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Autore: callistas    08/08/2013    11 recensioni
06:30 Sveglia
06:30-06:35 5 minuti per connettere
06:35-06:35:45 Cambiare l’acqua al merlo
06:35-07:00 Barba
07:00-07:20 Doccia – per lavare via per bene i peletti della barba
Questi sono solo alcuni dei punti di una check list che vedrà protagonisti Draco e Hermione.
E' il loro primo appuntamento e, proprio grazie a questa check list, niente può andare storto.
O sì?
Per chi ha voglia di ridere delle disgrazie altrui, questa è la storia giusta.
Baci, callistas
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La Check List


Quante cose possono accadere in un solo giorno?
Tante?
Poche?
Una via di mezzo?

Beh, ci si chiede, innanzitutto, perché certe cose debbano accadere: la macchina è a posto, i jeans stirati, la sveglia caricata… tanti piccoli accorgimenti che impediscono che la giornata possa iniziare male.

Ma ci sono volte in cui qualcuno si intromette nella quotidianità.
Un qualcuno che decide in piena coscienza di sabotare quel particolare giorno.

Il giorno del tuo primo appuntamento.









Non c’era motivo di essere nervosi, o meglio… c’era, ma non c’era alcun sentore nell’aria che potesse presagire che il giorno successivo potesse andare storto.

Aveva programmato tutto, e per “programmato” intendeva proprio aver stilato una lista delle cose da fare.
Sul tavolo da cucina, capeggiava la lista dei “to do” per la giornata di domani:

06:30                  Sveglia
06:30-06:35        5 minuti per connettere
06:35-06:35:45   Cambiare l’acqua al merlo
06:35-07:00        Barba
07:00-07:20        Doccia – per lavare via per bene i peletti della barba
07:20-07:30        Spuntare dalla “check list” sul tavolo i punti rispettati fino a quel momento.
07:35                  Scendere in garage
07:35-08:00        Tragitto per arrivare dalla pulzella, trascorso a ripassare di nuovo mentalmente che la check
                           list sia stata seguita passo per passo. Piccolo pit-stop dal benzinaio.
08:00                  La pulzella sale in macchina
08:00:08:15        Tragitto per l’Autogrill
08:15-08:17        Tempo per il parcheggio ed entrata in Autogrill.
08:17-08:25        Colazione. L’Autogrill è pienotto…
08:26-08:28        Ritorno alla macchina per proseguire il viaggio.
08:28-08:30        Controllo che ci sia tutto e accensione della macchina.
08:30-10:30        Tragitto per la montagna

Era sempre stato un tipo meticoloso.
Infatti, alle undici e trenta di sera – nonostante dovesse andare a letto presto per non svegliarsi e sembrare in coma – si era messo di nuovo a ricontrollare la check list, indeciso se aggiungere “spazzolare i denti” prima o dopo la barba.
Alla fine decise di mettere un appunto a matita – masticare un chewing gum – per evitare di presentarsi dalla pulzella con l’alito da morto.
Alla fine, si concesse di chiudere gli occhi e aspettare che giungesse il giorno dopo.










“Allora domani è in gran giorno!” – trillò una felice Ginny.
“Sono nervosa!” – ammise l’amica, ma con il sorriso di chi non vede l’ora che il giorno dopo arrivi prima di subito. – “E se qualcosa va male?”
“Ma cosa vuoi che vada male, Hermione?” – la rimbrottò l’altra.
“E se non mi sveglio? E se mi sveglio troppo tardi? Magari penserà che non abbia voglia di uscire con lui quando invece…”
“Se vuoi, ti sveglio io domani.” – propose l’amica.
Hermione la guardò di scatto.
“Oh Ginny, grazie ma non preoccuparti. E poi tu hai da recuperare un po’ di arretrati di sonno.”
“Figurati. Domani ti sveglio io.”

Hermione andò a letto, con quattro sveglie impostate per le sette – una per ogni angolo del letto matrimoniale – e dormì sonni tranquilli.




Come promesso, alle sette e un quarto Ginny la chiamò, accertandosi che fosse sveglia.









Ma qualcun altro, che la sera prima aveva avuto la mania di ricontrollare una già perfetta lista dei “to do”…

… non aveva sentito la sveglia.

Quando Draco Malfoy aprì un occhio – non era stato svegliato da una lama di luce, né dal vicino rumoroso, né da qualsiasi altra forma di disturbo – fu solo perché aveva sognato che la macchina era senza olio.
Quel piccolo pensiero destò il suo inconscio, che destò la sua mente, che gli fece aprire un occhio.

Il tetto della casa entrò nella Troposfera.

“CAZZO! DOPPIO CAZZO! CONTROCAZZO!”

Pure il signor Finnigan, che era sordo come una campana, udì distintamente il continuo e preciso richiamo al regale augello…

Quando aveva messo gli occhi sulla sveglia – dormiva sempre sul bordo del letto con un braccio penzolante – credeva di stare ancora sognando, perché era impensabile e impossibile che fossero le 07:35.

Balzò fuori dal letto con una manovra che lo elevò al grado di contorsionista e senza aspettare – manco morto! – i classici “cinque minuti”, si fiondò in doccia, senza aspettare che l’acqua diventasse calda e sotto quel getto da Polo Nord, Sud, Est e Ovest, fece tutto quello che avrebbe dovuto fare prima: pipì e barba.

Se ne fregò dell’igiene – aveva sempre odiato fare la pipì in doccia – ma quella era un’eccezione e si ripromise che il giorno dopo avrebbe chiamato l’idraulico per sostituire il piatto con uno nuovo.
Con una mano si radeva alla cieca – non senza qualche taglio – e con l’altra si lavava i denti.

Uscì che l’acqua aveva iniziato a riscaldarsi.

Tanta era la sua furia tornò in camera e indossò i vestiti che aveva preparato la sera prima.
Al buio.

Scese in garage e per poco non sfondò la basculante con la macchina, perché per la fretta aveva dimenticato di aprirla. Pigiò con ferocia il tasto del telecomando ma questo, con uno “spuff!”, gli indicò che la batteria era andata.
Imprecando come uno scaricatore di porto, Draco scese dall’auto e si vide costretto ad aprire a mano. Calciò il portoncino che sbatté contro il soffitto, salì in macchina e uscì dal garage, riscese dall’auto e andò a chiudere il portoncino, tornò in macchina e finalmente poté aprire il cancello.

Ma il cancello non si apriva.

Imprecando come due scaricatori di porto – evidentemente uno era troppo poco – Draco si ricordò che il cancello automatico e la basculante si aprivano con lo stesso telecomando: se non funzionava uno, non funzionava nemmeno l’altro.
Scese dalla macchina, fece la salita dello scivolo e cercò disperato le chiavi per aprire il cancello. Non contento, le chiavi continuarono a cadergli di mano e lui, incazzato nero solo alle…

“LE OTTO MENO DIECI?!?!” – esclamò, svegliando in vicinato.

… si ritrovò a chiedersi dove cazzo fossero finite quelle maledette chiavi.
Dopo mezz’ora – in senso metaforico – passata a cercare di fare entrare quella della porta di casa, Draco si ricordò che le chiavi del cancello le aveva sempre lasciate in casa, perché da quando aveva avuto il telecomando, non aveva ritenuto opportuno portarsele dietro.

Imprecando come tre scaricatori di porto – evidentemente due erano pochi – Draco tornò in casa, rischiando di spezzare la chiave nella serratura, si fiondò nell’armadio, dove teneva le cose che usava di meno, afferrò la scatola che conteneva tutte le chiavi (contatore del gas, della luce, dell’acqua, della caldaia…) e cercò disperatamente quella del cancello.

La trovò.
Ma erano le otto.

Tirando giù anche i santi bulgari, Draco tornò in garage, si tirò dietro la porta di casa, il cui eco rimbombò per un paio d’ore e tornò in garage.
Rifece lo scivolo e finalmente poté uscire da quella prigione.

Normalmente gli sarebbero occorsi venticinque minuti per arrivare a casa di Hermione ma quel giorno ne impiegò solo dieci.
Bruciò tutti i semafori, ignorò le precedenze, fece lo slalom tra i pedoni sulle strisce pedonali e finalmente…

… finalmente la macchina morì.









Hermione si era svegliata alle sette, aveva spento tutte le sveglie e poi era andata in bagno per farsi la doccia.
Vero era che l’aspettava una bella giornata all’insegna delle camminate tra i boschi, ma voleva iniziare bene quel giorno, perché finalmente Draco si era deciso a chiederle di uscire, dopo mesi passati a chiacchierare in ufficio.

Era stato molto galante, doveva ammetterlo.
Mentre si pettinava, ripassò mentalmente alcuni piccoli episodi che videro protagonista lei e la sua crescente attrazione per il biondo.

Hermione era entrata nella stanza delle fotocopie, intenta a studiare un fascicolo.
Quando entrò, si bloccò sulla porta.
C’era un uomo piegato sul retro della fotocopiatrice, impegnato a lottare contro la presa che, di tanto in tanto, si staccava dalla spina per andare a infilarsi in chissà quale buco.

Hermione non seppe se manifestare la propria presenza o continuare ad ammirare in silenzio quel bacio di dama fasciato in un bellissimo paio di jeans blu e molto, molto aderenti.
Scelse la seconda.

Le sue amiche la rimproveravano di essere troppo pudica e l’avevano sottoposta, senza possibilità di dare un’opinione in merito, a un corso avanzato di “sfacciataggine”.
Una cosa in cui Ginny e Pansy erano degli assi.

Il problema era che dopo quel corso, aveva iniziato a prenderci gusto…

“Finalmente ti ho infilato dentro brutto cazzo che non sei altro!”
Hermione sbarrò gli occhi, per quel doppio senso.
Ma che le aveva sparato i capezzoli contro la camicetta e che ora si ergevano come antenne paraboliche satellitari.
Lo sentì ridacchiare.
“Pensavi di fottermi, eh? E invece io ho fottuto te!”
Fotti me, invece, pensò Hermione in continua contemplazione del sedere di Draco.

L’uomo, come se si fosse ricordato di essere in un ufficio dove potevano andare e venire persone a piacimento, si girò di scatto e sbiancò quando vide la collega fissarlo con sguardo indecifrabile.

“Hermione!” – sussultò Draco, imbarazzato.
Che l’avesse sentito?
“Eh?” – chiese Hermione, addolorata di non poter più avere a che fare con il panorama appena sottratto.
“Scusa per prima, io…”
“Ti prego Draco, non scusarti.” – gli disse, facendogli l’occhiolino.
Quella fu la prima volta che lo vide arrossire.


Si incontravano spesso nella stanza delle fotocopie.
Il meglio, poi, era quando c’era l’Estate.
Il caldo sembrava rallentare i movimenti, per non parlare della spossatezza che creava, tanto che quando era necessario recarsi nella stanza delle fotocopie, tutti preferivano morire.
Lì dentro c’era un caldo asfissiante.

Il capo Jonson diceva sempre che avrebbe messo un impianto di condizionamento in quella stanza, non solo per i dipendenti, ma soprattutto per le macchine che se esposte a una temperatura troppo alta, potevano surriscaldarsi.

Un po’ quello che era successo a Draco e Hermione.

Erano a fine giornata e, chi per il proprio capo chi per l’altro, si erano ritrovati a bisticciare per l’uso della fotocopiatrice.

“Serve a me! Devo solo fare una trentina di copie!” – disse Hermione.
“E io venti! Faccio prima io!”
“E la cavalleria?” – chiese Hermione.
“Con questo caldo si è presa una pausa pure lei.”
Lo sguardo però gli era caduto sulla camicetta della donna che, per l’eccessivo caldo, si era appiccicata alla pelle. Riuscì a intravedere il pizzo nero del reggiseno e due piccole punte che, lentamente, si stavano mostrando.
Hermione chinò lo sguardo e arrossì quando notò quello che aveva notato Draco.

Fu un attimo.
Si guardarono e lui la caricò sulla copiatrice.

Per l’enfasi e l’eccitazione, Draco schiacciò inavvertitamente il pulsante “copy”.
I due si bloccarono immediatamente e quando videro un foglio uscire dalla stampante con lo stampo del sedere di Hermione – dalla copia Draco desunse che indossava il perizoma – entrambi sgranarono gli occhi.
Fu lì che Hermione mise a frutto il corso fatto da Pansy e Ginny.

Prese il foglio e con un pennarello vi scrisse sopra il suo numero di cellulare, facendo bene attenzione a scrivere sul punto più intimo.
Lo cacciò in mano a Draco e scese dalla fotocopiatrice.

“Quando vuoi continuare il discorso, chiamami.”
E poi se ne era andata.


Hermione si staccò dallo specchio e sorrise.
Era il perfetto mix tra un’assatanata di sesso e Alice nel paese delle meraviglie.
Sperò che Draco, a fine giornata, si decidesse a concludere.









L’uomo in questione stava imprecando contro i santi armeni.
La macchina era in riserva e visto l’accelerone che le aveva dato per salire dallo scivolo, aveva consumato quel poco che gli era rimasto.

“Ti prego no… ti prego no… non oggi, non adesso…” – piagnucolò Draco, mentre implorava la macchina e ne baciava il volante.

L’auto, sorda alle sue suppliche, continuò a borbottare, finché non spirò definitivamente.
E con lei, Draco.

Il poveretto appoggiò la fronte al volante e inspirò un paio di volte.

“MA PORCA PUTTANA! PROPRIO OGGI DOVEVA SUCCEDERE?”

Guardò l’orologio e notò con sommo orrore che erano le otto e venti.
Secondo la sua check-list dovevano essere già all’autogrill e invece…
Prese il cellulare, almeno per avvisare Hermione che avrebbe tardato di qualche minuto ma, naturalmente, il cellulare non prendeva.

Riuscì, grazie alla compassione di qualche passante, a chiamare il distributore più vicino, che andasse da lui con una cisterna di benzina.
Quindici minuti più tardi, Draco riuscì ad arrivare a destinazione.









Hermione era preoccupata.
Conosceva Draco come un tipo molto preciso e meticoloso ed era impossibile che si fosse dimenticato di quel giorno. Controllava l’ora ogni cinque secondi fin quando, notate le otto e quaranta, decise di tornare in casa a piangere come una fontana.

Che delusione…
Quel ragazzo le era piaciuto fin da subito perché era simpatico e ben educato. In sala mensa si sedeva solo dopo di lei e quando rientravano in ufficio le apriva sempre la porta.

Forse quella era la giusta punizione per quel corso di “sfacciataggine” perché lei, in realtà, non era così. Era timida, riservata e molto poco propensa a fare commenti sui sederi altrui.
Con le lacrime agli occhi e con il cestino da pic-nic che aveva preparato con cura – e amore – solo la sera prima che pesava un macigno, Hermione si apprestò a tornare in casa quando un clacson la fece girare svogliatamente.

Sbarrò gli occhi quando vide che era la macchina di Draco.








“Fa che sia ancora lì! Fa che sia ancora lì!” – pregò il biondo al quale mancava poco per uscire dal parabrezza per cercare la figura della collega sulla strada.
Sbiancò come un cencio quando la vide far retromarcia così, incurante dell’ora, suonò il clacson e la vide tornare indietro.


“Scusa! Scusa! Non so che diavolo sia successo stamattina ma me ne sono capitate di tutti i colori! Prima il cancello, poi la benzina, poi il cellulare…”
Draco si fermò, notando lo sguardo di Hermione.
Era lo sguardo di chi sapeva che quelle appena fornite erano solo delle scuse.
La giornata era partita davvero male.




“Vuoi fare colazione?”
“No, ti ringrazio. Non ho molta fame.” – ammise Hermione arrivata alla conclusione che se Draco si era presentato all’appuntamento non era stato per reale interesse, ma perché ormai aveva dato la sua parola.
Draco afflosciò le spalle.
Le stava rovinando la giornata ed era tutta colpa sua e di quella dannata check-list!

Il viaggio trascorse in silenzio, interrotto solo dalla radio, tenuta proprio bassa.

Arrivarono a destinazione con un’ora di ritardo.
Parcheggiarono nel piazzale e poi iniziarono a camminare lungo il sentiero.
In silenzio.


“Speriamo non piova.” – disse Draco, dandosi dello stupido da solo per la banalità della frase.
Hermione invece pensava che si stesse sforzando di parlare con lei, anche se sul lavoro avevano molte affinità. Solo allora Hermione si rese conto che loro parlavano solo di lavoro…
“Già…” – disse, con voce sempre più fioca.
Era la giornata più imbarazzante di tutta la sua vita e pregò che finisse il più presto possibile o che un acquazzone li costringesse a dover far ritorno a casa.

Arrivarono al rifugio mezzi sudati.
Il sole splendeva alto in cielo e sembrava prendere allegramente per il culo i due escursionisti. Attorno a loro vi erano coppiette e famiglie che avevano deciso di passare una giornata all’insegna della tranquillità.

In religioso silenzio, Hermione stese la coperta e aprì il cesto.
C’era dentro di tutto: dai piatti alle forchette.

Draco non ci vedeva più dalla fame.
Hermione iniziò a tirar fuori panini e tramezzini, bibite, coltelli, tovaglioli… di tutto!

“Buon appetito.” – disse Draco.
Hermione sorrise tiratamente.

Mangiarono in silenzio.
Draco divorò quattro panini e Hermione rimase davvero sconcertata dalla fame dell’uomo.
“Buoni.” – fu il commento di Draco.
“Grazie.”


Rimasero stesi sulla coperta per una mezz’ora buona.
L’idea di Draco era quella di stare in montagna fino alle due e mezza, tre, del pomeriggio, tornare indietro e, a Dio piacendo, portarsi a letto la donna.
Non che fosse uno di quelli che cercano in una donna solo un paio di gambe aperte, ma la collega gli era piaciuta fin da subito.

All’inizio era timidina, molto sulle sue, impiegava secoli prima di dare confidenza a qualcuno e ogni volta che la sentiva parlare, non era mai uscita dalla sua bocca qualcosa di stupido o poco intelligente. Parlava solo con cognizione di causa ed era sempre molto concentrata sul lavoro.
Poi, un giorno, la trasformazione.
Non che non apprezzasse quel suo lato sexy, ma si era chiesto cosa potesse mai esserle successo per cambiarla come dal giorno alla notte.
Più volte l’aveva beccata a fissarlo intensamente e senza abbassare lo sguardo.

E adesso, eccola tornata la timidona degli inizi.

“Forse è meglio tornare a casa.” – disse Draco.
Hermione socchiuse gli occhi.
E tanti saluti, pensò la riccia.
“Il cielo si sta annuvolando.” – disse Draco, preoccupato di poter incontrare un acquazzone per strada.
“Sì, certo.” – sussurrò la riccia, mentre iniziava a rimettere tutto nella cesta.
Non avevano fatto in tempo nemmeno a digerire il primo panino, che lui subito si era accertato di voler tornare a casa.
Quando torno a casa, uccido Ginny e Pansy, pensò la riccia.

Che figura stava facendo con Draco?
Che figura stava facendo con Hermione?

Pensarono i due.
Di sicuro, una veramente magra, perché erano arrivati da poco e già se ne stavano andando via.

Ripresero il cammino ma ad un tratto, Draco iniziò a vomitare.




Possibile che non ne vada dritta una oggi?, pensò sconsolato il biondo mentre Hermione gli reggeva la fronte.
“Forse hai mangiato troppo in fretta…” – disse Hermione.
Certo, magari per la fretta di andarsene ha voluto mangiare tutto ciò che ci stava e poi levare le tende.
“Non… non…”
Altro rigurgito.
Poi, l’epifania.
“Herm… Hermione…”
“Sì?”
“C-C’era maionese nei…” – rigurgito. – “… panini?”
“Certo.” – disse lei, confusa.
“Sono allergico.”
Mancò poco che vomitasse pure lei.


Hermione aiutò Draco a scendere la scarpata, prendendogli il braccio e passandoselo sulle spalle. L’uomo era proprio ridotto ad uno straccio e lei continuava a scusarsi.

“Scusami davvero… non lo sapevo della tua allergia…” – mormorò, sinceramente dispiaciuta.
“Fi-figurati…”
Il vomito aveva smesso e a causa di tutta l’aria ingerita tra un respiro e l’altro, il pover’uomo si era ritrovato a ruttare, sentendo come, a ogni rutto, lo stomaco iniziasse a tornare al proprio posto.
“Scusami… vuoi che guidi io?”
“Forse… forse è meglio…” – borbottò Draco.




Il ritorno fu peggio dell’andata.
Silenzio assoluto.
Non c’era nemmeno la radio che andava, perché Hermione l’aveva spenta. Draco aveva abbassato lo schienale e si era portato un braccio sul volto per coprire gli occhi.
Aveva iniziato a piovere giusto quando erano saliti in macchina.
Almeno si erano risparmiati di arrivare inzuppati.

L’unica nota positiva di quella giornata.

Ma l’unica nota positiva della giornata venne spazzata via quando sul vetro della macchina i due sentirono un distinto e netto “tok”.
Hermione si sporse dal parabrezza e sgranò gli occhi quando vide che stava grandinando.
Draco invece grugnì di frustrazione nel rendersi conto che al peggio non c’era mai fine.

“Hermione ormai manca poco all’arrivo. Ti secca fermarti a casa mia? Ti riaccompagno io a casa quando smetterà di grandinare.” – sperò di non essere passato per il fissato delle macchine anche se, per com’era andata la giornata, poteva accadere anche quello.
“Sì, certo.” – disse la donna.
Lei stessa avrebbe chiesto la stessa cosa, perché era risaputo che i carrozzieri a Londra erano peggio degli strozzini.

Quando arrivò nei pressi del condominio di Draco, istintivamente Hermione prese il telecomando del cancello e lo schiacciò.
“Non funziona.” – disse Draco con un debole sorriso nel ricordare ciò che era successo. – “La batteria è andata.”

E, in quel momento, i cancelli si aprirono.

Draco aprì la bocca, indignato.
Hermione invece stirò le labbra in un sorrisetto triste.

“Scusa Hermione, ma la batteria del telecomando del cancello è finita e sono dovuto andare a prendere le chiavi.”

Ecco la prima smentita.
Draco immaginò che stesse pensando a quello, perché ci stava pensando pure lui.
Hermione percorse con cautela lo scivolo, fece un’impeccabile retromarcia e parcheggiò l’auto in garage. Aiutò Draco a scendere e sistemò il cestino del pic-nic su un tavolino nel garage.

Lì, Hermione schiacciò il pulsante dell’ascensore – era un condominio da quattro piani – e anche lì, Draco…
“E’ guasto. Deve venire il tecnico a…”

E, in quel momento, le porte si aprirono.

Di nuovo, Hermione sorrise imbarazzata.
Era proprio vero: Draco non voleva organizzare quella giornata.
Era stata solo colpa sua e delle sue stupide insistenze a farlo cedere. Avrà pensato che se magari accettava, poi se la sarebbe levata di torno.

Draco, invece, maledisse il Creato.
Che diavolo aveva fatto di così orribile nella sua vita precedente per meritare un simile trattamento?

Che, in realtà, lui e Hermione si fossero già conosciuti e lui le avesse reso la vita un inferno?

Doveva per forza di cose essere così, perché non si spiegava altrimenti la pessima giornata in cui si erano concentrate tutte le sfighe dell’universo.

Arrivarono di fronte alla porta di Draco ed entrarono.
C’era buio e Hermione accese la luce.

“Dov’è la tua camera?” – gli chiese.
“Di là…” – disse Draco, con un cenno stanco del capo.
Hermione sgambettò verso la camera e fece sedere Draco che, stremato, si buttò sul letto. La donna, nonostante tutto, non se la sentì di lasciarlo in quelle condizioni. Gli tolse le scarpe, i calzini, i vestiti – gran begli addominali, pensò – e di mettergli il pigiama.
Poi lo infilò sotto le coperte.

Gli sistemò il piumone alla bell’è meglio, ringraziando in quel momento la pigrizia maschile che non faceva rifare il letto: se avesse trovato le coperte intatte, avrebbe dovuto penare il doppio per spostare l’uomo e infilarcelo sotto.

Lo guardò per un attimo, rannicchiarsi nel piumone e abbracciare il cuscino.
Gli fece tenerezza.

Di nuovo, per nulla intenzionata a lasciarlo in quelle condizioni, Hermione andò in cucina e gli preparò una minestra veloce di dado. Certo, quella di pollo sarebbe stata decisamente meglio, ma non volle prendere troppa confidenza con l’ambiente.
Cercò dove, secondo lei, potevano starci le spezie e iniziò a preparargli la cena.

Mentre aspettava, pensò che fosse carino accendere i termi, perché si gelava.
E fu in quel momento che la vide.

La check-list.

Perplessa, la prese e per primo lesse il titolo, rimanendo allucinata.

PRIMO APPUNTAMENTO CON HERMIONE GRANGER, OVVERO, IL MANUALE DI COME TUTTO DEVE ESSERE PERFETTO.

06:30                  Sveglia
06:30-06:35        5 minuti per connettere
06:35-06:35:45   Cambiare l’acqua al merlo

Le scappò da ridere, appena lesse i primi tre punti.
Aveva davvero stilato una lista delle cose da fare per quel giorno?

06:35-07:00        Barba
07:00-07:20        Doccia – per lavare via per bene i peletti della barba

Rise di gusto.

07:20-07:30        Spuntare sulla “check list” sul tavolo se era stato fatto tutto fino a quel momento.
07:35                  Scendere in garage
07:35-08:00        Tragitto per arrivare dalla pulzella, trascorso a ripassare di nuovo mentalmente che la check
                            list sia stata seguita passo per passo. Piccolo pit-stop dal benzinaio.

Un sorriso di tenerezza le increspò le labbra.
E lei che aveva pensato che le sue fossero state solo scuse!…

08:00            La pulzella sale in macchina

Rise nel sentirsi definire “pulzella”. Nessuno definiva più così una ragazza.

08:00:08:15        Tragitto per l’Autogrill
08:15-08:17        Tempo per il parcheggio ed entrata in Autogrill.
08:17-08:25        Colazione. L’Autogrill è pienotto…

Oddio! Aveva calcolato perfino il tempo della colazione!

08:26-08:28        Ritorno alla macchina per proseguire il viaggio.
08:28-08:30        Controllo che ci sia tutto e accensione della macchina.
08:30-10:30        Tragitto per la montagna

Stava per proseguire la lettura quando il telefono suonò.
Andò in panico.
Non voleva che Draco si svegliasse, dopo che lo aveva quasi-involontariamente-ucciso ma partì la segreteria.

“Ehi Draco sono Blaise!”
Che bella voce squillante, pensò Hermione.
“Sì scusa, precisazione inutile. Tanto sono l’unico che ti chiama…”
Hermione guardò confusa il telefono e poi iniziò a guardarsi intorno. Sulle mensole c’erano tanti oggettini, ma nessuna foto di amici o parenti e si chiese quanto in realtà conoscesse Draco Malfoy.
“Allora, com’è andata la gita fuori porta? Ah, senti… scusa per la benzina. Mi sono dimenticata di mettertela dentro ieri sera, ma sai com’è… Daphne mi ha intrattenuto per tutta la serata…”
Risatina.
Hermione si stava sentendo un verme per aver dubitato fin da subito di Draco.
“Scusa, sto divagando. Allora com’è andata? Lo so che mi avresti raccontato tutto domani, ma sono un tipo curioso. Ti sei ricordato di dirle di non mettere la maionese nei panini e tramezzini? Gliel’hai detto che sei allergico? Beh, vedi tu se non vuoi morire giovane. Io… so che forse non ti interessa, ma ho sentito tua madre. Vuole sapere se sei ancora arrabbiata con lei per averti taciuto la malattia di tuo padre.”
Hermione sbarrò gli occhi.
“Beh, io te l’ho detto. Devo andare. Ah, prima che mi dimentichi… usa il preservativo. Ciao!”

Hermione se ne stava ancora con gli occhi sbarrati sul telefono e la check-list in mano, attonita, mentre dietro di lei la minestrina evaporava.
Sussultò, quando il telefono suonò di nuovo.

“Ciao sono ancora io! Scusa, ma mi sono dimenticato di dirti un’ultima cosa e poi me ne vado, cioè, riaggancio. Precisino come sei, so che avrai fatto una lista delle cose da fare per oggi, lo so perché ti ho aiutato io a farla. Mi raccomando. Cerca di arrivare all’ultimo punto, ok? Ok, adesso ho detto tutto. Credo. Ciao!”

Veloce, Hermione tornò a leggere la check-list e andò al punto che aveva citato quel Blaise.

Fine serata.

Non aveva specificato l’orario.

Dire a Hermione Granger che sono innamorato di lei.









Alcuni mesi dopo.

Alla fine, era tornata la timida dell’inizio.
Era uno sforzo enorme per lei fare apprezzamenti sulle parti maschili per risultare più appetibile. Tanto, alla fine, il suo ragazzo, l’amava per com’era.

“Hermione sei pronta?”
“La montagna non scappa Draco!”
“Speriamo allora che non mi scappi da vomitare…” – frecciò lui, ricordando il primo disastrato appuntamento.
Hermione arrivò con un bel sorriso, cosa che lo lasciò perplesso. Le prime volte gliene tirava dietro di tutti i colori.
“Speriamo allora che tu ti sia ricordato di spuntare la check-list, amore.”

Una check-list per domarli,
Una check-list per trovarli,
Una check-list per ghermirli
E a letto incatenarli.









Piccolo-spazio-pubblicità.
Piccolo-spazio-pubblicità.

Della serie “a volte ritornano”.
Beh, ogni tanto devo davvero tornare, altrimenti rischio di scordarmi come si usa il programma per l’HTML…
Comunque sia… spero che questa cosuccia sia piaciuta. Era ferma lì da qualche secolo nel mio pc e ho voluto postarla. Mi piaceva l’idea della concatenazione di sfighe, così ho fatto di Draco il mio bersaglio.

Un bacio a chi legge, a chi recensisce, a chi non lo fa e… boh?, quante altre categorie ci sono?
Comunque sia, le prendo tutte.

Callistas.
  
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