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Autore: harry smile cuore    09/08/2013    17 recensioni
Riguardò quel pezzo di carta per l'ennesima volta, quella dannata foto da cui non riusciva a levare lo sguardo, e di nuovo ripercorse l'attimo che aveva preceduto la fotografia..
'Il pontile, la neve che cadeva leggera e il respiro di lui sul suo viso.
-Stai diventando importante, maledettamente importante per me-
-Ti capisco, per me é lo stesso..ormai non riesco a vederti più insieme a nessun altro che non sia io, sono geloso di te, sto male quando mi eviti..-
-Ma tutto questo é sbagliato Harry, troppo sbagliato per andare avanti!-
-Perché è sbagliato? Amarsi non é sbagliato-
-No, non lo é..finché la persona che ami non ti viene sottratta e tu ti rendi conto di quanto sia impossibile vivere senza di essa. Io l'ho provato..so cosa significa e non voglio rischiare di soffrire di nuovo ora che finalmente mi sono rifatta una vita!-
-Tallulah, io ti amo. Non ti importa di questo?-
-Anche io ti amo Harry, più di me stessa, ma l'amore fa male-
-Non puoi andartene adesso!-...'
Lasciarlo era stata la scelta più dolorosa che avesse mai fatto, ma ora restava da decidere: sarebbe tornata da lui o l'avrebbe dimenticato per sempre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era sempre sentita fuori luogo, come una ballerina in mezzo a delle scarpe col tacco; lei era meno appariscente, meno interessante, era la seconda scelta di tutti.

Se le altre ragazze impazzivano per una serata i n discoteca lei adorava immortalare i tramonti con la sua macchina fotografica. Quell'oggetto le era più caro di qualsiasi persona, era uno scrigno che racchiudeva tutti i suoi ricordi, belli o brutti che fossero, e li conservava inalterati per poterglieli mostrare quando aveva nostalgia.

Lei non aveva una famiglia che la proteggesse, non aveva amici da chiamare a qualsiasi ora della notte per sfogarsi. Quando le lacrime diventavano incontenibili, nessuno la abbracciava, poteva solo rifugiarsi nella lettura o nella musica che erano diventati le sue realtà parallele.

Le altre ragazze la snobbavano, i ragazzi ridevano di lei, gli adulti la credevano troppo ingenua.

Era stanca della sua piccola città dove non si era mai sentita a casa, dove tutti parlavano male degli altri, dove perdere la verginità a quindici anni meritava ammirazione.

Era stanca.

Voleva trovare un posto diverso, persone diverse.

Voleva qualcuno che l'amasse davvero senza pregiudizi.

Tallulah sperava in un mondo diverso, o forse era lei ad essere diversa.


La macchina procedeva veloce su una strada bagnata e grigia della campagna inglese.

Le gocce di pioggia scivolavano sui finestrini dell'auto e Tallulah le osservava malinconica, sentendosi simile a quelle inutili e fragili goccioline.

Seduta sul sedile opposto al suo, la cugina Sally messaggiava ininterrottamente al cellulare dall'inizio del viaggio. Tallulah rabbrividì e si strinse nel maglione grigio di lana.

Tutto sembrava di quel colore quel giorno, perfino gli occhi della ragazza che solitamente erano blu come dei laghetti di montagna.


-Tra quanto arriviamo?- chiese Sally ai genitori con voce piagnucolosa.

-Tra poco, cara, non preoccuparti- rispose la voce fin troppo sdolcinata della zia.

Tallulah li odiava, odiava la loro falsità, le doppie facce, i finti sorrisi.


Sally le dedicò un'occhiata sdegnosa e poi tornò a concentrarsi sullo schermo del cellulare.

Sembrava così bambina a volte, nonostante facesse di tutto per sembrare più grande della sua età. Si truccava come una donna, metteva reggiseni imbottiti e fumava davanti ai ragazzi per rendersi interessante. Non era sempre stata così, da bambine Tallulah e sua cugina erano molto legate quasi come sorelle. Col passare degli anni però Sally aveva cominciato a preferire la compagnia di altre persone e le due ragazze si erano allontanate fino ad arrivare al punto di non parlarsi nemmeno.

Ma nessuno degli amici con cui Sally passava il sabato sera la conosceva veramente, nessuno sapeva delle notte passate a vomitare e piangere dopo essersi ubriacata, nessuno sapeva del suo lato debole e fragile, nessuno, a parte Tallulah.

Era lei che in quelle occasioni aiutava la cugina, la portava a letto senza che i suoi genitori se ne accorgessero, senza pretendere nulla in cambio nemmeno un semplice 'grazie', anzi..


FLASHBACK


-...e Sally è li con te?- domandò la zia a Tallulah.

-Sì, sta...sta facendo i compiti- mentì la ragazza.

-Dille che tra venti minuti saremo a casa, e tu inizia a preparare la cena-

-D'accordo- rispose e poi riattaccò.

Corse a perdifiato fino al parchetto dietro l'angolo, dove Sally passava i pomeriggi insieme a quelli che definiva amici.

-Sally, devi tornare a casa, tra pochi minuti i tuoi genitori saranno qui- disse Tallulah ansimando.

La cugina arrossì da sotto la maschera di fondotinta che le copriva il viso e inconsciamente nascose la sigaretta mezza fumata dietro la schiena.

-Ti fai dare gli ordini da questa...povera sfigata?- chiese un ragazzo rivolto a Sally.

-Ma Sally me l'hai chiesto tu di venirti a chiamare!- protestò debolmente Tallulah.

-No, Ryan ha ragione...vattene stupida orfana!- ribattè la cugina.

Tallulah sentì qualcosa esploderle nel petto e le lacrime le ferirono gli occhi mentre udiva le risate del gruppo di ragazzi. Scappò a casa senza voltarsi, stordita dal dolore delle parole.

Orfana.

Faceva più male di un pugno nelle viscere.


FINE FLASHBACK


La vettura imboccò un viale e si arrestò in un cortile di sassi bianchi già colmo di macchine.

-...e non dimenticatevi di congratularvi con i due sposi per il loro matrimonio!- stava dicendo lo zio mentre si avviavano verso una piccola chiesa di pietra.

Presero posto in uno degli ultimi banchi e Tallulah si appoggiò al muro di pietra che stava al lato della panca. L'edificio le dava un senso di protezione e di armonia. Appoggio la mano sulla pietra fredda e le sembrò di sentire la vita che scorreva dentro quel semplice sasso.

Intanto tutti si erano alzati e la sposa stava avanzando lungo il corridoio centrale, sua zia le lanciò un'occhiata gelida e Tallulah si affrettò ad alzarsi fingendo un sorriso.

Il sacerdote iniziò a pronunciare la tipica formula e la ragazza si perse di nuovo nei suoi pensieri.


L'uscita di chiesa.

I confetti.

Il tragitto fino al luogo del ricevimento.

Gli eventi si susseguirono velocemente e ben presto tutti si ritrovarono a tavola ad assaporare gli antipasti. I tavoli erano stati disposti sotto dei piccoli gazebo in un giardino, in modo da poter stare all'aperto anche in caso di pioggia.

I tavoli erano rotondi da dieci persone e decorati con fiori viola e lilla.

Tallulah si sedette tra sua zia e un uomo sconosciuto che la fissava insistentemente.

Nonostante fosse sicura di non conoscerlo la sua faccia le era in qualche modo familiare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse vista.

Nascose il viso con i capelli sperando che l'uomo smettesse di fissarla ma con la coda dell'occhio sentiva il suo sguardo appoggiato su di sé.


-E' magnifico!- chiocciò la sposina dopo aver aperto il loro regalo. Baciò con enfasi gli zii, poi passò a complimentarsi con Sally per quanto era cresciuta negli ultimi tempi.

Poi il suo sguardo si posò su di lei e il sorriso scomparve:

-Tu..tu devi essere Tallulah?- chiese simulando un sorriso.

-Esatto-

La donna sembrava a disagio e guardò gli zii di Tallulah in cerca d'aiuto.

-Sì, lei vive con noi da quando, da quando...- le parole della zia si spensero in un sussurrò e per un attimo regnò il silenzio.

-Davvero utile questo servizio da caffè!- intervenne la sposa cambiando argomento.

La zia, visibilmente grata per essere stata salvata dalla situazione, si lanciò in una esauriente e inutile spiegazione sul servizio di tazzine, piattini e caffettiera.

Succedeva sempre così, nessuno parlava mai del passato di Tallulah se lei era lì presente, preferivano farlo quando credevano di non essere ascoltati.

Forse era quello il motivo dell'amore della ragazza per i gatti neri: anche lei veniva evitata da tutti e quando attraversava la strada delle persone lasciava dietro di sé una scia di disgrazia e dolore.


-Vado a bere qualcosa- disse Tallulah allontanandosi, sentendosi improvvisamente di troppo.

In realtà prese l'ipod dalla tasca del cappotto e si inoltrò nel bosco del giardino, lontana da tutto e da tutti.

Ascoltava “Love the way you lie” di Rihanna e dopo alcuni secondi iniziò a cantare.

La sua voce era pulita e semplice, riportava indietro nel tempo e ricordava l'acqua che scende cristallina dai torrenti. Cantare la sfogava, la faceva stare meglio.

Finita la canzone aspettò a metterne un'altra, tolse le cuffiette e ascoltò i rumori del bosco che la circondava

Una voce però ruppè la tranquillità che si era creata:

-Hai una voce straordinaria, sai?-

Tallulah si girò di scatto trovandosi faccia a faccia con l'uomo che la osservava a tavola.

Il suo primo istinto fu di scappare, nessuno l'aveva mai sentita cantare prima d'ora e si sentiva terribilmente in imbarazzo.

-Grazie- sussurrò invece.

L'uomo si avvicinò lentamente, come si fa con un animale selvatico per non farlo scappare.

-Hai mai pensato di cantare in pubblico?-

Tallulah spalancò gli occhi.

-Beh, io adoro cantare ma non ho mai pensato di essere tanto brava da cantare per gli altri!-

L'uomo rise.

-Altrochè se lo sei-, le porse la mano, -Sono Simon Cowell e sono un produttore discografico-

Il cuore della ragazzina ebbe un guizzo, produttore discografico?! Ma certo, ecco dove l'aveva già visto..in televisione!

Non la guardava quasi mai ma ogni sera a cena doveva sorbirsi le trasmissioni della cugina, ed era lì che aveva visto quell'uomo.

-Non voglio vantarmi, ma personalmente me ne intendo di belle voci e la tua è davvero una di quelle!-

-Oh..davvero? Voglio dire, grazie...-

-Come ti chiami?-

-Tallulah-

-Che nome particolare- osservò l'uomo, -E dimmi Tallulah, i tuoi genitori sarebbero d'accordo a farti fare un provino di canto?-

-Beh, ecco....i miei genitori sono morti e...-

-Oh, scusami, davvero non volevo ferirti, credevo che la coppia con cui sedevi a tavola fossero i tuoi genitori. Scusami Tallulah, mi dispiace!- e dal suo viso si capiva che era realmente così.

-Non importa, ci sono quasi abituata ormai...-

-Quanti anni hai?-

-Sedici, tra poco diciassette-

-Mmmm, sei minorenne, quindi ti serve l'autorizzazione di un adulto, credi di riuscire ad ottenerla?-

Tallulah ci pensò su: gli zii di sicuro non gliel'avrebbero permesso ma forse una persona a cui poteva chiederlo c'era.

-Credo di sì- rispose la ragazza.

-Ottimo, se te la senti puoi venire anche domani nel mio studio di Londra-

-Se è a Londra non è un problema, ci devo andare per la scuola e posso passare nel pomeriggio- acconsentì la ragazza

-Perfetto, ora ti do' l'indirizzo- disse Simon frugando nel taschino della camicia.

Estrasse un biglietto da visita e lo porse alla ragazza che lo lesse.

-Sì, ho capito dove si trova, a che ora posso venire?-

-Diciamo verso le cinque, ti va bene?-

-Benissimo-


Quella sera Tallulah non prendeva sonno, ma per la prima volta l'insonnia non era dovuta al dolore o alla rabbia ma all'agitazione.

L'incontro con Simon Cowell l'aveva fatta sentire apprezzata ma coll'avvicinarsi dell'appuntamento non poteva fare a meno di sentirsi in ansia.

E se avesse cantato male? E se non gli fosse piaciuta?

Lui era un produttore di grande fama, aveva scoperto grandi artisti.

Lo sapeva perchè appena tornata a casa aveva cercato delle informazioni su Wikipedia e aveva appreso che Simon Cowell aveva lanciato una delle band più apprezzate del momento: gli One Direction.

Tallulah non era una loro fan e non ascoltava le loro canzoni, ma non poteva fare a meno di conoscerli visto che ormai erano dappertutto: sui giornali in edicola, in tv, alla radio, sulle magliette...

La ragazza si strinse nelle coperte e per la prima volta dopo parecchi mesi dormì un sonno tranquillo e sereno, ignara di ciò che stava per sconvolgerle la vita.

  
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