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Autore: Cara_Sconosciuta    15/02/2008    7 recensioni
Quell’anno, però, il suo essere un cuore solitario era particolarmente deprimente perché era l’unica del suo anno a non essere “accoppiata”, visto e considerato che persino Martha si era trovata un ragazzo. Infatti eccoli lì, lei e Mark, seduti vicini e intenti a scambiarsi tenerezze, esattamente come Gabriella e Troy, davanti a loro, Chad e Taylor, accanto alla finestra e Zeke e Sharpay, in fondo all’aula, immersi in una scatola di cioccolatini probabilmente preparati da lui
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, non è da me scrivere una storia di San Valentino, perché la ritengo una festa stupida e commerciale (e non perché sono single… ho passato due 14 febbraio con lo stesso ragazzo e non ho mai voluto né fatto regali, per quanto io sia diabeticamente roma

Ok, non è da me scrivere una storia di San Valentino, perché la ritengo una festa stupida e commerciale (e non perché sono single… ho passato due 14 febbraio con lo stesso ragazzo e non ho mai voluto né fatto regali, per quanto io sia diabeticamente romantica), ma il prof di chimica oggi ha rispiegato per la centesima volta i legami atomici e io oramai lo so dire anche a rovescio, quindi non avevo nulla da fare… e ho partorito questa.

È una storia così, leggera, niente di particolare, dedicata a tutte coloro che, come me, aspettano il loro Valentino (che, se assomiglia a Ryan, è pure meglio XD).

Un bacio e felice San Faustino a tutte le single!!!

Temperance

 

Valentine’s hat

 

Kelsi entrò in classe, già psicologicamente preparata ad affrontare il suo ennesimo San Valentino da single.

Non ne aveva mai trascorso uno in coppia, perché la sola storia che avesse mai avuto era stata quella con Jason che non aveva superato il mese di vita.

Quell’anno, però, il suo essere un cuore solitario era particolarmente deprimente perché era l’unica del suo anno a non essere “accoppiata”, visto e considerato che persino Martha si era trovata un ragazzo.

Infatti eccoli lì, lei e Mark, seduti vicini e intenti a scambiarsi tenerezze, esattamente come Gabriella e Troy, davanti a loro, Chad e Taylor, accanto alla finestra e Zeke e Sharpay, in fondo all’aula, immersi in una scatola di cioccolatini probabilmente preparati da lui.

Sospirando, la pianista posò la borsa accanto al proprio banco, rispondendo, nel frattempo, al cenno di saluto che Ryan, seduto sulla cattedra, le aveva rivolto.

Ah, ecco, anche lui era da solo ma, nel suo caso, si trattava di una scelta, vista la moltitudine di ragazze, equamente distribuite tra primo e ultimo anno, che avrebbero fatto carte false per stare con lui.

Beh, riflettè Kelsi, sorridendo, dopotutto, anche lei era single per scelta… peccato che la scelta fosse degli altri.

Si lasciò cadere sulla sedia, soffiando via un ciuffo ribelle che aveva deciso di posarsi proprio davanti ai suoi occhi e si chinò a prendere il libro di letteratura inglese per ripassare un po’.

 

Fu allora che lo vide.

 

Sotto al suo banco, stretto tra i libri, c’era un sacchetto arancione di media misura, chiuso alla sommità da un delicato fiocco rosso fuoco.

Sopra di questo era posata una piccola busta dello stesso colore del nastro, sulla quale la scritta “Kelsi”, vergata in eleganti e longilinei caratteri dorati, faceva bella mostra di sé.

Una valentina? Per lei?

Di certo non si aspettava di riceverne… e poi chi poteva averla preparata?

Curiosa, prese la bustina, la aprì e ne estrasse un foglietto bianco sul quale erano tracciate una ventina di righe nello stesso carattere nel quale era scritto il nome sull’involucro.

 

“Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco:

t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, entro l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di , nascosta, la luce di quei fiori;

 grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T'amo senza sapere come, quando da dove,

t'amo direttamente senza problemi orgoglio:

 così ti amo perchè non so amare altrimenti che così,

 in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è la mia stessa

così vicino che si chiudono i tuoi occhi con il sonno mio.

 

Ciao…. Spero che la poesia ti piaccia, anche se non sono uno che ama particolarmente queste melenserie di San Valentino. Mi è sembrata solo una buona occasione per farti sapere… beh, che esisto.

E che tu esisti per me.

Moltissimo.

Volevo dirti solo questo… credo…

Un bacio e buon San Valentino,

meRcuzio montEcchi

P.S. il blu ti dona”

 

La ragazza rimase per qualche istante a contemplare quella strana lettera a bocca aperta.

La poesia era qualcosa di assolutamente meraviglioso, così straordinariamente bella che le venne quasi da piangere per la commozione, all’idea che quelle parole fossero state scritte pensando a lei.

Poi c’era il dopo… così in netto contrasto con i versi, quasi l’autore avesse avuto paura di essere stato troppo romantico.

Kelsi scoccò un rapido sguardo a Jason, l’unico che avesse mai dimostrato un certo interesse nei suoi confronti, ma subito scosse la testa.

Non poteva essere stato lui.

Jason era un giocatore di basket e uno studente meno che mediocre… non decisamente un poeta!

E quella firma… Mercuzio Montecchi… un personaggio di Shakespeare, fino a lì tutto chiaro… ma perché due lettere maiuscole messe all’interno delle parole?

Forse Mercuzio Montecchi era un anagramma!

Eccola, la soluzione!

 

Soluzione che, però, fu abbandonata circa un’ora dopo, quando Kelsi ebbe esaurito le combinazioni a disposizione senza averne cavato nulla di anche lontanamente comprensibile.

Fu solo quando abbandonò il foglio sul banco, infastidita dall’insuccesso, che si ricordò che c’era anche un regalo per lei.

Lentamente, facendo il possibile per non farsi sentire dal professore, aprì il sacchetto e ne estrasse un cappello di forma militare, come quelli che portava sempre, disegnato con un motivo di quadrati e rettangoli in tutte le tonalità del blu e dell’azzurro delineati da contorni di microscopiche paillettes celesti.

Non ne aveva mai avuto uno così bello…e nemmeno così costoso, a giudicare dalla perfetta lavorazione.

Il suo Mercuzio la conosceva bene, se aveva azzeccato i suoi gusti in fatto di cappelli…o magari era solamente un buon osservatore.

Di certo era un rebus molto, molto difficile da risolvere.

La pianista abbandonò la testa sul banco, stringendo il berretto tra le mani, proprio mentre la campanella che segnalava l’inizio dell’ora di ginnastica trillava, facendo felici tutti, meno lei.

Ripose con cura la lettera nel diario, intenzionata più che mai a scoprire l’identità del suo ammiratore segreto, non appena fosse rientrata dalla tortura, si calcò il cappello nuovo sui riccioli scuri e si avviò verso la palestra, elaborando una scusa abbastanza credibile da persuadere il coach Bolton ad esonerarla per quel giorno. (come faccio sempre io, Temperance, nda)

 

Kelsi non fce, però, in tempo nemmeno ad arrivare alla fine del corridoio, che si sentì afferrare per un braccio.

Voltandosi, incontrò gli occhi azzurri e vivaci dell’ultimo arrivo nella squadra dei Wildcats, Ryan Evans.

Ryan Evans……

Ryan… Evans….

R…E…

No, non era possibile, doveva trattarsi di un caso.

“Ciao, Kelsi.” La salutò, allegramente, sfiorandole giocoso la visiera del cappello. “Bella corona. Nuova?”

Gli occhi della ragazza si rabbuiarono… per un momento aveva pensato di aver trovato il suo Mercuzio…. Ma se non sapeva niente del cappello come poteva essere lui?

“Sì… è un regalo….”

“Ah, una valentina! E chi è il futuro signor Nielsen?”

“Non ne ho idea… tale Mercuzio Montecchi.

“Uhm… nome poetico… deve essere un ragazzo molto intelligente, o magari un artista, chissà…” Suggerì lui, facendole l’occhiolino.

“Già, già… e tu? Signore Evans?”

Con gesto teatrale, il ragazzo estrasse dalla tasca del giubbotto una decina di piccole buste colorate, quasi tutte decorate da almeno un cuore.

“Queste sono quelle dell’ultima ora…”

E c’è qualcuna che ha delle possibilità?”

Ryan scosse la testa, sempre sorridendo.

Naa, c’è una sola persona da cui mi piacerebbe ricevere un regalo per San Valentino e non è tra queste.

“Beh, ti auguro che le cosi cambino… ora però devo scappare, sennò il coach chi lo sente?”

“Giusto, corri, allora! E trova il tuo Mercuzio!”

Kelsi gli fece una linguaccia, prima di iniziare a camminare a passo veloce verso la palestra.

“Ah, Kelsi?” La richiamò Ryan, facendola voltare di nuovo.

“Sì?”

“Il blu ti dona.”

 

Fine

 

   
 
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