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Autore: Giulia23    08/08/2013    12 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze! Allora, allora … non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di questo capitolo! Ho un po’ osato con … ah non posso anticiparvi niente, ma penso lo capirete da sole  ;)! Siete sveglie voi! È stato un capitolo difficile da scrivere e ci ho impiegato il meno tempo possibile per riuscire a pubblicarlo entro questa settimana, visto che da domani non sono a casa e quindi non avrei avuto il modo per farlo.  Che altro dire, vi lascio al capitolo, spero di aggiornare presto ma con ferragosto e tutto il resto temo di non farcela, mi dispiace =(! Sappiate che ci metterò tutto il mio impegno però, come ho fatto con questo capitolo e se mi aiutate donandomi un po’ d’ispirazione con i vostri commenti sono sicura che potrei farcela! Buona letture mie care, a presto!
 
Non poteva essere successo. Non potevano averla presa!
Mikael doveva cadere nella trappola, era stato tutto progettato. Doveva essere ormai miglia lontano da loro. Lui non doveva sapere di Caroline! Lei era sua e di nessun altro!
Klaus si ritrovò, per l’ennesima volta, vicino alla cascata, il nido del loro amore. Un ruggito agghiacciante uscì dalle sue labbra contratte e senza più riuscire a trattenere la sua furia i suoi occhi diventarono gialli. Si aggrappò al cornicione in pietra del ponte e tentò con tutte le sue forze di contenere l’ira che sentiva scuotergli ogni arto, facendolo tremare dalla testa ai piedi.
Aveva sperato che Caroline avesse rimandato O’Hara a casa per rimanere sola, magari a pensare, aveva avuto persino paura fosse caduta da cavallo. Ma lì, dove pensava l’avrebbe trovata, non c’era. E non era da nessuna parte. Aveva girato in lungo e in largo quella maledetta foresta tutta la notte senza trovarla. Stava albeggiando ormai ed il timore che Caroline fosse stata speronata venne sostituito da uno molto più grande. Aveva sperato fino all’ultimo che non l’avessero rapita, o peggio … uccisa per fare del male a lui, ma adesso quell’idea non si presentava più come una terribile opzione., che aveva tentato di soffocare nelle sua mente, ma come la crudele e raccapricciante realtà.
  < Caroline?> urlò per l’ennesima volta Klaus, con tutta la furia che sentiva scuoterlo dentro. E come ogni volta non ottenne alcuna risposta.
Avvertì un rumore, impercettibile ad orecchio umano, provenire dalle sue spalle e come una furia si gettò contro il suo assalitore, afferrandolo per la gola e sbattendolo contro un albero.
D’istinto Elijah afferrò Klaus per le spalle, pronto a scaraventarlo lontano da lui, ma Rebekah intervenne prontamente frapponendosi tra i due fratelli. Klaus arretrò di qualche passo emettendo un basso ringhio.
  < Klaus siamo noi! Calmati!> disse la vampira con tono autoritario, ma comprensivo.
Elijah si risistemò il colletto della giacca e con eleganza posò una mano sulla spalla del fratello ancora scosso da tremiti. Aveva un’aria così preoccupata da far domandare a Rebekah chi dei due stesse più male-
 < Becky ci ha detto di O’Hara. È tutta la notte che cerchiamo di parlarti, ma non ti fermi mai da nessuna parte, se non … qui.> Klaus serrò la mascella fissando come ipnotizzato Elijah. Sembrava concentrarsi a pieno sulle parole proferite dal fratello, ma la sua aria era fin troppo assente.
 < Hai sentito qualcosa?> domandò Rebekah riuscendo ad interpretare l’atteggiamento di Klaus.
 Senza nemmeno risponderle, l’ibrido corse alla velocità della luce nella direzione dalla quale aveva sentito provenire uno strano rumore, ma una volta giunti in un luogo anonimo e troppo simile al resto della foresta Klaus, Rebekah ed Elijah si ritrovarono a contemplare un cervo intento ad affilare le sue corna contro la corteccia di un albero.
 < Dividiamoci. La troveremo.> sussurrò Rebekah con voce strozzata. Non poteva pensare che Mikael avesse preso Caroline, non poteva pensarlo perché in tal caso … non c’erano dubbi. Caroline era morta. Il loro padre non si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione così ghiotta per ferire Niklaus.
< Non avrei dovuto lasciarla sola al mercato… mi sono voltato e non c’era più.> sussurrò Elijah portandosi una mano sul viso. Si sentiva così preoccupato per Caroline e così in colpa che trovare la forza per non pensare al peggio sembrava impossibile.
 < Cosa?> sibilò Klaus a denti stretti, guardando con odio improvviso il fratello.  < L’hai lasciata sola?> ringhiò prima di tirare un pugno così forte ad Elijah, da farlo capitolare a terra, ma prima che la situazione degenerasse Rebekah intervenne prontamente, frapponendosi di nuovo tra i due e rischiando a sua volta uno spintone. Ma Klaus sembrò paralizzarsi alla vista del fratello a terra, che si toccava la mascella dolorante e della sorella terrorizzata … per causa sua. Cosa stava succedendo? Cosa stava diventando?
Senza Caroline era questo quello che sarebbe diventato? Un mostro così spietato da ferire persino i propri familiari senza giustificazione?
 < Nik sta calmo, non è colpa di Elijah! Adesso prendercela tra di noi non porterà a nulla! Dobbiamo cercare Caroline. Dividiamoci, ci incontreremo di nuovo qui tra un’ora.> Rebekah deglutì a fatica, ma notando che Elijah si era già ripreso si sentì più rilassata.
 < Devo ritrovarla …> sussurrò Klaus quasi sotto shock, mentre fissava con aria pentita i suoi fratelli. Ottenne in risposta un sorriso provato, ma sincero da entrambi.
 < Lo so Nik, lo so.> disse Rebekah con voce strozzata dal terrore, terrore di perdere per sempre la sua unica amica ed inevitabilmente suo fratello. I loro destini sembravano così intrecciati ed indissolubilmente uniti da farla rabbrividire al solo pensiero di perdere Caroline. Klaus sarebbe diventato un mostro.
 
 
 
 
 
Cos’era quel fischio sordo che sentiva nelle orecchie?  “Oddio qualcuno lo faccia smettere!” pensò Caroline mentre sentiva la testa così pesante da non riuscire a sollevarla.
Cercò di aprire gli occhi ma erano così pesanti da costringerla a desistere. Si sentiva la bocca impastata e le gambe pesanti. Ma cosa era successo?
Provò a muoversi ma qualcosa glielo impedì.
  < La fanciulla ha finalmente deciso di svegliarsi!> qualcuno la afferrò rudemente per i capelli, costringendole a portare la testa indietro. Si lasciò sfuggire un grido sommesso a causa del dolore improvviso e finalmente riuscì ad aprire gli occhi.
 < L’hai colpita troppo forte Paul.> lo rimproverò un ragazzo dai capelli biondo grano che si avvicinò al tizio di nome Paul, lo stronzo che ancora la teneva dolorosamente per i capelli.
Caroline cercò di mettere a fuoco lo spazio attorno a lei, ma la testa le faceva così male da costringerla a chiudere di nuovo gli occhi. Erano così pesanti.
 < L’ultima volta che l’ho vista era un vampiro, come facevo a sapere che non sarebbe guarita da sola?> domandò scocciato Paul prima di lasciare con uno strattone la presa dai capelli di Caroline.
La ragazza concentrò le poche forze che sentiva avere e sollevò il capo da sola, aprendo gli occhi.
Il fascio di luce che proveniva da una finestra alla sua sinistra la accecò momentaneamente, ma pian piano sembrò riacquistare la vista.
Si trovava in una specie di vecchio capanno diroccato, forse uno scantinato o una vecchia, lurida e sporca casetta in pietra scura.
Caroline si portò a guardare le sue mani. Perché non riusciva a muoverle?
La risposta non tardò ad arrivare. Era legata ad una sedia, mani e caviglie strette in corde spesse e fin troppo ruvide.
 < Chi siete?> domandò con voce rauca Caroline mentre cercava di vedere i loro visi.
Paul si chinò davanti a lei, sorridendole con aria divertita e crudele. Un brivido la percosse fino alla punta dei piedi. Conosceva quell’uomo.
 < Come, ti sei già scordata di me?  Mi ferisci … Eppure questo ricordino me lo hai lasciato tu!> la canzonò il ragazzo, alzando il braccio sinistro completamente avvolto in una pesante fasciatura.
Caroline poteva ancora ricordare il rumore dell’osso di Paul spezzarsi sotto le sue forti mani da vampira, il giorno dell’imboscata in cui sia lei che Klaus avevano rischiato di morire. Il giorno in cui Mikael era riuscito a rapire Kol.
Maledizione … Era stata rapita dai cacciatori al soldo di Mikael.
  < Io dico di mandare a chiamare Mikael ed aspettare che torni per decidere il da farsi con lei. Da quanto ci ha raccontato Kol, Klaus farebbe di tutto per riaverla. È un’occasione troppo importante per mandarla all’aria. Dopo anni di caccia potremmo davvero ucciderlo, ti rendo conto Paul?> osservò il ragazzo biondo con aria quasi sognante.
 < Va bene Jason,  va bene! Manda Dean a richiamare Mikael. Dovrebbe essere ad un giorno di viaggio di distanza adesso. Papà torna a casa … ma questo non toglie il fatto che io possa divertirmi un po’ nel frattempo. Non dobbiamo ridargliela tutta intera no? > ridacchiò con aria sinistra l’uomo.
Caroline sentì il cuore alla gola. Perché ogni volta che si trattava di rapimenti e torture doveva toccare sempre a lei, maledizione?
 Sentì qualcosa di umido colarle lungo la guancia e a causa di un nuovo e più forte giramento di testa fu costretta a chiudere gli occhi. Doveva avere un trauma cranico …
  < State sprecando il vostro tempo … Klaus non verrà mai a salvarmi. Mi lascerà nelle vostre mani, per lui non sono altro che una sgradita ospite.> riuscì a biascicare Caroline con la testa penzoloni. E assurdamente quelle parole facevano più male di tutto il dolore fisico che stava provando. Perchè in cuor suo sapeva che erano vere.
Un sonoro ceffone le fece voltare la faccia, facendole sputare sangue dalla bocca. Oddio non ricordava facesse così male.
 < Sta zitta puttana! Credi davvero di poterci raggirare come hai fatto con l’intera famiglia Mikaelson? Lasciatelo dire … come hai fatto? Sei lurida e meschina come loro in fondo non è vero? Questa faccina da angelo è tutta una falsa non è così? Ma lasciamelo domandare … che tipo di donna va a letto con l’essere più crudele e spregevole della Terra?> le domandò con odio Paul mentre la costringeva a guardarlo, afferrandola rudemente per il mento.
Caroline per tutta risposta gli sputò in faccia l’eccesso di sangue che sentiva ostruirgli la gola.  < Tu ed i tuoi amichetti messi insieme, non valete la metà di nessuno di loro.> disse con voca roca e colma d’odio la ragazza.
Questa volta ricevette un pugno in pieno viso, mille volte più doloroso dello schiaffo di prima.
 < Paul è umana, la uccidi!> lo rimproverò Jason, mentre Caroline sentiva il sangue colarle dallo zigomo tagliato e dal labbro.
 < Mi ha sputato addosso la squaldrina!> ringhiò l’uomo quasi a giustificarsi per il suo gesto.
  < A Mikael serve viva, lo ricordi?> disse Jason mentre afferrava Paul per un braccio e lo allontanava con uno strattone dalla ragazza.
Quella fu l’ultima cosa che Caroline riuscì a sentire prima che la vista tornasse ad offuscarsi. Con un gemito decise di arrendersi alle tenebre che sentiva avanzare nella sua mente.
 
 
 
< Mi dispiace Caroline.> il viso preoccupato di Tatia si materializzò all’improvviso davanti ai suoi occhi, illuminando l’oscurità. Un altro sogno, fantastico! Come se non avesse già abbastanza problemi!
 < Tatia che ci fai qui?> domandò Caroline notando con stupore che la sua voce era tornata armoniosa e alta come al solito. Si accorse con sollievo che il dolore e la stanchezza erano svaniti. Oh … forse quel sogno non le dispiaceva così tanto pensandoci. Soprattutto pensando a cosa la stava aspettando di ritorno alla realtà.
 < Da quando sei tornata umana abbiamo avuto dei problemi per riuscire a contattarti, ma adesso sono qui per aiutarti, per offrirti una via d’uscita. Klaus non può affrontare Mikael in questa epoca, comporterebbe un mutamento troppo grande nel corso della storia. Tutto è sfuggito al Nostro controllo, dammi la mano Caroline. Torna a casa con me. > Quegli occhi di un verde acqua disumano la fissarono, imploranti. Questa volta sembrava non volerla afferrare con la forza, a dire la verità persino Tatia sembrava agire quasi contro la sua volontà.
 < Ed io che pensavo lo faceste solo per la mia incolumità.> bofonchiò con sarcasmo Caroline.
Tatia accennò un sorriso divertito e scosse la testa, ricordandole terribilmente Elena. Oh Dio quanto le mancava la sua amica.
 < La tua amica è sana e salva, nel futuro. Ha riabbracciato le sue emozioni e ti sta aspettando, come tutti gli altri del resto.>le disse con fare amorevole lo spirito.
Caroline la guardò stupita. < Cos’è leggi anche nella mente adesso?> le domandò con aria stizzita.
 <  È un sogno Caroline, sono già nella tua testa. Non mi serve origliare i tuoi pensieri, io sono nei tuoi pensieri. >  spiegò Tatia.
 < Ah.> bofonchiò Caroline, mentre si grattava la testa che a dire la verità sentiva un po’ troppo violata ultimamente.
 < Caroline …> Tatia allungò una mano verso di lei, aspettando la sua risposta.
“Oh Dio … “ fu l’unica cosa che Caroline fu in grado di pensare in quel momento.
 < Io … io non posso.> sussurrò la ragazza, scioccata quanto Tatia dalle sue stesse parole.
 < Caroline, stanno per torturarti. Rischi di morire!> osservò lo spirito.
 < Lo so, ma … io non voglio lasciarlo.> confessò infine Caroline ostentando tutto il coraggio che sentiva scorrerle nelle vene.
 <  Allora Mikael lo ucciderà.> concluse Tatia con aria distaccata.
 < Non è detto! E poi come farete ad avvisare Klaus che non sono più nelle mani dei cacciatori? Verrà comunque a cercarmi se non lo avv …> ma  Caroline realizzò in quel momento di star dicendo la stupidaggine più grande della sua vita.
 < Lui non verrà a cercarmi. Mi voleva fuori dai piedi e lo sono … > disse più a se stessa che a Tatia. Era così in fondo, lui non aveva opposto resistenza quando aveva detto di voler andare …
Lo spirito si avvicinò a lei, pronta a posarle una mano sulla spalla ma la ragazza fece una passo indietro con aria guardinga.
 < Se credi che Klaus non ti ami più, che preferisca vederti morta perché vuoi restare e morire per nulla?> le domandò Tatia, per la prima volta mostrando un sentimento che non fosse compassione o preoccupazione.
 < Perché Mikael è vicino, devo avvisarlo. Perché non posso lasciarlo così, è vero mi odia ma devo provare a salvare qualcosa! Perché … non lo so perché! Perchè voglio un addio degno di essere chiamato tale! Perché non voglio perderlo! Non voglio perdere tutti gli sforzi fatti per renderlo una persona migliore! Gli devo almeno questo! Non posso tramutarlo in un mostro con la mia scomparsa, avrei solo peggiorato tutto con il mio arrivo.> gridò Caroline, cominciando a parlare così velocemente da rendere difficile persino a Tatia starle dietro.
 < Ma c’è … > disse Tatia stranamente su di giri come Caroline. Ma qualcosa di invisibile sembrò impedirle di continuare a parlare. Tatia si portò una mano alla gola e guardò la ragazza con aria contrita.
 < Devo andare Care. Veglierò su di te, te lo prometto. Non riusciranno ad impedirmi anche questo.> promise Tatia rivolgendole un sorriso amorevole, prima di scomparire dalla sua vista.
 < Tatia!> urlò la ragazza, convinta in cuor suo di aver trovato un’alleata. Quella conversazione era stata fin troppo strana e contraddittoria per non lasciarle intuire che stava succedendo qualcosa di più grande di lei.
 
 
 
 
 Damon era seduto comodamente sul divano della sua casa vittoriana. Si girava nervosamente tra le dita un bicchiere di bourbon, intento a fissare la porta d’ingresso.
Era stupido restare lì, in attesa che Elena spalancasse la porta e corresse tra le sue braccia con un sorriso smagliante stampato in faccia. La storia del soggiogamento era finita dopo che lei aveva riacceso i suoi sentimenti, ma doveva darle il tempo per decidere. Senza contare il fatto che tutta la storia di “salviamo la nostra bionda in gonnella” li stava tenendo impegnati più del dovuto.
Gettando il bicchiere a terra Damon si indirizzò con la super velocità verso casa di Bonnie, dove Elena per il momento aveva deciso di restare.
 < Oh al diavolo tutto! Non sono mai stato io, quello paziente!> riuscì a bofonchiare prima di imbattersi in Klaus.
L’Originale sembrava aggirarsi nervosamente fuori dalla casa ormai distrutta di Elena, tappa obbligata se Damon voleva raggiungere casa Bennett. Sembrò non accorgersi della sua presenza e con fare sospetto si indirizzò al Mystic Grill sfruttando la super velocità.
Oltre ad aver sempre avuto poca pazienza, Damon era sempre stato un tipino fin troppo curioso e fin troppo orgoglioso per temere qualcosa o qualcuno.
 < Il vecchio Klausy trama qualcosa.> sussurrò Damon mentre lo seguiva dentro il bar e con non calanche si sedeva al fianco dell’Originale, già munito di un drink.
  < Ammiravi il fascino delle rovine? O stavi complottando un altro dei tuoi piani diabolici, beandoti dello scempio che hai portato nella vita di Elena?> domandò allora Damon col sarcasmo che lo contraddistingueva, facendo segno a Matt di portargli un whisky.
Klaus sbuffò nervosamente, mandò giù tutto d’un sorso il suo scotch e voltò lentamente il viso per guardare in faccia il suo scocciatore.
Damon gli rivolse un sorriso rilassato ma beffardo, ma prima che potesse rendersi conto di cosa stava succedendo si ritrovò di schiena sul bancone con la mano di Klaus serrata come una macigno contro la sua gola e le schegge dei bicchieri piantate tra le sue vertebre.
 Un ringhio disumano fuoriuscì dalle labbra serrate di Klaus ed i suoi occhi divennero gialli.
  < Damon…> sibilò come se stesse pronunciando una terribile bestemmia. 
  < Non meritavi di posare un solo dito su di lei!> gridò in preda alla rabbia più ceca, mentre Damon ormai rosso in viso cercava in ogni modo di allentare la presa di Klaus contro la sua gola. Non ottenne alcun risultato.
  < Cosa … di cosa parli?> riuscì a sibilare Damon, sconvolto da quell’assurda reazione. Si, Klaus lo aveva sempre odiato, insomma loro due non avevano di certo un buon rapporto. Non come quello che tra amore e odio avevano Klaus e Stefan, ma quell’aggressione senza senso era troppo persino per quel folle di un ibrido.
 Solo allora Klaus sembrò riuscire a sentire il trambusto che la sua reazione aveva suscitato. Quello strano ragazzo, per il quale Rebekah sembrava avere una cotta, gli stava urlando di lasciar andare quel parassita che teneva stretto tra le mani, mentre il resto della gente era letteralmente terrorizzata. Avvertì qualcuno comporre il numero della polizia, l’ultima cosa che voleva era avere noie in quel momento e poi …
Il suo sguardo furioso sembrò rabbonirsi, lasciando spazio allo stupore. Perché aveva aggredito Damon? Perché all’improvviso sentiva verso di lui un astio più profondo del solito?
Lasciò andare il vampiro che restò un altro secondo disteso e a gambe penzoloni nel tentativo di recuperare il respiro.
 < Cosa diavolo ti è preso?> domandò Damon con voce roca, ma prima che riuscisse a sollevarsi per guardarlo in faccia Klaus se n’era già andato.
 
 
 
 
 < Dov’è?> urlò Klaus scardinando letteralmente la porta della casa di Talìa, la strega più potente che aveva al suo seguito.
Era una signora anziana, di colore e molto ben curata per essere una popolana al soldo di un signore.
 < State calmo! Sto facendo tutto quello che è in mio potere per trovarla!> rispose con aria fiera e stizzita l’anziana signora.
Rebekah li raggiunse in un lampo, porgendo a Talìa il braccialetto che Klaus aveva regalato a Caroline.  < Ecco, questo era suo. Può bastare?> domandò la vampira portandosi davanti al fratello.
 < Era di Caroline?> domandò la strega prendendo il prezioso gioiello tra le mani.
 < Gliel’ho regalato io … ora vedi di darti da fare. Se entro stasera non sarai riuscita a trovarla considerati licenziata.> gli ruggì contro Klaus, prima di usciva da quella casa con fare così ostile ed autoritario da far rabbrividire persino Rebekah.
Talìa annuì mettendosi subito all’opera, sapeva bene cosa significasse essere “licenziati” dai servigi di Niklaus Mikaelson. Un Klaus per a prima volta assolutamente fuori controllo e sull’orlo della pazzia per di più.
 
 
 
 
 
  < Bonnie devi farla tornare da noi! Più tempo passa con Klaus dopo che il suo piano è stato svelato e più crescono le probabilità di perderla se ...> sussurrò Elena in preda allo sconforto, lasciandosi cadere sul divano di casa Bennett.
Stefan la fissò con aria preoccupata e si sedette al suo fianco, prendendola per mano.
   < Se non l’ha già uccisa!> osservò Damon con fare disinvolto mentre incrociava le braccia al petto e si appoggiava contro lo stipite della porta che conduceva in salotto.
 < Damon! Smettila, qui non è morto proprio nessuno!> lo rimproverò Bonnie mentre si portava le mani tra i capelli con fare disperato.
  < Oh si, molto convincente!> la punzecchiò Damon ottenendo in cambio uno sguardo inceneritore.
  < Smettila. Non c’è proprio nulla su cui scherzare Damon, non possiamo perdere Caroline. Lei è lì, completamente sola a combattere per noi. Mostrale almeno un po’ di rispetto.> disse Stefan, che nonostante sembrasse mantenere la calma appariva agli occhi del fratello il più stanco ed il più provato di tutti. Sapeva perfettamente che Stefan non poteva permettersi di perdere la sua seconda ed irritante Lexi.
 < Gli Spiriti mi stanno bloccando completamente. Dopo il mio “viaggetto” nel passato sembrano concentrare tutte le loro forze contro di me. Non capisco, loro volevano Caroline lì perché non dovrei darle una mano?> sbraitò Bonnie, così provata e furiosa contro gli Spiriti da apparire più pallida del solito.
Elena andò a sedersi vicino a lei e le passò un braccio attorno alle spalle per stringerla forte.
  < Sappiamo che stai facendo del tuo meglio,  è solo che … dopo l’incantesimo che hai fatto per indebolire la sua parte vampiresca, la decisione di darle l’unica cura ed il fallimento del piano … siamo tutti molto nervosi. > osservò Elena cercando di rassicurare Bonnie.
  < Senza contare il fatto che Klaus si sta comportando in modo davvero strano ultimamente. Sarà una conseguenza del passato che sta vivendo con Caroline?> domandò Stefan pensieroso.
  < In questo caso avrebbe dovuto ucciderci tutti senza pensarci due volte, non diventare … strano, come è adesso. > disse Bonnie alzandosi per andare a prendere una tazza calda di tè. Le serviva davvero.
 < L’ho trovato più… è assurdo dirlo, ma umano. Più disposto a collaborare con tutta questa storia di Silas.> osservò Stefan. Damon riuscì a vedere le rotelle nella mente del fratello mettersi all’opera per giungere alla stessa conclusione alla quale anche lui era riuscito a giungere, dopo il suo incontro-scontro con Klaus.
 < Cos’hai da ridere?> gli domandò allora Elena con aria interessata.
 < Scommetto sul cavallo vincente. Che a quanto pare sembra essere mio fratello, come al solito.> non era riuscito a trattenersi dal lanciarle quella battutina cattiva. Ma così facendo era riuscito ad attirare l’attenzione di tutte le persone lì presenti.
 < Ho avuto un non molto piacevole incontro con il caro, vecchio Klausy … La nostra Caroline ha combinato un bel pasticcio ed odora di tradimento e perdizione.> disse Damon, pronto a raccontare loro tutti i dettagli del suo “rande vous romantico” con Klaus.
 
 
Non poteva averla persa… lei non poteva essere morta. Lui sapeva che sarebbe riuscito a sentirlo. Non c’era una spiegazione razionale, ma se il destino è così sadico da strapparti dalle mani l’essenza della tua vita, l’unico raggio di sole che illumina le tenebre dell’esistenza … devi avvertirlo. Devi sentire una parte di te morire, perché è quello che sta accadendo. E Klaus avrebbe dato la sua vita pur di non perderla, pur di non diventare un morto, in grado di non morire.
Fissava da un’ora il letto di Caroline, sperando come uno sciocco che lei potesse apparire, bellissima come la ricordava tra le coperte color avorio.
 < L’ha trovata.> disse Elijah con una nota di speranza nella voce, distogliendolo dai suoi pensieri. Klaus si voltò immediatamente e quasi gettandosi contro di lui, lo raggiunse per posare un braccio sulla spalla del fratello.
 < Dove?> domandò con urgenza, pronto ad uccidere chiunque avesse osato solo sfiorarla con un dito.
 < Seguimi, Rebekah è già lì. > rispose Elijah prima di voltarsi e cominciare a correre, seguito da un Klaus furioso quanto spaventato da quello che avrebbe potuto trovare. Ma se Talìa era riuscita a localizzarla, voleva dire che lei era ancora viva, no?
E questa volta non se la sarebbe lasciata sfuggire ancora tra le mani.
 
 
 
Nonostante la super velocità, i due fratelli impiegarono un quarto d’ora a raggiungere il luogo dove Caroline era tenuta prigioniera.
Si trovavano in alto, avevano dovuto scalare una montagna rocciosa per arrivare più infretta, ma la vista di Rebekah in piedi vicino ad un albero li fece paralizzare.
Era ovvio che Caroline fosse vicina, ma non così tanto da permettere a Rebekah di attenderli in tranquillità. Se quella dipinta sul suo volto poteva chiamarsi tale.
Era pallida ed il suo sguardo preoccupato corse subito da Klaus ad Elijah, in evidente ricerca di un consiglio da parte del fratello maggiore.
Fu allora che Klaus afferrò Rebekah per le spalle.   <  Dov’è lei? L’hai vista? È viva?> le domandò con tono autoritario ed urgente, quando solo i suoi occhi comunicavano l’angoscia che gli stava attanagliando l’anima.
  < Nik … la stanno tenendo prigioniera in una specie di bunker, nascosto dentro una vecchia casa diroccata. È a un chilometro da qui.> rispose la vampira con fare titubante.
  < Rebekah non hai risposto alla domanda più importante.> sibilò impaziente Klaus. Elijah si avvicinò allora ai fratelli, pronto ad intervenire nel caso in cui Klaus avesse perso di nuovo il controllo.
  <  È viva, ma Nik … non sta affatto bene.> confessò infine Rebekah senza nascondere tutto il suo sconcerto. Si era affezionata a Caroline, l’unica amica che avesse mai avuto.
Klaus lasciò la presa attorno alle spalle della sorella ed indietrò barcollando. Deglutì a fatica al pensiero di essere stato la causa delle sue sofferenze, ma la voce di Elijah lo aiutò a restare lucido.
  < C’è Mikael con loro?> domandò l’Originale.
  <  No, solo cacciatori. Sono cinque ed uno è con Caroline in questo momento.> rispose Rebekah.
Klaus si lasciò sfuggire un ringhio sommesso e senza consultare nessuno si indirizzò a velocità sovrumana verso quel luogo maledetto.
Un rumore sordo lo fece fermare di botto. Fu solo così che Elijah e Rebekah riuscirono a pararsi davanti a lui.
 < Cosa vuoi fare? Dobbiamo progettare un piano! Non possiamo ucciderli ricordi? E loro sanno come …> ma la voce di Rebekah e la concentrazione di Elijah furono bruscamente interrotti.
Anche loro riuscirono ad udire quel rumore.
Erano le ossa di Caroline che resistevano a stento a urti così forti da smorzarle il respiro. Non erano riusciti a tirarle fuori nemmeno un grido.
Prima ancora che i due vampiri riuscissero a razionalizzare quello che stava succedendo, la furia cieca di Klaus si scagliò dentro quel nascondiglio.
In un istante l’uomo lasciò il posto alla bestia, un ringhio così forte da mettere in allerta persino i cacciatori, uscì dalle sue labbra, i suoi occhi divennero gialli ed iniettati di sangue, i doppi canini spuntarono in un istante ed il mostro apparve tra i cacciatori.
Gettò a terra la porta di quella casa come fosse fatta di paglia e nulla poterono le frecce alla verbena che i cacciatori cominciarono a scagliare contro di lui. Non tentava nemmeno di difendersi, di evitarle. Si gettava contro gli assalitori di Caroline intento ad eliminarli.
Elijah e Rebekah furono subito dietro di lui, Rebekah riuscì a metterne uno fuori gioco sbattendolo al muro e facendogli perdere conoscenza mentre Elijah riuscì a strappare dalla presa di Klaus uno dei cacciatori.
Lo stava mordendo al collo, non con l’intento di nutrirsi era ovvio ma per sgozzarlo come fanno i lupi selvaggi. Ancora con la bocca sporca di sangue Klaus fissò il fratello, ringhiandogli contro.
 < Non puoi ucciderli! Vuoi passare altri 50 anni perseguitato dai tuoi peggiori incubi? Vuoi aiutare così Caroline?> gli urlò contro Elijah, fissando di rimando le iridi color oro del fratello.
Un movimento impercettibile e Klaus teneva tra le mani una freccia indirizzata al cuore di Elijah. I due fratelli si scambiarono un’occhiata colma di comprensione e di quella complicità che da tempo avevano perduto.
Gli altri due cacciatori vennero messi fuori gioco in poco tempo e la furia di Klaus venne mitizzata dai fratelli.
Rebekah si chinò, pronta a legare i quattro uomini, per non avere più problemi. Solo allora Klaus riuscì a sentire il suo respiro forzato. Caroline era nell’altra stanza. Solo una porta a dividerli.
Con la super velocità e senza pensarci due volte, Klaus spalancò la porta senza badare all’urlo di Rebekah che gli intimava di fermarsi.
Quello che vide riuscì a pietrificarlo sul ciglio, privandolo persino della forza di parlare.
Caroline era legata ad una specie di poltrona di pietra con corde spesse ed insanguinate. Era evidente che aveva tentato più e più volte di allentarle per fuggire, ma era solo riuscita a recidersi la carne.
Il volto le cadeva di lato, apparentemente senza vita. I capelli sporchi di sangue erano appiccicati alla guancia e nulla del suo splendido viso appariva riconoscibile sotto quella maschera rossa.
Profondi tagli ed escoriazione le percorrevano la lunghezza delle braccia e delle gambe, come se qualcuno si fosse divertito a disegnare sadiche figure sulla sua carne.
Notò a malapena un’ombra nell’oscurità muoversi, l’unica cosa che riuscì a vedere era quel coltello. Sporco del sangue di Caroline.
Elijah lo spintonò facendolo cadere all’indietro ed afferrò la granata di verbena che Paul gli aveva lanciato contro, mirando alla faccia. La gettò fuori dalla finestra ed in un attimo prese il cacciatore per il braccio e lo scaraventò nell’altra stanza. Si avvicinò a Caroline con mano tremante, sembrava svenuta e tutto l’orrore che sentì farlo rabbrividire alla vista dell’amica ridotta in quello stato, non gli permise di intervenire quando Klaus si alzò furibondo e tramortì Rebekah.
Avvenne tutto troppo in fretta, Klaus sapeva che entrambi i suoi fratelli glielo avrebbero impedito. Anche se gli stava risultando difficile pensare, il suo egregio istinto di cacciatore gli aveva suggerito di eliminare tutti gli ostacoli che lo portavano alla sua preda.
Richiuse la porta e si gettò su Paul, lo afferrò per il bavero e lo scaraventò contro il muro rompendogli qualche costola, le sue zanne affondarono nella sua gola e con uno strattone riuscì a recidergli la giugulare.
Lo lasciò scivolare a terra, gioendo dello sguardo vacuo e terrorizzato dell’uomo mentre lo guardava morire. Elijah fu al suo fianco l’attimo seguente e non potè far altro che osservare, assieme al fratello, la vita scivolare via dal corpo di quell’uomo.
Sapeva che avrebbe potuto tentare, avrebbe potuto donargli il suo sangue anche se sembrava troppo tardi. Ma Elijah decise di non intervenire. Quell’uomo meritava di morire e dubitava che Klaus gli avrebbe risparmiato la vita, persino a mente lucida. Lui stesso non lo avrebbe mai fatto.
Klaus si voltò per guardare Caroline. I suoi occhi tornarono pian piano al consueto e magnifico blu, ma una lacrima scese bagnandogli le guance.
  < Non deve sapere che sono venuto a salvarla.> disse Klaus all’improvviso.
Elijah lo fissò esterrefatto, ma prima che riuscisse a parlare Klaus lo interruppe.
  < Deve credere che io la odi, deve allontanarsi da me. Deve tornare al suo futuro … sarà al sicuro solo così.> sussurrò Klaus facendo un passo indietro e voltandosi a controllare Rebekah. Era svenuta e lo avrebbe insultato un quarto d’ora per quello che le aveva fatto, ma stava bene.
  < Devi lasciare a lei la scelta, non è giusto decidere per lei Klaus.> osservò allora Elijah riportandosi vicino a lui e voltandosi a guardare Caroline.
  < Guardala …> sibilò con voce strozzata Klaus.  <  Mikael potrebbe ritrovarla … potrebbero ucciderla solo perché io la amo. Dimmi adesso cosa è giusto, fratello? Lasciarla al mio fianco per puro egoismo o allontanarla da me per saperla viva e al sicuro? Ad ogni modo lei ha già deciso. Vuole tornare dalla sua famiglia e non siamo noi Elijah.> disse infine con voce provata.
 Il fratello gli posò amorevole una mano sulla spalla ed annuì, segretamente felice.
Caroline c’era riuscita. L’aveva cambiato.
  < Solo una cosa prima.> disse Klaus avvinandosi  alla ragazza.
Slegò con cura e senza fretta tutte le corde, tentando di non farle male e scostandole i capelli dal viso, sentì il suo cuore immortale fare un tonfo. Altre lacrime bagnarono il suo viso, ed erano lacrime di dolore … lacrime d’addio.
Morse il suo polso e portando delicatamente indietro la testa di Caroline la fece bere.
  < Bevi amore. Starai meglio, te lo prometto. > sussurrò Klaus spontaneamente.
Mentre rimordeva il suo polso per permettere ad un’altra ferita di aprirsi, si ritrovò con l’altra mano a pulirle il viso dal sangue incrostato.
Rebekah si era appena ripresa, e pronta a dar battaglia al fratello si era avvicinata alla porta.
 < Cos …> ma il tono iracondo della sua voce fu interrotto da quella scena. Rebekah rimase paralizzata al fianco di Elijah per assistere all’umanità di quel gesto. All’amore che nonostante il sangue, le catene e la morte che aleggiava in quel posto, colmava l’aria di una nuova speranza.
 < Elijah …> Klaus chiamò il fratello quando notò che il respiro di Caroline era fatto più regolare, la sollevò passandola tra le braccia dell’Originale e donandole un’ultima, lenta carezza corse via. Sapeva fin troppo bene che restare un altro secondo, avrebbe significato non trovare la forza per lasciarla.
  < Klaus …?> la voce rauca di Caroline richiamò l’attenzione dei suoi amici.
  < No Caroline, sono io Elijah. È tutto finito, io e Rebekah ti riportiamo a casa.> le sussurrò amorevolmente il vampiro, portandola alla luce del sole.
Strano, credeva di essere tra le braccia di Klaus.
Caroline si guardò attorno, si sentiva tremendamente intontita e scombussolata ma doveva vederlo. Voleva sorridergli, vedere i suoi occhi blu accendersi di gioia sapendola al sicuro …
Un sussulto la percosse.
 < Caroline tutto bene?> le domandò preoccupata Rebekah, avvicinandosi a lei.
 < Si.> sussurrò Caroline sentendosi attraversare da un’altra fitta di puro dolore.
No, lei non stava affatto bene … Klaus non era andato a salvarla.
A Klaus non interessava più  nulla di lei.
 
 
Come dicevo prima =), ho osato con gli “sbalzi” temporali, mischiando passato e futuro spero la cosa vi sia piaciuta! Ah e perdonate errori di distrazione che non sono riuscita a ricontrollare, ma ho davvero scritto in fretta e furia questo capitolo! Spero il capitolo vi sia piaciuto, vi mando un altro bacio e buon week-end. E GRAZIE a tutte voi!
  
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