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Autore: althea1411    09/08/2013    2 recensioni
"Hogwarts,1943.
Althea Campbell torna a scuola assieme ai suoi cari e vecchi amici pronta per affrontare il quarto anno.
Per lei non è semplice, però, essere spensierata... quando dentro e fuori le mura si vivono due guerre ben differenti. Per lei, essere una mezzosangue non è mai stata una fortuna, anzi... come molti altri, prima di lei, ha dovuto affrontare piccoli diverbi tra coetanei; ma mai come l' anno precedente si sentii in pericolo quando la camera dei segreti fu aperta uccidendo una povera ed indifesa ragazzina. In più il mondo babbano stava passando un momento infelice.
Riuscirà, però,ad andare avanti per la sua strada e, convinta che il suo amico Hagrid non avesse mai potuto liberare un antico mostro per uccidere i "sanguesporco", è intenta a scoprire il colpevole...
Ma cosa succede quando odio ed amore si incontrano? Quando non si capisce come possa il gelo essere più forte del fuoco...
Tom Orvoloson Riddle e la sua cerchia non sono interessati ad essere espulsi per conto di una ragazzina curiosa. Ordina quindi ad Evan Rosier di toglierla di mezzo... Ma quando si è giovani e belli quali potranno mai essere i metodi per mettere a tacere una coraggiosa ragazzina?"
Prima Fanfiction
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Evan Rosier, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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<< Cosa vorrà dire questo Albus? >>
<< Che è tornato. >>


1 SETTEMBRE 1943

<< Campbell Althea. Muovi il tuo bel deretano e raggiungici o il treno partirà e questa volta non avrai la tua solita fortuna sfacciata! >> mi gridò il mio “caro amico” Alphrad Black.
Ma io mi chiedo: perché?
Perché tra i mille ragazzi che vi sono ad Hogwarts mi sia dovuta imbattere in lui il primo giorno di scuola?
<< Arrivo! Sto aspettando… >>
<< Sisi, lo so… IL TUO GRANDISSIMO AMORE CHARLUS POTTER| >> . Lo aveva urlato!
Lo aveva urlato… apposta!
MA IO LO CRUCIO!
Rossa di vergogna, mi guardai intorno ed ovviamente notai che tutti nei paraggi si erano voltati per guardarmi.
Voglio sotterrarmi…
<< Non…non è vero >> dissi come se fosse una colpa. Che poi davvero non è così! Siamo solo amici.
Poi tutti si disinteressarono a me. Non ero una ragazza molto di rilevanza, ma a me non era importato molto.
Non ero come Charlus… ancora mi meraviglio come si possa essere interessato a me verso la fine dell’ anno scorso.
Non che ci sia mai stato niente tra noi due, ma abbiamo continuato a scriverci per tutta l’ estate, ed eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo visti alla stazione.
O meglio, nell’ ultima lettera (risalente a due settimane fa) lui mi scrisse “ci vediamo alla stazione il primo settembre. Non fare troppi danni in queste due settimane. Cordiali saluti l’ inimitabile Charlus Potter.”
Non ci ho mai sperato davvero, ma tentar non nuoce no?
Forse per questo ero arrivata per la prima volta in orario alla stazione senza rischiare di rimanere per tutto un anno nella Londra babbana come negli anni precedenti.
Forse per questo aspettavo davanti ai binari fingendomi indaffarata e intrattenendomi con gli amici che passavano ed entravano nel treno.
A me non è mai piaciuto nessun ragazzo.
Forse è solo attrazione.
O forse mi piace e basta.
Fatto sta che non racconterò più NULLA ad Alphrad. N-U-L-L-A!
Che pezzente!
Anche se devo dire che Charlus è davvero un bel ragazzo, molto popolare tra i grifondoro per la sua spavalderia, irriverenza, ed anche simpatia. E’ un bel ragazzo, niente di straordinario certo, ma ha un sorriso che mozza il fiato.
Nonostante la nostra amicizia non sia molto accentuata mi sembra di conoscerlo da anni.
Sentii il rumore del treno che segnava la quasi partenza, oramai erano tutti saliti tranne i genitori che si cimentavano a salutare i propri figli.
Mia zia, io, l’avevo già salutata quasi un’ora fa.
Dato che ero arrivata un ora fa.
<< Althea… >>
<< HO CAPITO, HO CAPITO. Arrivo! e ti uccido… >> l’ultima parte la sussurrai tra me e me, e sbuffando entrai.
Non vidi Alphrad però.
Ah, vabbè quello è tutto strano!
<< Eih Althea. Come va? >>
Mi voltai e vidi la mia migliore amica Minerva Mcgranitt venire a salutarmi. Nell’ estate era cresciuta, gli occhiali che negli anni precedenti gli risultavano grandi per il suo viso ora le donavano. Era graziosa, pensai; e se si curasse un po’ di più risulterebbe anche bella agli occhi di Septimus Wesley.
Sorrisi raggiante.
<< Abbastanza bene grazie, anche se micia… >> cominciai un discorso quando mi interruppe Augusta Paciock. Si, per contratto matrimoniale aveva preso il cognome del suo futuro marito già da quattro mesi oramai.
Era molto comune tra i purosangue stipulare di questi contratti, e per fortuna gli era andata bene dato che era follemente ed incondizionatamente innamorata di Bilius Paciock, tassorosso, due anni più grande di noi.
<< Ragazze, eccovi! Dai sbrighiamoci che gli scompartimenti sono già quasi tutti presi, non vorrei mai trovarmi a dover andare dai serpe verde per chiedergli se hanno un posto in più come l’ anno scorso. >> e mi lanciò un occhiataccia.
Risi di gusto.
<< Ha ragione… >> disse Mimi.
<< Ok ok… però, a proposito di serpeverde, avete visto Alph? >> chiesi. Loro due si guardarono di intesa. << Si, stava con Goyle e Lovegood >>
<< Devo raggiungerlo un attimo e fargli del male >> mi intimai a spiegarli, vidi lo sguardo di consenso di Augusta e quello di dissenso di Minerva. Poi con tono melenso accompagnato da occhiatine “cerbiattose” come si divertiva a chiamarle così Augustina, chiesi << Non è che in tanto che cercate uno scomparto portate le mie cose con voi? >> e mossi il carrello nella loro direzione.
<< NO. >> disse subito autoritaria Augusta.
<< Ti stanno benissimo i capelli così >> continuai sorridendo, come se non avesse parlato, mentre dentro di me pregavo che dicesse di si.
<< Ahhhh! La presenza di Alphrad ti sta facendo diventare sempre più una vile compratrice serpe verdesca! Però… davvero dici??! >>finiitoccandosi i capelli a caschetto con frangia mentre io e Minerva ridemmo.
<< Te lo porto io >> disse Minerva dolce. Lei era sempre così premurosa, timida agli occhi degli altri, una so tutto io, ma conoscendola davvero, e ci devi mettere davvero tanto tempo per avere la sua fiducia, capisci che è una persona straordinaria.
Presi micia, il mio cucciolo di gatto nero a pelo lungo che avevo trovato per strada verso la metà di luglio, la mia bacchetta e mi incamminai.
<< Grazie mille Mimi, mi sdebiterò! >> dissi voltata.
<< Certo… >> dissero entrambe.
Sorrisi.
 Mi avevano rimesso di buon umore.
  Ogni qual volta passavo tra i serpeverde mi sentivo sempre in soggezione, certo, essere una ragazza di grifondoro, nonché natababbana non aiutava molto. Ma avevo coraggio da vendere, ed ero anche una ragazza molto combattiva…. quindi, abituata alle occhiatacce avendo come miglior amico maschio un serpeverde, mi diressi nella tana del lupo.
Cercavo molto, comunque, di non dare nell’ occhio e pregavo di far in fretta.
Per fortuna quasi tutti erano dentro i loro scompartimenti a parlare o a cambiarsi. Il tragitto mi era infatti sembrato meno lungo dell’ altr’ anno, dove mi ritrovai a litigare con un primino che aveva cominciato ad insultarmi. Certi erano davvero delle serpi!
Vidi Alphrad fuori da uno scomparto con le braccia incrociate mentre parlava con Willias Goyle. Sollevata aumentai il passo.
Era cresciuto molto in altezza, il minore dei Black.
 I suoi occhi neri e leggermente allungati si potevano scrutare fin qua giù, notai solo adesso che si era lasciato crescere i capelli lisci. Sarebbero dovuti crescere di più per stargli bene. La sua figura autoritaria mi avrebbe sicuro intimorito se non lo avessi conosciuto e, conoscendolo bene, ciò lo avrebbe sicuramente fatto felice. Anche lui non splendeva in bellezza, non come suo fratello perlomeno, ma non si poteva dire che era brutto. Anzi, ora come ora, togliendo il fatto che tengo a lui come ad un fratello, lo trovai estremamente attraente. Si, con quell’aria sempre scontrosa, la sua smorfia fissa, e la sua asocialità completa ebbi l’impressione che tutti questi fattori potessero dargli quasi l’aria da “duro”.
O forse l’ha sempre avuta intorno ed io non l’ho mai notata?
Goyle, invece, si faceva sempre più largo ogni estate. I capelli rasati, versione soldato, facevano sembrare la sua faccia a quella di un grosso bulldog.  Capii subito dalle sue movenze che era ancora molto irruente come persona.
Al contrario di quello che mi dissero Minerva ed Augusta David Lovegood non era con loro, forse avvisato della mia sicura presenza aveva levato le tende. Era uno con molti pregiudizi, e molte volte finivamo con il bisticciare.
<< Alleluia! >> disse Alphred alzando le mani. Ghignò, capii da subito che stava ripensando alla figuraccia che mi aveva fatto fare appositamente prima.
Gli lanciai una lunga occhiataccia. E rossa di rabbia li raggiunsi in tre falcate.
<< Tu >> dissi indicando Willias << Non ridere. >> accompagnai il non con un cenno di testa negativo
<< Te invece- dissi voltandomi verso di lui e vedendo che stava continuando a ghignare- faresti meglio a scusarti se non vuoi che ti stacchi un orecchio e fermarlo con un incantesimo irrimediabile sulla tua fronte. >>
<< Oh, oh. Il piccolo Black che si fa minacciare da una ragazzina. >>
Ci voltammo contemporaneamente e ciò che vedemmo fu l’ultima cosa che volevamo.
Tom e la sua cerchia. Anche se, stranamente, Tom Orvoloson Riddle, prefetto e miglior studente di Hogwarts, non era con loro, o meglio: loro non erano con lui.
Alto, pelle chiara con capelli castano chiaro color del grano.
Ci misi poco ad individuarlo: era Evan Rosier…
La sua bocca risaltava subito, era sottile e di un rosa acceso. Nel suo viso neanche un imperfezione,tranne per il naso che, potendo sembrare estremamente dritto visto da davanti, aveva in realtà una piccola gobba dovuta sicuramente ad una frattura.
 Avrei avuto l’incantesimo giusto per farlo tornare come prima, ridando la perfezione a quel viso colorato da qualche piccoli nei piatti.
Non so il motivo ma mi fermai un attimo a contarli: erano sette. Quello che mi saltò subito all’occhio fu quello vicino all’ estremità destra della sua bocca.
Chissà quante ragazze avranno baciato quella bocca…
La sua corporatura era leggermente robusta, mai quanto quella di Theodore Nott, ma avrei giurato che invece di essere dovuta per costituzione (come per Theodore) fosse più grazie ai suoi muscoli non esageratamente sviluppati, ma molto allenati.
Ma quello che più mi sconvolse furono i suoi occhi: di un grigio/blu spettacolare. Non ci feci mai caso come adesso…
Avrei voluto averceli io.
Ma non potevo pensarlo come “ragazzo dei sogni” dato che lui non si sarebbe degnato neanche di imparare l’iniziale del mio nome pensando di essere “superiore”.
Cavolate.
 
Lui, come tutti quelli che facevano parte della cricca di Riddle, era un purosangue nonché uno studente modello, e molto popolare.
Tutti, in realtà, di quel gruppo, eccellevano a scuola. Niente a che vedere con Riddle ovviamente, che viene chiamato dai professori: un genio del ventesimo secolo.
Ma tanto basta sapere che nessuno studente di Hogwart poteva dire di aver frequentato la scuola senza conoscerli, per allontanare ogni pensiero malizioso su di loro.
Erano irraggiungibili.
 Di Evan famosa era la sua bravura negli incantesimi di difesa.
Forse era per la sua fama da donnaiolo, o che era il vice capitano della squadra di serpeverde a Quidditch,  o che avesse lanciato lui la provocazione, ma la mia occhiataccia gelida la dedicai esclusivamente a lui.
Nel suo volto si contorse un sorriso che formarono delle fossette che se non fossero state le sue avrei potuto pensare adorabili, ma che ora mi irritavano e basta.
 Non erano perfetti come volevano mostrarsi. Lo sapevo, lo sospettavano in tanti…tutti studenti naturalmente… ma succedevano cose strane, cose che rimanevano irrisolte, c’erano sempre di mezzo loro ma mai andavano nei guai,anzi, la maggior parte delle volte finiva che gli si davano elogi e che divenivano gli ”eroi” della situazione…
Avevano la fedina scolastica pulita come il bagno dei prefetti.
Ne parlavamo, alle volte, con Alphrad, lui sapeva, eccome se sapeva.
 Facevano parte dei serpeverde come lui, e suo fratello rientrava nelle grinfie di Tom.  Ma lui non mi diceva niente, non si parlava di loro.
Erano un cosiddetto tabù.
Per noi e per tutto il resto di Hogwarts.
Era come se avessero intorno un aurea di terrore e mistero che dava ai brividi. Tutti nella scuola li conoscevano, tutti nella scuola li lodavano, chi per paura, chi per vera congratulazione.
Grandi o piccoli che fossero, ragazzi e ragazze, purosangue e non, avrebbero voluto rientrare in quel gruppo privato ed irraggiungibile.
 
Tutti tra Alph.
Dietro Evan potei notare Theodore Nott, Cygnus Black (fratello di Alphrad) Abraxas Malfoy  e Antonin Dolohov.
Loro sicuramente non sapevano neanche se avessi avuto tutte e dieci le dita dei piedi... e se non fosse che sono la migliore amica del fratello di Cygnus non sarebbero mai venuti a conoscenza della mia esistenza.
Molte volte ho assistito a qualche presa per i fondelli dedicata esclusivamente ad Alphred, con gli anni ho cominciato anche a difenderlo, ma lui voleva fare tutto da solo. Lo mettevo in imbarazzo, e mi faceva soffrire ciò. Solo perché ero una mezzosangue…
<< Mette gli artigli la piccola sanguesporco >>commentò Evan ai suoi amici parlando come se io non ci fossi. Questo perché non gli significavo niente.
<< Ed anche le tette… >> questo fu Nott a dirlo, guardandomi con una malizia che non avevo visto mai.
<< Mi dispiace per te, ma a quanto pare, mentre cresce il tuo spirito di osservazione, il tuo cervello… diminuisce >>
Probabilmente ero sotto imperio per dire una cosa del genere, oppure il signore della caffetteria sotto casa di zia doveva avermi messo un po’ di veritaserum dentro al cappuccino che avevo bevuto… si, perché senno non si spiega come abbia potuto rispondere così ad uno di loro. Solo i pazzi provavano a fronteggiarli, e caso strano il giorno dopo  erano in infermeria…
Non solo io ero sbigottita dalla mia risposta, anche tutti gli  altri, compreso Alph, si erano immobilizzati.
Mi morsi il labbro inferiore come mi era solito fare.
<< Come osi piccola sudicia mezzosangue >> Indietreggiai di un passo mentre Nott prese la bacchetta e con una smorfia di rabbia si avvicinò verso me.
Quello che vidi dopo fu un altro motivo in più per adorare Alph; infatti mi si parò davanti ed estrasse la bacchetta puntandola alla gola di Nott.
Per un attimo eravamo tutti col fiato sospeso.
Fu Evan a sdrammatizzare la situazione cominciando a ridere con una risata schernitrice, a cui si unirono anche Abraxas e Dolohov, compreso Theodore.
<< Simpatico tuo fratello, Cygnus >> disse rivolto all’ amico che, contrariamente agli altri, era rimasto in silenzio per tutto il tempo a guardare la scena con espressione indifferente, come se quello che avesse davanti non gli interessasse… come se suo fratello non gli interessasse…
<< Smettila di fare il bambino, Nott. Lui ci sta aspettando… >> Abraxas Malfoy con la sua solita calma e compostezza richiamò gli altri.
Potei sentire lo sguardo del Rosier addosso. Mi sentivo quasi nuda ed incapace di voltarmi per vedere se davvero mi stava scrutando con quell’ intensità. Senza conoscere il motivo un brivido di paura mi attraversò la colonna vertebrale.
Non erano perfetti come volevano far credere.
Non erano perfetti come volevano far credere.
Nascondevano qualcosa… ed io scoprirò quel qualcosa.
Per un’ attimo questo pensiero mi riportò alla realtà. Stavo sclerando, non c’erano altre spiegazioni.
Intanto gli altri aspettavano qualcosa, o qualcuno. Non credo di essermi persa nessuna battuta, quindi stavano ancora per andare.
<< Si… andiamo. >> Fu Evan a parlare, cominciò a camminare e mi rivolse un sorriso che di sincero non aveva proprio niente.
Di nuovo un brivido mi accese tutto il corpo.
Gli altri lo seguirono.
Avevano le loro gerarchie da seguire, a quanto pare…
Vidi con la coda dell’ occhio Nott che diede una spallata ad Alph, Goyle che si faceva piccolo piccolo e Cygnus Black che squadrò un’ attimo suo fratello. Il suo sguardo era come… schifato. Alphrad era visibilmente rigido.
Quando anche Dolohov mi oltrepassò, Goyle tirò un sospiro di sollievo.
Lasciai passare qualche secondo di silenzio, per poi riprendere in mano la situazione.
Vedere che il mio migliore amico era ancora turbato mi faceva uno strano effetto e come al solito avevo da fargli smettere di pensare a suo fratello e la gang di Riddle.
<< Allora... Dopo questa “fantomatica esperienza” che mi ha acceso l’entusiasmo, andiamo a parlare di cose più importanti... >> dissi con il mio solito modo teatrale e gestuale per poi sbattergli in faccio la gazzetta del profeta.
<< Che dice tuo padre di questo Will? >> continuai vedendoli persi.
<< Entriamo dentro, non possiamo parlarne qui. >> disse il solito ertoso Alph.
Io e Goyle annuimmo e feci entrare micia in cabina che cominciò a muoversi, saltare, cadere per tutta la durata del viaggio.  Non ci dava fastidio, e noi non la considerammo più di tanto dato che avevamo cose ben più che importanti da dirci…
  
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