Il poliziotto entrò nel suo ufficio.
Seduto alla sua scrivania, ripensava al comportamento di quell’uomo, ma
soprattutto alle sue uniche parole. Domande su sua moglie e su suo figlio.
Com’era a conoscenza del loro divorzio? Perché poi ne sembrava interessato? In
quel momento ricordò l’immagine di sua moglie Daniela e suo figlio Nicola.
Erano ormai mesi che non li vedeva per via del divorzio. Tutto questo a causa
sua. Sua moglie l’aveva scoperto, infatti, nel suo ufficio con la sua collega
Orsani. Questa loro storia era nata da poco e durò anche poco, perché al
momento del divorzio con la moglie, Torreggiani chiuse anche quella storia con
la sua collega, dimenticando ogni cosa. Ogni volta che pensava a tutto ciò,
desiderava tornare indietro per non ricadere in quell’errore e continuare a
vivere con la sua famiglia, oramai spezzata e priva di felicità. Quei suoi
ricordi vennero poi fermati dall’arrivo della sua collega.
Orsani – Sei ancora qui… Pensavo che te
ne fossi già andato! –
Torreggiani – No, resto ancora un po’ –
Orsani – Dimmi, stai pensando a tua
moglie, vero? Quell’uomo te l’ha fatta ricordare! –
Torreggiani – Si
ma non è niente. Non ti preoccupare! –
Orsani – Invece si che mi preoccupo!! La colpa è stata mia per tutto quello che è successo!! –
Torreggiani – Smettila!!
Non aggiungere più altro!! Non è stata solo tua la
colpa, anzi è stata solo mia!! Non dovevo tradirla!! Scusa, ma ho bisogno di stare solo… –
Torreggiani uscì veloce dal suo ufficio.
Entrò in macchina e partì veloce, senza una meta precisa. Era già sera e la
città era ormai illuminata dai vari lampioni. Anche quella sera nel cielo c’era
la luna piena. Torreggiani gli diede uno sguardo fugace dal vetro della sua
macchina per poi puntare lo sguardo sulla strada e sulle varie macchine che
arrivavano dal lato opposto, con i loro fari accecanti. Tornato a casa, mise in
forno la sua cena. Questo ormai era il suo pasto: cibi congelati pronti dopo
averli riscaldati in forno. Ormai era da tanto che doveva mangiare qualcosa di
veramente buono, come la cucina di sua moglie. Seduto sulla poltrona, fumava
una sigaretta. Non lo faceva da anni. Aveva iniziato dopo il divorzio. In
quell’attimo regnava un silenzio come se non ci fosse nessuno in quella casa.
Quella casa in cui prima c’era amore, calore, abbracci, baci, giochi, una
famiglia insomma. Ora invece quelle quattro mura racchiudevano solitudine e
lunghi silenzi. Dopo aver cenato, si buttò stanco sul letto, prendendo subito
il sonno, come per cercare per un attimo un po’ di
tranquillità, lontano da tutti quei problemi, lontano da questo mondo
crudele fatto solo di persone ipocrite che vogliono distruggere il bene delle
altre persone, diffondendo in tutti il male. Voleva continuare a vivere quel
sogno iniziato qualche anno fa e bloccato poi da un suo errore. E così ogni
notte, chiudendo gli occhi, immaginava lui e sua moglie che passeggiavano
felici, seguiti dal loro piccolo Nicola. Quella notte, però, questo sogno venne
bloccato dal suono del telefono. Torreggiani si svegliò di colpo. Accese la
lampada vicina e guardò l’orario: le 03:00. Chi potrà essere a quest’ora? Con
gli occhi ancora assonnati, si alzò per andare a rispondere.
Torreggiani – Pronto? –
Orlandi – Stefano vieni presto! C’è
stato segnalato un altro omicidio! –
Torreggiani – Sei tu… ok arrivo subito…
Ciao! –
Quella telefonata l’aveva risvegliato e,
capendo la gravità della situazione, corse a prepararsi. Venti minuti dopo era
già in macchina, pensieroso su questo nuovo omicidio. Come poteva accaderne un
altro? Non aveva forse catturato l’assassino? Possibile che quella notte era
scappato dalla sua cella? Le risposte poteva averle solo raggiungendo la sua
squadra sulla scena del crimine e analizzarne i fatti. Ed ecco che dopo un paio
di minuti di macchina, Torreggiani arrivò sul posto. Questa volta l’omicidio
era stato operato in una stanza d’hotel. L’hotel in questione era l’Hotel
Paradise, il più elegante e costoso nella città. Il posto era pieno di
poliziotti e ficcanasi raggruppati, pronti a vedere e sapere ogni cosa.
Torreggiani entrò, passando oltre la striscia gialla di delimitazione, sotto
gli sguardi di quella gente. Un poliziotto gli fece strada, portandolo al
quinto piano e indicandogli poi la stanza dove era avvenuto l’omicidio.
Entrando, gli si presentò il cadavere di una giovane ragazza, stesa in un mare
di sangue.
Torreggiani – allora… chi abbiamo qui?? –
Orsani – il suo nome è Alice Gentile, 20
anni. È stata trovata morta dalla sua amica… -
Torreggiani – e ora dov’è?? –
Orlandi – Giorgio la sta interrogando…-
Torreggiani – ok… causa della morte
della vittima?? –
Orlandi – colpo d’arma da fuoco… –
Orsani – c’è un foro proprio sulla
fronte… ma non c’è la pallottola –
Orlandi – è qui nel muro. Il proiettile
ha attraversato tutta la scatola cranica. È morta sul colpo dunque… -
Torreggiani – una morte che non lascia
scampo!! –
Intanto arrivò il loro collega Bernardi
dopo aver interrogato la ragazza, spaventata per il ritrovamento dell’amica
morta. Bernardi iniziò a raccontare ogni cosa, su come è avvenuto il fatto.
Bernardi – Allora la ragazza dice che questa
sera lei e la vittima erano state invitate ad una festa nella discoteca
all’ultimo piano. Durante la serata si sono allontanate per prendere una
boccata d’aria. Si sono fermate davanti una finestra nel corridoio, e lì hanno
fatto la conoscenza di due uomini. Tutti e quattro sono andati a prendere
qualcosa da bere al bar e, poco dopo, la ragazza ha visto la vittima
allontanarsi con uno dei due uomini, mentre lei è rimasta a chiacchierare con
l’altro. Dopo essersi salutata con l’uomo, è salita nella sua stanza e ha
trovato la nostra vittima. Questo è tutto ciò che mi ha riferito… -
Torreggiani – ok! Se ne avremo bisogno
la richiameremo. Ora mettiamoci a lavoro. Non dobbiamo tralasciare nessuna
traccia!! Dobbiamo trovare qualsiasi cosa!! Fate analizzare questo sangue, la pallottola, il corpo
della vittima e analizzate tutta la stanza!! Dobbiamo
assolutamente avere delle prove!!! Dobbiamo fermare
questo assassino!! Avete capito?? –
I tre si misero subito a lavoro.
Torreggiani uscì dall’albergo e entrò nella macchina, pronto a dirigersi al suo
ufficio per sapere se l’uomo arrestato era fuggito o si trovava ancora lì.
Arrivato, seppe che l’uomo non era fuggito e così lo chiamò per interrogarlo.
L’uomo aveva ancora quel sorriso fiero, orgoglioso; ed era proprio questo
sorriso che faceva infuriare Torreggiani. Era come se l’uomo in quel modo
giocava, si divertiva, prendendo in giro i protagonisti, cioè Torreggiani e la
sua squadra.
Torreggiani – Questa notte è stata
uccisa un’altra ragazza!! Una ragazza di 20 anni!! So che sai, quindi parla!! –
Uomo - ………. –
Torreggiani – Perché non dici niente?? Ti diverte tutto questo?? Tutto
questo è per caso un gioco per te? –
Uomo – Gioco… Questa è la parola adatta!! Ahahaahahh!! Siete così stupidi…
Indagate per ogni omicidio come se la soluzione si trovasse dietro l’angolo… ma
so che tu, Stefano, sei intelligente, quindi ti propongo di giocare con me… -
Torreggiani – Giocare??
Non ci penso minimamente!! –
Uomo – Bene… allora sappi che molte
ragazze moriranno… -
Torreggiani – Mi stai forse dicendo che
se io non partecipo a questo gioco, molte ragazze saranno uccise?? –
Uomo – Wow!!
L’hai capito!! –
Torreggiani (prendendolo per il bavero
della maglia) –
Stammi a sentire!! Non farò nulla di tutto ciò!! E poi
hai per caso dimenticato che tu sei chiuso qui?? Ti ho
preso, sei nelle mie mani e potrei ucciderti quando e come voglio!! –
Uomo – Uccidermi non fermerà questi
omicidi!! E comunque non hai forse dimenticato che io
sono rimasto tutto il tempo qui e non ho potuto uccidere nessuno?? –
Torreggiani – Tu non lavori da solo,
vero?? –
Uomo – Ahahahha!!
Wow mi congratulo con te!! Hai capito anche questo!! –
Torreggiani - ……… -
Uomo – Allora hai un’unica possibilità:
giocare!! Se non lo farai sappi che ci saranno molte
vittime!! Se decidi di uccidermi, sappi che i miei non
smetteranno di compiere omicidi… La scelta è tua, Stefano!!
–