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Autore: Dreaming you    08/08/2013    3 recensioni
Victoria è sempre stata una ragazza tremendamente testarda e curiosa, doti che le hanno costantemente permesso di ottenere ciò che desiderava.
È nata, da ciò che ricorda (e dai diari del padre, lasciati ad ammuffire nella biblioteca del palazzo in cui la ragazza vive) da una famiglia aristocratica di cui nessuno rimembra nulla o la cui sola domanda rende le persone taciturne.
Il suo aver ereditato ricchezza e bellezza non colma, però, il vuoto che prova dentro di sè e la mancanza di una famiglia stabile, rende Victoria, una ragazza irrequieta e sempre desiderosa di affetto e persone che non la abbandonino così, su due piedi.
Un giorno riuscirà tramite un'anonima lettera e per una brillante deduzione a rivelare un piccolo frammento del suo passato.
La aspetteranno tantissime avventure che porteranno un cambiamento e che rivoluzioneranno per sempre la sua vita.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolce incubo
 
Le lacrime scorrevano da sè, bagnando le dolci gote di Victoria, ignara di ciò che stava succedendo.
Davanti a se, una bambina stava stringendo in modo espugnabile la mano di un uomo (probabilmente suo padre) e dalle sue rosee labbra affiorava una melodia sorda, senza suono, nè significato.
Tutto ciò era particolarmente familiare, malinconico ma allo stesso tempo liberatorio e incerto, come un Déjà vu.
L'uomo era alto,vestito in modo piuttosto stravagante (basti pensare al pullover verde oliva e al gilet a righe azzurre che cotonavano perfettamente il suo fisico atletico e sicuro).
I suoi capelli erano i più belli che avesse mai visto,identici a quelli della bambina,  neri come l'oscurità e allo stesso tempo lucenti come una luce divina.
I rumori erano impercettibili e a ogni passo, silenzioso e tetro, Victoria si costringeva e compiere un'azione che continuava a girarle, sospetta,per la mente.
Si fece coraggio e mise una mano sulla spalla dell'uomo,convinta che si girasse.
Non ci fu reazione...ci fu terrore.
La sua mano trapassava la cassa toracica dell'uomo, ignaro di tutto, mentre  la bambina si girava lentamente.
ERA LEI STESSA, la bambina che più non ricordava.
Urlò in silenzio, mentre un'onda d'urto la colpiva ripetutamente in faccia.
Un flebile raggio di luce si espandeva propensamente e piano piano, ricordi su ricordi rimossi dalla sua mente, tornavano  a galla, segnando la sua anima.
Aprì gli occhi,cacciando un debole gemito e trovandosi nella sua solita stanza.
Era stato un incubo, un dolce incubo...che le fece tornare alla mente ciò che stava ormai dimenticando.
Era mattina, gli uccellini svolazzavano e cinguettavano per l'immenso giardino.
Uno sprazzo di sole,penetrava le tende mantovane porpora e oro e illuminava la buia stanza.
Victoria non era una ragazza mattiniera, nonostante ciò, decise lo stesso di alzarsi e di prepararsi per una ricca e dolce colazione.
Svogliatamente si infilò le ciabatte e letteralmente "strappando", fece scorrere le tende in modo che la luce si diffondesse per la stanza.
Il mondo intorno a lei era tremendamente spensierato e lumionoso mentre quello dentro di lei era lugubre e tetro,senza speranza.
Alexander entrò bruscamente in stanza, sbattendo le porte e dirigendosi velocemente verso la ragazza.
«Signorina Victoria,la informo che la colazione è pronta e che oggi ha, stranamente, ricevuto posta!».
Victoria Beyard, proclamata orfana della vecchia e francese cittadina di Caen, aveva finalmente ricevuto posta, dopo 10 lunghissimi anni di solitudine.
«Alexander...lo sai che di prima mattina non ho i neuroni connessi...dovrebbero essere le 9 secondo il mio orologio biologico, giusto?»
Alexander annuì leggermente con la testa, rimanendo stupito come al solito.
«Bene...ti raggiungo per fare colazione tra 15 minuti, dammi il tempo di sistemarmi un po' il disastroso aspetto che mi ritrovo»
Il maggiordomo fece una piccola riverenza e chiedendo permesso, uscì cortesemente dalla stanza, facendo un cenno alla ragazza come per salutarla.
Era tremendamente stanca e indolenzita nonostante fosse mattina.
Si sedette di fronte alla toeletta, sullo sgabello bianco panna e fissò la creatura davanti a sé.
Era cresciuta tremendamente, diventando donna.
Victoria era una ragazza bizzarra caratterialmente e anche esterioramente.
Era abbastanza alta per essere una Femme Fatale, aveva lunghissimi capelli di un color nero corvino cotonato e grandi occhi espressivi blu come lapislazzuli, coronati da lunghissime ciglia nere.
La sua caratteristica più incisiva era il color della pelle, bianca come la neve, diafana che lasciava trasparire ogni sua emozione.
Era piuttosto insolita come ragazza francese di quelle parti (di solito tutte le donne o le ragazze più o meno a lei coetanee, avevano capelli biondi o castani e occhi dorati o color dell’acero) e per questo veniva presa come straniera, cosa che non sopportava minimamente.
Era anche questo suo strano aspetto a diffonderle quel senso di curiosità, spingendola a scoprire le sue origini.
Ormai si era fatto tardi e Victoria, finito di spazzolare i suoi lunghi capelli neri, decise di inoltrarsi per la colazione (più che altro per non far arrabbiare Alexander, che non sopportava i ritardi).
Alexander era un uomo di 25 anni, piuttosto alto e di origine Tedesca.
Il suo aspetto fisico aveva sempre affascinato Victoria.
Aveva capelli biondo miele e sempre sbarazzini, occhi più freddi del ghiaccio stesso ma che nascondevano un animo tenero e cordiale.
Era il 26 marzo e fuori si respirava un fresco venticello che portava allegria, si inarcava su per le narici e si riusciva a distinguere la fresca salsedine portata dal vicino mare.
Alexander aveva addobbato e allestito il tavolo sotto il gazebo, in modo che gli insetti non dessero fastidio o pungessero la proprietaria della villa.
I fiori erano appena sbocciati e le rose apparivano nel loro più splendido periodo di vita, raggianti ed emananti di un profumo intenso e dolce.
Sul centro-tavola stava energicamente in piedi in un vaso stra-mollo d’acqua, una meravigliosa rosa blu, la preferita di Victoria.
Le brioches erano più buone del solito e il miele d’acacia, dolce e saturo…Alexander era un perfezionista estremo.
Victoria però, era spinta sempre di più e tentata dal leggere quella misteriosa e inaspettata lettera.
Il sigillo era rosso tulipano e la ceralacca dava l’impressione di essere stata appena squagliata dal calore del sole.
Il simbolo impresso era una rosa a otto petali.
Scartabellò velocemente nella sua mente, per cercare di decifrare tale simbolo, ma la curiosità la spingeva a leggere e basta, senza pensare.
Il contenuto era abbastanza insolito.
“bellezza innata che fiorisce come rose canine,
incompresa e dannatamente sola,
basta davvero la ricchezza?,
lascia che ti aiuti.
Incandescente anima, tormentata
ossequi complessi
tormento.
Esisterà mai una cura, del tutto esfoliante?
Coraggiosa e brillante, aggettivi assai PERFETTI, non trovi?
Ancora non sai chi sono.
 
                          X”
Era chiaramente un’altra lettera di un anonimo ammiratore segreto.
Ripensandoci bene, la mente di Victoria si accese come una lampadina, cogliendo l’inganno e l’anagramma segreto che la lettera nascondeva.
““Bellezza innata che fiorisce come rose canine,
  Incompresa e dannatamente sola,
 Basta davvero la ricchezza?,
 Lascia che ti aiuti.
 Incandescente anima, tormentata
 Ossequi complessi
 Tormento.
 Esisterà mai una cura, del tutto esfoliante?
 Coraggiosa e brillante, aggettivi assai PERFETTI, non trovi?
 Ancora non sai chi sono.
 
                          X”
Ingrandendo chiaramente le lettere iniziali di ogni verso, si poteva leggera la parola “BIBLIOTECA”…un suggerimento forse?
Dalla bocca di Victoria uscì uno sfacciato sorriso compiaciuto, sarebbe presto corsa in biblioteca.
  
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