulsare. Cerco le sigarette tastandomi tasche immaginarie, essendomi completamente dimenticata di indossare un vestito.
Lui rimane lì ad osservare i miei movimenti, sento giungere un buon profumo dalla sua maglia, ma appena trovato uno spiraglio di positività nella sua persona, riattacca..
-“ Non credo sia l’ideale stare vicino al cornicione in queste condizioni. Non sto insinuando che tu sia ubriaca, e nemmeno che sia imprudente, però..”-
Lo guardo in cagnesco parandomi dinnanzi a lui.
-“Che fai mi prendi in giro? Cazzo, ho bevuto una bottiglia da sola, smettila con questo finto buonismo, puzzo come una vecchia birreria, non mi reggo in piedi!”-
Il suo sorriso si schiude nuovamente e sembra illuminare il nostro angolo buio, quasi mi stordisce.
-“Beh.. Su quelle scarpe non mi reggerei in piedi nemmeno io!”-
Roteo gli occhi, levandomi le scarpe.
-“Senti Lenny..”-
-“Liam.”-
-“Sì insomma, tu. Se vuoi una foto, un autografo, dimmelo. Se sei qui in cerca di scoop puoi anche andare a fanculo.”-
Ma lui scoppia a ridermi in faccia. Si porta le mani sul viso e contempla divertito la mia espressione.
-“Al massimo dovresti farlo tu con me!”-
-“Wo oh oh, e tu chi saresti, un cuginetto della famiglia reale?”-
Per la prima volta il suo sorriso svanisce del tutto. Rimane sbigottito, tentando di capire se fossi seria o meno. Non riuscendo a cogliere il suo stato d’animo riprendo accigliata –“Ma se tu sei qui, e se su questa festa può salire solo chi è stato invitato al terrazzo, tu chi ca..”-
Ricomincia a ridere, riportandosi le mani sul viso.
-“E’ assurdo.. Ahahaha..”-
-“Ok ok da brilla sono dislessica, ci sono appena arrivata. Ok. Anzi sai cosa? Dovrei bere prima di finire tra le fauci dei giornalisti! Farei sicuramente una figura migliore.”-
Liam torna nuovamente serio.
-“Sì, quando bevo sono la sincera più ragazza del mondo, anzi mi sorprende che io non te l’abbia ancora detto!”-
-“Cosa?”- sussurra in modo dolcemente preoccupato.
-“Che mi hai già seccata. Cazzo sei, un agente della Stasi? Bla bla bla.. Senti eh, è stato un piacere.”-
Mi volto di scatto e mi incammino verso l’uscita del terrazzo, barcollando. Fanculo, ci mancava solo quel tipo stasera, che poi come diamine era vestito? Come minimo era un cameriere in cerca di scoop da vendere alla stampa. Idiota. Quante domande poi santo cielo, mi ha fatto venire più mal di testa lui dell’alcool.
Ma proprio mentre la mia mente si allontanava da quella figura..
-“Io fossi in te metterei le scar..”-
Nemmeno il tempo di poter finire la frase, il mio piede destro era già spiaccicato sui cocci di vetro, i miei cocci di vetro.
  
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