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Autore: Shannonwriter    08/08/2013    2 recensioni
La mia è una specie di rivisitazione della storia di Alice In Wonderland in chiave moderna che però non segue necessariamente gli avvenimenti narrati nei libri o nel cartone. Alice ha diciassette anni e vive a New York. Apparentemente ha tutto quello che le serve, è stata ammessa alla Juilliard e potrebbe diventare una grande pianista un giorno, allora perché non è contenta? L'unico a stare sempre dalla sua parte è Hartley, il suo migliore amico. è buffo, uno spirito libero e un giorno si presenta con un cilindro in testa che, sostiene, potrebbe aiutarla perché è magico. Ma sarà vero? E c'è qualcosa di più di una semplice amicizia tra Alice e Hartley? Scopritelo leggendo (è la mia prima originale, omg!).
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Alice aveva già la mano sulla maniglia della porta quando delle voci attirarono la sua attenzione dall'altra estremità del corridoio. Erano voci femminili, qualcuno rideva ma soprattutto qualcun altro piangeva. Alice non aveva amici lì alla festa, lo sapeva bene, quindi non erano affari suoi se qualcuno se la stava passando male laggiù ma d'altra parte la curiosità e un po' il senso del dovere le impedirono di ignorare la cosa. Seguì i rumori fino infondo al corridoio e si fermò ad ascoltare accanto alla porta socchiusa.
 “Ti avevamo detto di restare buona buona nella tua cameretta, o sbaglio?” redarguì una voce stridula e compiaciuta.
Seguirono dei singhiozzi.
 “Ci devi ascoltare Annie, noi lo facciamo per te” aggiunse un'altra voce altrettanto stridula, erano praticamente identiche. “Sei troppo piccina, quando crescerai potrai fare le tue feste e fare ciò che vuoi. Ma adesso...”
 “Ma io volevo solo...” tentò di difendersi con una vocina piccola e debole una terza persona.
 “Niente ma, Annie. Saresti solo d'impedimento per tuo fratello.” tagliò corto seccamente una delle ragazze.
A quelle parole Alice capì chi era quella ragazza dalla vocina timida. Era Anne Van Horten, la sorellina di Justin. Chi la stava trattando con tanta crudeltà? E perché? Senza pensarci spinse la porta e si trovò in uno stanzino, Annie era seduta per terra, si stringeva le ginocchia al petto mentre Le Gemelle le stavano parate davanti l'una di fianco all'altra. Appena si accorsero di Alice le loro teste scattarono nella sua direzione, fulminandola coi loro occhi a mandorla.
 “Ti sei persa?” chiese acida una delle due.
Ora che aveva fatto il primo passo Alice non sapeva più cosa fare a essere sincera. Che cosa poteva dire per salvare la situazione? “Ehm, Justin vi stava cercando.” disse tentando di suonare sincera.
Le Gemelle la osservarono attentamente per un tempo che a Alice parve lunghissimo ma eventualmente rilassarono le spalle e fecero un cenno di assenso con la testa. “Torna in camera tua, Annie.” intimò una delle ragazze dandole già le spalle e superando Alice per uscire dallo stanzino. Il rumore dei loro tacchi alti sul pavimento riecheggiò per tutto il corridoio fino a che non cessò e finalmente Alice ed Annie rimasero sole.
La ragazzina, doveva avere quattordici o quindici anni, si asciugò le guance col palmo della mano mentre Alice si abbassò sulle ginocchia. Prese un fazzolettino dalla sua borsetta e glielo porse con un sorriso rassicurante. Annie lo accettò. “Grazie.”
 “Figurati. Tutto a posto?”
Annie annuì e iniziò a tirarsi su in piedi. Alice le diede una mano.
 “Sarà meglio che torni in camera mia adesso” disse guardando in basso.
 “Non devi se non vuoi. Voglio dire, perché quelle due non volevano che partecipassi alla festa?” chiese Alice. Non voleva curiosare, era sinceramente interessata al perché quella ragazzina stesse piangendo.
Annie fece spallucce e tirò su col naso. “Mio fratello non mi vuole alle sue feste.”
Questa non se l'aspettava. Il Justin così educato e affabile di poco prima era lo stesso che non permetteva alla sorellina di farsi vedere a una stupida festa organizzata da lui? Non aveva senso, anche perché le aveva detto di aver già celebrato il suo vero compleanno con Annie. O forse...forse la sua prima impressione su di lui era quella giusta, era un falso e le aveva raccontato quella storia solo per darsi un tono. “E lui lascia che Le Gemelle ti trattino così?” chiese ancora Alice indignata.
 “Credo di si” disse Annie sistemandosi il vestito a pieghe rosa.
 “Credi?”
Un'altra alzata di spalle. Sembrava proprio che quella ragazza fosse abituata a trattamenti del genere e questo rese Alice triste. Forse un po' era perché lei stessa fino a qualche anno prima era assoggettata al volere della madre (pur senza essere brutalizzata come Annie) ma non poteva lasciare che lei si sentisse in quel modo.
 “Torno subito, tu aspettami qui ok?” le disse voltandole le spalle decisa.
Alice tornò alla confusione e alla musica sparata della festa e si fece largo tra le persone cercando di individuare chi cercava. Quando arrivata nel soggiorno dove stavano concludendo la partita di Just Dance scorse una testa bionda e una camicia macchiata si fermò. Richiamò l'attenzione di Justin Van Horten con una colpetto sulla spalla. Lui si voltò e quando la riconobbe il suo sorriso crebbe. “Hey Alice! Hai deciso di unirti a noi! Ti presento un po' di amici-”
“Ti sembra giusto quello che stai facendo a tua sorella?” lo interruppe lei bruscamente guardandolo negli occhi.
A giudicare dalla faccia che fece, Justin non si aspettava di sentire quelle parole. “Che vuoi dire?”
Alice incrociò le braccia. “Voglio dire che le tue amiche la stavano costringendo a rimanere chiusa in uno stanzino piuttosto che venire di qui e godersi la tua stupida festa di non-compleanno. Perché la tratti così?”
Justin posò una mano sul gomito di Alice e la portò in un angolo della casa più tranquillo. “Di che stai parlando?” le chiese serio.
 “Lo sai bene. Hai mandato tu Le Gemelle ad assicurarsi che Annie non si facesse vedere. Non sono affari miei certo, però piangeva e non mi fa piacere vedere una ragazzina in quello stato.” spiegò Alice sempre più infervorata.
 “Jilly e Ginny hanno fatto questo? Quando?” chiese lui arrabbiato.
 “Poco fa.” rispose Alice iniziando a sospettare che lui per davvero non ne sapesse nulla.
Justin si allontanò in un lampo e Alice lo seguì chiedendosi che cosa stava per succedere. Justin trovò Le Gemelle intente a ridere con due ragazzi più grandi e a sorseggiare i loro drink. “Che diavolo è questa storia?” alzò la voce infuriato.
Le ragazze si voltarono di scatto verso di lui e in un secondo i loro volti sbiancarono. Beccate. “Justin, che succede?” chiese una delle due con voce un po' tremante.
 “Dimmelo tu Jilly” ma come faceva a distinguerle? “mi dicono che stavate vessando la mia sorellina, è così o no?”
Jilly spalancò gli occhi contornati da matita nera spessa e mascara e lo stesso fece la sorella. “Noi non tratteremmo mai male Annie, stai scherzando?” si difese Jilly portandosi una mano al petto come se l'avesse oltraggiata.
 “Già, la stavamo aiutando piuttosto.” aggiunse Ginny.
Le loro parole non fecero niente per far calmare Justin che rimaneva della sua idea. “Aiutando a fare che?”
 “Stava avendo uno dei suoi attacchi d'asma, poverina” disse Ginny mostrandosi affranta. “Voleva venire a festeggiare con te ma non ci è sembrato il caso così l'abbiamo rimandata nella sua stanza”.
Gli occhi di Justin erano ridotti a due fessure, stava cercando di capire se ci fosse almeno un pizzico di verità nella loro storia. Si girò appena un po' verso Alice che stava lì in piedi ad assistere alla scena senza sapere bene cosa fare. “è quello che è successo, Alice?” le chiese.
 “Aspetta, Justin vuoi dire che credi di più ad Alice Abrhams che a noi due che ti conosciamo da una vita? È chiaro che è una bugiarda” si intromise Ginny.
 “Si, assolutamente.” concordò la sorella. “una bugiarda, vuole solo le tue attenzioni. Quell'unica volta che è sbucata fuori da casa sua...”
Ora sempre più persone si stavano riunendo attorno a loro quattro ed Alice si sentiva accerchiata, troppi sguardi su di lei. In più le Gemelle l'avevano umiliata con le loro parole ma soprattutto con il tono di superiorità che avevano usato e in quel momento desiderava solo potersi aprire una varco tra la folla e tornarsene a casa.
 “Ora basta!” tuonò Justin catalizzando tutti gli occhi su di lui. La musica era stata abbassata, erano tutti troppo curiosi per ballare e perdersi la lite della settimana. “Mi era sembrato di aver fatto una domanda ad Alice e non a voi.” disse spostando il suo sguardo di ghiaccio da Ginny a Jilly. “Ora, mi vuoi dire che cosa è successo veramente, Alice?” si rivolse alla ragazza in tono un po' più calmo.
 Di nuovo tutti guardavano nella sua direzione e Alice si schiarì la voce. “Tua sorella era seduta per terra in uno stanzino, piangeva e...Le Gemelle ridevano di lei” rispose evitando accuratamente di incrociare gli sguardi senza dubbio assassini delle dirette interessate.
 “E perché?” chiese ancora Justin, la voce tesa come se si stesse sforzando di non perdere il controllo.
Alice scrollò leggermente le spalle. “Non so, ho sentito che le dicevano che tu non la volevi alla festa.”
 “Menzogne!” si difese Ginny.
 “Bugie, solo bugie!” si unì Jilly.
Justin prese un respiro profondo e si passò una mano tra i folti capelli. “Più di una volta ho sentito certe cose su di voi, che mentite per arrivare dove volete, che siete cattive e meschine, ma non ci ho mai voluto credere.” disse alla Gemelle che lo ascoltavano visibilmente intimorite. “Questo perché con me siete sempre state gentili, delle amiche sin da quando eravamo piccoli ma mi chiedo...perché una persona che a mala pena vuole starci alla mia festa mentirebbe su di voi?”
Calò un silenzio pesante. Justin sospirò rilasciando tutta la tensione accumulata. “Andatevene ora.”
Le Gemelle sussultarono e rimasero ferme probabilmente chiedendosi se diceva sul serio. Era così, il suo sguardo era inequivocabile. Senza aggiungere altro Ginny e Jilly si allontanarono a testa bassa sotto gli occhi della gente che, una volta tanto, bisbigliava riguardo loro e non il contrario.
 “Alice puoi venire con me per favore?” chiese Justin velocemente alla ragazza.
Lei annuì e lo seguì fino alla porta che conduceva al corridoio. Una volta attraversata, Justin richiuse la porta con un gesto deciso. Erano rimasti soli, Alice si sentiva un pochino a disagio e si domandava che cosa potesse volere ancora da lei. Justin era appoggiato con la schiena contro al muro dipinto di bianco e teneva gli occhi chiusi. Quando li aprì il suo volto si rilassò un po', guardava Alice.
 “Devo ringraziarti. Sembra che nessuno abbia mai veramente il coraggio di essere sincero con me. Se non mi avessi detto di quelle due...”
 “Non ti preoccupare” lo interruppe Alice con un piccolo sorriso. “Ho visto una persona in difficoltà e ho fatto quello che dovevo, tutto qui”.
Anche Justin sorrise. “Non è da tutti, Alice. Posso contare sulle dita di una mano i miei veri amici e credevo davvero che Ginny e Jilly fossero tra questi, volevo davvero credere che le voci su di loro fossero solo pettegolezzi ma ora capisco molte cose. Il perché Anne è sempre così intimidita quando do una festa, perché si mostra così raramente. Quello che non capisco è perché loro l'abbiano trattata male.”
 “Forse sono gelose di lei” suggerì Alice. Era una spiegazione plausibile.
 “Gelose di mia sorella?” chiese Justin incerto.
 “Devi volerle molto bene, forse erano infastidite da tutte le attenzioni che le rivolgi.”
Justin assorbì quel concetto e ci rifletté su.
 “o forse sono solo delle stronze” aggiunse Alice.
Justin si mise a ridacchiare e Alice fece lo stesso.
 “Come mai non ti fai mai vedere in giro, Abrhams?” le domandò lui dopo un po'.
Alice era stata presa in contropiede. Scrollò le spalle. Sarebbe suonato patetico dirgli la verità? Che era perché era un po' un'asociale e che anche lei come lui non aveva molti amici veri, vale a dire uno soltanto?
 “Considerati già invitata alla prossima festa allora, ok?”
Alice sorrise e fece cenno di sì con la testa. Provò nuovamente la stessa sensazione di quando ci aveva parlato per la prima volta. Non era difficile fare due chiacchiere con Justin, era totalmente diverso da come se l'era sempre immaginato. Magari passare un po' di tempo a quella festa non sarebbe stato poi così terribile.
 “Senti, vorrei andare a vedere come sta mia sorella. Vieni anche tu?” le domandò lui.
Alice sorrise e annuì.


Note: ok Hartley sta mancando anche a me effettivamente! Prometto un ritorno il prima possibile! Spero di riuscire ad aggiornare presto

   
 
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