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Autore: dark dream    08/08/2013    2 recensioni
“Mi sento cadere, cado, cado, cado, non so dove mi trovo, ne riesco ad aprire gli occhi, mi sento solo cadere.[...] poi all’improvviso rallento, ho toccato il fondo leggermente con le punte dei piedi[...] mi sento affogare, non riesco a risalire e cerco di urlare[...] che fine orrenda"
Una piccola idea venuta improvvisamente e sviluppata con parecchie difficoltà, spero vi possa piacere, ma a voi la scelta...
[...]
“Aveline… il mio nome è Aveline Le Den George” Sorrise mentre si gustava fra le labbra il sapore del suo nome, lei era Aveline, un elfo, e questa è la sua avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bilbo, Nuovo personaggio, Sauron, Thorin Scudodiquercia
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ormai era tutto pronto, aveva preparato uno zaino con tutto l’essenziale. Era il solito zaino logoro che si portava dietro ogni volta che doveva stare per qualche giorno nel bosco, dentro ci metteva solo il necessario: cambi d’abito, un po’ di vivande e qualche oggetto utile, nulla di eccessivo, non gli piaceva viaggiare pesante.

“Quindi hai deciso, parti!” Non era una domanda, ma un esclamazione fatta da Beorn, dietro di lei, che era comparso sull’uscio prendendola di sorpresa.

“Sembra proprio così” Si girò verso di lui sorridendogli allegra “Tornerò presto non temere” aggiunse poi volendolo tirare su di morale.

“Io so ma è comunque strano vederti partire con un gruppo di persone conosciute solo da qualche giorno” tirò un sospiro sconsolato.

“Lo so che è strano, ma sono sicurissima che non mi faranno alcun male. So di non essere fra le loro grazie ma son certa che sarò al sicuro con loro” Così dicendo pose il bagaglio ai piedi del letto di fianco alle scarpe che avrebbe indossato il giorno dopo.

“Sì so anche questo, Gandalf mi ha messo in guardia su tutto” si staccò dallo stipite “Ma permettimi almeno di essere in pensiero per te” la guardò in maniera dolce, era pur sempre la sua piccola Aveline.

“No che non te lo permetto, starò benissimo, non preoccuparti per me Beorn, sta tranquillo” Si avvicinò a lui lentamente e lo abbracciò forte, per quanto la sua stazza, in confronto a quella dell’uomo, potesse permetterle “So difendermi da sola” strofinò il volto contro il torace dell’altro cercando calore.

“Si ma vorrei almeno farti un dono, qualcosa che ti possa essere utile e che ti ricordi di me” E fu quando spostò le braccia in avanti che si accorse che le aveva tenute nascoste tutto il tempo dietro la schiena.

“Ma cosa?” Si staccò velocemente e davanti a lei si presentò uno scrigno in legno scuro, ben lavorato e cesellato, sopra recava uno stemma inciso nel legno: qualcosa di stilizzato e non ben definito, ma era molto elegante, sul davanti portava una serratura con una fessura molto piccola per una chiave che era già inserita nella toppa, quando le dita dell’uomo fecero leva sul coperchio per aprirlo, il contenuto di quell’elegante scatola fu mostrato agli occhi della giovane, che era ancora sotto shock per lo stupore.

Al suo interno c’erano due grandi pugnali gemelli con i manici neri decorati da un disegno raffigurante una ragnatela. Fra l’impugnatura e la lama stava una decorazione d’oro, che era presente anche nella parte alta del manico e che, in quel punto, recava una punta acuminata. Le lame erano incurvate verso l’interno e seghettate in alcuni punti, in modo da poter tranciare la carne più facilmente. Ma la cosa più particolare era una seconda lama che usciva dalla parte alta del manico e si estendeva fino alla fine di esso, comprendo tutta la zona dove sarebbe alloggiato il pollice. Intorno a questi due grandi pugnali c’è n’erano altri più piccoli, ad occhio e croce adatti per essere lanciati, e su ognuno di essi era incisa sopra una “A” elaborata.

“Avrei voluto darteli per il tuo compleanno, ma credo che adesso sia il momento più adatto” Sorrise verso quella che aveva preso a considerare come una figlia mentre si godeva la sua reazione.

Non si aspettava una cosa del genere, Beorn le aveva sempre rimproverato la sua passione per i pugnali, aveva paura che potesse farsi davvero male, ma ora davanti a lei c’erano davvero le più belle lame che potesse mai immaginarsi.

“Io… davvero… non so cosa dire” Alzò lo sguardo in altro per incontrare i suoi occhi, era emozionata e si poteva constatare dalle pupille dilatate e dalla bocca semiaperta.

“Non dire nulla e accetta questo mio dono” Spinse lo scrigno un po’ verso di lei per esortarla a prenderlo, e lei lo prese, con riverenza e paura mente accarezzava il metallo con gli occhi e con le dita.

“Sono bellissimi” chiuse leggermente la scatola di legno per paura che si rompesse “Beorn… davvero… grazie!” Aveva gli occhi lucidi, stava per piangere ma sul viso aveva un grosso sorriso.

“Non c’è bisogno che mi ringrazi, spero solo tu debba usarli il meno possibile” e le pose una mano fra i capelli scompigliandoli.

“Ti prometto che ne farò buon uso” gli assicurò con convinzione.

“Non ne dubito” E poi tirò fuori qualcosa da una tasca “E per esserne sicuri ti do anche questo” gli pose sopra lo scranno un libricino in pelle rossa, molto semplice, non aveva né disegni né nulla, era un semplice quadernino in pelle “Così potrai annotare tutto il tuo viaggio e potrai leggermelo quando tornerai”

“Oh Beorn, non dovevi… non so come ringraziarti” ora stava davvero piangendo di felicità, e nella sua gioia si era letteralmente gettata fra le braccia dell’altro.

“Così se qualcuno di loro oserà saltarti a dosso potrai conficcargli un pugnale fra le cosce” Aggiunse poi causando un leggero risolino nella ragazza.

 

Era passata qualche ora da quando Beorn era entrato nella sua camera e gli aveva portato quei fantastici doni, che ora si trovavano nello zaino con il resto della roba, e ora la ragazza non sapeva che fare, non riusciva a prender sonno, mille pensieri affioravano nella sua testa: non sapeva se sarebbe stata in grado di fare ciò per cui era stata assoldata, in oltre aveva paura di deludere le aspettative, già basse, dei nani. In fondo lei avrebbe solo dovuto accompagnarli attraverso l’enorme bosco che si estendeva a qualche giorno di cammino da casa di Beorn, ma aveva paura lo stesso, era insicura e per niente convinta delle sue capacità, ma voleva farlo, voleva davvero aiutarli, e non si sarebbe fatta abbattere da un po’ di insicurezza.

Non sapeva cosa fare, e non riusciva a prender sonno, così, dopo innumerevoli ripensamenti, decise di scendere al piano di sotto sperando di trovare Balin, così da poter parlare con lui dell’avventura che stavano per iniziare.

Scese le scale lentamente per non far rumore, non voleva svegliare gli ospiti, che già erano abbastanza scontrosi a causa della prossima partenza e della sua presenza nella compagnia.

Sceso l’ultimo scalino si accorse però che una luce proveniva dalla cucina, sentiva anche delle voci indistinte provenire da essa. Non ci pensò due volte e silenziosa come un gatto si diresse verso quella fonte di luce e si nascose dietro uno stipite della porta.

“Lei non verrà con noi!” Era un ordine autoritario e sapeva benissimo da chi proveniva “Non ho alcuna intenzione di fare da balia a una sciocca ragazzina, né tantomeno voglio una di quelle orribili creature nella mia compagnia” Si sporse un po’ per vedere la scena e per vedere chi erano gli interlocutori, e quasi scoppio a ridere: Thorin Scudodiquercia guardava con espressione irata e con i pugni stretti ai fianchi un, decisamente più alto, Gandalf che lo guardava con aria divertita mentre dietro di loro c’era Beorn che si tratteneva dallo scagliarsi contro il principe dei nani e Balin che sembrava indeciso se ridere o essere serio, in più un piccolo signor Baggins guardava la scena con preoccupazione non sapendo per chi patteggiare.

Nel complesso sembrava un gruppo di adulti che guardavano i capricci di un bambino che con i pugni serrati e lo sguardo truce voleva imporre la sua autorità.

Aveline riuscì a non ridere, ma la voglia di uscire dal suo nascondiglio e far tacere il nano, come la mattina prima, era tanta.

“Non essere sciocco Thorin, vedrai che ti sarà utile. Creature così belle sono rare di questi tempi” Gandalf non si toglieva mai quel suo sorriso da chi ne sa una più del diavolo e teneva testa ai capricci del nano.

“Possiamo andare avanti benissimo anche senza di lei, e cosa diamine collega la sua utilità con la sua bellezza?” E l’altro non demordeva, e inconsciamente si tendeva anche sulle punte per raggiungere la stessa altezza dello stregone, cosa che lo faceva rassomigliare sempre più ad un infante.

Aveline si ritrovò improvvisamente ad arrossire per le parole dello stregone, non riceveva complimenti del genere da molto tempo, anche perché da molto tempo viveva con Beorn senza aver mai incontrato anima viva.

“Oh andiamo Thorin non puoi negare che sia di una bellezza rara” Gandalf non demordeva e sembrava anche intenzionato a voler cambiare discorso.

“Invece sì che posso, non è per nulla di una bellezza rara, non ha la barba, non è forte, non è una combattente e probabilmente è anche un oca a cui interessa soltanto il suo aspetto. Ma questo non è comunque di alcuna utilità per il noi” E invece Thorin faceva di tutto per far tornare sulla retta via il discorso.

Per un attimo Aveline si immaginò con la barba, bassa, muscolosa e in mano una gigantesca spada, e per poco non si ficcò due dita in gola per vomitare. No decisamente non si vedeva proprio nei panni della nana.

“Su avanti, ragiona Thorin, forse potrebbe davvero esserci utile, mi sembra molto intelligente, non mi ha dato l’idea di una persona sprovveduta e in oltre una guida può farci comodo” Questo era Balin che cercava di far ragionare il suo compagno.

 “Ma tu da che parte stai?” un Thorin alquanto alterato si era girato verso l’altro nano fulminandolo con lo sguardo.

“E’ dalla parte della ragione Thorin, come lo siamo tutti. Non angustiarti, Aveline partirà con noi e sarà una guida perfetta per Bosco Atro, infine, esaurito il suo compito, tornerà da dove è venuta.” Gandalf si era intromesso, salvando il povero Balin che non sapeva cosa dire.

“Tanto qualsiasi discorso è inutile: quando la mia piccola Aveline si mette in testa qualcosa non c’è se o ma che tenga, farà quello che ha deciso e righerà per la sua strada” E si intromise anche Beorn che fin ora era rimasto in silenzio.

“Ecco, visto? Mettiti il cuore in pace amico mio, che domani si parte presto” lo stregone trovò man forte nelle parole del mutapelle e le usò a suo favore.

“Non lascerò che l’abbia vinta una ragazzina viziata” Ma Thorin Scudodiquercia era difficile da convincere.

La conversazione andò avanti ancora un altro po’, ma ormai l’elfo aveva smesso di ascoltarsi, si era fermata a un'unica parola pronunciata dal nano: viziata.

Lei non era viziata, lei semplicemente si dava degli obbiettivi e li seguiva fin in fondo senza lasciarsi fermare da nulla. Certo, forse qualche volta aveva assunto questo comportamento davanti ad un rifiuto di Beorn, e quest’ultimo gliel’aveva sempre lasciata vinta. Ma in fondo lei non aveva mai sbattuto i piedi per terra per avere qualcosa le era stato negato no?

Si! Lo aveva fatto, forse non aveva sbattuto i piedi, ma il suo comportamento si era rivelato del tutto infantile e solo ora Aveline se ne rendeva conto. Per tutta la sua vita aveva vissuto in una campana di vetro, prima di cadere letteralmente in questo mondo aveva sempre ragionato come la ‘Povera ragazza indifesa che aveva perso i genitori e a cui tutto era dovuto’, ed effettivamente aveva sempre avuto tutto. Poi quando era arrivata in questo strano universo aveva subito trovato qualcosa, anzi qualcuno, disposto ad accoglierla a braccia aperte e a donarle tutto quello di cui aveva bisogno.

Lei viveva in una campana di vetro praticamente da sempre, lei era la principessa rinchiusa nel castello che attendeva ancora che il suo principe azzurro la venisse a salvare, e nel frattempo non faceva niente se non compiacersi e piangersi addosso.

“Non questa volta” Sussurrò a bassissima voce, era più un pensiero uscito dalle sue labbra senza che il suo cervello lo comandasse, ma era un pensiero forte, era un obbiettivo che lei avrebbe raggiunto.

Questa volta non sarebbe stata lei la Mary Sue della situazione.

 

Il mattino seguente arrivò in fretta, i nani si alzarono tutti di buon ora e non vedevano l’ora di partire. Ma qualcuno si era svegliato ancor prima di loro. La colazione era pronta, e in tavolo c’era ogni ben di dio possibile su questa terra, ma del misterioso cuoco neanche l’ombra. Di sicuro non era stato lo hobbit, troppo pigro e ancora insonnolito per essere stato svegliato di soprassalto da Kili e Fili. Gandalf neanche, in molti pensavano che lo stregone fosse più bravo a dispensare consigli che a mettere sul fuoco qualcosa di commestibile. Rimanevano solo il mutapelle e la ragazzina che sarebbe presto partita con loro. Di conseguenza tutto ricadde sulla giovane, che però continuava a non essere presente, ma i nani non si dispiacquero tanto e iniziarono subito a ingurgitare tutto quello che gli capitava sotto tiro.

Ma qualcuno si stava domandando dove fosse finita quella malefica creatura, e sperava che non si facesse rivedere prima della loro partenza.

Purtroppo però questo desiderio non fu’ esaudito perché presto la porta della dimora scricchiolò, segno che qualcuno l’aveva aperta, e nella sala attigua alla cucina apparve il giovane elfo che sembrava completamente zuppa di sudore dalla radice dei capelli fino alle dita dei piedi.

“Buon giorno cara, felice di vederti sveglia e pimpante di prima mattina”, Gandalf l’accolse caldamente mentre gli altri nani non si degnarono nemmeno di augurarle una buona giornata “Forza, vieni a fare colazione con noi”, la invitò poi senza curarsi però delle condizioni in cui vigeva la ragazza che sembrava essere appena uscita da una vasca piena d’acqua, e di sicuro non emanava un buon odore.

“Non preoccuparti per me Gandalf, io ho già mangiato”, lo rassicuro lei per afferrare una semplice caraffa d’acqua per poi versarne il contenuto in un bicchiere e bere avidamente.

“Dove sei stata fin ora cara?”, chiese allora lo stregone mentre si serviva da mangiare dai giganteschi vassoi al centro del tavolo.

“A sellare i cavalli che ci condurranno fino agli inizi del Bosco Atro”, pose poi il bicchiere vicino ad altre stoviglie da lavare.

“Ora scusatemi ma ho altre faccende da sbrigare”, quasi scappò via per dirigersi nella sua stanza per rinfrescarsi e levarsi la puzza di sudore da dosso.

 

Subito dopo mangiato i nani si diressero all’esterno della casa accompagnati da Beorn che poi si era unito a loro. Lì trovarono i cavalli già sellati come era stato detto dalla giovane e lì promisero a Beorn che gli avrebbero rimandato gli animali indietro una volta arrivati al Bosco Atro. Dell’elfo nessuna traccia. Fu’ solo quando gli animali furono caricati completamente che la ragazza comparve e con se portava un grosso zaino.

“Scusatemi signori, ma dovevo dare le ultime avvertenze agli animali prima di partire, senza di me saranno loro a dover curare questo posto”, sorrise mentre legava lo zaino a un enorme cavallo bianco macchiato di marrone che sembrava conoscerla molto bene.

Ma quello che attirò davvero l’attenzione della compagnia fu’ l’abbigliamento che aveva indosso. Molti nani avevano azzardato, un po’ malignamente, che la loro accompagnatrice si sarebbe presentata con qualche vestito lungo e molto elegante o comunque non consono al viaggio. Quello che videro però era molto lontano dalle loro aspettative: Aveline indossava un paio di pantaloni aderenti in pelle bianca, molto simili a quelli usati in equitazione, ai piedi portava delle scarpe leggere, sempre in pelle, verdi, che sembravano essere molto comode per la corsa. Sul busto portava una camicia bianca stretta da un corsetto dello stesso colore delle scarpe legato da alcune fibbie in metallo, e per concludere il tutto sulle spalle portava un mantello munito di cappuccio sempre di colore verde.

“Non sei un po’ troppo elegante?”, Beorn alzò un sopracciglio alla sua vista e con un tocco di gelosia richiamò la sua pupilla.

“Erano gli unici vestiti adatti e poi io di solito vado così nel bosco. Te lo sei forse dimenticato amico mio?” sorrise verso di lui mentre con un agile scatto saliva in groppa al suo cavallo.

“In tal caso siamo pronti a partire”, Gandalf si trovava già su un altro destriero mentre tutti i nani e lo hobbit stavano montando dei pony.

“Ricordati di fare attenzione, nel bosco ci sono fin troppi pericoli sconosciuti persino a me”, Beorn in cuor suo era preoccupato e non l’avrebbe lasciata andare, era vero che la sua piccola Aveline aveva attraversato il bosco senza problemi, ma questa volta aveva uno strano presentimento.

“Non ti preoccupare. Starò bene!”, si piegò per dare un leggero bacio sulla guancia piena di peli dell’uomo “Tu non stare troppo in pena”, e tirò le redini per far muovere il cavallo verso quello dello stregone.

 

Il viaggio iniziò nel più totale silenzio, perché i nani cercarono di allontanarsi il più possibile dalla casa del mutapelle per distanziarsi dagli Orchi e dai Mannari, infatti fu’ solo a metà giornata che iniziarono di nuovo a cantare e ad essere più spensierati. Il viaggio durò quattro intere giornata, quattro giorni che Aveline impiegò a fare domande a Gandalf e a Bilbo e a conoscere i nani. Sempre in silenzio lei li osservava e ormai era quasi sicura di conoscere il carattere di tutti, in fondo prima di arrivare lì studiava psicologia e quindi era naturale per lei analizzare la mente delle persone.

Aveva capito che il più piccolo della compagnia dei nani era Ori, cercava sempre di essere al pari degli altri e quindi si mostrava più intrepido di quanto in realtà non fosse, ma in se aveva un animo pacato e Aveline se ne era accorta da quei rari momenti in cui scriveva su un quadernetto credendo di non essere visto dagli altri. Poi c’erano Kili e Fili, i due spacconi del gruppo, volevano sempre mettersi in mostra e cercavano sempre di portare le loro voci più in altro di quelle degli altri quando cantavano tutti insieme, erano a tratti molto simpatici ma a volte avevano un carattere alquanto immaturo. Seguiva Bofur, a quanto aveva capito era una persona molto gentile e allegra, la tipica persona che si prende subito in simpatia. Poi la sua concentrazione andò su Nori, il fratello di Ori e Dori, un nano fidato e sempre in ansia per suo fratello minore, Dori era pressappoco uguale al fratello. Oin e Gloin invece erano altri due fratelli, erano due nani apposto nonostante la loro diffidenza nei suoi confronti e avevano un insana bravura nell’accendere un fuoco. Bombur, oh il buon Bombur, lui era il più grosso di tutta la compagnia, adorava mangiare e bere ma non si tirava indietro nel combattere. Bifur era invece il nano più strano, aveva una strana ascia in testa e lei non aveva il coraggio di chiedere a nessuno perché fosse lì e perché nessuno l’avesse mai tolta, fatto sta che non parlava mai e se lo faceva non si capiva nulla di quello che diceva, o almeno lei non capiva, ma aveva appreso da Gandalf che Bifur riusciva a parlare solo l’antica lingua dei nani. In questa compagnia erano quasi tutti imparentati a quanto pare, forse è per questo che Thorin era riuscito a tirarsi dietro questo gruppetto, ma a quanto pare lui si fidava maggiormente di Balin, suo fido consigliere e un ottimo amico (spesso si era ritrovata a fare qualche chiacchiera con lui in segreto, ma avevano deciso di comune accordo che una volta entrati nel bosco avrebbero smesso di nascondere l’evidenza, a Balin non dispiaceva parlare con Aveline e lo stesso valeva al contrario) e Dwalin, suo miglior amico, nonché fratello minore di Balin. Dwalin era un nano grosso e muscoloso, gli era sconosciuto del perché quello strano segno sulla testa pelata. E per concludere vi era Thorin, il capo della compagnia e futuro re (speravano loro) sotto la montagna. Di lui Aveline non aveva capito assolutamente nulla, era impenetrabile. Per quanto ci avesse provato di lui non aveva compreso nemmeno la più evidente sfaccettatura del suo carattere, forse anche perché cercava di non stargli troppo vicino e per troppo tempo, aveva capito fin troppo bene che la sua presenza lo infastidiva in maniera eccessiva ed era persino arrivata a chiedersi se tagliandosi le orecchie lui avrebbe iniziato a stimarla di più.

Nei momenti in cui Gandalf era parecchio prolisso nel parlare però Aveline apprese alcune delle cose più strane: era venuta a conoscenza che Kili e Fili erano i nipoti di Thorin, figli della sorella di quest’ultimo, Dìs, e che Thorin stesso era il secondo nella sua dinastia a portare questo nome, in oltre scoprii che l’appellativo Scudodiquercia era dovuto alle sue battaglie e non era un cognome.

Quindi Thorin, Kili e Fili facevano parte di quella che doveva essere la dinastia di Durin, i lungobarba, ma non erano i soli: anche Oin, Gloin, Balin e Dwalin ne facevano parte, anche se parecchio alla lontana.

 

Quando finalmente arrivarono all’entrata del bosco oramai era chiaro a tutti che la parte peggiore del viaggio doveva ancora iniziare, a non avevano ancora idea di quello che sarebbe accaduto loro all’interno di quei folti rovi.

Attraversarono i primi arbusti e i primi alberi prima di accamparsi per la notte, fu’ in quel momento che i nani ricevettero la prima brutta notizia del loro fin troppo fortunato viaggio.

La compagnia iniziò a disperarsi perché avevano capito che Gandalf stava per lasciarli proprio sul limitare del Bosco Atro, provarono a convincerlo ma qualsiasi cosa che dissero non riuscì a fargli cambiare idea.
“Ne abbiamo già parlato quando siamo arrivati alla Carrock,” disse. “Discutere non serva a niente. Come vi ho detto, ho degli affari importanti da sbrigare giù a sud; e sono già in ritardo per aver perso tempo con voi. Potremmo ritrovarci prima che tutto sia finito, ma ovviamente potrebbe anche non succedere. Dipende dalla vostra fortuna, dal vostro coraggio e dal vostro buon senso. Mando con voi il signor Baggins e lady le Den George; vi ho già detto che sono più in gamba di quanto immaginate e tra non molto ve ne accorgerete da soli. Perciò coraggio, Bilbo, e non fare quella faccia triste. Coraggio, Aveline, credi in te stessa. Coraggio, Thorin e Compagnia! Questa è la vostra spedizione, dopo tutto. Pensate al tesoro che troverete, e dimenticate la foresta e il drago, almeno fino a domattina!”

Quando il domattina arrivò Gandalf ripeté le stesse cose, così che non restava che riempire gli otri in una sorgente lì vicino e distribuire il carico equamente. Anche il signor Baggins e Aveline ricevettero la loro parte e la compagnia si stupì della facilità con cui la ragazza si issò in spalla il suo carico e contemporaneamente portasse con se anche il suo zaino. Di certo non possedeva tutti quei muscoli, ma lavorando a casa di Beorn si era abituata a portare carichi pesanti, certo non pesanti quanto quelli che stava caricando in quel momento, ma non volle mostrarsi debole al resto della compagnia, quindi strinse i denti e finse di non aver alcun problema.

“Allora Addio”, iniziò a dire Gandalf e i suoi saluti durarono ancora qualche minuto, ovviamente lo Hobbit cercò di lamentarsi, ma fu’ tutto inutile, non c’era altra via per arrivare dall’altra parte, o almeno nessun altra via sicura.

Quando lo stregone si allontanò Aveline vide Bilbo fissare qualcosa fra le fronde degli alberi e rabbrividire all’improvviso. Sorrise inconsciamente verso quella piccola creatura perché non era stata l’unica ad aver notato quell’ombra nera che li aveva seguiti fino a quel punto. Lei sapeva che lo avrebbe fatto, era sempre stato prevedibile per lei, anche questa sua mosse si era aspettata e non poté fare a meno di avvicinarsi alla creaturina e tranquillizzarla.

“Non si preoccupi signor Baggins, non ci farà alcun male!”, e dopo aver buttato uno sguardo fra gli alberi si allontano piano con Bilbo davanti a se.

 

Iniziarono così il loro viaggio all’interno di Bosco Atro. Camminavano tutti in fila indiana, e man mano che penetravano nella vegetazione tutto intorno a loro diventava sempre più oscuro. Il signor Baggins si girò varie volte indietro per osservare l’arco di rami che faceva da entrata a quel tetro luogo, e lo vide sempre più piccolo ogni passo che faceva. Era inutile cercare di vedere oltre qualche metro da se, la stessa Aveline, che aveva per natura la vista più acuta di tutti in quella compagnia, dovette metterci qualche minuto per abituarsi all’oscurità. La luce era quasi inesistente in quel luogo, se non per qualche piccolo raggio di luce che riusciva a passare attraverso i varchi lasciati dai folti rami.

Le notti erano molto fredde, ma ben presto persero la concezione di giorno e di notte in mezzo a tutta quell’oscurità. Provarono anche ad accendere qualche fuoco, ma Aveline lo aveva sempre sconsigliato.

“Non farete altro che attirare le creature che abitano questo luogo”, erano sempre queste le sue parole, ed effettivamente ogni volta che ci provavano sembrava che una marea di occhietti rossi iniziassero a fissarli con insistenza e i nani erano obbligati a spegnere le fiamme prima di attirare troppa attenzione su di loro.

La compagnia era stanca già dopo qualche giorno, non ne vedevano la fine, e l’avere una guida con loro non li rendeva più tranquilli.

Aveline sapeva che non erano nemmeno a metà strada, per questo non provava nemmeno a consolarli, sarebbe stato inutile perché davanti a loro la strada era davvero molta e le provviste scomparivano ogni giorno più velocemente.

“Sono stanco di questo posto”, Kili a parlare un giorno esprimendo i pensieri di tutta la compagnia.
“Hai ragione fratello, qui è tutto così triste e cupo”, gli diede man forte Fili, ma non l’unico, tutta la compagnia annui alle parole del nano biondo, e sembravano davvero giù di morale.

L’elfo li aveva lasciati leggermente indietro per osservare la strada avanti, non era la prima volta che lo faceva, sulle prime avevano pensato fosse un trucco per farli perdere nel bosco, ma lei era sempre tornata indietro, e non sempre con buone notizie, aveva sempre riportato tutto ciò che aveva visto ed era quasi sempre riuscita a trovare una strada alternativa o una più sicura. Si vedeva che sapeva quello che faceva, e i nani non volevano ammetterlo ma ben presto si ritrovarono ad affidarsi ciecamente a lei e a fidarsi di lei, perché sapeva come muoversi e le sue parole infondevano coraggio in tutti loro, in tutti tranne che in Thorin che più la guardava e più la odiava e la riteneva inutile e a nulla valevano le parole di Balin.
“Perché non rallegriamo un po’ la situazione che ne dite?”, Il più giovane dei nipoti di Thorin aveva giù cacciato fuori qualcosa dal suo fagotto e ben presto fu’ seguito da tutta la compagnia che iniziarono a tirar fuori i loro strumenti e ad intonare melodie che dessero loro coraggio e forza per andare avanti.

Proseguirono con le loro melodie per un bel po’ prima che una voce sovrastasse la loro musica.
“Cosa diamine state facendo stupidi idioti?”, era una voce femminile, una voce che avevano imparato a riconoscere e ad attendere in quei giorni, ma non avevano imparato a sentirla rivolgersi a loro con tali epiteti e con tale maleducazione. Erano invece abituati alle sue continue parole gentili, non l’avevano mai vista alterarsi, neanche quando le si rivolgevano con epiteti acri.

“Come osi rivolgerti a noi in questo modo donna?”, era Thorin che era scattato, non poteva di certo farsi trattare in quel modo da un elfo, donna per di più.

In compenso la musica si era fermata e ora tutti erano in silenzio ad osservare, per quel che potevano, la scena che si presentava dinnanzi a loro.

“Silenzio!”, fu’ l’ordine che diede invece lei senza calcolare minimamente le parole del nano.

“Mi hai sentito stupida m…”, ma venne interrotto da una mano allungata di fronte al suo viso e da un veloce sibillo fatto con la bocca dalla ragazza che gli intimava ancora il silenzio.

Thorin avrebbe voluto ribattere ancora, ma si accorse che tutto intorno a loro un rumore, molto simile al ticchettare di un ramo su un vetro, li circondava.

Cos-cos’è questo rumore?”, fu’il piccolo Ori a riuscire a parlare e a domandare la cosa che più premeva nei cuori di nani e hobbit.

“Preparatevi a scappare”, fu’ la veloce risposta dell’elfo che attese ancora qualche secondo prima di rispondere “Ragni!”, e così dicendo scatto verso una direzione precisa, prendendo prima però lo Hobbit sotto braccio come un sacco di patate dato che sapeva che non sarebbe stato in grado di tenere il passo.

Lei non solo era la più esperta fra quei boschi, ma era anche la più veloce, aveva indossato quelle scarpe apposta, sapeva di poter correre a lungo e molto veloce, tanto da seminare i nani in nulla, ma con l’enorme carico che stava trasportando più il signor Baggins con il suo non era in grado di correre ad una velocità del genere, quindi dovette accontentarsi di correre alla stessa velocità dei nani.

Non aveva mai dato tanto peso alla sua velocità, ma un giorno Beorn gli aveva spiegato che grande velocità, enorme agilità e una vista più potente del normale erano caratteristiche tipiche degli elfi, la sua razza, e che quindi non aveva ottenuto nessuna sorte di super potere, erano solo caratteristiche innate.

Corsero per parecchie miglia, Aveline fu’ costretta molto spesso a virare bruscamente perché riusciva a vedere i ragni cingerli in una morsa mortale. Dopo la prima volta che li aveva incontrati, aveva imparato ad evitarli e a scappare da loro, erano creature molto furbe, ma di solito si tenevano alla larga da alcune zone precise perché erano di dominio degli elfi.

E lei corse, corse per arrivare ad una di queste zone, e ogni tanto si girava per assicurarsi che tutti i nani la stessero seguendo. Purtroppo il signor Baggins non era molto felice di essere trasportato come un sacco di patate, e non manco di farlo notare nei giorni successivi, ma in quel momento la paura aveva preso possesso di lui e gli impediva di ragionare.

“La prossima volta che avete intenzione di fare qualcosa ti stupido, avvertitemi prima”, borbottò lei mentre correvano disperati ed erano costretti a prendere un'altra deviazione “stupidi nani incoscienti”.

“Sta zitta e corri ragazza, ci farai dopo la paternale”, questo invece era Dwalin che gli rispondeva e che stava iniziando ad avere il fiatone.

“E’ chiusa anche questa via”, dovette virare ancora e ancora, fin quando con grande sorpresa dei nani non cambiò completamente la sua direzione per tornare bruscamente indietro.

“Cosa stai combinando? Così ci porti dritti da loro stupida”, il commento di un altro nano che però Aveline non si diede la briga di identificare perché troppo concentrata sulla strada.

“Per tagliarci la strada hanno lasciato la strada alle nostre spalle scoperta, ed è la via più breve per dove voglio arrivare”, e infatti corsero anche qualche metro prima di fermarsi.

 

Arrivarono in una radura molto ampia, ma comunque coperta dai rovi degli alberi. In questo luogo la ragazza si fermò improvvisamente per l’enorme sollievo dei nani che si scaraventarono per terra cercando di riprendere fiato.

Aveline invece del tutto soddisfatta del suo lavoro esplose di felicità alzando un piede una roccia abbastanza alta  e inveendo contro le orrende creature che li stavano inseguendo in quella posa che per lei doveva essere vittoriosa.

“Così imparate a mettervi contro di me stupide creature, non avete abbastanza cervello per competere con me e ora baciate le mie elfiche chiappe”, forse si lasciò andare un po’ troppo perché tutti gli occhi dei suoi compagni furono rivolti verso di lei di scatto e la fissavano con un espressione vuota.

“Forse è il caso che proseguiamo”, si schiarì leggermente la voce come se niente fosse quando si rese conto di quello che aveva appena detto e senza calcolare la stanchezza dei nani continuò il suo cammino giurando di aver sentito sussurrare da Kili o da Fili qualcosa che rassomigliava molto a un: “Posso sposarla?”

 

 

 

Dodecaedro dell’autore!

Ok, sì lo so che non aggiorno dai tempi immemori, ma comprendetemi ç_ç ho dovuto passare la maturità e finire le scuole superiori, non ci avevo proprio la testa di scrivere, ç_ç ora spero di riuscire ad aggiornare con più frequenza, in oltre ho qualche dubbio su questo capitolo.

Avrei voluto un consiglio esterno, ma non avendo un Beta, e dovendo quindi betare tutto da me non ho potuto avere consigli da una altra persona, quindi sono ben accetti consigli e considerazioni ^^, spero che però vi possa piacere anche così. Mi scuso immensamente con chi ha letto e recensito la mia storia per il ritardo... ma davvero non ho potuto fare altro ^^ se mai dovrò fare un altra pausa lunga vi avvertirò per tempo, promesso ^^.

 

Vorrei in oltre porre l’attenzione su una piccola News: Anche il dark dream è approdato su facebook (intendo lo scrittore xD) e quindi ho creato un account apposito per informarvi sui vari aggiornamento o se volete semplicemente entrare in contatto con me, se vi fa piacere aggiungetemi ^^

https://www.facebook.com/darkdream.efp

 

Per il resto ci vedremo prossimamente su questi schermi u.u

 

 

 

 

 



   
 
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