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Autore: Sherly Liddell    15/02/2008    2 recensioni
Questo buffo episodio, era un regalo per la mia vecchia amica Rebecca. L'ho scritta nel 2003, effettivamente una delle mie prime scenette scritte di getto. Devo ammettere che ne ho fatti di passi avanti. (sorride) Spero che ve ne accorgerete anche voi più in là... Buoni Sorrisi!!!
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Dursley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Harry era pronto, o almeno era quel che pensava lui.
Era stato invitato la settimana prima a passare l'ultimo mese che gli rimaneva delle vacanze estive dalla sua amica Rachel, anche se per lui sarebbe durata molto di più. Quell'estate la doveva ancora passare in una casa babbana, ma aveva deciso, contrariamente a quello che avrebbero detto i suoi zii, di andare da lei. Non doveva fare una passeggiata: avrebbe dovuto soltanto raggiungere il piano di sotto alle 10 di sera, mentre gli zii ignari dormivano, con un enorme baule e una gabbia vuota per uccelli, entrare nel caminetto e togliersi un gran peso sullo stomaco. Sì, di certo quella non sarebbe stata una passeggiata…
Mancavano ancora pochi istanti all’ora stabilita, ma la famiglia Dursley era appena andata a dormire e ciò preoccupava molto Harry, che non faceva altro che girare su e giù per la sua stanza con un certo nervosismo. Doveva ricordarsi, non appena fosse arrivato in salotto, di prendere la Firebolt e la bacchetta nel ripostiglio del sotto scala.
- Ora si saranno addormentati… - disse Harry, tra se e se. - Ormai è ora…-
Si fermò di colpo, l’orologio a pendolo della cucina aveva segnalato le 10. Harry fece un paio di respiri profondi e si guardò ai piedi: il baule doveva essere abbastanza pesante, i libri del 5° anno superavano le mille pagine. Doveva organizzarsi per come avrebbe trascinato per le scale, senza dover emettere alcun rumore, sia il baule sia la gabbia vuota.
Aprì la porta della stanza e fece capolino con la testa arruffata: si poteva solo sentire il russare dello zio Vernon; cominciò a trascinare il baule con sopra la gabbia. Fece più piano che poteva anche se c’era la moquette che attutiva il rumore. Prima di chiudersi la porta alle spalle diede un ultima occhiata per accettarsi di aver preso tutto…
All'improvviso spuntò fuori, come uno gnomo quando avvista qualcosa di curioso incustodito, il primo enorme problema: la porta di Dudley era aperta.
Harry digrignò i denti. L’ultima cosa che voleva era essere visto dal cugino mentre scendeva le scale. Abbandonò i bagagli e si avvicinò lentamente alla stanza. Ma non appena sporse gli occhi si accorse che Dudley non stava ancora dormendo. Si ritirò subito indietro.
Harry si appoggiò con le spalle al muro pensando a una soluzione. D’un tratto il suo sguardo si posò sul baule. Non poteva aspettare che Dudley si addormentasse, ma allora come avrebbe fatto a passare senza essere visto? Con un sorriso si precipitò ad aprire il baule in cerca del mantello dell’invisibilità. Ma nel tirarlo saltò fuori l’Omniocolo rotolando fin sotto il letto di Dudley. Harry sentì un violentissimo strappo allo stomaco. Non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo lì, Harry non voleva minimamente pensare alla conseguenze catastrofiche. Si tirò su le maniche e si appiattì a terra. Cominciò a strisciare fino a raggiungere il letto: il materasso era visibilmente più giù del normale. Harry cominciava a sudare, non era sicuro che il cugino fosse già sprofondato nel sonno ma ormai era a metà strada. L’Omniocolo era davanti a lui ed Harry tese la mano, come se stesse per afferrare un boccino a pochi centimetri di distanza. Sentì il letto cigolare e rimase fermo con il braccio ancora teso. Si accorse che il materasso si alzava sempre di più mentre dei passi goffi aumentavano. Harry girò la testa e vide Dudley che camminava verso di lui con le braccia stese in avanti.
In un momento delicato come quello, Harry trovò qualcosa di molto buffo: era certo, che se con loro ci fosse stato anche il suo migliore amico, Ron, avrebbe borbottato qualcosa del tipo: " Speriamo che non inciampi, o sveglierà tutto il quartiere... ".
Visto che aveva già raggiunto un alto numero di fan tra il club di Voldemort, l'idea di essere assalito nel sonno dal cugino non lo entusiasmò affatto, così Harry pensò bene di afferrare l’Omniocolo, alzarsi e uscire in più fretta possibile.
Appena uscito chiuse bene la porta, sperando che Dudley avesse troppo caldo per girare la maniglia e uscire in giardino a fare due passi. Sospirò per almeno un paio di minuti, poi ripiegò il mantello nel baule assieme a quel maledetto Omniocolo. Giunse alle scale e si fermò nuovamente. Decise di portare giù la gabbia e poi il baule. Scese le scale, appoggiò la gabbia di Edvige, e si guardò attorno: si sentiva stranamente osservato. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una chiave: l’aveva presa di nascosto dal cassetto dello zio la mattina stessa, e aprì il lucchetto. Prese la magnifica scopa e la apoggiò al muro. Poi fece per prendere la bacchetta... Ma non c’era… Proprio così: la bacchetta non era dove avrebbe dovuto essere e Harry era completamente sbiancato e le sue tempie pulsavano dal rancore.
- Questa no!- sussurrò Harry. - Questa è la volta buona che mi buttano fuori dalla scuola ! -
Harry salì velocemente le scale, dirigendosi alla stanza degli zii. Non sapeva ancora cosa voleva fare ma aprì la porta non curante degli istanti prossimi. Fortunatamente dormivano tutti e due: zio Vernon russava come un treno, quindi non poteva sentire niente, zia Petunia lo stesso perché si era barricata tra cuscini. Harry aprì gli armadi, i cassetti, le borse, le valigie, i cofanetti, ma della sua bacchetta nemmeno l’ombra. Credette di morire e il mal di testa gli cresceva ancora di più con tutto quel baccano. Dove avrebbe potuto essere la bacchetta? Ormai non sapeva neanche che ore fossero. Si rassegnò a cercare in camera. La rabbia aveva già cominciato ad espandersi, quando vide miracolosamente il bastone scuro tanto desiderato dentro un vaso, con la nuova funzione di reggere un paio di fiori sbiaditi. Avrebbe voluto scaricarsi su quella piantina, ma subito dopo aver preso la bacchetta, il fiore si afflosciò di botto. Harry Fece un sorrisetti maligno e podo dopo sentì uno strano rumore familiare, piuttosto fastidioso e lontano. Si ricordò di non aver chiuso bene il baule, dunque ipotizzò che quel difettoso Spioscopio fosse saltato fuori e avesse cominciato a fare i pazzo. Si affacciò di corsa alle scale e vide l'oggetto girare su se stesso. In preda al panico, Harry si fiondò giù per le scale, afferrò lo Spioscopio tutto impazzito e lo scaraventò nel baule, reggendo saldamente la bacchetta con l'altra mano.
Harry non volle andare a vedere se i Dursley si erano svegliati. Dopo essersi rialzato sentì di nuovo l’orologio segnare le 11. Era in ritardo, anche se Rachel non doveva andare da nessuna parte, non era carino farla aspettare fino a notte tarda. Così, senza accendere nessuna luce, ritornò in cima alle scale, prese il baule, ma arrivato fino in fondo, Harry inciampò in avanti sulla gabbia vuota, che aveva lasciato stupidamente nel mezzo del passaggio e cadde con un tonfo. Harry stava per avere una crisi di nervi. Appena si rialzò massaggiandosi la pancia vide una luce al piano di sopra. Harry riprese a sudare freddo. Afferrò tutto precipitandosi in salotto. Mise i bagagli nel caminetto prese una bella manciata di polvere volante e si lanciò dentro.
- “King’s Linn 6”… - scandì Harry, mentre un magico vortice lo circondava, e le luci al numero 4 di Privet Drive si spegnevano.

For Rachel Welsch
by Claire A.M. Willer
12 - Febbraio - 2003
  
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