Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Blu_    08/08/2013    1 recensioni
Eron Edvinsson si è trasferito da undici anni in un piccolo paesino della Georgia.
Quasi ogni giorno incontra il suo ormai inseparabile amico Leon al loro rifugio segreto dove trascorrono la maggior parte del tempo...ma una sera succede qualcosa che cambierà le loro abitudini e i loro progetti estivi e i due amici saranno costretti ad avventurarsi in una vecchia villa abbandonata, dove risiedono ancora i sogni infranti dei suoi ormai defunti proprietari.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La Casetta sull'Albero
 

Un pomeriggio come tutti, passato sul divano ad annoiarmi, facendo zapping sui canali cercando qualcosa di interessante da vedere.
Mio padre non era in casa, prima volta che me ne stavo da solo, solitamente, mi stava sempre col fiato sul collo dicendomi di studiare o per lo meno, ripulire la mia stanza che era diventata una specie di covo segreto dove si annidavano calzini, magliette e pantaloni che non avevo voglia di portare fino in lavanderia.
Il mio pollice smise ti pulsare sul tasto del telecomando quando arrivai sul canale ventisette dove stavano trasmettendo un telefilm di un ragazzo che aveva perso la memoria e la sua ragazza cercava di farli ricordare quello che era successo, piangendo perché si era dimenticata di lei.
Noia, che stupidaggine; solo nei film potevano succedere cose del genere, sopratutto la parte finale che sicuramente sarebbe stata a lieto fine con il ragazzo che si ricorda all'improvviso dell'amata. Bah, certi film proprio non li capivo... preferivo quelli di azione, avventure e non quelle storie lagnose.
Qualche minuto dopo mi addormentai.
Quando riaprii gli occhi la televisione era spenta; -papà- pensai, ma quando mi alzai per andare a vedere dov'era mi accorsi che la macchina nel cortile esterno non c'era, non era ancora rientrato.
Provai ad accendere la luce ed ebbi la conferma che era saltata.
Infilai le scarpe ed uscii andando verso la scatola dei fusibili. La aprii e sistemai poi mi girai verso il sole e inspirai una bella boccata di aria fresca. Corsi in casa, spensi la tv che intanto si era riaccesa, infilai il mio coltellino multiuso in tasca e andai a farmi una passeggiata, sapevo già dove sarei andato, alla spiaggetta sul fiume il solito posto dove mi dirigevo quando non sapevo cosa fare e in televisione non c'era nulla che mi piaceva.
Arrivato mi sedei sul solito sasso e iniziai ad osservare il fiume e a pensare.
Iniziai a rimuginare su quello che ci aveva detto la prof di matematica quando, per l'ennesima volta che ci aveva chiesto di stare in silenzio e calmarci, era venuta fuori con una delle sue solite frasi, di quelle che solo i professori e i genitori sanno recitare, dicendoci che noi eravamo li per imparare delle cose e che i nostri genitori non ci sarebbero stati per sempre a “pararci il culo”.
“Le persone non sono infinite!” aveva detto diventando sempre più rossa; subito non avevo capito il senso di quelle parole ma poi riflettendoci io lo conoscevo bene.
Tirai fuori dal mio vecchio portafoglio blu uno fotografia un po rovinata di una donna, bellissima, con i capelli biondi e ondulati raccolti in lunghe trecce,gli occhi grandi e verdi erano molto simili ai miei; indossava un vestito rosso a balze e teneva in mano un mazzo di rose bianche.
Erano esattamente undici anni che non la vedevo, chissà se un giorno avrei potuto incontrarla e abbracciarla ancora, solo per potermi riempire il naso del suo dolce profumo di cioccolato misto a vaniglia; quando io e mio padre, Edvin, ci siamo trasferiti qui in Georgia mia madre aveva preferito restare in Islanda, il suo lavoro la era troppo importante.
Mi squillò il cellulare, un messaggio, lo sfilai dalla tasca dei pantaloni e lessi:
“Ciao Eron, ti aspetto al solito posto.” alzai gli occhi al cielo e risposi: “Si Signor Leon!”
risi, rinfilai il cellulare in tasca e tornai a casa, presi uno zaino e partii con il mio motorino verso il “solito posto”.
Attraversai il ponte che passava sopra il fiume, dove mi trovavo poco prima e poi, dopo un'infinità di curve e rette finalmente arrivai alla strada che portava nel mezzo del bosco da dove poi sarei arrivato al luogo dell'incontro.
Arrivato al “parcheggio” spensi il motorino, misi le chiavi nello zaino e mi diressi verso un grande albero.
“Finalmente! ” disse una voce sopra di me, alzai lo sguardo verso il cielo e mi accorsi che due occhi color nocciola mi stavano fissando, “Ma da che ora sei qui?” chiesi a quegli occhi e a quei capelli marroni, riccissimi e credo, morbidissimi. Arrossii ma tornai subito in me; Lui alzò le spalle indicando che non lo sapeva con certezza e mi invitò a salire sulla casetta sull'albero con lui.
Salii le scale a pioli e mi ritrovai davanti Leon, seduto su un divanetto a due posti che fumava.
Mi sedetti vicino a lui, “Non smetterai mai, vero?” dissi indicando la sigaretta, lui sorrise: “E tu non smetterai mai di rompere le scatole, vero?” aveva vinto lui.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Blu_