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Autore: Ciribiricoccola    15/02/2008    2 recensioni
Una one shot scritta in un momento decisamente nero. Assisterete alla morte dell'Amore. Chi non ci crede, gioisca.
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le urla impaurite del bambino e i suoi pianti disperati le arrivavano alle orecchie come spilli chilometrici che di lì a poco le avrebbero fatto esplodere testa e cuore contemporaneamente.

 

Ma doveva restare lucida.

 

Restò ferma, assolutamente immobile, con il suo fucile di precisione puntato, implacabile, senza pietà. E quel silenziatore, che sembrava fare “Ssshh”, sarebbe stata l’ultima cosa vista da quella creatura.

 

“Non uccidermi, non uccidermi!!!” urlò il bambino con il viso sconvolto dal pianto.

Parole al vento. Lei rimase ferma, come le sue intenzioni.

Doveva solo trovare l’attimo giusto per premere il grilletto.

“Stà zitto, per favore” gli disse, cercando di non far trapelare la tristezza dalla sua voce. Quel “per favore” lo aveva detto giusto per formalità, il suo era un ordine ben preciso.

 

“No, no, no, ti prego, ti scongiuro, lasciami vivere!!!” supplicò il ragazzino con un grido disperato e isterico, mettendosi in ginocchio.

Era nudo come un verme e sporco, le faceva una pena incredibile.

“Ti stai sbagliando, Silvia, ti stai sbagliando!” continuò a gridare il piccolo con le mani giunte.

“No” ribattè semplicemente lei.

 

Fu allora che quell’adorabile batuffolo le giocò uno scherzo, il più abominevole di tutti.

 

I suoi occhioni azzurri e lacrimanti divennero quelli castani e sereni di sua sorella.

Silvia strabuzzò gli occhi per un attimo, sconvolta da quell’improvviso cambiamento.

Poi, gli occhi cambiarono di nuovo. Adesso erano quelli stupendi, a mandorla, dolci e sensuali di Bill Kaulitz, il suo cantante preferito. La stavano guardando con una amorevolezza spiazzante.

Silvia indietreggiò un poco, le mani tremanti che cercavano di tenere ben saldo il fucile.

Lo vide tramutare quelle pupille ancora una volta. Era terrorizzata, e sentire il rumore della carne che letteralmente stava scomponendosi durante quelle metamorfosi… la paralizzava.

Ecco un altro paio di occhi guardarla con adorazione.

 

Gli occhi di lui.

 

Occhi un po’ anonimi, lì davanti a lei.

 

Persino “simulati” da quel ragazzino diabolico le sembravano spaventosi, falsi, ipocriti.

 

Silvia fece in tempo a vedere il bambino cambiare nuovamente occhi ed espressione prima di gridare come un lupo preso in una tagliola.

E prima di sparare a zero su quella faccia.

 

Il bambino fece un piccolo volo all’indietro e con un tonfo cadde sulla schiena. Volò qualche minuscola piuma nell’aria.

Silvia sentì il cuore impazzire, andare a mille. Aveva avuto una paura tremenda. E ora era tutto finito.

Si avvicinò, tremando dalla testa ai piedi, a quel piccolo cadavere nudo ed ebbe un conato di vomito alla vista di quel faccino, prima così bello, spappolato, i riccioli biondi sporchi di sangue.

“Era così bello, così innocente” pensò d’istinto, piangendo.

Però poi si asciugò le lacrime e si voltò nuovamente a guardarlo, con un certo disprezzo, mentre diceva:

“Sei stato un demonio con me, razza di piccolo bastardo. Adesso non puoi più sfottere nessuno”.

 

Prima che potesse sputare su quella faccia, sentì dei passi arrivare di corsa e le auto della polizia. Corse via come il vento, stretta al suo fucile, e si nascose dietro a quel palazzo enorme, grigio e abbandonato, il luogo del delitto.

Sentì subito delle urla lancinanti di donna…

“NOOOOOOOO!!!! Me l’hanno ammazzato, me l’hanno ammazzato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Cupido, nooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!” latrava la mamma del bambino; Silvia si sporse leggermente dal suo nascondiglio, nel buio, e la vide: una bellissima signora in lacrime, vestita di un rosa pallidissimo, bionda come suo figlio, quel figlio che adesso stava abbracciando, coprendosi di sangue su tutto il vestito.

Accanto a lei, l’ispettore, quell’uomo così stanco, rassegnato da tempo, triste e consapevole di tutto davanti a una scena tanto dolorosa.

 

Aveva visto abbastanza.

 

Allontanandosi da quel palazzo in quella notte nera, senza una luna, senza una stella, in una campagna più scura del cielo, Silvia respirò, trascinando i piedi.

Che cosa intendeva dire quel bambino con “Ti stai sbagliando”?

Forse l’avrebbe saputo di lì a poco, aveva un brutto presentimento, ma del resto… era preparata a tutto, per il semplice fatto che non aveva più niente da perdere.

Ad un certo punto, sentì il gorgoglio dell’acqua e si ricordò della presenza di un piccolo lago a pochi passi da dove stava camminando. Inciampando diverse volte nel buio, riuscì ad arrivarci,a  togliersi le scarpe e a infilare le gambe nell’acqua fresca. Una sensazione d’inquietudine la invase e la sorprese, perché si aspettava di sentirsi meglio.

Ma, come aveva pensato più volte, aveva un brutto presentimento. E il suo intuito non si stava sbagliando.

Infatti, quasi a confermare i suoi angosciosi pensieri, una creatura emerse dalle acque.

Riuscì a distinguerne solo la sagome, ma sapeva benissimo chi era.

Sinuoso, forte, aggraziato e deciso nei movimenti, in un baleno le fu di fronte, vicinissimo e pericolosissimo.

La guardò per diversi secondi e lei sentì il suo respiro sulla faccia, riuscendo a scorgere il luccichio dei suoi occhi, anonimi ma riconoscibilissimi per lei.

 

“Ipocrita” lo insultò in un sibilo.

Lo vide sorridere beffardo davanti alla sua rabbia fredda e lui la abbracciò, a dispetto di quel che lei gli aveva detto.

Silvia provò a protestare, a dire “No”, a resistere, ma era troppo tardi.

La lunga lama in madreperla di lui l’aveva già passata da parte a parte, ne distinse chiaramente il luccichio.

In quel preciso istante, sentì un grido.

“Adrias!! Cos’hai fatto?!” riuscì a capire nella sua agonia, per poi ritrovarsi di fronte una sagoma uguale a quella che l’aveva pugnalata.

Gli vide gli occhi e rantolò, disperata.

 

Le venne in mente la frase di Cupido… “Ti stai sbagliando”…

 

Se solo non avesse ucciso quell’angioletto…

Se solo non avesse mai fissato i suoi occhi su Adrias…

Se solo si fosse accorta prima dello sguardo dolce di Redil…

Cupido l’avrebbe resa felice, avrebbe rimediato allo sbaglio che aveva fatto facendola innamorare di Adrias…

 

“Troppo tardi” disse Adrias con indifferenza, estraendo il pugnale con un gesto secco.

 

L’ultimo pensiero di Silvia prima di morire nelle acque nere del lago fu “Perdonatemi…”, poi tutto ritornò silenzioso.

Adrias se ne tornò sott’acqua senza dire una parola, lasciando Redil a piangere sommessamente nella macchia rossa di sangue che si era formata nell’acqua. Sarebbe rimasto lì per sempre, come se piangere tutte le sue lacrime fosse servito a farla risorgere.

Ma alle prime luci dell’alba, dovette dileguarsi: gli uomini non potevano vedere quelli come lui.

Con un guizzo, si tuffò in acqua.

Solo le canne al vento e l’erbetta piena di rugiada videro la sua coda d’anguilla inabissarsi tristemente.

   
 
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