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Autore: louisslight    08/08/2013    2 recensioni
[...]Cercai di muovermi, come se potessi raggiungerla, ma nulla, come quando un naufrago cerca di tornare a casa, con tutte le sue forze, e dopo caos e forze sprecate, si arrendesse senza riprovare. Mi accorsi di
assomigliare a quel naufrago. con un’ unica differenza: per salvarmi, essere felice, avevo bisogno di lei, e di nessun altro. [...]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Me, her and my fears.

Avete presente quei ragazzi sempre felici, spensierati che se la spassano senza pensare alle conseguenze, riuscendo a divertirsi senza alcun problema, quelli che non hanno paura a correre rischi, affrontando ogni tipo di problema senza alcun timore? Io, Zayn Malik,non  sono così. Ho sempre paura, di sbagliare di non fare la cosa giusta, di non essere abbastanza per lei, per tutto, per il mondo. Come se fossi diverso dagli altri, come se non potessi fare ciò che invece, gli altri sono in grado di fare, senza alcun problema, e questo mi spinge a non vivere, nel  vero senso della parola, perché quello che facevo io non era vivere, ma sopravvivere, resistere. Non potevo continuare a vivere in quel modo, dovevo cambiare, in ogni singolo modo possibile, in tutto, soprattutto dal punto di vista emotivo.
Questo grazie a lei.
 


Quello strano bisbiglio di voci, così forte e fastidioso, mi rimbombava in testa; il caos mi rendeva vulnerabile, un po’ stordito e non riuscivo neanche a sostenere un dialogo. La testa mi scoppiava, sudavo, credevo stessi per vomitare, a causa della sbornia e per la situazione imbarazzante in cui mi ero cacciato. Perché mi ero intromesso in quella rissa? Perché ? Cosa mi era passato per la testa? Perché non riuscivo mai a contenere il mio istinto senza cacciarmi nei guai? Non mi ero mai sentito più confuso in vita mia, scocciato e stanco, di tutto quello che non ero riuscito a fare. Avrei potuto cambiare la mia vita, come da sempre speravo, ma ogni singolo istante che vivevo, mi faceva solo rendere conto, come fosse stato il mio comportamento per chi mi stesse intorno. Ipocrita. Riuscivo a fare stare male chiunque mi stesse accanto, che io lo volessi o meno, creavo soltanto dolore e dispiacere, soprattutto a me stesso. Nonostante volessi cambiare, migliorare la mia vita, ad ogni singolo tentativo non facevo altro che peggiorare la situazione. Ed era questo il pensiero che occupava sempre la mia mente, la rabbia. Ero arrabbiato con me stesso, perché nei miei 18 anni di vita, non ero mai riuscito a far stare bene gli altri, e neanche me stesso. Ero solo un buono a nulla.

Aveva ragione mio padre, avrei dovuto ascoltarlo quando mi dava quei consigli ‘vivi la tua vita, e fregatene degli altri’. E non riuscivo a farlo, e per quanto io amassi le persone che ogni giorno mi stanno accanto, non faccio altro che fargli credere il contrario. Perché il mio lato istintivo doveva sempre avere la meglio su di me, su tutto, sempre.

Adesso, sono finito in questa stazione di polizia, per uno sbaglio, un misero sbaglio compiuto in un momento di debolezza. Appena avevo visto quei coglioni di Fred e Luke, picchiare il mio migliore amico, non sono stato più in grado di controllarmi, nonostante Liam, se la stesse cavando abbastanza bene, pur essendo in due contro di lui. Solo che quei due, si erano fatti sicuramente di qualcosa di molto forte, e non appena, non so chi, ha avvisato la polizia, i poliziotti sono arrivati, con le loro solite sirene fastidiose, e hanno iniziato a farci i soliti test. In quel momento le facce dei due erano preoccupate, e da ciò si poteva anche capire il perché.

Fortunatamente, Liam non aveva fatto il loro stesso sbaglio. Adesso, sono qui, su questa fastidiosa sedia, ad aspettare che qualcuno mi dica che posso tornare a casa, a riposare. Pensare a tutto quello che era successo, anche se immaginavo già il motivo per cui Luke e Fred si erano messi contro di lui.

Io.

Era successo tutto quello per me, e quei due non sono riusciti a parlarne direttamente con me, ma hanno preferito aggredire il mio migliore amico. Non sono poi neanche molto sicuro del perché anche se, credo siano solo gelosi. certo, sono sempre stati invidiosi della mia vita. Dicevano sempre ‘come puoi essere così triste quando hai tutte le ragazze della scuola ai tuoi piedi, soldi a palate, e la felicità?’ con quelle loro luride facce da vermi schifosi. Perché così li chiamavano. Avevano sempre abusato delle donne, trattandole come oggetti, non pensando mai alle conseguenze. Non che io potessi dire qualcosa, anche io ero stato con qualche ragazza solo per una notte, ma non ero mai arrivato sul punto di picchiarle. Inoltre credo anche che quei due non fossero così tanto sobri.
Questo era un altro di quei motivi  per cui avevo dovuto aspettare tutto quel tempo, prima di poter vedere un enorme poliziotto baffuto venirmi incontro in tutta la sua bassa statura.

‘Giovanotto, può tornare a casa, non è necessario che lei rimanga qui ad aspettare il suo amico, ci vorrà ancora un po’ di tempo, poi lasceremo andare via anche lui ’ esordì mettendomi una mano sulla spalla. Lo guardai, e annuii appena, alzandomi dalla sedia. ‘Grazie beh, e arrivederci’

Finalmente ero uscito da quell’inferno.

Non avevamo fatto nulla di grave, ma uscire da lì mi aveva come fatto togliere un peso da dosso, starci dentro era come un incubo, soffocante, come se le pareti si stessero muovendo di continuo verso di te, cercando di schiacciarti, non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello mentale. Stare là dentro non faceva altro che farti pensare a tutti gli errori che hai commesso in tutta la vita, pentendotene, essendo nell’edificio in cui ti puniscono se non hai rispettato il codice civile.
Questo era ciò che diceva il cartello che avevo fissato per tutto il tempo in cui ero stato lì dentro. Era stata un’esperienza tutt’altro che piacevole, un’esperienza da non rifare. Menomale che era tutto finito.

Tornai a casa, distrutto. Fortunatamente, vivevo da solo, e non dovevo dare spiegazioni a nessuno sul perché fossi tornato a casa così tardi. I miei genitori mi avevano permesso di andare a vivere da solo, nelle grande Londra, allontanandomi da Bradford, lasciandomi il passato alle spalle.
Dicevano che avevo bisogno di lasciarmi andare e vivere sul serio, ciò che feci appena arrivato.

Conobbi Liam per caso, infatti, appena l’aereo atterrò, con le mie grandi e pesanti valigie di colore blu metallico, camminavo per raggiungere un taxi, quando una delle mie enormi valigie si apre lasciando cadere tutto ciò che vi era all’interno, proprio davanti a lui, Liam. Quello che è adesso il mio migliore amico, quello che quel giorno mi ha aiutato, non solo con la valigia, ma anche a cercare un appartamento e un lavoro, ospitandomi a casa sua per il tempo necessario, quello che da quel giorno mi è sempre stato accanto, in qualsiasi circostanza. La persona che è riuscita a farmi cambiare, grazie al suo animo da buon amico, è riuscito a farmi sentire bene, cosa che non ero riuscito ancora ad ottenere; la felicità.

Anche se adesso non credo sia il periodo più bello della mia vita, soprattutto dopo la serata che ho trascorso oggi, e i guai che ho combinato. Sono riuscito, senza volerlo, a mettere nei pasticci il mio migliore amico, solo per una ragazza, a cui tengo.
Quel ragazzo che lei conosce tanto, Luke ,credo sia geloso, per questo non è riuscito a dimenticarla, credo ne soffra. Ed era per questo motivo che aveva picchiato Liam; non avendo trovato me, si era fatto strada per mettersi contro l’unico vero migliore amico che ho.  Ma non la passerà liscia, non questa volta.

Devo davvero cambiare la mia vita. Devo fregarmene, ho smesso di essere il ragazzo troppo buono che ero, non posso sempre farmi mettere i piedi in testa, devo reagire, e vaffanculo a quello che succederà, devo chiarire con quei due vermi, una volta per tutte, devono capire che non possono più trattare ne me, ne i miei amici, e qualsiasi altra gente, come hanno sempre fatto. Non adesso però, anche se resta sempre la cosa giusta da fare, credo che la strada per diventare un po’ ‘perfido’ sia ancora lunga e molto faticosa.
Forse questo era proprio il mio destino, aiutare gli altri, ma questa volta stavo aiutando soprattutto me stesso, dovevo aiutare me stesso, per poter essere felice, una volta per tutte.

***

 
Erano le due e trenta del mattino e non riuscivo a dormire, continuavo a fare zapping, non trovando mai il programma interessante che avrei voluto guardare, inoltre di Liam non si era vista nemmeno l’ombra.
Vivendo nella casa proprio accanto alla sua – è stato lui a dire ai proprietari di vendermela, non appena aveva saputo che ne cercavo una - riuscivo quasi sempre a sentire lo scricchiolio della porta di casa sua, non appena rientrava. Quella volta però, nessun suono da casa sua era arrivato alle mie orecchie. Forse sarà entrato dalla porta sul retro. Pensai, cercando di non preoccuparmi, chiudendo leggermente gli occhi, addormentandomi.
 
Lei.


Eccola lì, la causa di tutti i miei problemi. Dal giorno in cui l’ho conosciuta, tutto in me è cambiato. Con quei suoi lunghi capelli neri, sembravano essere traccia di una seta preziosa da tenere al sicuro, i suoi occhi così luminosi, azzurri come l’oceano, riuscivano ad esprimere una bellissima sensazione di tranquillità, e poi le sue labbra, così sottili, lucide. Ogni volta che le guardavo, non riuscivo mai a fare a meno di baciarle, di sentirle sulle mie labbra, di assaporarle, poterci giocare, morderle, accarezzarle, ogni volta era come se mi stesse ipnotizzando, utilizzando la sua grande bellezza, fin quando non apriva bocca, e dalle sue corde vocali venivano fuori suoni così dolci e melodici, attraverso la quale ogni volta che ci incontravamo sussurrava dolcemente piccole e tenere parole e quel ‘ti amo’ che ogni volta risvegliava nel mio stomaco le migliaia di farfalle che continuavano a svolazzarci dentro senza sosta.
Era lì, e mi stava parlando, ma era troppo lontana e non riuscivo a sentirla dato che sussurrava, sembrava stesse cercando aiuto, ed io non le ero accanto, non riuscivo e non potevo proteggerla, come se ci fosse qualcosa che riuscisse a fermarmi.

La paura.

Paura di sbagliare, di non fare la cosa giusta, di non essere abbastanza per lei, per tutto, per il mondo. Come se fossi diverso dagli altri, come se non potessi fare ciò che invece, gli altri sono in grado di fare, senza alcun problema.
Quindi era questa la chiave di tutto. La paura.

Cercai di muovermi, come se potessi raggiungerla, ma nulla, come quando un naufrago cerca di tornare a casa, con tutte le sue forze, e dopo caos e forze sprecate, si arrendesse senza riprovare. Mi accorsi di assomigliare a quel naufrago. con un’ unica differenza: per salvarmi, essere felice, avevo bisogno di lei, e di nessun altro

Mi svegliai con il fiato sospeso, ancora turbato da quel sogno, tutto ormai era finito, o almeno così sembrava.





aloha :)
ed eccomi qua con la mia prima one shot! c':
non credo ancora di averla- finalmente- pubblicata,
dato che l'ho scritta tempo fa,
e sono molto insicura su come sia lol
spero soltanto che vi piaccia :)
quindi fatemi sapere cosa ve ne pare.
ci conto :)

  
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