Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Segui la storia  |      
Autore: Orange Dream    08/08/2013    1 recensioni
La giovane Seraphina è un Halfling, nonchè il mio personaggio di D&D. Il suo clan è votato alle arti druidiche che anche lei ha imparato ad amare fino a quando... qualcosa o qualcuno interromperà tutto questo.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Seraphina Fogliadithè



Ero piccola quando ancora si poteva entrare ed uscire dalla foresta senza chiedere il permesso a nessuno.

Il mio villaggio natio, Lothorien, è circondato da boschi ed alberi secolari, ogni sua casa è stata costruita tra le antiche radici dei nostri protettori, parte della natura che Madre Elhonna ci ha affiancato nel nostro lungo tragitto su questa terra. Nei primi anni della mia vita non me ne sono mai allontanata, restando sempre dentro la grande foresta che lo circonda, da noi chiamata Valalla.
Circa 3 secoli fa vi fu una guerra che spezzò i legami dei miei fratelli. Gli Halfling erano in disaccordo su troppe questioni, in particolare su come e quanto si dovesse interagire con altre creature. Fino a quel momento erano stati piuttosto amichevoli, badavano ai loro interessi come chiunque altro ed erano famosi per la facilità con cui sapevano ambientarsi tra le varie culture... Ma essendo popolo testardo e orgoglioso le due parti più estremiste non tardarono a trovare conflitto. 
Le altre razze in gran parte si astennero, solo gli elfi e gli gnomi cercarono di intervenire, sostenendo rispettivamente le due principali fazioni: gli Halfling Smeraldo e gli Halfling Oro.
Gli Smeraldo erano composti da clan che dopo aver viaggiato per molti decenni avevano scelto le tradizioni degli elfi ed il loro stile di vita come via migliore per educare le future generazioni, quindi scelsero spontaneamente di interrompere il nomadismo ed il frequente contatto con le altre razze, giudicate in larga parte troppo rozze o aggressive.
Essi scelsero delle regole ferree su cui basare il loro comportamento e la loro vita: il rispetto verso gli altri mostrato attraverso molti gesti rituali nel momento in cui ci si incontra o ci si lascia per esempio. Fin da piccola mi hanno insegnato a portare una mano alla gola e di farla scivolare lentamente verso il cuore per salutare qualcuno, per la mia gente è estremamente maleducato non farlo quando ci si presenta perchè significa che non sarai sincero in quello che dirai o peggio che non sei felice di vedere quella determinata persona.
Inoltre mi hanno insegnato a ricercare spesso il silenzio e a concentrarmi più su me stessa e sul mio equilibrio interiore in lunghe meditazioni. La follia o il non saper controllare le proprie emozioni sono viste come debolezze inaccettabili, il nostro corpo non va negato o trascurato come fa un Monaco, ma nemmeno esaltato come fa un Mago che addirittura pretende di incanalare energia pure in se stesso.
Gli Smeraldo scelsero di diventare dei guerrieri specializzati nei pugnali e nelle armi da lancio o nella sciabola ed educarono i propri figli a sapersi difendere in ogni momento oppure in alternativa a combattere la morte come Guaritori molto specializzati. Il contatto con la magia Naturale è importantissimo, così come lo è ripudiare ogni forma di Negromanzia o magia impura che corrodono l'anima e negano la vita.
Gli Halfling Oro non vollero tutto questo e preferirono continuare ad avere rapporti con ogni razza e spendere le loro energie nel commercio e nell'arricchimento, ben lungi dal volere la vita isolata e schiva che i loro fratelli si auspicavano. Viaggiano tutt'ora su carovane in gruppi o in coppia, raramente da soli, e spesso sono ottimi bardi e grandi ammaliatori dal momento che devono essere affabili per portare avanti i loro commerci. Spesso hanno un atteggiamento lusinghiero e servizievole, ma in realtà guardano sempre al proprio guadagno. Questo non vuol dire che siano solo Bardi, gli Oro hanno un metro di giudizio tutto loro anche sul lavoro del Ladro.
Non è rubare se colui che subisce la perdita non è un Halfling dopotutto.
Attualmente non vi sono grandi conflitti tra loro e gli Smeraldo, nei rari incontri preferiscono ignorarsi o fare del sottile ed odioso sarcasmo. Gli Oro ci riescono molto bene vista la loro innaturale capacità di dire una cosa ed intenderne un'altra, sono degli abili bugiardi chiassosi.

Io appartengo ai discendenti degli Smeraldo. E ne vado fiera. In particolare la mia famiglia discende da quei clan che scelsero la via della magia benigna, del contatto forte e sicuro con la Natura e che cercarono fin dalla fondazione di Lothorien di proteggere la foresta, da noi ritenuta sacra e inviolabile, grazie alle abilità Druidiche. Noi accettiamo la Natura, in ogni sua terribile o benigna forma.
La nostra è una delle più antiche comunità esclusivamente di druidi, e di certo la prima composta solo da Halfling, infatti gli altri esponenti della nostra razza restano titubanti davanti alla grande devozione che portiamo ad Elhonna e spesso ci evitano, per questo preferiamo chiamare fratelli i druidi di altre razze. Abbiamo molti rapporti con le comunità degli Elfi che abitano le montagne vicine e con Mezzelfi erranti che spesso si ritirano nei reami boschivi essendo stati scacciati dalla civiltà. I Ranger sono inoltre tollerati nel nostro territorio, il che è da considerarsi un grande onore visto che sono pochi gli individui a cui è concesso.
Un Halfling vive in media 150 anni umani ed io ne avevo solo 5 quando fui portata la prima volta nella foresta per imparare i nomi delle piante, degli animali, a rispettarli tutti, dalla vipera all'usignolo.
“Un Druido” ripeteva spesso mia madre Lidda “deve saper fondersi con la natura con la stessa naturalezza con cui l'aria pervade il nostro corpo o l'acqua scivola lungo la gola assetata”.
“Cercare di dominarla è da folli, è come cercare di piegare al tuo volere un animale selvaggio, pronto a ribellarsi e a gridare la sua offesa. Magie arcane e aberrazioni sono il frutto di un'imposizione che un Druido non può accettare”.
Passai ore a catalogare piante nel mio Erbario e a riconoscere le impronte ed i versi dei vari animali per saperli poi riprodurre. Mia madre mi accompagnava spesso e mi mostrava quali erbe usare per curare dal momento che era una Guaritrice. Ad esempio la Jawee è una pianta gialla con degli steli carnosi lungo il fusto ed un grossa corolla viola in cima e se viene mangiata cruda ti paralizza le gambe, mentre se viene cotta e privata degli steli è ottima per le scottature.
Mio padre invece mi fece conoscere gli animali dal vivo, sia portandomi a caccia con lui (il mio clan è famoso per i suoi abilissimi cacciatori di selvaggina che compiono ogni uccisione nel massimo rispetto dell'animale che viene ucciso, dalle frecce narcotiche che lo fanno addormentare prima ancora che senta dolore, arrivando ad aborrire la caccia con trappole e veleno, che preferiscono invece indirizzare verso coloro che sconfinano nel loro territorio), sia mostrandomi come si possa vivere in simbiosi con ogni animale.
Mio padre Karjor aveva addestrato un orso, era il suo fedele compagno ed io ero più che felice di seguirlo anche sulle montagne più impervie che circondavano la nostra vallata boschiva standomene comodamente seduta sul suo morbido dorso. All'età di 20 anni scegliamo il nostro primo Compagno animale, una tappa molto importante nella nostra vita, preceduta da un mese intero di preghiere e meditazione, nel quale l' Halfling deve isolarsi e non avere rapporti con nessuno.

In realtà sappiamo che un druido non sarà mai solo finché crede nella Natura, per questo deve dimostrare di saperci convivere pienamente, conoscerla tanto a fondo da sentirsi un tutt'uno con essa e rispettarla sempre, senza per questo temerla.
Per addestrare un animale selvatico occorre un giorno intero di complesse magie.
Nella nostra comunità era indispensabile averlo perchè alla fine si creava un legame talmente intenso che Halfling e creatura erano riconosciuti dall'intera comunità come inseparabili, riuscivano a comunicare mentalmente e provavano ciò che provava l'altro, restando fedeli fino alla fine. Uccidere un animale già legato ad un altro druido era punibile con l'esilio dalla foresta o con la morte.
I Compagni erano considerati parte della famiglia e spesso erano incaricati di proteggere i bambini o di aiutare con la caccia. Il leopardo di mia madre ad esempio mi impediva di avvicinarmi troppo al fiume e mi accompagnava nella foresta quando ero piccola.
Questo e molto altro mi fu insegnato dalla mia famiglia, dove appresi velocemente gli insegnamenti druidici che ci si tramandava di generazione in generazione, al punto che fui ammessa in anticipo ai riti di iniziazione.

I riti di iniziazione ti consentono di entrare a far parte della società dei druidi, e da quel momento non potrai perderne i privilegi fino a che ne adempirai gli obblighi.
Ad esempio non possiamo indossare e a volta nemmeno maneggiare oggetti di metallo, materiale lavorato e non naturale. Iniziai a frequentare le lezioni ad 11 anni insieme ad altri allievi più grandi. Tra loro vi era Herima, aveva due anni più di me, lunghi capelli biondo platino e grandi occhi azzurri.
Eravamo le più 
giovani del corso quindi tendemmo inevitabilmente a frequentarci. Io ero molto curiosa riguardo la sua abilità di trasformarsi in animali acquatici come piccoli coccodrilli o salamandre, mentre lei ammirava la mia confidenza con gli animali in generale e di come riuscissi facilmente ad avvicinarli. Passammo delle bellissime giornate insieme, quando le nostre brevi risate potevano ancora essere confuse per il mormorio di un qualche ruscello, nel sottobosco avvolto dalla luce filtrata dalle foglie.

Sotto la grande arcata degli alberi secolari si scorgevano di rado ampi spazi di cielo aperto, le radure nella foresta erano frequentate più che altro da Druidi solitari che sapevano trasformarsi in falchi e poter librarsi in volo su di un verde oceano. Incontrammo anche alcune famiglie che vivevano discoste dal nostro villaggio e che avevano curato dei boschetti di pini bianchi, larici, salici piangenti o betulle attorno ai grandi laghi che ogni tanto intervallano la nostra foresta, arricchendoli di piante commestibili e abbellendoli con fiori ed animali rari.
Herima apparteneva ad una di queste famiglie, per questo ebbi l'enorme fortuna di poter visitarli spesso. Lei mi conduceva attraverso i rovi e le trappole che avevano il compito di tenere lontani occhi indesiderati e fu così che potei osservare e conoscere piante esotiche che crescevano con grande difficoltà nel resto della foresta se non venivano curate spesso.
In teoria non eravamo ancora dei Drudi riconosciuti, ma il nostro legame di sangue con la comunità ci permise di vivere in questi boschi unici.

Essi erano delle specie di riserve naturali all'interno della stessa foresta: la mia preferita era posizionata al centro di un lago, su di un'isola lussureggiante collegata solo tramite uno stretto ponte di terra al resto della foresta. Lì venivano allevati i rarissimi cervi bianchi, che si dice siano i messaggeri di Elhonna stessa. 
Hanno corna e zoccoli dorati e non emettono alcun rumore nemmeno quando corrono sfuggenti tra gli alberi. 
I loro occhi sembrano delle nere pozze liquide, senza iride né pupilla.
Di fondamentale importanza fu anche la scrittura druidica. Ogni volta che studiavamo una nuova formula o dai testi che ci tramandavamo nel nostro villaggio in ci veniva ricordato che l'alfabeto druidico era un privilegio riservato solo ed esclusivamente ai Druidi e non poteva essere insegnato a nessun altro essere senziente.
Fui portata a 15 anni dai Druidi Anziani, il giorno della mia iniziazione ero così emozionata che non sarei stata in grado di riconoscere un fiore dall'altro, ero tesa come la corda di un arco.

Lothorien è composto da circa un centinaio di case in pietra e legno coperte di muschio, le une addossate alle altre fino a sembrare semplici massi, o inglobate in alberi che più crescono e più le avviluppano nel loro abbraccio. Tra le case scorre un ruscello mite, cosparso qua e là da ponti di legno o corde per agevolare il guado. Più ci si addentra nel villaggio e più le case crescono a ridosso di alberi antichi e maestosi, e questi sono popolati anche tra i loro rami da casupole di legno e foglie compattate. Lunghe liane e ponti di corda collegano queste case sospese con il terreno diversi metri sottostante, creando un'elegante ragnatela bronzea che collega tutto il villaggio.
Il cuore del villaggio consiste in una radura con un unico albero millenario al centro, che copre con un'immensa cupola di foglie smeraldo il terreno, facendo filtrare solo poche lame di luce. Sotto i suoi rami vi è una penombra eterna, i suoni risultano ovattati. Non si può entrare nella radura con dei calzari, ma un morbido tappeto di muschio rende il posto accogliente in qualsiasi momento dell'anno: una sorgente calda infatti sgorga poco lontano e il terreno rimane sempre tiepido al tatto. Bianche radici grosse come cavalli affiorano a tratti dal terreno, compiendo grandi archi prima di rituffarsi nel sottosuolo.
L'albero sembrerebbe unico nel suo genere, non vi è un suo simile in tutta la foresta che lo circonda, e sul suo tronco bianco latte si scorge appena l'effige di Elhonna, dipinta con una resina nera ogni luna piena dalla Hamer in persona; i Druidi non hanno un re o un capo, ma eleggono a vita il migliore ed il più saggio tra loro, l' Hamer.
Mentre vivevo a Lothorien la nostra guida era l'anziana Daralla, un Halfling di cui nemmeno i più anziani conoscevano l'età ormai, si diceva che avesse quasi 190 anni. Aveva governato con saggezza, e sebbene si leggesse nei suoi occhi che ormai fosse molto stanca la sua voce non tremava mai né durante le cerimonie sacre, né durante l'Iniziazione.
Ed io stavo finalmente per essere ammessa alla sua presenza insieme ad altri nove ragazzi e ragazze. Ero la più piccola e di molto anche, ma la cosa non destava altro che ammirazione nei miei confronti perchè l'affinità con la magia druidica è molto difficile da ottenere e spesso i miei compaesani ci mettono decenni per arrivare ad essere degni del titolo di druido. Insieme a me Herima si guardava intorno emozionata, bellissima nella sua tunica bianca. Noi avevamo un posto privilegiato, sedute su di una enorme radice vicino alla base del tronco e potevamo vedere la folla festosa radunarsi sempre di più intorno a noi.

Ero raggiante, vedevo l'orgoglio nel viso dei miei genitori e sentivo il potere che avevo dentro filtrarmi nel petto come fuoco vivo.
Sotto la Volta Smeraldo l'ultima sera dell'estate le Guardie dell'Hamer avvolte nelle loro armature di legno ferro fecero passare i futuri iniziati con solennità e mi donarono un amuleto scavato da un ramo di Fert'hora, l' Albero bianco. Le Ancelle di Elhonna, ossia le sue più devote sacerdotesse, mi fecero indossare una veste nera con ricami dorati lunga fino al ginocchio stretta in vita da una corta fascia rosso scuro, un paio di brache in pelle di cervo e degli stivali di camoscio.
La cerimonia fu ricca di canti, cibi e bevande venivano passati di mano in mano per festeggiare l'entrata a pieno titolo di dieci nuovi membri della comunità. Ci fu chiesto inoltre di dimostrare davanti a tutti la nostra capacità di fonderci con la natura con un semplice incantesimo di base e sebbene fossi molto nervosa riuscì a sorprendere tutti per la mia immediatezza.
Persino l'Hamer ne fu sorpresa, sopratutto vista la mia giovane età, e chiese alla mia famiglia di lasciare che io diventassi una sua allieva personale, in modo che potessi aiutarla nella sua anzianità.
I miei genitori erano più che onorati e non fecero alcuna obiezione, lasciandomi commossi andare via quella sera stessa. Non li vidi mai più.

Daralla fu un'ottima maestra, la migliore che potessi avere. Il suo cuore era severo ma al contempo gentile e mi fece apprendere rapidamente i misteri dell'arte druidica, apprezzando il mio impegno e la mia predisposizione. La sua dimora poco lontana dalla piazza era stupenda, ricca di piante luminescenti e rari fiori, alcuni meravigliosi e molti mortali. Mi spiegò come riconoscerli e sopratutto mi descrisse i lunghi viaggi che da giovane aveva compiuto come nomade per approfondire le sue conoscenze.
Io vivevo in una piccola stanza che dava sul ruscello e avevo pochi contatti con gli altri frequentatori della casa, per lo più viaggiatori druidi in cerca di consigli, rimedi o conoscenze. Passai con lei 5 anni faticosi, ma estremamente soddisfacenti.

In questo tempo il nostro villaggio aumentò le sentinelle e le trappole, gli abitanti si fecero più attenti e cominciarono ad evitare di allontanarsi troppo a lungo perchè si diceva che qualcosa di oscuro si aggirasse per la foresta. Oscuri segnali, tracce strane e nessun corpo che potesse lasciarle... Il nostro villaggio divenne irraggiungibile dagli estranei e severamente controllato da quando ebbi circa 16 anni. Il mio unico contatto rimase Herima, che dal momento che viveva da sempre in una famiglia più isolata notò poco questo cambiamento. Io non partecipavo proprio più alla vita dei miei compaesani e seguivo le direttive della mia maestra come prima, obbedendole ed aiutandola ogni volta che lo chiedeva. Per questo un giorno uscì per andare a cercare ingredienti e stetti via tutto il giorno senza incontrare nessuno perchè ciò che mi serviva cresceva lontano dal villaggio. Trovai delle piante mediche e anche un raro fungo allucinogeno che volli portare come trofeo alla mia maestra, sapendo che ne sarebbe rimasta sorpresa. Nel frattempo rimuginavo su che tipo di animale mi sarebbe piaciuto avere come Compagno, ormai avevo l'età adatta e sentivo che il mio percorso druidico avrebbe potuto risentirne: ne sentivo fisicamente la mancanza.
Da piccola avevo avuto un forte legame con il Grizzly di mio padre, ma apprezzavo molto di più l'eleganza del Leopardo, come mia madre... quindi ero molto indecisa.
Immersa nei miei pensieri tornai a sera tarda al villaggio, salutai distrattamente le guardie e mi diressi subito verso la sala dell'alchimia, dove ero sicura di trovare la mia maestra ancora sveglia ad aspettarmi.
La trovai in un bagno di sangue, quando ormai era troppo tardi.
Lo shock mi paralizzò per qualche secondo dove ero, poi mentre cominciavo a respirare più veloce, affannata, scattai ad aiutarla. Cercai di tamponarle le ferite, di togliere quel dannato coltello dal petto, ma ormai il suo corpo stanco era stato prosciugato di ogni forza e non resistette, lasciò cadere la testa tra le mie mani senza che potessi fare nulla. Non volevo accettare che fosse stata uccisa, non potevo. Corsi fuori a cercare aiuto, gridai in modo che le guardie accorressero... Li portai dalla mia maestra, e nei loro occhi si rifletté in un attimo la mia stessa ira: alcuni corsero dai Guaritori, altri si misero a setacciare il villaggio. Loro erano le guardie incaricate di proteggerla ed erano venuti meno allo scopo per cui per anni avevano combattuto. E non si trovava l'assassino. 
Uno di loro mi afferrò per un braccio e mi costrinse a seguirlo. Io, presa dalla rabbia, terrorizzata e ferita non opposi resistenza, ero troppo stordita. Pensavo che mi stessero portando al sicuro visto che l'assassino poteva essere ancora nei paraggi. La guardia però esaminò la casa, giungendo infine alla mia camera.
Entrai per prima... fu così che vidi con orrore che qualcuno aveva già portato nella mia dimora simboli di oscure divinità, persino abiti da Necromante; sangue impregnava i tappeti e le coperte, il mio amuleto era sparito ed un coltello uguale a quello che aveva ucciso Daralla ne aveva preso il posto.
La guardia ammutolì, poi strinse così forte il mio braccio che stavo per urlare un incantesimo per liberarmi. Prevedendo la mia mossa mi colpì forte alla nuca, facendomi quasi perdere i sensi. Il mondo girava così folle davanti a me... tutto era annebbiato, confuso, sfocato. Biascicavo qualcosa, ma a nulla valsero le mie proteste, dire che ero stata via tutto il giorno o che non avrei mai fatto nulla di male alla mia maestra: ero stata un'anomalia fin dall'inizio ed ora sembrava che tutti si convincessero del perchè.
Mi rinchiusero in una cella di pietra con una porta di metallo, per privarmi dei miei poteri druidici e passai la notte più terribile della mia vita a chiedermi se avrei rivisto il sole.
Il giorno seguente mi interrogarono sul perchè avevo quegli oggetti maligni nella mia camera, dove fosse il mio amuleto, perchè avessi ucciso Daralla.
Negai e negai anche quando mi picchiarono ripetendomi le stesse domande per ore. Alla sera il capo delle guardie con un'espressione di disprezzo che non potrò mai dimenticare dichiarò che il giorno seguente sarei dovuta essere messa a morte.
Sentì un gran vuoto dentro di me. Precipitai in un abisso buio che mi annichiliva la mente, mi impediva di pensare. Passai così diverse ore, tremando senza potermi rannicchiare per via delle ferite.
Un rumore di passi pesanti non bastò a riscuotermi. Erano venute tante guardie quel giorno ed io ero diventata insensibile a tutto, il vuoto dilagava dentro di me, annebbiandomi la mente.
Il mio respiro sempre più affannato mi riempiva le orecchie come un rullo di tamburi.
Un rumore stridente, come di metallo graffiato mi penetrò i timpani, facendomi raggomitolare su me stessa.
Lacrime, ora non più di paura ma di rabbia scesero lungo la mia gola riarsa, mi sembrò che mi raggiungessero il cuore, riempendomi di adrenalina il corpo. Le mani mi tremavano, gli occhi acquisirono improvvisamente lucidità ed il sapore metallico del sangue mi fece stringere i denti in un ringhio cupo.
Uno schianto e la porta della cella cadde sotto il peso di un Grizzly di tre metri e ottanta che schiantava tutta la sua mole in un unico punto. Lesta e cieca a tutto il resto afferrai la gobba morbida in cui mi ero rifugiata tanto a lungo nella mia infanzia e tenni stretta la pelliccia con tutte le mie forze mentre quell'enorme ammasso di muscoli e zanne si lanciava nella foresta lasciandosi alle spalle il villaggio, la cella e le guardie che già si armavano per inseguirmi.

Corsi tutta la notte, graffiandomi il viso tra i rami, picchiando il corpo già ferito ogni volta che l'orso saltava. Strinsi i denti e pensai alla mia maestra, alla mia famiglia, al mio villaggio che nonostante ciò che mi aveva fatto ancora non riuscivo a ripudiare. 
Raggiungemmo a mattina inoltrata il fiume che segnava il confine ultimo della foresta. 
Una visione che mi raggelò: non c'erano alberi a vista d'occhio, solo spauriti gruppi di piante isolati. Il mio fedele compagno ansimava stremato e si accasciò a terra incapace di muoversi. Io gli misi dell'acqua nelle sue potenti fauci, trovai rapidamente alcune piante di cui sapevo si nutriva.
Lo fissai dritto negli occhi una sola volta, lasciando che io fossi lui e lui fosse me. Gli feci sentire la mia rabbia, la mia gratitudine e il mio dolore. L'orso ringhiò piano e chiuse gli occhi troppo esausto per fare altro.
Io mi tuffai nel fiume, lasciandomi trasportare come una foglia morta, lasciando che l'acqua lavasse via sangue, sporco e lacrime. Dopo un po' che la corrente aveva allontanato il mio odore dalla riva mi aggrappai stanca ai confini di una terra sconosciuta e inospitale, una lunga pianura di erba bassa e dura.
Mi voltai un'ultima volta a guardare la foresta, un nodo alla gola mi impediva di pensare. Pregai Elhonna cercando di fissare nella mente quell'ultima immagine della mia casa e promisi, promisi disperatamente a me stessa che un giorno sarei tornata.

Un piccolo coccodrillo albino scivolò sulla riva, era poco più grande di un cucciolo quindi non lo notai quasi... fino a che non fece scattare le fauci per attirare la mia attenzione. Io feci un semplice incantesimo di Empatia Selvatica e percepii immediatamente che qualcuno lo aveva stregato per portarmi un messaggio. Era confuso, a tratti la personalità dell'animale interferiva con le parole.
“ Io ti credo. Ora scappa. I tuoi genitori sono in pericolo... Orso... non... Tua madre ha appena partorito... proteggerò... Dorea... Ti voglio bene, Addio.”
Le gambe mi tremavano talmente forte che caddi a terra, spaventando l'animale, ora libero dall'incantesimo, che fuggì in acqua. Decisi di non voler pensare a quello che avevo appena sentito, o sarei rimasta talmente stordita che avrebbero avuto il tempo di trovarmi. Mi lavai il viso e con un nodo alla gola voltai le spalle alle mia casa. 
Per fortuna avevo ancora con me la borraccia di quando ero uscita a prendere le erbe per la maestra e qualche radice raccolta prima di tuffarmi. Attraversai quella grande pianura coperta di steppe per tutto il giorno, finchè alla sera l'erba non lasciò spazio ad un terreno molle e cedevole, sabbia marina.
Alzai gli occhi e vidi il mare, e nonostante fosse la prima volta che lo vedevo, la grande distesa piatta e le sue increspature costantemente uguali le une alle altre non mi dissero nulla per alleviare la mia grande solitudine.

Il rumore delle onde è l'ultima cosa che ricordo prima di risvegliarmi nella stiva della nave.




--------------------------------------------------------

Sperando che il Background del mio personaggio vi sia piaciuto aspetto i vostri commenti per continuare l'aventura ;)

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: Orange Dream