Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Eider    08/08/2013    2 recensioni
A cinque anni Allison si era trasferita e aveva incontrato Christopher, colui che sarebbe diventato il suo migliore amico.
A quindici anni Christopher l'aveva lasciata senza nessuna spiegazione, costringendola a dover sopportare Jeko.
Chris era l'unica cosa che li univa, fino a quando non era sparito nel nulla.
Ora Jeko e Allison erano inseparabili, forse troppo, e niente sembrava dover rovinare la loro amicizia, almeno fino a quando uno dei due non avrebbe aperto gli occhi.
E se lui fosse tornato?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



He didn’t understand.
 
Honey? Sicura di non aver bisogno di aiuto?”
Leah si affacciò sulla porta della camera della figlia, osservando con espressione preoccupata il letto completamente sommerso dai vestiti, mentre lei in tutta tranquillità ripiegava una maglietta alla ben e meglio, cercando di capire da dove iniziare a sistemare.
Alli alzò lo guardo smarrito verso la madre, abbassando leggermente il capo fissandola.
“Sì mamma.” disse infine quando sembrò aver capito la domanda della madre, poi sbuffò piegandosi sulle ginocchia e appoggiando la maglia nella valigia arancione, iniziando a riporre i vestiti il più decentemente possibile.
I beg you, can i do it?”
Alli le lanciò un’altra occhiata per poi alzarsi in piedi e alzare le spalle, come se lei ci avesse provato realmente, recuperò il cellulare dal comodino e uscì dalla sua stanza.
Si lanciò a peso morto sul divano e prese il telecomando poco distante con cui accese la tv, lasciandola su un canale di musica.
Qualche secondo dopo sentì la sua suoneria squillare, tastò il divano alla ricerca del telefono perduto senza neanche smettere di guardare il video musicale del momento, una volta trovato se lo portò all'orecchio e roteò gli occhi non appena lesse il nome dell’amica.
“Dimmi.”
“Ti rendi conto che sono già le dieci e sono ancora in alto mare con la mia valigia e domani abbiamo quel maledettissimo aereo alle sette, questo vuol dire che dovrò essere già fuori casa alle sei!”
“Non sei l’unica lo sai? Almeno tu abiti vicino l’aeroporto.” Borbottò Alli abbassando il volume della tv.
“Sì, ma… cazzo!”
“Ti vuoi dare una calmata Marti?”
“Ci ho provato, ma non funziona, cazzo!”
“La finisci di dire cazzo?”
“No.. cazzo.”
“Dai andrà tutto bene, fra qualche ora ci rideremo su con gli altri. Piuttosto, come va con Lorenzo?”
“Non puoi capire quanto sia dolce, carino, gentile, simpatico e bellissimo. E’ così bello! Ogni volta che mi prende la mano potrei saltellare dalla felicità, è così bello.” Marti sospirò persa probabilmente tra i ricordi di loro due insieme.
“Grazie per avermi ricordato di essere sola come un cane, grazie davvero amica.”
“Non te la prendere dai, so che sei acidella perché Jeko non te lo dà.”
“Martina cazzo!”
“Vedi che ci pensi?” la sentì ridacchiare divertita, mentre lei si portava la mano libera a coprirle la vista disperata.
“E’ meglio che vada a dormire, ci vediamo domani stronza.”
“Vedi di non sognare Jekuccio eh?”
“Vaffanculo.” chiuse la telefonata lanciando il povero telefono sul divano, ad un passo dal cadere a terra.
E ovviamente, neanche lo avesse chiamato, iniziò a pensare a quel coglione del suo amico che continuava a vedersi con quella, scosse la testa cacciando quei pensieri, decidendo di andare a vedere a che punto fosse stata la sua valigia.
Quando tornò in camera sua trovò il letto vuoto e la valigia chiusa e spostata vicino l’uscita, sorrise pensando a quella santa di sua madre anche se quando tornata avrebbe rivisto quella valigia, le sarebbe venuto un colpo.
Si mise sotto le coperte chiudendo gli occhi e non vedendo l’ora di addormentarsi per poi riaprirli, erano anni che aspettava quella gita.
 
“James!We’relate!” Leah correva da una stanza all’altra in preda al panico, mentre figlia e marito, ancora in pigiama, si guardavano confusi ancora mezzi addormentati.
James provò ad avvicinarsi alla moglie, che con uno scatto degno di un calciatore professionista, lo schivò.
Love, sono le quattro e mezza, ci siamo svegliati anche troppo presto.” borbottò l’uomo andando alla ricerca del suo yoghurt mattutino, che quella mattina la figlia gli aveva rubato, le lanciò un’occhiata imbronciata, pensando che per una settimana non l’avrebbe avuta fra i piedi, sorrise prendendo il vaso di marmellata e il pane.
Alli mangiò in silenzio e lentamente, non rendendosi conto di quello che stava facendo, nella sua mente era ancora nel suo lettone.
“Tesoro hai un’ora, vatti a preparare.” Alli annuì alzandosi e riponendo lo yoghurt avanzato nel frigo, dirigendosi poi in camera, nel corridoio incontrò la madre che fuori di se le urlò qualcosa sul fatto di essere ancora in pigiama.
 
Esattamente un’ora e cinque minuti dopo la famiglia King era per strada, James che tentava invano di ignorare la moglie agitata e Alli che guardava fuori dal finestrino, ignorando la vibrazione del cellulare e le raccomandazione della madre.
“Vedi di fare la brava, allright?”
“Sì mamma.”
“E sii gentile con la famiglia.”
“Va bene.”
“E… non lo so, ma sono sicura ci sia ancora qualcosa.”
Alli sbuffò e vide il padre ridacchiare e avvicinarsi per stringerla in un abbraccio.
“Perché fa sempre così? Non è mica la prima volta.” borbottò con la testa nascosta nel petto del padre.
“E’ preoccupata e ti vuole bene. Ci sentiamo sta sera.”
Alli si staccò dal padre sorridendogli, indietreggiò di qualche passo per prendere la valigia e li salutò ancora una volta prima di raggiungere il gruppo con i suoi compagni di classe e l’altra sezione.
Intravide tra il gruppo alcuni dei suoi amici, andandogli così incontro.
“Ce l’hai fatta finalmente.” la rimproverò Noemi, la compagna di banco di Aurora, una mora bassina con un caratteraccio, ma se ti prendeva in simpatia, non c’era problema, fortunatamente Alli era una di quelli.
“Anche quest’anno James e Leah non ti volevano lasciare?” le domandò Aurora, comparendo dal nulla, seguita da una Bec ancora addormentata.
“Leah, fosse stato per papà sarei stata qua un bel po’ di tempo fa.”
“Solito.” rispose Bec provando a svegliarsi inserendosi nella conversazione.
Alli le accarezzò dolcemente il braccio, vederla così indifesa le faceva tenerezza, poi arrivò qualcuno a rovinare il momento mettendole un braccio sulle spalle e dicendone una delle sue.
“Le signore qua sono senza trucco, cos’è il risveglio dei morti? Perché ogni volta che andiamo in aeroporto sembra di essere in un film di zombie.”
Tutte le ragazze lo fissarono con puro odio. Quando Alli tentò di toglierselo di dosso, lui la fissò attentamente rinforzando la presa.
“Ma non tu mia piccola californiana, tu sei bella anche senza trucco.”
Alli alzò gli occhi sorridendo divertita, mentre sentiva qualche insulto rivolto verso il ragazzo.
“Leo finiscila di rompere.” il tono duro di Noemi lo fece indietreggiare con le mani alzate e bene in vista, sorrise e si voltò incrociando Jeko che era arrivato in quel momento.
“Non tira aria, lascia perdere.”
“Sei tu che sei un coglione, l’aria non c’entra proprio niente!” gli urlò dietro Noemi dopo averlo sentito, Leo si girò mostrandole la lingua per poi sparire dai suoi amici.
“Che succede?” chiese Jeko avvicinandosi con cautela alle spalle di Alli.
“Il solito, Leo che ci prova con Alli.” borbottò Noemi imbronciata.
“Non è che sei gelosa?” domandò Marti spaventandola.
“E tu da dove spunti?”
“Non importa, rispondi.”
“Ma per favore, non dire stronzate.” le lanciò un’occhiata che voleva dire ‘discorso chiuso’, Marti sembrò afferrare il messaggio.
“Alli Kelly?”
“Che vuoi?” gli chiese brusca, voltandosi verso di lui. Jeko aggrottò la fronte preoccupato.
“Che hai?”
“Niente.” rispose tornando a rivolgere l’attenzione alle amiche, ignorandolo.
“Ma che?” Jeko alzò le spalle e le lasciò ricadere, seguendo le orme dell’amico, non tirava aria.
“Avete litigato ancora?” chiese Aurora osservandola attentamente.
“No.”
“E allora?”
“E allora niente.”
 
“Dimmi che non viene qua.” Marti si sporse dal suo sedile per vedere a chi si riferiva Alli, quando riconobbe la sagoma della ragazza che si stava avvicinando sempre più, sbuffò.
“La sfiga ti perseguita amica.”
“Simpatica come sempre.”
Alexa si fermò nella loro fila, guardò il biglietto poi il numero del sedile e senza dire niente si sedette nel sedile accanto quello di Alli, che si trattenne dallo strangolarla, era sempre stata odiosa, ora lo era ancora di più.
La ragazza tirò fuori il cellulare dalla borsa e schiacciò un tasto più volte prima di schiacciare qualcosa e portarselo all’orecchio.
“Amore!” esclamò il più forte possibile, come se il fatto che fosse praticamente attaccate non fosse abbastanza e come se non bastasse capì il motivo di quel suo schiacciare freneticamente quel maledetto tastino, aveva alzato il volume al massimo così da farle sentire chiara e forte la voce di Chris.
Stronza.
“Ciao piccola.” al sentire la sua voce ebbe un brivido, lanciò un occhiata a Marti, che ricambiò con un’altra occhiata.
“Mi manchi già, Chris.”
Dio quanto la odiava, si divertiva forse a torturarla?
“Anche tu, sei già in aereo?”
“Sì, non indovinerai mai vicino a chi sono seduta.” dicendolo le lanciò uno sguardo eloquente, continuando a sorridere divertita.
Chris temporeggiò, probabilmente pensando a chi fosse.
“Non lo so, illuminami.” chi non lo conosceva lo avrebbe scambiato per un tono sarcastico o saccente, ma in realtà era solo per nascondere la curiosità che invece fremeva dentro di lui, Alli desiderò non averlo conosciuto così bene.
“Allison.”
Per molto tempo non sentì altro che silenzio provenire dal telefono, per un attimo pensò che Alexa avesse abbassato il volume, ma poi sentì un borbottio.
“E perché me lo dici?” questa volta quando rispose il tono era duro, cosa che rattristò Alli senza volerlo.
“Non so, pensavo volessi saperlo.”
“No.”
“La odi così tanto?”
Alli non sentì più la risposta perché in quel momento fece partire la musica a tutto volume, ne aveva avuto abbastanza di quella stupida conversazione.
Chiuse gli occhi e sprofondò nel sedile, sperando che quando avrebbe aperto gli occhi Alexa sarebbe sparita.
 
Una mano continuava a scuoterle il braccio, sbirciò alla sua destra con un occhio e vide Marti farle segno di togliere le cuffie e allacciare la cintura.
Spense la musica e con calma tolse una cuffia alla volta, guardandosi intorno con gli occhi ancora mezzi chiusi. Non ricordava di essersi addormentata con la musica ancora accesa e non pensava neanche che avrebbe dormito tutto il viaggio.
In quel momento venne annunciato nuovamente di allacciare le cinture, perché pronti all’atterraggio.
Alli assieme ad altri ritardatari la allacciò e posò lo sguardo fuori dal finestrino, vedendo la pista di atterraggio.
Chiuse gli occhi e sorrise contenta di essere finalmente arrivata a Valencia, era un po’ di tempo che voleva andarci e sapendo di farlo assieme ai suoi amici la rendeva ancora più felice.
Seguì i compagni fuori dall’aereo e verso il ritiro bagagli, dove in pochi secondi alcuni ragazzi iniziarono a fare guerra tra di loro per essere i primi a recuperare le proprie valigie, Alli ed altri rimasero a guardare quelle persone rendersi ridicole davanti l’intero aeroporto.
“Perché dobbiamo sempre farci riconoscere?” domandò con tono disperato Bec, portandosi una mano sul viso, mentre la gemella scuoteva la testa osservandoli schifata.
Aspettarono che gli idioti si calmarono e lasciarono l’area, seguiti da rimproveri da parte dei professori e commenti probabilmente non carini da altri turisti.
“Alli ho visto le nostre valigie!” Marti la prese per il braccio trascinandola verso il nastro trasportatore, aspettando il momento in cui le loro valigie sarebbero arrivate nel punto in cui si trovavano. La prima ad apparire fu quella di Martina, che per poco non cadde sul nastro assieme alla valigia, Alli scoppiò a ridere non rendendosi conto che la propria valigia era subito dopo quella dell’amica.
Shit.” camminò velocemente cercando di avvicinarsi abbastanza da prenderla, senza dover correre e mettersi ancora più in imbarazzo.
Allungò la mano un’ultima volta prima di vedere la valigia venir sollevata dal braccio di qualcun altro, alzò lo sguardo e incontrò quegli inconfondibili occhi azzurri.
“Grazie.” borbottò mostrando un sorriso tirato e cercando di filarsela il prima possibile, cosa che non riuscì a fare perché Jeko la bloccò strattonandole il braccio.
“Che ti prende?” domandò facendola voltare nuovamente verso il suo viso.
Alli spostò lo sguardo altrove, cercando in ogni modo di evitarlo.
“Alli…” lo strano tono in cui pronunciò il suo nome la costrinse a voltarsi e affrontarlo.
“Sto bene, è solo che… ho bisogno del mio spazio okay?”
Jeko rinforzò la presa sul suo braccio, alzando poi un sopracciglio.
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Non voglio rovinarmi la vacanza Jeko, quindi è meglio se io e te non passiamo troppo tempo insieme.”
Mollò la presa sul braccio come scottato, allontanandosi di qualche passo. Si guardò intorno preoccupato, come se fosse qualcuno l’artefice di quello strano comportamento.
“Ho… ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho detto qualcosa? Perché se è così mi dispiace. Alli che succede?!”
Alli osservò l’espressione preoccupata del ragazzo e di come tutto il suo corpo cercava di avvicinarsi a lei, ma qualcosa glielo impediva, la ragazza prese un respiro e alzando lo sguardo parlò.
“Stanno cambiando troppe cose e io ho bisogno di capire e averti tra i paraggi non mi aiuterebbe a farlo.”
“Vuoi dire che dobbiamo smettere di vederci e sentirci??” il tono di Jeko si alzava man mano che Alli continuava a parlare, probabilmente dovuto all’agitazione.
“No, cioè sì, non lo so Jeko. Solo per questa settimana.”
“E se io non volessi?” domandò questa volta con tono duro.
Alli alzò le spalle.
“Non lo so.” gli lanciò un’ultima occhiata prima di allontanarsi velocemente e raggiungere Marti, che l’aspettava poco distante.
Marti la guardò attentamente, aspettando quello che da un momento all’altro avrebbe detto.
“Penso di aver peggiorato la situazione.”
Le mise un braccio intorno alle spalle, conducendola verso il bus che li avrebbe portati nel punto d’incontro, dove le famiglie li stavano aspettando.
“Vedrai che si risolverà tutto.”
 
“King e Altieri siete con la famiglia Rodriguez.”
Le due ragazze si guardarono intorno alla ricerca di quella che sarebbe potuta sembrare la loro famiglia, ma nessuno si mosse o fece capire di essere lì per loro.
La professoressa guardò le varie famiglie leggermente preoccupata, poi si avvicinò alla ragazza spagnola che gestiva l’assegnazione della famiglie e annuì alle parole della ragazza.
“Scusate ragazze, ma la signora Rodriguez è in ritardo.”
Alli e Marti si guardarono per qualche secondo, finendo col sedersi sulle rispettive valigie.
Nel frattempo i loro compagni venivano chiamati e mandati dalle loro famiglie, incoraggiando le due ragazze prima di andarsene.
Quando toccò a Jeko e Andrea, un ragazzo alto e biondiccio, compagno di banco del primo, Alli non ci parlava spesso non avendo un rapporto di amicizia, Marti, Bec e Aurora a differenza sua erano molto più legate al ragazzo.
Jeko posò lo sguardo su Alli, continuando a farlo anche mentre se ne stava andando, solo quando Andrea gli diede una gomitata dicendogli qualcosa, spostò lo sguardo altrove.
“Beh devo dire che quel ragazzo sa come fissare le persone e farle sentire a disagio no, Alli?”
“Può essere.” borbottò osservandolo salire in macchina.
“Dici che ho fatto la cosa giusta?”
“Ad allontanarlo? Non lo so.”
“Sei molto di aiuto, lo sai?”
“Certo.” Marti ridacchiò osservando l’amica sbuffare e soffiare via una ciocca di capelli che le era ricaduta sugli occhi.
“Sbaglio o siamo rimaste solo noi?”
Alli si guardò intorno notando con sconforto che le parole dell’amica fossero vere.
“Scommetto che il karma si sta vendicando con me per aver allontanato Jeko.”
Marti scoppiò a ridere, vedendola imbronciarsi.
“Dio quanto sei drammatica.” disse infine alzandosi e guardando un punto in lontananza, una macchina aveva appena parcheggiato e una signora sulla cinquantina uscì dall’auto di tutta fretta, dirigendosi verso la loro professoressa.
“Lo siento mucho!” disse a voce alta continuando a scusarsi per il ritardo.
Quando la signora vide le ragazze sorrise ampiamente e camminando velocemente si diresse verso le ragazze.
“Lo siento chicas!”
Alli e Marti scossero la testa contemporaneamente, sorridendo alla signora che continuava imperterrita a scusarsi, dopo qualche minuto di parole sconosciute la donna scosse i suoi ricci capelli scuri e sorrise gentilmente, fece per incamminarsi ma si fermò e tornò velocemente sui suoi passi, osservando attentamente le due ragazze dalla sua statura non propriamente alta, nella media.
“Cómo os llamáis?”
“Yo soy Allison y ella es Martina.”
La donna sorrise e si presentò semplicemente come la signora Rodriguez, durante il tragitto in macchina Marti aveva provato a sparare nomi a raffica, che secondo lei erano spagnoli, sperando che la donna si fosse girata al suono del suo nome.
Ovviamente non successe nulla, l’unica cosa fu che le riservò uno sguardo scettico dallo specchietto retrovisore, Alli mostrò un sorriso tirato e dando una gomitata nel fianco all’amica, la obbligò a fare lo stesso.
Quando la macchina si fermò davanti una piccola villetta, le due ragazze si sorrisero complici.
La signora Rodriguez le aiutò a recuperare le valigie dal bagagliaio e sempre sorridendo le condusse in casa, dove prima di tutto le fece fare un piccolo giro turistico.
Al piano terra c’era la cucina, il soggiorno con giardino e bagno, che scoprirono fosse quello destinato a loro due, le portò poi al piano di sopra mostrandole la loro stanza, non era molto grande, ma sarebbe bastata per loro, forse non per le valigie.
Le diede il tempo di disfare i bagagli, mentre iniziava a preparare il pranzo, con loro grande piacere.
Marti si lanciò sul letto a due piazze, chiudendo gli occhi e non accennando a muovere un muscolo, Alli nel frattempo stava già aprendo la valigia ed estraendo tutto quello che le sarebbe servito, voltò la testa vedendo che l’amica non si era mossa di un millimetro.
“Marti che ne dici di muovere il culo e vedere se ha il wifi.?” la sentì mugolare qualcosa in risposta, rotolandosi sulle coperte, nello stesso momento la porta socchiusa si aprì facendo entrare una palla di pelo nera e bianca, il gatto in questione le guardò circospetto per poi andare vicino Alli e fiutarle la mano, che la ragazza aveva sporto automaticamente, il gatto sembrò soddisfatto e miagolò saltando poi sul letto, raggiungendo Martina e accoccolandosi al suo fianco, la ragazza si riprese immediatamente sorridendo e coccolando il gatto.
Alli roteò gli occhi e borbottò qualcosa di simile a “Tra simili si capiscono.”
Grazie all’aiuto inesistente dell’amante dei gatti, Alli scoprì per caso che in un angolino remoto della stanza ci fosse il modem del wifi, e siccome era una persona gentile e carina non disse nulla alla gattara, sorridendo malefica, sapendo però che presto l’avrebbe scoperto.
Quando le chiamò a pranzo, arrivò finalmente il momento in cui Marti si staccò dal nuovo amore, senzanome come era stato soprannominato da Alli, scesero dalle scale facendo attenzione a non inciampare e arrivarono nella cucina, da dove proveniva un buon profumo.
“Dimmi che sa cucinare, ti prego.” supplicò Marti poco prima di sedersi al suo posto accanto quello di Alli.
La signora Rodriguez continuò a cucinare instaurando una semplice conversazione, con le classiche domande del che scuola fate, quanti anni avete e così via.
Qualche minuto dopo servì ad entrambe una grossa porzione di spaghetti, che Marti sembrò apprezzare, probabilmente ringraziando qualche dio perché avesse ascoltato la sua supplica.
Durante il pranzo scoprirono abbastanza cose, non senza qualche difficoltà nel parlare, capitò a volte che le ragazze si parlassero in italiano sotto lo sguardo confuso della donna, cercando di trovare la parola adatta; scoprirono che la donna fosse vegetariana e che avesse due figlie, una della loro età che studiava a Londra e l’altra sposata, Alli provò anche a mettere in imbarazzo l’amica dicendo che avesse un ragazzo, cosa che doveva ancora capire, sentendo la signora Rodriguez sorridere maliziosamente e iniziare una serie di domande imbarazzanti.
Marti passò il tempo a rispondere completamente rossa e lanciando spesso occhiate assassine verso l’amica.
Finito l’interrogatorio, la gattara le chiese il nome del miciotto di prima, scoprendo che fosse una miciotta e che il suo nome fosse Mati, abbreviazione di Matisse.
Una volta terminato il pranzo aiutarono a sparecchiare, lasciando tutto nel lavandino come le era stato detto, la signora Rodriguez sparì per qualche minuto per poi tornare con una mappa e un paio di chiavi, le spiegò brevemente il tragitto da fare il numero di tram da prendere per arrivare in piazza, dove fortunatamente si trovava a pochi passi anche l’edificio dove si sarebbero tenute le lezioni.
 
Quel pomeriggio avrebbero potuto girovagare per la città in tutta tranquillità siccome le lezioni si tenevano solo la mattina, così dopo una doccia veloce Alli tornò in camera trovando Marti impegnata a schiacciare la schermata del telefono, impegnata a scrivere qualcosa.
“Hai trovato il modem vero?” le chiese asciugandosi il corpo, cercando poi qualcosa di comodo da indossare e di caldo, sfortunatamente fuori c’erano ancora 13 gradi e andare in giro in maniche corte non le sembrava una buona idea.
“Avevi qualche dubbio?” le lanciò un’occhiata divertita accarezzando il gatto che era improvvisamente comparso nella parte del letto di Alli.
“Ma figurati.” prese un paio di jeans neri e una felpa, infilandoseli velocemente addosso per poi buttarsi sul letto, spaventando Mati che le ringhiò contro.
“Calma tigre.” sorrise accarezzando la testa del gatto scontroso.
“Che fai?” domandò poi sporgendosi leggermente per vedere cosa stesse facendo l’amica.
Marti le mostrò la schermata che mostrava una conversazione su facebook con Aurora, non riuscì a leggere abbastanza in fretta perché ricominciò a scrivere impedendole di vedere.
“Jeko ha chiesto ad Aurora di chiedere a me che problemi hai.”
“Ah sì, ti salutano Aurora e Noemi.”
“Salutale.” borbottò distendendosi con il viso rivolto verso il soffitto.
“Perché non l’ha chiesto direttamente a te?” domandò continuando a fissare il soffitto bianco.
“Vallo a sapere, ho detto a Ro di dirgli che sei acida e in astinenza, lui mi ha mandato a cagare dicendo di essere seria per una volta, ma guarda tu.” borbottò continuando ad insultarlo.
“Io sono sempre seria, mica è colpa mia se tu sei innamorata di lui e non vuoi vederlo perché ti dà fastidio sapere che si fa un’altra.” Alli la guardò allibita, poi scosse la testa chiudendo gli occhi.
“Quando fai così ti prenderei a cazzotti… e non sono innamorata di lui, neanche per idea!”
“Se lo dici tu.”
“Certo che lo dico io.”
Rimasero qualche minuto in silenzio, interrotte solo dai miagolii di Mati, che reclamava attenzione.
“Gli altri ci aspettando in piazza, abbiamo il tram tra dieci minuti, andiamo.” Alli seguì l’ordine dell’amica scendendo dal letto e infilandosi le vans nere, prese il cappotto marrone e la borsa e scese le scale subito dopo l’amica, salutarono la signora Rodriguez e in poco tempo raggiunsero la fermata del tram.
Ci misero più del dovuto, perché sfortunatamente sbagliarono tram, una volta in piazza videro alcuni loro amici e compagni radunati attorno a delle panchine, impegnati a chiacchierare e a riscaldarsi dal freddo.
Un po’ in disparte notarono le due gemelle assieme Noemi, Leo e Andrea, oltre qualche altra faccia poco conosciuta, e se c’era Andrea c’era anche sicuramente il suo compagno di stanza, infatti avvicinandosi Alli lo scorse chiacchierare con un ragazzo poco distante dal gruppo.
“Oh finalmente siete arrivate, vi eravate perse?” domandò Leo sorridendo tranquillamente, mentre uno sbuffo di fumo usciva dalle sue labbra.
“Abbiamo sbagliato il tram e abbiamo dovuto fare la strada all’indietro di corsa.” spiegò Martina avvicinandosi ad Andrea e scroccandogli una sigaretta sempre con il sorriso sulle labbra.
“Siete le solite.” borbottò Aurora buttando a terra la sua sigaretta ormai finita.
Con la coda dell’occhio Alli vide Jeko osservarli, dire qualcosa al ragazzo e ritornare da loro, sorrise a tutti, evitando accuratamente di incrociare anche per sbaglio il suo sguardo.
“Ciao Marti.” le sorrise avvicinandosi e rubandole la sigaretta di mano, Alli aspetto il momento in cui l’avrebbe salutata, momento che non arrivò mai perché aveva deciso di ignorarla, cosa che avevano notato tutti.
Decisero di andare a fare un giro per la città, individuando già i luoghi più interessanti, tra cui i negozi e un centro commerciale.
Marti le fece segno di muoversi, vedendola ancora nella stessa posizione quando tutti se ne stavano andando, ma ben presto si accorse di non essere l’unica ad essere rimasta indietro, perché proprio poco più   avanti di lei Jeko cercava di camminare il più lentamente possibile per poterlo raggiungere.
Alli guardò l’amica che annuì e raggiunse gli altri, mentre lei si decise a camminare velocemente e raggiungerlo, nonostante avesse provato ad ignorarla non era riuscito a non trovare un modo per parlane.
“Perché mi stai ignorando?” gli domandò piazzandosi davanti, non sorprendendolo neanche un po’.
“Tu mi ignori, io ti ignoro.”
Alli sbuffò alzando gli occhi al cielo. “Io non ti ignoro Jeko. Non fare il bambino.”
“Sei tu quella che non dovrebbe fare la bambina Allison.” Ed ecco che si ricominciava con i nomi interi.
Jeko contrasse la mascella irritato e incrociò le braccia sul petto, sfidandola con lo sguardo a rispondergli.
Jeko…” aspettò qualche secondo, in modo che si rendesse conto di non averlo chiamato con il suo nome intero, il ragazzo alzò un sopracciglio osservandola sospettoso.
“Non ho intenzione di ignorarti, non ce la farei neanche se volessi, ho solo bisogno di tempo lontana da te per capire alcune cose.” bastarono quelle parole a farlo scoppiare.
“Mi vuoi dire cosa diavolo devi capire eh?!”
“No-non posso dirtelo.” sospirò dispiaciuta.
“Okay, ci si vede, anzi no.” Jeko fece per andarsene ma Alli fu più veloce e riuscì a piazzarsi nuovamente davanti a lui.
“Mi da fastidio che tu esca con quella, va bene?!” gli urlò in faccia con il cuore in gola, pentendosene il secondo in cui l’aveva detto.
Jeko restò impassibile, continuando ad osservarla, poi si portò una mano tra i capelli distogliendo lo sguardo, per poi guardarla nuovamente.
“Ilaria?” chiese leggermente sorpreso.
“Sì, quella.”
“Quindi sei gelosa?”
“Non sono gelosa.”
Jeko sorrise, lasciando che le sue braccia ricadessero lungo i suoi fianchi, una mano però la portò sul braccio di Alli, facendola scendere lentamente fino alla mano della ragazza, che strinse con forza. Alli aveva seguito tutto e una volta riportato lo sguardo su di lui, l’aveva trovato fissarla sorridente.
“Sei gelosa.” disse infine non ottenendo risposta, sarebbe stato inutile contraddirlo.
“Hai paura che ti portino via il tuo migliore amico?” le sussurrò all’orecchio con voce da bambino.
“Lo sai che sei tu la più importante per me, nessuna mi potrà portarti via da te.” le lasciò un bacio sulla testa e si incamminarono ancora per mano verso gli altri.
Per un attimo Alli pensò che avesse capito, ma no.
Non aveva capito.


Salve!! 
Non uccidetemi, so di essere in ritardo, un gran ritardo e non ho scuse, anche perché non c'è un motivo preciso per cui non abbia scritto.
Per quanto riguarda il capitolo, finalmente il viaggio in Spagna è arrivato yuppie!!
Ovviamente non poteva mancare quel caro (si fa per dire) ragazzo di nome Chris che deve sempre rompere le scatoline con il suo amoruccio.. terribile.
Jeko è il solito Jeko e Alli è una pigna come sempre, no? No! 
Poverina è solo un po' condizionata da quel bel faccino che si ritrova Jeko, chi può giudicarla, su!
Secondo la mia mente, succederà qualcosa, non so ancora cosa ma succederà. (Aiuto!)
Che altro?
Beh il titolo si capisce no? Bene.
Alla prossima people.
Ah si! Scusate per lo spagnolo, se c'è qualcosa di sbagliato non arrabbiatevi.
With love Ellie.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Eider