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Autore: sunako91    16/02/2008    2 recensioni
Questa storia l'ho scritta per partecipare a un concorso letterario. Ora la pubblico qui... Leggete e lasciate commenti!!!
Genere: Triste, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Omicidio al chiaro di luna

Omicidio al chiaro di luna                   

 

Serata tranquilla. Pace profonda dopo giorni di tempesta. Il cielo notturno era pieno di stelle e la luna piena brillava, illuminando le strade buie e ogni via. Il vento spazzava leggero gli alberi della piccola piazza vicina, mentre qualche piccola foglia cadeva sull’asfalto della strada. Una macchina passò veloce per quella strada, trascinando con sé quelle foglie secche appena cadute. Si fermò poco dopo davanti ad una casa e, dopo aver suonato con il clacson, ne uscirono due ragazzi, pronti ad entrare in quella macchina. Scherzando e ridendo, erano diretti chissà verso quale meta. Forse una festa o in qualche discoteca, considerando l’orario. L’autovettura ripartì. Percorse il lungo rettilineo del quartiere per poi sparire nella curva a destra, diffondendo nell’aria quel fumo odioso. A che servono, allora, tutti quei cartelli con su scritto “Non inquinare l’aria”? Seguono dopo quella casa, altre di varie dimensioni. C’è chi ha le luci spente ormai a letto da un pezzo, o chi ancora alzato guarda la tv, o ancora c’è chi dorme stanco nel suo studio, dopo aver lavorato fino a tardi. Ed è proprio costui il poliziotto Stefano Torreggiani, chino sulla sua scrivania, tra mille fogli e vari documenti. Il vento aprì lentamente le finestre del suo studio. Quell’aria fresca entrò in quella stanza buia, illuminata solo da una lampada posta sulla scrivania. Spostando delicatamente le tende, quell’aria fresca sfiorò la pelle di Stefano Torreggiani, facendogli provare un brivido di freddo, tanto da fargli aprire gli occhi. Accortosi di essersi addormentato, si guardò in giro e, notando la finestra aperta, si alzò e la chiuse. Ritornò alla sua scrivania e prese uno dei tanti documenti su cui stava lavorando. Ogni documento riguardava lo stesso caso e lo stesso colpevole, ma diverse vittime. Erano già tre settimane che lui e la sua squadra indagavano per scoprire chi fosse il colpevole di tutti gli omicidi successi. Dalle loro indagini, emerse il sospetto che l’assassino sceglieva bene la sua vittima e come ucciderla senza lasciare tracce. Le vittime erano sempre ragazze giovani e belle, uccise in modo diverso e in luoghi diversi. Piano perfetto per non essere scoperti. Guardò i documenti riguardanti le vittime e, vedendo le loro foto, si intristì pensando a quanto erano giovani e a quanta vita avevano davanti. Questo gli diede la carica di portare ancora avanti questo caso e trovare il colpevole che si diverte così tanto a massacrare le sue vittime. Si alzò dalla scrivania e andò a letto, pensando al duro lavoro che lo avrebbe aspettato domattina.

L’ufficio era pieno di agenti in divisa e commissari, tutti immersi nel proprio lavoro. Torreggiani si diresse al suo ufficio, salutando i vari colleghi che incontrava. Seduto alla sua scrivania, venne raggiunto dalla sua collega Nadia Orsani con in mano dei documenti, pronta a spiegargli le ultime scoperte sulla loro indagine, avuta dal laboratorio, su del sangue trovato nell’appartamento della vittima.

 

Orsani – Ciao… disturbo? –

Torreggiani – No no entra pure –

Orsani – Che brutta cera che hai… –

 Torreggiani – Ieri sera ho lavorato fino a tardi. Questo caso mi sta distruggendo. Hai avuto i risultati dal laboratorio? –

Orsani – Si. Sono venuta qui per questo. Purtroppo il sangue è della vittima… –

Torreggiani – Anche questa volta, nessuna traccia dell’assassino!! Maledizione!!

 

Pensavano quindi che quel sangue potesse essere dell’assassino e questo poteva essere un buon indizio per smascherarlo, ma il laboratorio, che l’aveva analizzato, smentì questa loro convinzione perché il sangue apparteneva alla vittima. Non c’erano dubbi. Ogni omicidio veniva fatto in modo perfettamente perfetto. Non venivano trovati né sangue né impronte digitali appartenute all’assassino, nessuna traccia. Si trovavano di fronte a un signore del crimine, un vero esperto. Ma questo non li faceva perdere le speranze. Erano sempre attenti a trovare anche un piccola traccia per trovarlo e fermare questi omicidi. Mentre ne parlavano, arrivò all’improvviso nell’ufficio Roberto Orlandi con la notizia di un nuovo omicidio.

 

Orlandi – Venite! Abbiamo un nuovo omicidio!!

 

Arrivati sulla scena del crimine, Torreggiani si chinò e guardò attentamente la vittima, trovata in un parco da una coppia che passava di lì. La vittima indossava una tuta. Sicuramente si trovava in quel parco per correre e fu sorpresa dal suo assassino.

 

Orsani – La vittima ha dei segni intorno al collo. Causa della morte: strangolamento! –

Torreggiani – Le sue unghie sono state tagliate, questo spiega tutto questo sangue… –

Orlandi – Perché mai l’assassino dovrebbe tagliare le unghie della vittima??

Torreggiani – Sicuramente la vittima voleva difendersi in qualche modo… quindi usò l’unica arma a sua disposizione. L’ha graffiato e lui, una volta uccisa, le ha tagliato le unghie, in modo che noi non potessimo individuare dei residui di pelle. Troppo ingegnoso… –

  

Quando ormai Torreggiani perse ogni speranza di trovare qualche traccia, Roberto Orlandi lo chiamò, perché aveva trovato nei capelli della vittima una traccia che gli diede di nuovo la speranza: un capello corto e di diverso colore da quelli della vittima. I capelli della vittima erano biondi, mentre questo era nero.

 

Torreggiani – Portalo subito in laboratorio e fallo analizzare!!

Orsani – Subito!!

 

Questa volta l’assassino aveva fatto un errore, perché questo capello, analizzato in laboratorio, apparteneva a un uomo di nome Tommaso La Rosa. Avendo l’indirizzo della sua abitazione e un mandato di perquisizione, la squadra di Torreggiani si precipitò da questo loro indiziato. La sua abitazione non era proprio una casa, ma una roulotte situata in un quartiere messo piuttosto male. Torreggiani bussò alla porta che venne aperta da un uomo sui quarant’anni. La sua attenzione venne attirata da alcune ferite sulle mani.

 

Torreggiani – Tommaso La Rosa??

Uomo – Si sono io. Cosa volete??

Torreggiani (mostrando il suo distintivo) – Polizia. Abbiamo un mandato di perquisizione. Ci faccia entrare! –

 

L’uomo non voleva perché secondo lui non aveva niente a che fare con le loro indagini e con l’omicidio di qualcuno; ma Torreggiani non aveva minimamente nominato che questa perquisizione era per un omicidio. Rinfacciando questo, l’uomo rimase in silenzio, facendoli passare. Torreggiani e Orsani entrarono nella roulotte, mentre Orlandi rimase con l’uomo. I due nella roulotte, indossarono i guanti di plastica per cercare qualche indizio, ma non era per niente facile trovare qualcosa, perché all’interno tutto era in disordine: lattine di birra sparse da tutte le parti, piatti sporchi nel lavandino e vari oggetti in disordine. Da questo punto di vista, si poteva capire subito che l’uomo viveva da solo. L’odore, poi, non era dei migliori, quindi cercarono di sbrigarsi. Nella cucina non c’era niente. Torreggiani entrò nella camera da letto e lì aprì l’armadio, trovandoci solo vestiti. Vide poi un cassetto socchiuso. L’aprì e vi ci trovò una corda. La prese e la mise in una busta per analizzarla se era la stessa che l’assassino aveva usato per strangolare la vittima. I due uscirono dall’abitazione e Torreggiani ordinò all’uomo di seguirlo in centrale per interrogarlo.

Torreggiani ordinò all’uomo di aspettare fino a quando non fossero arrivati i risultati dal laboratorio. Dopo qualche ora, arrivò la notizia che la corda trovata nell’abitazione del sospettato coincideva con quella usata dall’assassino.

 

Torreggiani – Abbiamo trovato questa corda nella sua roulotte che risulta essere l’oggetto con cui è stata uccisa la nostra vittima. Hai qualcosa da dire??

Uomo - …….-

Torreggiani – Sei stato tu ad ucciderla??

Uomo - ……-

Torreggiani – Ogni traccia trovata si riconduce a te. Perfino il capello trovato nei capelli della vittima. Tutto questo parla chiaro. Sei tu l’assassino!! Allora??

 

L’uomo non aveva nessun interesse alla discussione, anzi aveva un sorriso stampato in faccia, come se fosse felice di aver fatto quell’omicidio e di sentirsi importante, di avere l’attenzione tutta su di sé. Può essere questo il motivo di tutti quei omicidi?

 

Torreggiani – Non hai proprio niente da dire??

Uomo – Come sta sua moglie?? So che siete divorziati… Ha anche un figlio, vero??

Torreggiani – Come sai questo??

Uomo -  ….. –

 

L’uomo non rispose a nessuna delle sue domande. Sorrideva solamente. Torreggiani decise quindi di terminare questo interrogatorio e ordinò al suo collega Giorgio Bernardi di arrestarlo. Gli mise quindi le manette, accompagnate dalle solite parole pronunciate nel momento di un arresto: “Ti dichiaro in arresto per omicidio. Ogni cosa che dirai dovrà essere in presenza del tuo avvocato…”. Quando l’uomo venne portato fuori, Orsani si avvicinò a Torreggiani, sorridente per aver preso finalmente il loro assassino; ma Torreggiani non era per niente felice. Sentiva che c’era qualcosa ancora sotto. Dopo tutti quei omicidi e la difficoltà a trovare tracce, quest’arresto gli sembrò troppo facile da far chiudere definitivamente il caso. Torreggiani pensava al suo comportamento silenzioso e fiero. Perfino nel momento in cui è stato arrestato, l’uomo non si ribellò. Sarà forse un pentimento? No, non può essere. Un uomo che ha ucciso un sacco di ragazze non può pentirsi così all’ultimo momento. Torreggiani aveva un brutto presentimento. Era come se non avevano ancora risolto nulla. Cosa sarebbe successo adesso?

 

 

  
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