Omicidio al chiaro di luna
Serata tranquilla. Pace profonda dopo
giorni di tempesta. Il cielo notturno era pieno di stelle e la luna piena
brillava, illuminando le strade buie e ogni via. Il vento spazzava leggero gli
alberi della piccola piazza vicina, mentre qualche piccola foglia cadeva
sull’asfalto della strada. Una macchina passò veloce per quella strada,
trascinando con sé quelle foglie secche appena cadute. Si fermò poco dopo
davanti ad una casa e, dopo aver suonato con il clacson, ne uscirono due
ragazzi, pronti ad entrare in quella macchina. Scherzando e ridendo, erano
diretti chissà verso quale meta. Forse una festa o in
qualche discoteca, considerando l’orario. L’autovettura ripartì. Percorse il
lungo rettilineo del quartiere per poi sparire nella curva a destra,
diffondendo nell’aria quel fumo odioso. A che servono, allora, tutti quei
cartelli con su scritto “Non inquinare l’aria”?
Seguono dopo quella casa, altre di varie dimensioni. C’è chi ha le luci spente
ormai a letto da un pezzo, o chi ancora alzato guarda la tv, o ancora c’è chi
dorme stanco nel suo studio, dopo aver lavorato fino a tardi. Ed è proprio
costui il poliziotto Stefano Torreggiani, chino sulla sua scrivania, tra mille
fogli e vari documenti. Il vento aprì lentamente le finestre del suo studio.
Quell’aria fresca entrò in quella stanza buia, illuminata solo da una lampada
posta sulla scrivania. Spostando delicatamente le tende, quell’aria fresca
sfiorò la pelle di Stefano Torreggiani, facendogli provare un brivido di
freddo, tanto da fargli aprire gli occhi. Accortosi di essersi addormentato, si
guardò in giro e, notando la finestra aperta, si alzò e la chiuse. Ritornò alla
sua scrivania e prese uno dei tanti documenti su cui stava lavorando. Ogni
documento riguardava lo stesso caso e lo stesso colpevole, ma diverse vittime. Erano
già tre settimane che lui e la sua squadra indagavano per scoprire chi fosse il
colpevole di tutti gli omicidi successi. Dalle loro indagini, emerse il
sospetto che l’assassino sceglieva bene la sua vittima e come ucciderla senza
lasciare tracce. Le vittime erano sempre ragazze giovani e belle, uccise in
modo diverso e in luoghi diversi. Piano perfetto per non essere scoperti.
Guardò i documenti riguardanti le vittime e, vedendo le loro foto, si intristì
pensando a quanto erano giovani e a quanta vita avevano davanti. Questo gli
diede la carica di portare ancora avanti questo caso e trovare il colpevole che
si diverte così tanto a massacrare le sue vittime. Si alzò dalla scrivania e
andò a letto, pensando al duro lavoro che lo avrebbe aspettato domattina.
L’ufficio era pieno di agenti in divisa
e commissari, tutti immersi nel proprio lavoro. Torreggiani si diresse al suo
ufficio, salutando i vari colleghi che incontrava. Seduto alla sua scrivania,
venne raggiunto dalla sua collega Nadia Orsani con in
mano dei documenti, pronta a spiegargli le ultime scoperte sulla loro indagine,
avuta dal laboratorio, su del sangue trovato nell’appartamento della vittima.
Orsani – Ciao… disturbo? –
Torreggiani – No no
entra pure –
Orsani – Che brutta cera che hai… –
Torreggiani – Ieri sera ho lavorato fino a
tardi. Questo caso mi sta distruggendo. Hai avuto i risultati dal laboratorio?
–
Orsani – Si.
Sono venuta qui per questo. Purtroppo il sangue è della
vittima… –
Torreggiani – Anche questa volta,
nessuna traccia dell’assassino!! Maledizione!! –
Pensavano quindi che quel sangue potesse
essere dell’assassino e questo poteva essere un buon indizio per smascherarlo,
ma il laboratorio, che l’aveva analizzato, smentì questa loro convinzione
perché il sangue apparteneva alla vittima. Non c’erano dubbi. Ogni omicidio
veniva fatto in modo perfettamente perfetto. Non venivano trovati né sangue né
impronte digitali appartenute all’assassino, nessuna traccia. Si trovavano di
fronte a un signore del crimine, un vero esperto. Ma questo non li faceva
perdere le speranze. Erano sempre attenti a trovare anche un
piccola traccia per trovarlo e fermare questi omicidi. Mentre ne parlavano,
arrivò all’improvviso nell’ufficio Roberto Orlandi con la notizia di un nuovo
omicidio.
Orlandi – Venite! Abbiamo un nuovo
omicidio!! –
Arrivati sulla scena del crimine,
Torreggiani si chinò e guardò attentamente la vittima, trovata in un parco da
una coppia che passava di lì. La vittima indossava una tuta. Sicuramente si
trovava in quel parco per correre e fu sorpresa dal suo assassino.
Orsani – La vittima ha dei segni intorno
al collo. Causa della morte: strangolamento! –
Torreggiani – Le
sue unghie sono state tagliate, questo spiega tutto questo sangue… –
Orlandi – Perché mai l’assassino
dovrebbe tagliare le unghie della vittima?? –
Torreggiani – Sicuramente la vittima
voleva difendersi in qualche modo… quindi usò l’unica arma a sua disposizione.
L’ha graffiato e lui, una volta uccisa, le ha tagliato le unghie, in modo che
noi non potessimo individuare dei residui di pelle. Troppo ingegnoso… –
Quando ormai Torreggiani
perse ogni speranza di trovare qualche traccia, Roberto Orlandi lo
chiamò, perché aveva trovato nei capelli della vittima una traccia che gli
diede di nuovo la speranza: un capello corto e di diverso colore da quelli
della vittima. I capelli della vittima erano biondi, mentre questo era nero.
Torreggiani – Portalo subito in
laboratorio e fallo analizzare!! –
Orsani – Subito!!
–
Questa volta l’assassino aveva fatto un
errore, perché questo capello, analizzato in laboratorio, apparteneva a un uomo
di nome Tommaso
Torreggiani – Tommaso
Uomo – Si sono io. Cosa volete?? –
Torreggiani (mostrando il suo
distintivo) – Polizia. Abbiamo un mandato di perquisizione. Ci faccia entrare!
–
L’uomo non voleva perché secondo lui non
aveva niente a che fare con le loro indagini e con l’omicidio di qualcuno; ma
Torreggiani non aveva minimamente nominato che questa perquisizione era per un
omicidio. Rinfacciando questo, l’uomo rimase in silenzio, facendoli passare.
Torreggiani e Orsani entrarono nella roulotte, mentre Orlandi rimase con
l’uomo. I due nella roulotte, indossarono i guanti di plastica per cercare
qualche indizio, ma non era per niente facile trovare qualcosa, perché
all’interno tutto era in disordine: lattine di birra sparse da tutte le parti,
piatti sporchi nel lavandino e vari oggetti in disordine. Da questo punto di
vista, si poteva capire subito che l’uomo viveva da solo. L’odore, poi, non era
dei migliori, quindi cercarono di sbrigarsi. Nella cucina non c’era niente.
Torreggiani entrò nella camera da letto e lì aprì l’armadio, trovandoci solo
vestiti. Vide poi un cassetto socchiuso. L’aprì e vi ci trovò una corda. La
prese e la mise in una busta per analizzarla se era la stessa che l’assassino
aveva usato per strangolare la vittima. I due uscirono dall’abitazione e
Torreggiani ordinò all’uomo di seguirlo in centrale per interrogarlo.
Torreggiani ordinò all’uomo di aspettare
fino a quando non fossero arrivati i risultati dal laboratorio. Dopo qualche
ora, arrivò la notizia che la corda trovata nell’abitazione del sospettato
coincideva con quella usata dall’assassino.
Torreggiani – Abbiamo trovato questa
corda nella sua roulotte che risulta essere l’oggetto con cui è stata uccisa la
nostra vittima. Hai qualcosa da dire?? –
Uomo - …….-
Torreggiani – Sei stato tu ad ucciderla?? –
Uomo - ……-
Torreggiani – Ogni traccia trovata si
riconduce a te. Perfino il capello trovato nei capelli della vittima. Tutto
questo parla chiaro. Sei tu l’assassino!! Allora?? –
L’uomo non aveva nessun interesse alla
discussione, anzi aveva un sorriso stampato in faccia, come se fosse felice di
aver fatto quell’omicidio e di sentirsi importante, di avere l’attenzione tutta
su di sé. Può essere questo il motivo di tutti quei omicidi?
Torreggiani – Non hai proprio niente da
dire?? –
Uomo – Come sta sua moglie?? So che siete divorziati… Ha anche un figlio, vero?? –
Torreggiani – Come sai questo?? –
Uomo - ….. –
L’uomo non rispose a nessuna delle sue
domande. Sorrideva solamente. Torreggiani decise quindi di terminare questo
interrogatorio e ordinò al suo collega Giorgio Bernardi di arrestarlo. Gli mise quindi le manette, accompagnate dalle solite parole
pronunciate nel momento di un arresto: “Ti dichiaro in arresto per omicidio.
Ogni cosa che dirai dovrà essere in presenza del tuo
avvocato…”. Quando l’uomo venne portato fuori, Orsani si avvicinò a
Torreggiani, sorridente per aver preso finalmente il loro assassino; ma
Torreggiani non era per niente felice. Sentiva che c’era qualcosa ancora sotto.
Dopo tutti quei omicidi e la difficoltà a trovare tracce, quest’arresto gli
sembrò troppo facile da far chiudere definitivamente il caso. Torreggiani
pensava al suo comportamento silenzioso e fiero. Perfino nel momento in cui è
stato arrestato, l’uomo non si ribellò. Sarà forse un pentimento? No, non può
essere. Un uomo che ha ucciso un sacco di ragazze non può pentirsi così
all’ultimo momento. Torreggiani aveva un brutto presentimento. Era come se non
avevano ancora risolto nulla. Cosa sarebbe successo adesso?