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Autore: MedusaNoir    08/08/2013    3 recensioni
Pansy voleva bene a Draco: un bene sincero, indipendente dalla cotta per lui che si era presa a tredici anni, e crescendo le capitò perfino di augurarsi di non riuscire a conquistarlo mai, perché un’eventuale relazione conclusa male avrebbe posto fine anche alla loro amicizia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Pansy a nudo



Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,

multo mi tamen es vilior et levior.
"Qui potis est", inquis? Quod amantem iniuria talis
cogit amare magis, sed bene velle minus.

Pansy Parkinson, di tanto in tanto, si concedeva una pausa dalla sua ossessione per Draco Malfoy. Sceglieva un libro – uno dei tanti che la madre le infilava nel baule prima della consueta partenza per Hogwarts – e ne sfogliava qualche pagina, immergendosi nella contemplazione dei migliori classici della letteratura d’amore magica; quei momenti non duravano più di un’ora, ma erano caratterizzati da sorrisi, sospiri e sguardi languidi che Daphne, sdraiata sul letto con il rotolo di pergamena da riempire, non riusciva proprio a comprendere.

Perché, si chiedeva, Pansy non trovava un altro modo per impedirsi di pensare al suo grande amore, dal momento che al termine di ogni lettura si scopriva essere sempre più determinata a conquistare il cuore di Draco? Poco importava il parere di lui, perché erano predestinati e niente poteva impedire a Pansy di vederla così.

Nemmeno la cruda realtà.

 

Che fosse per reale affetto o per vanità, Draco non aveva mai respinto Pansy; le aveva detto che non aveva intenzione di avere una relazione con lei, certo, ma “l’amore sarebbe sbocciato”, questo si ripeteva lei quando quel ricordo tornava a tormentarla.

Con il tempo, tuttavia, Pansy si rese conto di non essere solo infatuata di Draco, bensì di provare per lui un sentimento simile all’amicizia: era felice di poterlo aiutare durante i compiti, si divertiva a passeggiare con lui a Hogsmeade e a rubare gli acquisti di Mielandia agli studenti più deboli, gli faceva piacere la sua compagnia e non aveva importanza se con loro ci fossero anche Tiger e Goyle – anche Blaise, quando decideva di far loro dono della sua presenza.

Pansy voleva bene a Draco: un bene sincero, indipendente dalla cotta per lui che si era presa a tredici anni, e crescendo le capitò perfino di augurarsi di non riuscire a conquistarlo mai, perché un’eventuale relazione conclusa male avrebbe posto fine anche alla loro amicizia.

 

Il primo colpo al cuore – che non aveva nulla a che vedere con un’infatuazione adolescenziale – quando Draco rivide la giovane Asteria Greengrass, che nei due anni dal loro termine di Hogwarts si era fatta perfino più bella della sorella; non aveva i suoi capelli rossi né le lentiggini che Pansy apprezzava tanto, ma il ragazzo parve non averne bisogno: Asteria aveva la pelle rosea e il naso all’insù, poco importavano il suo cervello da oca e la voce gracchiante. A Draco, scoprì amaramente la sua migliore amica, piacevano solo le apparenze anche in campo amoroso.

La loro relazione durò solo qualche mese, ma era la prima volta che Draco permetteva a un’altra ragazza di accarezzargli i capelli e tenere la sua testa sulle ginocchia, e questo trafiggeva il cuore di Pansy con decine di piccole, appuntite lame. Lodò comunque il suo tentativo di non nominare mai Asteria in presenza della ragazza e di non sottolineare quanto fosse felice con lei.

Non che questo la facesse sentire molto meglio.

 

Asteria e Draco si lasciavano, si riprendevano e si lasciavano di nuovo, in una serie apparentemente infinita di tira e molla come quelli che Pansy amava leggere nei suoi libri. Peccato che la protagonista non fosse più lei.

Durante quei tre anni le capitò di incontrare un ragazzo. Aveva la sua età e aveva frequentato Durmstrang, notizie che a Pansy fecero parecchio piacere: non era interessata alle persone più giovani di lei – era poi interessata a qualcuno che non fosse Draco? – ma gli ex studenti del suo anno a Hogwarts non erano mai stati il suo tipo. Forse perché non erano Serpeverde codardi e con un’eccessiva adorazione per i propri capelli.

Dom non era male, fu perfino in grado di apprezzarla nonostante le manie di grandezza e l’avversione per il Quidditch, che ai tempi della scuola amava guardare solo per poter fare il tifo per Draco. Dom sapeva anche essere romantico e assomigliava molto agli eroi romantici dei libri, così Pansy arrivò a credere che sarebbe tornata a essere la protagonista della propria vita.

Tuttavia, dopo l’ennesimo litigio tra Draco e Asteria, il suo grande amore corse a cercarla e nessun Dom del mondo – per quanto bello, accondiscendente e bravo a cucinare – avrebbe potuto impedire di essere scaricato da un giorno all’altro.

 

Non durò molto, ma neanche in futuro Pansy si pentì della sua scelta: amava Draco, lo amava consapevolmente, non più come una bambina, lo amava per ogni sua carezza e confessione. Amava il fatto di essere ancora lei, dopo tre anni di relazione con Asteria, la donna più importante della sua vita – dopo Narcissa, ma nessuno avrebbe mai potuto eclissare Narcissa.

A Pansy piaceva fargli da mamma quando Draco, trasferitosi a Londra come lei e Daphne, sentiva la sua mancanza: lui avrebbe potuto materializzarsi a Villa Malfoy in qualsiasi momento, però sembrava godere delle attenzioni di Pansy, come amica, mamma provvisoria ed eventualmente amante.

Tutto ciò logorava Pansy, ma lei non se ne rendeva conto.

 

Prese una decisione un giorno di aprile.

Gli confidò che aveva intenzione di partire per un’estate, complice un lavoro provvisorio trovato in Italia, e tenne per sé l’ulteriore motivazione di dover passare del tempo lontano da lui. Draco sgranò gli occhi, impallidì e le disse di restare. Non glielo chiese, perché Draco non doveva mai chiedere nulla a Pansy, ma le parlò della splendida estate che stava organizzando da Capodanno, dei luoghi della Gran Bretagna che intendeva visitare con lei e delle notti a parlare – quelle notti che erano ancora solo loro, non importava che Asteria fosse o no nella vita di Draco. Quelle notti fatte di abbracci e “Ti voglio bene” sussurrati all’orecchio.

Pansy restò, però non vide Bristol, né Dublino e nemmeno Edimburgo; passò notti insonne con la sola compagnia di Daphne e dei libri, proprio come a Hogwarts; mormorò “Ti voglio bene” allo specchio un milione di volte. Draco non aveva tempo: aveva il lavoro, la famiglia da andare a trovare e, soprattutto, i nuovi amici.

Draco non chiedeva mai niente, men che meno scusa.

 

C’era una poesia di un mago latino che Pansy aveva imparato a rendere sua: l’aveva trascritta su un foglio e attaccata al muro con un Incantesimo di Adesione Permanente, in modo da non dimenticarla mai, e Daphne aveva approvato con un secco cenno del capo.

“Tale offesa” recitava la poesia “costringe l’amante ad amare di più, ma volere meno bene.”

Per anni Pansy aveva temuto che l’amore che tanto agognava potesse ritorcerglisi contro e distruggere la loro amicizia, però non aveva fatto i conti con Draco: anche l’amicizia aveva bisogno di essere alimentata da entrambe le parti e a lui, realizzò con amarezza Pansy, non era mai importato molto.

Avrebbe continuato ad amarlo – perché, qualunque sforzo facesse, non era in grado di fare a meno del suo egoismo – ma l’idea di fidarsi di lui non le avrebbe mai più attraversato la testa.







La poesia di cui si parla è il carme 72 di Catullo (era un mago Purosangue, non lo sapevate?) e la parte nella citazione iniziale può essere tradotta così:

Ora ti ho conosciuta: perciò anche se brucio più forte,
tuttavia mi sei molto più vile e leggera.
"Com'è possibile?" dici. Perché tale offesa costringe
l'amante ad amare di più, ma volere meno bene.

Grazie per la lettura! ^^

Medusa, a Lannister
   
 
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