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Autore: daemonlord89    09/08/2013    1 recensioni
Una mail misteriosa. Una minaccia.
Il mittente sembra conoscermi, ma io non so chi sia lui.
Cosa vuole da me?
Perché mi dice di prepararmi?
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggio il cucchiaino con il quale ho girato il caffè. Il barman mi guarda male, non ne capisco il motivo. Porto la tazzina alle labbra e accenno il primo sorso.
Sputo tutto all'istante; troppo zucchero.
Quanto cavolo ne ho messo?
Guardo davanti a me.
Cinque maledette bustine.
Scuoto la testa, chiedo al barista di portarmene un altro.
Non riesco a ragionare bene, non sono attento a nulla di ciò che faccio. Non riesco a pensare ad altro che alle due mail ricevute.
Non ho più risposto, non voglio continuare il discorso. Voglio sperare che, in questo modo, tutto finisca presto.

Con il cliente è andata bene, se non altro posso stare tranquillo riguardo a questo. Non so come io abbia fatto, probabilmente il mio cervello aveva memorizzato talmente bene il discorso più volte provato a casa che non era necessario rimanere concentrato. Ho la sua firma, e presto avrò tanti di quei soldi da far schifo. Eppure non riesco a sorridere.

Il cellulare squilla.

No.
Lo raccolgo dalla tasca interna della giacca e guardo il display.


>Chiamata in arrivo
>Laura
>Rispondi / Rifiuta


Tiro un sospiro di sollievo e premo il tasto di risposta.

-Ehi!- dico.
-Ciao, tesoro.- risponde la voce della mia fidanzata, all'altro capo.
-Come stai?-
-Tutto bene, e tu?-
Non rispondo. Non so cosa rispondere.
-Ehi, Michele?-
-Io... Sì, tutto a posto.-
-Mmm. Quanta convinzione. C'è qualche problema?-
-No, no. Davvero.- suono convincente, mi stupisco di me stesso.
-D'accordo. Ascolta, per stasera come ci organizziamo?-
-Beh, il ristorante è prenotato per le venti e trenta, passo da te per le venti?-
-Perfetto. Non vedo l'ora di vederti.-
-Nemmeno io, amore. Nemmeno io.-
La saluto e chiudo la chiamata. Sentire la sua voce, così calma e solare come sempre, mi ha donato un po' di buonumore. Questa sera è il nostro terzo anniversario, abbiamo deciso di festeggiare in un locale a Varese. Il locale dove ci siamo conosciuti.
Pago i due caffè e, dopo aver accuratamente zuccherato il secondo, lo bevo. Saluto ed esco alla luce del sole, che picchia sul mio volto senza pietà.

 

 

19,30
E' tempo di prepararmi. Per tutta la giornata non ho ricevuto strani messaggi e, in fondo, comincio a convincermi che davvero si fosse trattato di uno scherzo.
Mi vesto elegantemente, forse un po' troppo in fretta. Manca ancora qualche minuto prima ch'io debba partire. Laura abita a pochi chilometri da me. Comincio a camminare avanti e indietro per il salotto, continuando a controllare l'orologio. Mi appoggio un attimo alla finestra, guardo il vuoto fuori. I pochi lampioni illuminano la strada di campagna al termine della quale sorge la mia abitazione. E' un bel posto, isolato e tranquillo, come piace a me. Non ho mai amato il caos cittadino.
Guardo ancora l'ora. Ottimo, partendo arriverò in perfetto orario, senza un minuto di anticipo né uno di ritardo. Deformazione professionale.

Suono al citofono e attendo. Passa poca gente nella via, non si tratta di una strada trafficata. Giusto qualche ragazzino in bicicletta o qualcuno che rincasa dal lavoro.
Dopo cinque minuti sono ancora in attesa. Il silenzio della città è rotto solamente dai grilli che cantano nei cespugli.
Strano, non mi ha mai fatto attendere. O almeno, ha sempre risposto subito al citofono. Il seme del dubbio si impianta nella mia mente.
Suono una seconda volta e accosto l'orecchio all'altoparlante. Nessun rumore.
Le mani cominciano a tremare e sudare, non solo per il caldo. Compongo il numero di Laura e la chiamo.
Spento.
Boccheggio.

Citofono a Francesco, un amico comune che abita in un appartamento vicino.
-Sì?-
-Francesco, sono Michele.-
-Ehi, ciao! Ti apro?-
-Sì, aspettami sulla soglia però. Ti devo parlare.-
-Ok.-
La porta si apre, mi introduco nell'atrio. Senza perdere tempo ad osservare le statue nelle nicchie sulle pareti, che sempre mi hanno affascinato, comincio a salire le scale. Al primo piano mi fermo, notando Francesco. E' un uomo di cinquant'anni, vive da solo dopo che la moglie lo ha piantato.

-Ehilà! Vuoi entrare?- mi indica l'uscio di casa sua.
-No. Ascolta, hai visto Laura?- non voglio essere scortese, ma non riesco a pensare lucidamente.
-Laura? Oggi no.-
-Dann...-
-Però aspetta, l'ho sentita.-
-Come?-
-Sì, è stato nel primo pomeriggio. Ho sentito la sua porta che si apriva e lei ha sceso le scale.-
-Sicuro che fosse lei?-
-Beh, sì. Ho sentito la sua voce.-
-Era...- devo chiederlo -Era da sola?-
-Mmm, fammi pensare. No, no.-
Sbianco.
-No?-
-No, i passi erano di due persone. Perché, hai un attacco di gelosia?-
-No.- dico.
E' ben peggio, tengo per me.
-Sicuro?- Francesco sorride.
-Sì, dannazione.-
-Ehi, calmati!-
-Io... Scusa, Francesco. Non volevo sembrare scortese.-
-Senti, dimmi cosa sta succedendo. Posso aiutarti, se vuoi.-
-D'accordo.- volgo lo sguardo all'interno dell'appartamento. Vedo il telefono appoggiato su un mobile all'ingresso, glielo indico.
-Chiama la polizia, intanto, per favore. Ti racconterò tutto.-

 

   
 
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