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Autore: ChiiCat92    08/08/2013    1 recensioni
"- Bene Sora, hai appena ottenuto un buono per una cerimonia di benvenuto offerta dalla Vanitas Incorporated. - Riku e il biondo ridacchiarono sommessamente, scuotendo la testa - In realtà, dovrei essere io a ringraziarti, sai? Mi stavo annoiando, e sono mesi che non vediamo una matricola. Sembra che il destino ti abbia voluto portare da me. - Vanitas poggiò le mani sulle spalle di Sora, e si abbassò un poco, in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello - Nessuno ti ha accolto nel giusto modo, vero? -" dal cap. 1
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è la prima FF che scrivo su KH, volevo un po' sperimentare!
mi sono chiesta cosa succederebbe se i personaggi di KH fossero studenti di un istituto prestigioso...e questo è il risultato!
Il raiting in alcuni capitoli oscilla verso l'arancione con sfumature di rosso, cercherò di avvertire prima nel qual caso dovesse succedere.
probabilmente la pubblicazione sarà settimanale, il giovedì :3
leggete e, se vi va, lasciatemi un commento!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Piccola prefazione:
All'interno del capitolo troverete alcune parole accompagnate da un asterisco; sono parole di cui, durante la storia, non si spiega il signifcato, per cui basta scorrere alla fine della pagina e troverete una piccola leggenda con la traduzione e la spiegazione.


4

Keep Going On

 

Anche Marluxia, alla fine della lezione, diede un foglio con un lungo elenco di libri extra da studiare a Sora.

Dopo la terza ora, vi era la ricreazione, ma gli studenti cominciarono a schiamazzare solo quando il professore ebbe lasciato l'aula, non un minuto prima.

Sora si accasciò sul banco.

Ora più che mai desiderava essere morto.

Morto, e possibilmente seppellito lontano da quella scuola.

Non si era mai sentito così umiliato nella sua vita, e sapeva che ancora il peggio doveva arrivare.

L'ora successiva sarebbe stata di matematica o fisica (a discrezione dell'insegnante), poi ci sarebbero state due lunghissime ore di letteratura.

Di quale letteratura, non era specificato, ma a quel punto Sora non si sarebbe sorpreso nell'apprendere che avrebbe dovuto conoscere ogni scrittore di ogni letteratura del mondo.

Già sognava la montagna di libri su cui si sarebbe dovuto perdere a studiare quel pomeriggio.

- Non ti abbattere. - voltò la testa in direzione della voce di Kairi, dolce e melodiosa - Sai come chiamiamo il professor Marluxia? Il “Leggiadro Sicario”, perché ci ammazza tutti con i suoi voti, ma lo fa sempre in modo elegante. -

Questo riuscì a strappare un sorriso a Sora, anche se non si sentiva per niente sollevato.

- E come chiamate il professore di matematica? -

- Mmm non so se vuoi saperlo. -

- No, ti prego, dimmelo. Ormai sono preparato al peggio. -

Visto il tono sconfitto che aveva assunto, Kairi gli poggiò una mano sulla schiena, carezzandola un poco per cercare di dargli conforto.

La sua piccola mano fresca gli fece venire i brividi. Desiderò che lei prolungasse il contatto, che rimanesse così per sempre, ma lei si allontanò subito, quasi avesse intercettato i suoi pensieri.

- È meglio che tu non lo sappia. -

Disse solo, con una risatina.

- È davvero così terribile? -

Lei alzò gli occhi al cielo, come se cercasse la risposta sul soffitto.

- No, non tanto se non sei una donna. È peggio la sua tirocinante, in ogni caso. -

- Ah, pure la tirocinante? -

Per Sora voleva dire essere tartassato due volte per la stessa materia. Per Kairi invece fu solo fonte di divertimento, visto che cominciò a ridere.

Aveva una risata cristallina, e spontanea, che contagiò anche lui; e il nero baratro di disperazione in cui era caduto venne illuminato da uno sprazzo di luce.

- Sì, pure! Però il prof è meno duro nei voti...diciamo che lascia fare alle carte. -

- Alle carte? -

La domanda di Sora rimase senza risposta, perché Yuffie afferrò Kairi per un braccio, dicendo che mancava poco alla fine della ricreazione e che aveva bisogno di andarsi a prendere una bibita al distributore.

La ragazza non ebbe neanche il tempo di invitarlo ad andare con loro, visto che Yuffie la tirò via interrompendo malamente la loro conversazione.

Sora capì di non essere molto simpatico a Yuffie.

La sua classe era abbastanza omogenea, nell'ignorarlo e nel guardarlo dall'alto in basso.

L'unica che gli aveva rivolto più di una parola, più di una parola che fosse gentile, era stata Kairi.

Erano in venti, divisi perfettamente tra dieci maschi e dieci femmine.

Lui si chiese se non fosse una scelta voluta dal Superiore nel momento in cui aveva formato le classi: sembrava troppo per essere un caso.

Roxas era l'unico del magnifico trio ad essere in classe con lui. Cosa che ebbe il potere di sollevarlo un po' di morale: non avrebbe sopportato l'idea di ritrovarsi seduto accanto a Vanitas.

Tutto sommato, Roxas poteva anche andargli bene, soprattutto perché gli ricordava il volto tranquillo e gentile di Ventus.

Se soprassedeva all'atteggiamento volutamente aggressivo nei suoi confronti, alle continue frecciatine che gli lanciava con lo sguardo, e che da quando aveva avuto la sfortuna di essere seduto nel banco accanto al suo lui non aveva fatto altro che tempestarlo di palline di carta quando i professori erano girati, andava tutto bene.

Non imparò nessun nuovo nome, né provò ad attaccare bottone.

Tutti quanti sembravano troppo impegnati a stare tra loro.

Solo Roxas si divertiva a ronzargli intorno.

Forse perché senza Vanitas e Riku, era solo quanto lo era lui.

La classe si era svuotata (tutti in giro per i corridoi a cercare vecchi amici dopo un'estate passata lontani, o ad andare alla caffetteria del scuola per uno snack veloce e una bibita), e Sora era rimasto da solo. Con Roxas.

- Ma non hai niente di meglio da fare, tu? -

Lo apostrofò.

Stava veramente provando ad ignorarlo. Ma era così fastidioso che era difficile.

Sembrava uno di quegli insetti che non riesci mai a vedere, e che continuano a ronzarti vicino alle orecchie mentre provi ad addormentarti.

- In realtà, no. Per oggi sei tu il mio “meglio da fare”. -

- Divertente. -

Commentò Sora, sfilandosi dai capelli l'ennesima pallina di carta.

Roxas rise come un bambino.

Almeno non cercava di affogarlo nel water del bagno degli uomini. Era già un punto in più a suo favore, rispetto a Vanitas.

- Sora? -

I due alzarono la testa di scatto.

Il bruno fu abbastanza contento di quella apparizione improvvisa da saltare in piedi e correre alla porta.

- Ventus! -

L'avrebbe abbracciato di slancio, se non si fosse ricordato alla fine che in fondo era un estraneo, e che non era molto educato saltare al collo di un estraneo.

- Ciao fratellino. -

Fece Roxas, con fare stizzoso.

Adesso che li aveva entrambi davanti, Sora notò anche la differenza di tonalità delle loro voci.

Prima non avrebbe potuto farci caso.

- Ciao a te, coso. Bhè, sono venuto a farti una visitina, Sora. -

Sorrise Ventus. La voglia di abbracciarlo raggiunse livelli massimi dentro Sora.

- Vieni a fare visita a lui e non a me che sono tuo fratello? Che mondo crudele è quello in cui viviamo! -

Roxas fece finta di piangere, in modo melodrammatico. Si tenne il petto come se il dolore gli facesse male al cuore, e si esibì in una ridicola espressione.

- Risparmiati le scenate. -

Sbottò Ventus, per tutta risposta.

Roxas gli rivolse una smorfia.

- Me ne vado, così lascio voi piccioncini da soli. -

- Nessuno ti ferma. -

E per sottolinearlo, Ventus si tolse dalla porta e lo invitò ad uscire con un gesto delle braccia.

Il fratello non lo guardò neanche in faccia, uscendo.

- Non andate molto d'accordo voi due, eh? -

Chiese Sora, che non si era perso lo sguardo malinconico di Ventus.

Il biondo sospirò.

- Un tempo, sì. Poi è cambiato, e l'ho perso. -

Sora avrebbe voluto chiedergli di più, ma non era il caso: parlarne lo rattristava, a tal punto da rendere anche lui triste.

E per qualche strana ragione, Sora non voleva vederlo così.

La sua tristezza lo contagiava come una malattia, e gli faceva sentire il bisogno crescente di renderlo di nuovo felice.

- Oggi ho preso il mio primo 2. Conosci il professor Marluxia? È un uomo, vero? -

Il tentativo di Sora fece sorridere Ventus.

- Un 2? Ma non è neanche finito il primo giorno! - scosse la testa - Sei un caso perso. - stavolta rise, e Sora si sentì sollevare da terra - Sì, lo conosco. È un uomo, ma girano voci sul fatto che prima fosse una donna. - anche il bruno si unì alla risata - Comunque, se hai problemi a studiare, posso darti i miei quaderni di appunti. Qualcosa di utile la troverai di certo. -

- Oggi mi hai salvato la vita due volte. -

- Ecchesaràmmai! -

Fece Ventus, ridacchiando.

La campanella che segnava la fine della ricreazione suonò, con tutta la forza che poteva.

Sora sbuffò.

Il peso delle rimanenti tre ore di lezione gli cadde addosso di colpo.

- Tieni, mangia qualcosa prima che arrivi il professore. Non ti renderà un genio, ma almeno eviterà che il tuo cervello abbia un black-out. - Ventus gli porse qualcosa, avvolto da della carta bianca. Sora lo prese con delicatezza, quasi rischiasse di rompere la cosa avvolta nella carta. Dentro c'era un taiyaki*, che emanava ancora un leggero calore. - L'ho preso al cioccolato...non so se ti piace la marmellata di azuki*. Ma il cioccolato...piace a tutti, no? -

- Oh, grazie. - il musetto del pesce lo fissò amichevolmente, invitandolo a mangiarlo. In effetti, ora che si fermava a pensarci, non aveva fatto merenda (visto che non aveva proprio portato niente), e lo stomaco cominciava a lamentarsi. - Ma...l'hai comprato per me? -

- Ne ho comprato uno anche per me, che ti credi. - rispose Ventus con un sorrisetto - Solo che il mio l'ho già divorato. - e quasi a volerlo provare, si leccò i baffi - Bhè, ci si vede sempre per pranzo? -

- Ah, io ho il bento*! Mi sono dimenticato di dirtelo! Posso venire comunque alla mensa, no? -

- Peccato che tu ti sia portato il pranzo da casa! Il nostro cuoco cucina bene...comunque sì, non c'è problema, ti fanno entrare anche con il bento, a meno che non ci sia una bomba ad orologeria dentro. - risero insieme - Però, senti a me, domani non portarlo. Assaggia quello che cucinano qui, e poi decidi. -

- Accetto il consiglio. -

Ventus annuì e sorrise. Poi si portò una mano di taglio alla fronte, esibendosi in un saluto militare.

- Ci vediamo più tardi! Vengo io, così non ti perdi per la scuola. -

- Sì! - Sora lo guardò allontanarsi nel corridoio. Il taiyaki ancora in mano, e una sensazione di calore nel petto. - E grazie! -

- Di niente! -
Urlò Ventus, ormai lontano, voltandosi un attimo.

Sora tornò al suo posto con un sorriso ebete stampato in faccia.

Dando un morso al taiyaki provò un'interessante felicità. Anche se amava quelli ripieni con la marmellata di azuki, decise che da quel momento in poi i suoi preferiti sarebbero stati quelli alla crema di cioccolato.

I compagni tornarono in classe alla spicciolata, quando lui aveva finito di mangiare da un pezzo.

Roxas riguadagnò il suo posto accanto a Sora, ma lui, con lo stomaco pieno del regalo di Ventus, non era predisposto mentalmente a dargli corda, e l'arrivo dell'insegnante interruppe ogni tentativo del biondo di farlo arrabbiare.

L'uomo entrò dalla porta, giocando con un mazzo di carte.

Sora lo trovò subito strano, e lo guardò con lo sguardo corrucciato.

- Tu! - lo additò. Senza volerlo saltò in aria. - Sei tu lo studente nuovo, ci scommetto 50 munny. -

Una risata genuina si alzò tra i banchi, e Sora si guardò intorno, indeciso se unirsi o meno.

- Se rispondo di sì dovrò essere io a darle 50 munny? -

La sua domanda fece sganasciare il professore.

Era un uomo alto, non molto robusto; portava capelli cortissimi, biondo ossigenato, così come i baffi, il pizzetto piccolo, e la barba rasa. Dai lineamenti duri, molto mascolini, aveva occhi azzurrissimi, sovrastati da folte sopracciglia, bionde come tutto il resto.

Portava diversi orecchini, Sora ne intravide uno il cui pendente era il simbolo della scuola.

- No, per stavolta non mi devi niente. Perché sei simpatico. - quasi quasi, Sora cominciò ad amarlo - Benvenuto, io sono Luxord. Peschi una carta? - dal silenzio assoluto che avvolse di colpo la classe, Sora avrebbe dovuto capire che la sua richiesta non era buon segno. Però, visto che l'uomo gli tendeva il mazzo di carte, aperto a ventaglio tra le sue mani, non poté fare altro che scegliere una carta, e sperare che andasse bene. Pescò il due di picche, che fece vedere al professore. - Ah, non molto buono per te, giovanotto. - mischiò e rimischiò il mazzo - Ti do un'altra chance, perché mi sento buono. Se peschi una carta vestita, oggi non ti interrogherò, e chiamerò qualcun altro. Altrimenti, porgerò a te la domanda. -

Adesso Sora capì perché Kairi aveva detto “diciamo che lascia fare alle carte”.

Deglutì a vuoto, e provò a fare un calcolo delle probabilità.

C'erano cinquantadue carte nel mazzo, dodici delle quali erano le carte vestite, il Jack, la Regina e il Re, di cuori, quadri, fiori, e picche.

Provò a tenere il conto sulle dita, con l'espressione più concentrata che poté.

- Se te lo stai chiedendo, hai il 23% di probabilità di trovare una carta vestita. È meno della metà, ma ehi, è già qualcosa! - incalzò il professore, con un sorrisetto poco confortante - Su, pesca e basta, togliti il pensiero. - Sora alzò un attimo lo sguardo sul suo volto, poi tornò a concentrarsi sul mazzo di carte. E se fosse stato truccato? Pensato apposta per far cadere nel suo tranello gli studenti? Non poteva escluderlo. Quasi gli stesse leggendo nel pensiero, Luxord cominciò a voltare le carte in modo che Sora potesse vederle. Se le rigirò tra le mani, facendole saltare tra le dita. Sembrava conoscerne ogni anfratto, ogni angolo. - Questo è il mio mazzo, sai come lo chiamo? “Gioco Leale”, perché io non sono un baro, e non tollero i bari. Se non mi credi, puoi controllare, ma per farlo dovresti prima vincere una partita contro di me. Magari un altro giorno potremo fare una scommessa. Adesso, pesca. -

Mentre parlava, Sora era rimasto attento alle carte.

Non voleva distrarsi, sfuggendo così i dettagli che potevano essere importanti.

Ma sembrava che il professore avesse detto la verità: le carte non erano segnate, c'erano tutti e quattro i semi, erano quaranta, dall'asso fino al dieci, con le dodici carte vestite.

Luxord le dispose nuovamente a ventaglio, con il dorso verso l'alto, e invitò con un gesto Sora.

Lui sentì il cuore aumentare leggermente i battiti, mentre un sudore da concentrazione cominciò ad imperlargli la fronte.

Passò da una carta all'altra, sfiorandole con la punta delle dita.

Il professore non aveva fretta, lo mostrava il suo atteggiamento estremamente rilassato.

Anzi, era molto divertito all'idea di quel gioco.

- Questa. -

Sora toccò la carta, e la sfilò leggermente dalle altre.

- Ok, prendila e guardala. -

Tutta la classe tendeva il collo per cercare di vedere qualcosa in più.

Sora deglutì a vuoto, e voltò la carta.

Un “no!” collettivo si alzò come un coro.

Luxord dovette azzittire i ragazzi sovrastando le loro lamentele.

Sora aveva estratto il Re di cuori.

- Basta, state buoni! - sbottò l'uomo, un po' arrabbiato per aver perso l'occasione di torchiare la matricola - Ha estratto una carta vestita, e come ho detto, lo esonererò dall'essere interrogato. Io mantengo sempre la parola. - Sora restituì la carta che gli aveva evitato un'altra terribile umiliazione, e Luxord mischiò ancora il mazzo. Si volse verso Roxas. - È più o meno di dieci? -

Roxas fu preso alla sprovvista, tanto era concentrato di quello che stava succedendo.

Balbettò un “più”.

Luxord sollevò la prima carta del mazzo.

Era un cinque.

Roxas impallidì di colpo, mentre il professore sorrideva.

- Alla lavagna, Roxas. -

Per Sora fu un'enorme soddisfazione vedere il biondino che si alzava sbuffando e finiva alla lavagna.

Ci vollero altri dieci minuti perché Luxord gli porgesse la domanda. Prima, era necessario scegliere la materia: matematica o fisica?

Roxas dovette spaccare il mazzo a metà, un numero compreso dall'asso al sette era matematica, dall'otto al Re fisica. Trovò il Jack di fiori.

Poi il professor Luxord gli propose diverse domande, ma furono sempre le carte a decidere.

Alla fine, Roxas dovette esporre la teoria della relatività, generale, galileiana e secondo Einstein.

Sora ringraziò la sua buona stella, che finalmente si era ricordata che esisteva, e gli era venuta in aiuto.

 

La tirocinante non si fece vedere, Luxord si lamentò della sua assenza diverse volte mentre spiegava.

Per quanto riguardava Sora, dopo un'ora di calcoli dei radicali il suo cervello si era sconnesso.

Tanto più che aveva guadagnato sessanta preziosissimi minuti per se stesso, visto che Luxord non gli aveva più posto alcuna domanda: era sul serio uno che manteneva la parola.

Suonata la campanella, e uscito Luxord, Roxas pensò bene di dare un pugno sul braccio di Sora.

- Mi hai fatto interrogare, stronzo. -

Sbottò, arrabbiatissimo.

- Ahia, ma di che ti lamenti, hai preso 8! -

- Non volevo essere interrogato, nano malefico che non sei altro. -

- Siamo alti uguali. -

Roxas pestò i piedi, intenzionato probabilmente a picchiarlo, però qualcuno lo tirò per il colletto della camicia, evitando a Sora un doloroso pestaggio.

- Calma i bollenti spiriti, Roxas. -

Lo apostrofò la persona che l'aveva afferrato.

Era un giovane alto con i capelli castani che arrivavano fino alla base del collo ed erano in stile piuttosto disordinato, con punte verticali ed una frangetta che incorniciava il volto.
Aveva gli occhi azzurri e la pelle leggermente abbronzata.

Prestante, nella tenuta da insegnante che evidentemente dovevano indossare tutti (camicia bianca, pantalone nero per gli uomini, variante con la gonna per le donne), aveva uno sguardo fiero, che intimidiva più della sua stazza.

Il giovane affondò una mano tra i capelli biondi di Roxas.

- Ha ragione lui, siete alti uguali. E tu sei il solito puffo di sempre. -

Roxas ringhiò come un gatto arrabbiato, e si divincolò dalla stretta del giovane.

- Non mi toccare i capelli! -

Il giovane rise di gusto, e diede un colpetto in fronte a Roxas.

- Non cambi mai. - il suo sguardo azzurro abbandonò il biondo, per poggiarsi su Sora - Immagino che tu sia quello nuovo. Oggi ti avranno chiesto mille volte come ti chiami, eh? Ti dispiace dirlo un'ultima volta? Sono l'ultimo insegnante che vedrai fino a domani, potresti farmi questo regalo? -

Ecco di nuovo le lacrime che riempivano gli occhi di Sora. Esistevano quindi persone gentili in quella scuola, e anche insegnanti gentili!

Luxord aveva raggiunto il primo posto nella sua classifica, ma ora lui rischiava di sorpassarlo alla grande.

- Il nome è Sora. -

E gli regalò un sorriso, per fargli capire che tanta gentilezza era rara, visto il trattamento che aveva subito per tutta la giornata.

- Il mio è Terra. - Roxas, rimasto alle spalle del professore, gli faceva il verso e si esibiva in smorfie infantili. Tra i due doveva esserci un qualche rapporto, perché altrimenti il biondo non si sarebbe neanche sognato di comportarsi in quel modo in presenza di un insegnante. - Puffo, ti consiglio di smetterla di fare lo scemo. - si voltò di scatto, prendendo Roxas alla sprovvista, e avvolgendolo in un abbraccio piuttosto informale. La classe doveva essere abituata a quel comportamento, perché nessuno disse niente: erano tutti intenti a chiacchierare tra loro, ignorandoli completamente. Terra passò il braccio destro sotto il collo di Roxas, mentre faceva leva con il sinistro. Il ragazzino scalciava a vuoto, urlando. Poi, quando fu a portata, diede un morso al braccio di Terra, che mollò la presa.

- Non stai giocando con mio fratello, smettila. -

Sbottò Roxas, tutto rosso in volto.

- Oh, ok, Signor Non-so-più-divertirmi! - il tono della sua voce cambiò - Tutti zitti, cominciamo la lezione. - e come per magia sulla classe scese il silenzio - So che avete avuto una lunga giornata, e che siete stanchi, ma non ho intenzione di farvi degli sconti. - Sora rimase sconvolto dal cambio radicale del suo comportamento. Il suo volto, il suo corpo, tutto era diventato teso e serio. Dov'era il giovane gentile e divertente che si era presentato a lui e che aveva giocato con Roxas? Sembrava essere sparito. - Alla fine dell'anno, vi avevo assegnato un compito da svolgere: la composizione di alcuni versi in endecasillabi sciolti. Chiaramente, non mi aspetto da voi la Divina Commedia, ma vorrei avere quei versi la prossima volta che ci vediamo, ossia mercoledì. Sia chiaro: se li avete raffazzonati all'ultimo momento, io me ne accorgerò. - abbassò gli occhi su Sora, che rabbrividì al solo contatto con quello sguardo gelido come il ghiaccio - Visto che sei nuovo, e non potevi sapere di questo compito, per mercoledì mi porterai una ricerca di trenta pagine sull'endecasillabo, modi, luoghi e tempi, quali sono le principali opere letterarie con esso composte, e chi sono gli autori ad usarlo maggiormente. - tornò a guardare la classe, liberando Sora dall'incantesimo che l'aveva incatenato a lui - Adesso, carta e penna miei cari. Parliamo del periodo Asuka della letteratura Giapponese. -


*taiyaki: ( たい焼き, letteralmente "orata al forno") è una torta giapponese a forma di pesce. Il suo ripieno più comune è l'anko, una pasta fatta di fagioli azuki zuccherati, ma altri ripieni possono essere crema, cioccolato, o formaggio.

*azuki: fagiolo. Nelle cucine orientali i fagioli azuki vengono spesso macinati e bolliti con lo zucchero, in modo da formare una purea dolce, che a sua volta è la base di numerosissime ricette.

*bento: (お弁当 obentō?) è una sorta di vassoio contenitore con coperchio di varie forme e materiali contenente un pasto, in singola porzione, impacchettato in casa o comprato fuori, comune nella cucina giapponese.



The Corner

Benchè io voglia prendermi una pausa
(cosa che ho fatto con la pubblicazione delle altre storie)
ho deciso che "Kingdom Hearts: back to school" sarà l'unica che continuerò a pubblicare,
finché il riposo non mi reclamerà a gran voce;
per cui, il prossimo appuntamento rimane per il 15 Agosto (anche se è Ferragosto, sì) u.u
perché il giovedì...mi piace!
alla prossima, e grazie a tutti

Chii

 

   
 
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