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Autore: Starsshine    08/08/2013    1 recensioni
Una bugia può cambiare una storia d'amore?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Rieccomi a postare la seconda parte di “If I”, non nascondo che è stato difficile scrivere questo capitolo, in particolar modo dal punto di vista di Shannon perché dovevo tornare a pensare all'altro personaggio – chiave di questa storia, cosa che non facevo da un po'.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto il capitolo precedente e in generale tutta la storia :)

Ringrazio, in particolar modo, Echelon30STM97 che ha lasciato una recensione, grazie! Era da tempo che non ne ricevevo una, pensavo ormai che questa storia fosse arrivata al capolinea.

Ora, lasciamo perdere i ringraziamenti e via.....

Buona lettura!

Federica xD

 

 

Un flebile raggio di sole fa capitolino nella mia stanza, mi lascio cullare dal calore che rilascia a contatto con la mia pelle.

Apro piano gli occhi, mi guardo intorno ancora con le coperte che mi coprono fino al collo, slego piano le braccia da sotto il cuscino e decido di alzarmi dal letto.

Cammino piano verso il bagno, accendo la luce e decido di affrontare la mia immagine riflessa nello specchio.

Decido di farmi una doccia calda, solo per svegliarmi dal sonno, scendo poi in cucina sperando di trovare mia madre.

La tavola è apparecchiata solo per una persona: cereali, succo, latte, fette biscottate e marmellata di more sono disposte intorno alla tazza rosa salmone che campeggia sopra il runner viola.

“Mamma, sei sempre la solita” sorrido.

Mi avvicino al frigorifero e leggo il biglietto: “Sono fuori per lavoro, torno stasera. Ti ho lasciato alcune cose per pranzo, sono tutte nel frigo. Ti voglio bene. Mamma

Sorrido ancora una volta, mi volto verso la tavola.

Riempo la scodella di latte, la infilo nel microonde e lascio che si riscaldi, intanto mi incammino verso il salotto.

Mi avvicino al televisore, prendo il telecomando, accendo il televisore al plasma di ultima generazione e incomincio a fare un po' di zapping finché non decido di fermarmi su Mtv.

La voce di Florence Welch investì la stanza di tanto amore “You Got The Love”, mi alzai dal divano quando finì il pezzo, non curandomi del fatto che il latte era ormai caldo, anzi bollente e che avrei dovuto togliere la tazza dal microonde.

Camminai verso la cucina, aprii lo sportello e appoggiai la tazza sul runner, versai una quantità non ben definita di cereali dentro la tazza, immersi il cucchiaio, ne presi una manciata e incominciai a masticare, cercando di non mandare in fiamme il palato.

Finì la colazione quasi subito, interrotta solo una volta dalla signora Fources che aveva chiamato al telefono di casa chiedendomi come stava mia madre.

“La signora Fources è molto cara e molto buona,ma, è una tale ficcanaso....” scoppiai a ridere al ricordo di quella frase che mamma mi aveva detto in giro per Vancouver, durante una giornata di shopping compulsivo.

Tornai in cucina, sparecchiai tavola, mentre Mtv passava un pezzo dei Depeche Mode.

Corsi verso il salotto, presi il telecomando e alzai a tutto volume. La voce di Dave Gahan riecheggiava nella stanza, forte e potente, mentre nel video il cantante di Basildon camminava verso Martin Gore appoggiandosi alla sua schiena, mentre il chitarrista suona il riff di “Precious”.

 

Things get damaged
Things get broken
I thought we'd manage
But words left unspoken
Left us so brittle
There was so little left to give

 

Quelle parole mi colpiscono come una pugnalata dritta al cuore, poi un'altra allo stomaco, dandomi il colpo di finale facendomi cadere a terra.

Mi scende una piccola lacrima, la spinsi subito via quando sentì che qualcuno aveva bussato alla porta.

Corsi verso la porta convinta che la persona dietro alla porta fosse mia madre, invece....

“Si, mamma arrivo....”

Mi guardai allo specchio, la persona dietro alla porta continuava a bussare.

“Sì, mamma, arrivo ad aprirti....”

Afferrai la maniglia laccata d'oro e distratta dalla canzone in sottofondo, aprì la porta.

Mi voltai a guardare la persona davanti a me che dalle fattezze non sembra mia madre, rimasi sbalordita e sorpresa di trovarmelo davanti.

“Shannon” dissi con un filo di voce.

 

Dal punto di vista di Shannon.

 

Parcheggiai davanti a casa della signora Mc Howen, mi guardai ancora una volta in giro. Avevo quella strana sensazione di essermi perso da qualche parte, sapevo di essere a Vancouver, ma non riuscivo a capire dove, saranno state le case tutte uguali, saranno gli alberi tutti ben curati e potati, saranno state le macchine parcheggiate tutte nello stesso identico modo, bah...

Riempii i polmoni per l'ennesima di ossigeno ed uscii dalla macchina.

Il leggero vento freddo mi colpì in pieno viso, la sensazione fu alquanto rigenerante.

Guardai la casa davanti a me, numero 1454, camminai lentamente verso la porta. Respirai ancora un'altra volta prima di bussare.

Bussai ancora un'altra volta, sentii la sua voce, come mi era mancata la sua voce così squillante, viva, rauca dopo i concerti, sensuale..... La mia attenzione si spostò poi sulla voce di Dave Gahan, mi guardai intorno, capii che Sara aveva l'ipod acceso.

“Shannon” mi sentì chiamare.

Mi guardò sbalordita e sorpresa, non pensava che dopo un mese sarei andato a Vancouver ad incontrala, a chiederle scusa, a dirle se mi perdonava e sopratutto se tornava a casa con me.

La osservai dalla testa ai piedi, portava una tuta blu,mentre ai piedi indossava un paio di ciabatte bianche con il pelo, i capelli erano tirati indietro e legati con un fermaglio, il colorito della sua pelle non era più bianco pallido come l'avevo lasciata un mese prima, si era ripresa, ce l'aveva fatta grazie alle sue sole forze ,si era rialzata, ed io non ero al suo fianco come avrei dovuto.

I suoi immensi e bellissimi occhi verdi mi stavo guardando, studiando in ogni minimo particolare, la guardai anch'io, era così bella, così bella che avevo paura di dimenticarmi com'era fatta.

Presi tutto il coraggio nascosto in ogni fibra, respirai a fondo e...

“Sarai sorpresa nel vedermi qui davanti a casa tua, sicuramente non te lo saresti mai aspettata che sarei venuto qui, a Vancouver, a chiederti scusa e a dirti che mi manchi, che vorrei il tuo perdono e che vorrei che tu tornassi a casa con me, ma, so già che non sarà facile convincerti, perché sarai arrabbiata con me.”

Respirai.

“Avrei dovuto restare quella volta in ospedale, avrei dovuto rassicurarti, darti un bacio e dirti che tutto sarebbe andato per meglio e che avremmo ritentato finché non sarei rimasta incinta, finché non mi avresti regalato una delle più grandi gioie al mondo.”

Respirai.

“Avrei dovuto venire in aeroporto e dirti di non partire, invece il mio ego spropositato ha agito per me e ti ha lasciata andare, ti ho lasciata andare.”

Respirai.

“Mi dispiace di averlo fatto, mi dispiace di averti lasciato andare,ma, mi sentivo tradito, preso in giro, mi avevi mentito ancora e chissà quante volte l'avresti fatto.”

Respirai.

“Pian piano qualcosa dentro di me è cambiato. Ho incominciato a pensare al tuo modo di agire nei miei confronti, avevi fatto tutto questo per me, per la mia carriera e... ti ringrazio. Ti sembrerà strano, ma, ti ringrazio,ma, non dovevi farlo, avrei preso le mie responsabilità, avrei messo da parte il mio lavoro e ti sarei stato vicina, avremo affrontato la cosa insieme.”

Respirai.

“Ti amo Sara Mc Howen, ti amo più di qualsiasi altra cosa, più di qualsiasi altra donna, più di mio fratello, più di mia madre, più del mio stesso lavoro e della musica che ogni giorno scrivo e produco. Ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò sempre, qualsiasi decisione tu prenderai e qualsiasi piega tu darai alla nostra storia”.

Respirai e mi accorsi che “Precious” era finita e che in realtà la musica non proveniva dal suo iPod,ma, dalla televisore in salotto.

“Aspetta un secondo” mi disse con un filo di voce.

Corse in salotto, abbassò il volume, spense il televisore, prese il suo iPod, lo accese e dalle piccole casse uscii “Personal Jesus”.

Appoggiò il piccolo aggeggio elettronico su una cassettiera vicino alla porta, mentre io stavo a guardare ogni suo movimento una piccola vocina dentro di me incominciò a parlare.

“Ecco, adesso ti farà aspettare, ti dirà che non riesce a prendere una decisione, ti dirà che non c'è più nessun futuro per voi e che è meglio che tu stupido illuso torni a casa.”

“Entra” mi disse sorridendomi.

La piccola vocina dentro di me scomparì.

Si appoggiò alla porta, girò la chiave nella toppa, diede quattro mandante, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

“Baciami” mi sussurrò con un filo di voce.

Un brivido fece capolino lungo la mia schiena, quella richiesta mi fece sobbalzare e la piccola vocina dentro di me ricominciò a parlare: “Baciala, stupido!”.

Mi avvicinai a lei, allungai le mani verso il suo viso, le mie labbra raggiunsero le sue e si schiusero in un bacio. Quanto mi è mancata baciarla.

Le sue mani si strinsero tra i miei capelli attirandomi ancora più vicino a lei.

Mi staccai dalla sua morsa, ripresi fiato e la baciai ancora una volta.

Le mie mani scivolarono lungo i suoi fianchi, la spintonai leggermente verso di me, le nostre lingue si intrecciarono, le sue lunghe dita si adagiarono sulla mia schiena.

Si staccò dalle mie labbra, il suo respiro era corto.

“Andiamo di sopra” mi sussurrò vicino all'orecchio.

La mia vocina interiore esultò: “Evviva!”

Si avvicinò lungo la rampa delle scale che portavano al piano di sopra, prese l'iPod e salì lungo le scale, si voltò poi a guardarmi con aria curiosa.

“Non vieni?” domandò.

“Muoviti stupido!” urlò la mia vocina.

Corsi verso di lei, la raggiunsi, ed entrammo in camera.

Un profumo alla vaniglia investii le mie narici, appoggiò l'iPod su un mobile vicino alla porta del bagno, posto da dove usciva il profumo, probabilmente si era fatta la doccia, “Behind the Wheel”diventò la nostra colonna sonora.

La piccola leonessa si avvicinò a me, appoggiò le mani sul mio petto, il mio cuore incominciò a battere più velocemente.

La strinsi a me, passai la lingua lungo le labbra e mi avvicinai al suo collo. Le lasciai dei piccoli baci, intanto l'avvicinai ancora più vicino a me.

Ci avvicinammo pian piano verso il letto, cadde lungo il materasso e strisciò verso la tastiera del letto.

Mi tolsi la giacca e la raggiunsi.

“Ti voglio Shannon” mi sussurrò.

Le sfiorai con il pollice le labbra, le aprii leggermente e morsicò il dito. Si divertiva come una bambina quando faceva così.

Rise.

Quanto mi era mancata la sua risata.

Mi sfilò la felpa, lasciandomi a petto nudo, feci anch'io la stessa cosa, anche se mi risultò molto più facile visto che dovevo solo far scivolare la zip verso il basso.

L'animale dentro di me incominciava da agitarsi, era impaziente di uscire dalla gabbia dov'era rinchiuso da troppo tempo.

Ci sfilammo quello che restava dei nostri indumenti.

L'animale dentro di me uscii dalla gabbia.

Mi lasciai andare dentro di lei, mi avvicinai alle sue labbra soffocando quale piccolo gemito, scesi lungo il suo collo e ancora più in basso assaporando il suo corpo.

L'animale dentro di me si cibò di tutto quello che trovava intorno al suo raggio d'azione, poi tornò tranquillamente nella gabbia.

Mi sdraiai di fianco a lei, sudato e felice, intanto “I feel you” sfumava per dar posto a “Master and Servant”, quanto adoro quel pezzo.

Mi avvicinai alla sue labbra, baciandola ancora una volta.

“Sei mia” le sussurrai senza smettere di guardarla.

 

Dal punto di vista di Sara.

 

Mi saziai di Shannon fino all'ultimo istante, finché non uscii da dentro di me.

Allungai le braccia toccando la tastiera del letto, ero esausta,ma, ancora vogliosa di lui. Il mio animale si era risvegliato.

Le nostre gambe si slegarono, l'uomo sopra di me si sdraiò di fianco a me, intanto dal lettore musicale incominciò “Master and Servant”.

 

It's a lot like life
This play between the sheets
With you on top and me underneath
Forget all about equality .

 

 

Come non dar ragione a Martin Gore, servo e padrone, chissà chi era il servo e chi il padrone tra me e Shannon.

Mi avvicinai alle labbra di Shannon e risposi alla sua richiesta. In questo momento era lui il padrone, ed io la serva.

“Sei mia” mi sussurrò guardandomi negli occhi.

“Sei mio” risposi sostenendo il suo sguardo.

Shannon allungò un braccio lungo un lembo del lenzuolo e mi coprii.

“Non ho freddo” dissi mugugnando.

“Perché sei ancora calda,ma, tra poco ti verrà un piccolo brivido”.

Non so come faceva a saperlo, passarono solo pochi secondi da quella frase che un brivido mi percorse la schiena.

Shannon mi guardò con la tipica aria da vincitore.

Mi avvicinai alle sua labbra ancora una volta.

“Mi sei mancato” dissi, piegando un braccio sotto il mio viso.

Mi accarezzò il suo viso, i suoi occhi trasmettevano dolcezza.

“Ti amo” mi disse con voce roca.

“Ti amo” risposi sorridendolo.

Mi raggomitolai intorno alle sue braccia e chiusi gli occhi sapendo che quando mi sarei risvegliata l'avrei trovato al mio fianco.

   
 
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