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Autore: Volleydork    08/08/2013    3 recensioni
Avevo sempre cercato di avere tre certezze nella vita, tutte irrimediabilmente distrutte.
La prima era che le fette di pane imburrato cadono, sui vestiti, dalla parte del burro. Abigail mi aveva dimostrato il contrario. Forse aveva a che fare con l'essere figlia della dea dell'amore.
La seconda era che nessuno dormiva con tanto gusto con quanto lo facevano i gatti. Tristan si era dato da fare a disilludermi anche su questo, addormentandosi sotto i miei occhi durante una lezione di traduzione.
La terza era che non c'erano altri campi per semidei oltre al mio. Ma, stando alle parole di Elliott, mio padre e compagnia non erano gli unici a essersi impegnati sotto questo aspetto.
Perché, va bene tutto, va bene che arriva la fine del mondo e tutto il resto, ma preferirei che non dovessimo chiedere aiuto a quei fricchettoni degli dei greci...
Ah, scusate! Non mi sono presentata: io sono Selina Potter, figlia di Odino.
***
E io non ho ancora finito di ammorbarvi con le mie long su Percy Jackson.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia resa dei conti (o di quando Fenrir perse parte della coda)
 
 
 
Non avrei voluto lasciare i miei compagni sul campo di battaglia senza avvertirli, ma sapevo che avrebbero cercato di fermarmi o di venire con me. E avevo il presentimento che Fenrir volesse farla finita con la mia famiglia partendo da me. Non si era presentato in battaglia, non ancora quanto meno, e in quella battaglia lui e mio padre avrebbero dovuto affrontarsi in un duello mortale. Quando si passava alla guerra, la mia ottusità scemava un po' e diventavo abbastanza lucida.
Avrai tempo di giocare con questa bambina.”
L'aveva detto pure Vili, o Ve. Avevo avuto l'impressione di vederli affrontare Heimdall. Loki non l'avevo individuato, ma ciò significava che probabilmente non era neanche dalla parte del nemico. Non si era mai sicuri con Loki.
Facendomi strada tra i rami trovai uno spiazzo nella foresta. Conoscevo abbastanza bene quel luogo da ritrovarlo senza troppa difficoltà. Era un po' vicino a Campo Nord, ma in quel momento era quasi vuoto: Elliott aveva portato i volontari a combattere ad Asgard insieme agli dei, e di volontari ce n'erano stati parecchi. Chi per patriottismo, chi per dimostrare il proprio valore, chi per senso di giustizia... Poi c'erano quelli che andavano semplicemente perché ci andavano gli altri, e non volevano fare la figura dei codardi; questi li ritenevo i più stupidi di tutti. Se in battaglia non hai un motivo per combattere, o diserti o sei il primo a farti ammazzare. Ovviamente i meno esperti e i ragazzini troppo piccoli erano strati lasciati al campo in compagnia di alcuni responsabili.
Mi sedetti a terra e presi tre sassi. Sul primo disegnai la runa chiamata àss, la runa della saggezza, perché mi desse la saggezza di Odino e creasse forza dall'esperienza. E di esperienze ne avevo fatte parecchie negli ultimi tempi. Sul secondo sasso disegnai naudh, la runa della prova, perché mi desse la resistenza necessaria in tempi difficili e mi aiutasse a non arrendermi. E sull'ultimo sasso disegnai Tyr, la runa della vittoria, che da la vittoria attraverso il sacrificio. Questa rappresentava la giustizia e l'onore. La disegnai pensando a Luna e a quelli che erano, molto probabilmente, già morti e quelli che sarebbero morti. Dopodiché presi i tre sassi e li nascosi in un cespuglio. Se avessero avuto qualche effetto, l'avrei sentito solo nel momento in cui avrei avuto bisogno della saggezza, della resistenza e della vittoria.
Infine presi un ultimo sasso e vi disegnai sopra la runa della tempesta, hail, che rende visibile il nemico; mi serviva a farmi trovare da Fenrir.
Mi sedetti di fronte al sasso e attesi.
Non dovetti aspettare molto: qualche fruscio di foglie sempre più vicino, poi finalmente Fenrir venne allo scoperto. Il pelo grigio era sporco, arruffato, un orecchio era in parte strappato e le lunghe zanne erano giallastre e sporche. E, come se non bastasse aveva le dimensioni di un cavallo. Nel complesso non era l'aspetto di un simpatico cucciolo che ti porteresti a casa.
Ciao, figlia di Odino.” Non aveva voce, tutto quello che sentivo era un ringhio prolungato nella mia testa che il mio cervello traduceva quasi istantaneamente.
Fenrir.”
Carino il posto che hai scelto. Ci siamo già stati, ricordi?” Mosse la testa da una parte all'altra, guardandosi in giro.
Ricordo bene, Fenrir.” Non potevo mica dimenticarlo. Immagini come il sangue di tua madre che bagna il terreno tendono ad incollarsi nella tua testa. “Perché hai deciso di affrontarmi da sola?”
Fenrir fece un gesto che interpretai come una scrollata di spalle.
Voglio avere la strada spianata per quando ucciderò tuo padre. Qui almeno lui non potrà sbucare fuori all'improvviso. Tu, per quanto insignificante, potresti darmi fastidio.”
Annuii. “Capisco.”
Era una strana sensazione, come quella di due amici che si incontrano dopo tanto tempo e, una volta finite le domande consuete, non sanno come portare avanti la conversazione. Con la sola differenza che noi ci eravamo rivisti per cercare di ammazzarci a vicenda. Posai nervosamente la mano sull'impugnatura dell'ascia.
La finiamo?”
Lui non rispose; mi ero aspettata qualcosa del genere. Alzai di scatto l'ascia in gesto di difesa e saltai di lato mentre Fenrir mi saltava addosso con le fauci spalancate. Lo sentii atterrare alle mie spalle. Mi girai, il cuore a mille. Sentivo un brivido lungo la schiena: cos'era? Adrenalina? Desiderio di combattere? Ah, già: terrore.
Non vincerai nessuna battaglia, evitando il nemico,” mi provocò Fenrir. Purtroppo per lui, ero troppo tesa e agitata per rispondere alle provocazioni. Non a parole, quanto meno.
Corsi verso di lui, l'ascia sollevata sopra la testa e il lupo si mise in posizione di attacco. Puntavo tutto sulla mia resistenza e sullo sfinirlo a forza di piccole ferite e finte. Quando fui abbastanza vicina da sferrare un attacco, abbassai l'arma, ma invece di tentare di colpire il muso, come avevo dato l'impressione fosse la mia intenzione, mirai alla zampa per azzopparlo. Fenrir se ne accorse e fu lesto a spostarsi.
Anche tu sei veloce a scansarti,” dissi indietreggiando. Il lupo ringhiò.
Il muso schizzò ancora una volta in avanti. Sarà stato grande e grosso e con delle zanne da far impallidire un grizzly, ma almeno avevo il vantaggio di avere due mani per reggere più di un arma e di avere maggior mobilità con le braccia che lui con il muso. Schivai le fauci una volta, due volte. Alla terza mi afferrò tra i denti un lembo della maglia e la lacerò, ma non mi ferì.
Già stanca?”
Anche stavolta non risposi, ma non per tensione: avevo capito che rispondere alle provocazioni non mi avrebbe aiutato, l'avrebbe solo divertito di più. Senza dire niente indietreggiai velocemente il terrore dipinto in faccia. Questo sembrò gasarlo, e balzò in avanti per raggiungermi. Non aveva capito che stavo simulando, né che era un modo per strisciargli alle spalle. Appena staccò le zampe da terra, smisi di indietreggiare e raggiunsi gli arti posteriori. Non fece in tempo a rimettersi bene in equilibrio dopo il salto, che abbassai l'ascia, mozzandogli di netto la punta della coda. Fenrir, consapevole della vicinanza di Campo Nord, trattenne un ululato di dolore e si girò verso di me, gli occhi iniettati di sangue.
Questa volta la fuga fu reale e non dovetti simulare alcuna espressione impaurita. Arretrai e tentai di difendermi nello stesso tempo, ma andai a inciampare su una radice. Contemporaneamente, Fenrir mi colpì con una zampata, facendomi volare via dalle mani l'ascia. Disarmata, continuai a strisciare all'indietro. Nella fuga andai a finire nel cespuglio in cui avevo nascosto i miei tre sassi. Afferrai quello con su disegnata la runa della saggezza e lo scagliai verso il lupo. Lo mancai, ma almeno riuscii a distrarlo un attimo per rimettermi in piedi e recuperare gli altri due sassi.
Difendersi da uno dei più pericolosi mostri mitologici a sassate. Epico.
Con il sasso della runa di Tyr, lo colpii su un occhio. Fenrir, irritato, sferrò un colpo alla cieca che non riuscii a schivare. Gli artigli mi aprirono una grossa ferita sul ventre. Mi piegai in due, la vista offuscata dal dolore, un braccio stretto attorno alla vita. Con l'altro mi trascinai dentro un cespuglio, mentre Fenrir era ancora mezzo accecato e stordito dal colpo. Le forze mi mancavano già prima della ferita, adesso mi sentivo svenire. Non avevo il coraggio di guardare il braccio che sentivo bagnato e viscido di sangue. Ma, peggio di tutto, sentivo che stavo per rinunciare.
Fu allora che sentii per la seconda volta il potere delle rune che avevo disegnato. Con uno sforzo mi alzai in piedi, recuperai l'ascia e tornai allo scoperto. Tanto era questione di secondi e Fenrir mi avrebbe ritrovata. Lo vidi chiaramente sogghignare mentre venivo verso di lui, sfinita, ferita e insanguinata.
Sarà un piacere raccontare a Odino di come ti ho sventrata,” ringhiò.
Per un attimo mi girò la testa. “Ancora pochi minuti – pensai – ancora pochi minuti, il tempo di ucciderlo e poi posso morire.”
Avanzai con tutta la decisione possibile con un taglio sul ventre, ma il lupo fermò la mia avanzata azzannando l'aria a pochi centimetri dal mio viso. Barcollai, e ci mancò poco che ricadessi all'indietro. Fenrir ripeté il gesto di prima.
Sta giocando!” mi resi conto. MI sentii furiosa. “Non è giusto, non posso finire come il pupazzo di un mostro. Non dopo quello che ho fatto! Ho recuperato l'anima di Balder con Nico, ho salvato i miei amici, ho dimostrato che Loki è innocente... Non posso morire così dopo che Luna ha dato la mia vita per me!”
Con queste parole nella testa, afferrai l'ascia con due mani e la scagliai con tutta la forza che mi era rimasta verso Fenrir mentre questo si avvicinava per finirmi. Colto alla sprovvista, non si spostò: l'ascia lo colpì in pieno, in mezzo alla fronte. Stramazzò al suolo senza un lamento.
A quel punto caddi anch'io a terra sfinita. Sentivo le palpebre pesanti.
Non chiudere gli occhi,” mi dissi. Sapevo cosa sarebbe successo.
Resistetti qualche minuto, poi tutto divenne buio.
 
Quando riaprii gli occhi, mi si parò davanti un paesaggio idilliaco. Prati verdi, boschi di abeti e betulle, un ruscello di acqua limpida. Il cielo era azzurro intenso, libero da nuvole, e nonostante il sole, c'era un'aria fresca che spirava tra gli alberi. Occasionalmente questa immagine spariva, si oscurava mentre nelle mie orecchie risuonava il rumore di una pulsazione. Mi guardai le mani e mi spaventai vedendole quasi trasparenti.
Cominciai a notare qualche figura nel prato. Sembravano familiari. Una di queste, vedendomi, mi venne incontro.
Selina?”
Riconobbi i capelli biondo oro.
Sarah?”
La figlia di Frigg annuì. “Non sono durata molto in battaglia. Ma tu non dovresti essere qui.”
Ah no?”
Altra pulsazione, altro momento di buio.
Sarah scosse la testa. “Troppo presto. Non è così che va a finire per te.”
Venimmo interrotte dall'avvicinarsi di un'altra figura: era Alexander, il rappresentante della casa di Hel. Pardon, l'ex rappresentante.
Questo è il Valhalla?” chiesi, sentendomi stupida mentre facevo la domanda.
Sì, è questo,” rispose Alex.
Altra pulsazione.
Li guardai, e scorsi in lontananza la figura di Joseph, figlio di Thor.
Non vorrei che foste morti,” mormorai.
Poteva andare peggio. Solo che sono triste per mio padre,” rispose Sarah in tono malinconico.
Altra pulsazione. Si stavano facendo più frequenti. Questa volta il buio durò più a lungo, e mi sembrò di sentire dei rumori. Qualcuno che chiamava il mio nome.
Ma adesso devi smettere di parlarci,” continuò la figlia di Frigg.
Uh?” borbottai confusa.
Ignoraci. Stiamo ostacolando il tuo ritorno. Guardati le mani.”
Il mio copro, che si era fatto via via più definito, aveva ricominciato a svanire.
Cosa succede?!”
Selina”
Mi schiacciai le tempie. “Qualcuno mi chiama.”
E tu rispondi.”
Selina”
Come?” insistetti.
Di nuovo la vista svanì. Le pulsazioni si fecero più lunghe, più forti, più intense.
Selina!”
Chiudi gli occhi.”
Selina!”
 
Buio. Caldo. Dolore. Coperte.
Aprii gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
Angolo autrice:
 
Fresca di vacanze e nuove conoscenze, torno per fare la sborona che conosce il significato delle rune e mi trovo una scusa per dimostrarlo. Scherzi a parte, sono contenta di riuscire ad aggiornare in tempi decenti, a differenza del capitolo scorso.
Mentre scrivevo, mi sono resa conto che quasi un anno esatto fa ho iniziato a scrivere questa storia, proprio al mare dove sono ora. Ho perso il conto di quante volte ho riscritto il primo capitolo e di quante volte ho ricreato i personaggi, principalmente Selina e Tristan. Mi viene un po' di malinconia, anche perché questo è il penultimo capitolo, sempre che il prossimo non diventi troppo lungo da dover essere spezzato in due parti.
Comunque vi faccio sapere che le recensioni sono sempre ben accette :)
  
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